joe biden a varsavia vladimir putin

BIDEN È RIUSCITO A FAR INCAZZARE TUTTI - L’EUROPA È RIMASTA SCONCERTATA DALLE PAROLE DEL PRESIDENTE AMERICANO, CHE SEMBRAVANO INVOCARE UN CAMBIO DI REGIME IN RUSSIA - MACRON IERI HA SBERTUCCIATO “SLEEPY JOE”: “COSÌ CI ALLONTANA DALL’OBIETTIVO”. E ANCHE IL MITE SCHOLZ HA RIBADITO LA SUA CONTRARIETÀ. BLINKEN E LA DIPLOMAZIA USA SONO DOVUTI INTERVENIRE PER RIMEDIARE. MA IL DANNO ORMAI È FATTO…

<iframe width="400" height="360" src="https://www.youtube.com/embed/8Ox7L9-XoHU" title="YouTube video player" frameborder="0" allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture" allowfullscreen></iframe>

 

Francesca Sforza per “la Stampa”

joe biden a varsavia 2

 

«Se continuamente si bruciano ponti con la Russia, chi parlerà con loro alla fine della giornata?», si chiedeva ieri il portavoce presidenziale del governo turco Ibrahim Kalin al forum internazionale di Doha.

 

Nel giorno in cui si inseguono e si sovrappongono le reazioni alle frasi pronunciate in Polonia dal presidente americano Biden a proposito di Vladimir Putin, la Turchia torna a parlare di mediazione. Oggi le delegazioni ucraina e russa si incontreranno di nuovo in Turchia per due giorni di negoziati, ma il clima è pessimo, a detta di entrambe le parti.

 

vladimir putin

«Non si sta facendo alcun progresso sulle questioni chiave», ha detto il capo negoziatore russo Medinsky. Mosca insiste su neutralità, smilitarizzazione e "denazificazione" dell'Ucraina; Kiev punta invece a un cessate il fuoco e a ottenere garanzie sulla sicurezza e sull'integrità territoriale. Anche il ministro degli Esteri Kuleba ha definito la situazione «molto difficile».

 

macron putin

Convinto che occorra fare qualsiasi cosa perché la situazioni non degeneri è il presidente francese Macron, che in un'intervista a France3, a proposito del definire Putin «un macellaio», ha detto che non avrebbe usato le parole di Biden, «perché se intendiamo raggiungere un cessate il fuoco e un ritiro totale delle truppe russe possiamo farlo solo con mezzi diplomatici» e - ha aggiunto - «intensificare parole e azioni che favoriscano un'escalation ci allontana dall'obiettivo».

 

RICHARD HAASS

E il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha ribadito che «la caduta di Putin non è l'obiettivo della Nato e neppure del presidente Usa». Critiche al presidente americano sono arrivate anche dall'interno.

 

Un veterano della diplomazia Usa come Richard Haass, ad esempio, ha scritto in un tweet che così facendo Biden «rende più difficile una situazione già difficile, e più pericolosa una situazione già molto pericolosa», e ha suggerito a chi è vicino al presidente di contattare la controparte e spianare la strada per un confronto con il governo russo, «anche se certo sarà difficile fare marcia indietro rispetto a quanto detto».

 

antony blinken joe biden vladimir putin sergei lavrov

Il problema maggiore - ha detto ancora Haass - è che «Putin vedrà in queste affermazioni la conferma a tutto ciò che ha sempre pensato, rinforzandosi ancora di più nei suoi propositi. Ci vuole disciplina, se si vuole evitare che gli obiettivi della guerra mutino e la sua durata si prolunghi».

 

L'ambasciatrice Usa presso la Nato, Julianne Smith, si è affrettata a ricordare - in linea con il Segretario di Stato Blinken - che il «regime change», il cambio di regime, non è una politica americana e ha cercato di mettere l'accento sull'emotività del presidente: «È andato allo stadio nazionale di Varsavia e ha letteralmente incontrato centinaia di rifugiati ucraini. Ha ascoltato le loro storie eroiche sulla fuga dall'Ucraina dopo la brutale aggressione russa, ed è stata una giornata molto commovente - ha detto -. Non vogliamo vedere Putin continuare questa guerra».

joe biden a varsavia

 

«Penso che il presidente, la Casa Bianca, ieri sera abbiano sottolineato che, semplicemente, al presidente Putin non può essere assegnato il potere di fare una guerra o impegnarsi in un'aggressione contro l'Ucraina o chiunque altro - ha detto Blinken durante una visita a Gerusalemme -. Come sapete, e come ci avete sentito dire ripetutamente, non abbiamo una strategia di cambio di regime in Russia o altrove».

 

mariupol distrutta 5

Critiche più decise sono venute dai repubblicani: «Gli avevano scritto un magnifico discorso - ha detto il senatore dell'Idaho Jim Rish -. Mio Dio, perché non si è attenuto al copione e ha compiuto quella orrenda gaffe proprio alla fine?».

 

C'è tutta una serie di analisti, però, convinta che non si sia affatto trattato di una gaffe, ma di una strategia. Biden avrebbe cioè voluto parlare al popolo russo, invitandolo in qualche modo a esercitare una resistenza passiva, o comunque a ridurre il consenso nei confronti di Putin.

 

mariupol distrutta 7

Operazione che, nel caso fosse stata meditata, non tiene abbastanza conto della propaganda del Cremlino, che ieri, oltre a ribadire la narrativa dell'Occidente aggressivo, abituato alle ingerenze e desideroso soltanto di spazzare via la Russia, ha dato molta eco al crollo di consensi intorno al presidente Biden.

 

Secondo le rilevazioni di Nbc, infatti, il gradimento di Joe Biden è calato al 40%, con il 55% degli americani che non approva il suo operato e con sette persone su dieci che hanno scarsa fiducia sulle sue capacità di gestire la crisi ucraina.

 

bandiere di usa, polonia e ucraina per joe biden

«Non dobbiamo permettere che l'odio del presidente russo Vladimir Putin diventi un odio che divide i popoli e gli individui, e non dobbiamo nemmeno permettere che divida la nostra società», ha detto ieri un pacato Steinmeier, il presidente tedesco, in occasione dell'apertura di un concerto della Filarmonica di Berlino per l'Ucraina in cui sono stati eseguiti brani di compositori ucraini, russi e polacchi.

 

esplosione a kharkiv

Un invito alla solidarietà che chiude una settimana difficile e ne inaugura una più difficile, soprattutto sul terreno: «Presto comincerà la fase della guerriglia totale - ha detto il capo dell'intelligence ucraina Kyrylo Budanov - dobbiamo impedire che il nostro Paese finisca smembrato in due come Corea del Nord e del Sud, questo adesso mi sembra lo scenario peggiore».

Ultimi Dagoreport

john elkann donald trump

DAGOREPORT – ITALIA, BYE BYE! JOHN ELKANN NON NE PUÒ PIÙ DI QUESTO DIGRAZIATO PAESE CHE LO UMILIA SBATTENDOLO PER 10 MESI AI "SERVIZI SOCIALI", COME UN BERLUSCA QUALSIASI, E STUDIA LA FUGA NEGLI STATI UNITI - PRIMA DI SPICCARE IL VOLO TRA LE BRACCIA DEL SUO NUOVO IDOLO, DONALD TRUMP, YAKI DEVE LIBERARSI DELLA “ZAVORRA” TRICOLORE: CANCELLATA LA FIAT, TRASFORMATA IN UN GRUPPO FRANCESE CON SEDE IN OLANDA, GLI RESTANO DUE GIORNALI, LA FERRARI E LA JUVENTUS – PER “LA STAMPA”, ENRICO MARCHI È PRONTO A SUBENTRARE (MA PRIMA VUOLE SPULCIARE I CONTI); PER “REPUBBLICA”, IL GRECO KYRIAKOU È INTERESSATO SOLO ALLE REDDITIZIE RADIO, E NON AL GIORNALE MANGIASOLDI E POLITICAMENTE IMPOSSIBILE DA GOVERNARE) - DOPO IL NO DI CARLO FELTRINELLI, SAREBBERO AL LAVORO PER DAR VITA A UNA CORDATA DI INVESTITORI MARIO ORFEO E MAURIZIO MOLINARI – SE IL CAVALLINO RAMPANTE NON SI TOCCA (MA LA SUA INETTA PRESIDENZA HA SGONFIATO LE RUOTE), PER LA JUVENTUS, ALTRA VITTIMA DELLA SUA INCOMPETENZA, CI SONO DUE OPZIONI IN BALLO…

italo bocchino giorgia arianna meloni

DAGOREPORT – PER QUANTO SI SBATTA COME UN MOULINEX IMPAZZITO, ITALO BOCCHINO NON RIESCE A FARSI AMARE DALLA FIAMMA MAGICA DI GIORGIA MELONI: LUI SI PRODIGA NELL'OSPITATE TELEVISIVE CON LODI E PEANA ALLA STATISTA DELLA SGARBATELLA, MA È TUTTO INUTILE: TROPPO CHIACCHIERATO E CON UN GIRO DI AMICIZIE DISCUTIBILI, L'EX DELFINO DI FINI NON ENTRA A ''PA-FAZZO CHIGI'' – LE SUE DICHIARAZIONI SIBILLINE SUL CASO GHIGLIA NON L’HANNO AIUTATO: HA SPECIFICATO, NON A CASO, CHE IL SUO INCONTRO CON  IL COMPONENTE DEL GARANTE DELLA PRIVACY ALLA SEDE DI FDI È DURATO “VENTI MINUTI AL MASSIMO”, METTENDO IN DIFFICOLTÀ ARIANNA MELONI – SE È TANTO "IMPRESENTABILE", PERCHÉ NON LO CACCIANO DA DIRETTORE EDITORIALE DEL "SECOLO D'ITALIA"? SAREBBE UN GIOCO DA RAGAZZI ESTROMETTERLO. MA QUANTI SEGRETI CONOSCE L’EX SANCHO PANZA DI FINI, APPASSIONATO DI INTELLIGENCE E VICINO A LOBBISTI CONSIDERATI IMPRESENTABILI DALLA FIAMMA MAGICA DELLA MELONA? - VIDEO

giovambattista fazzolari roberto carlo mele

FLASH – I DAGO-LETTORI HANNO FATTO IL LORO DOVERE: HANNO SCOPERTO L'IDENTITÀ DELL’UOMO CHE DUE GIORNI FA ERA ATTOVAGLIATO CON GIOVAMBATTISTA FAZZOLARI DA “VITTI”, A PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA. SI TRATTEREBBE DI ROBERTO CARLO MELE, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D’ITALIA (FIGURA NELL'ESECUTIVO DEL PARTITO COME SEGRETARIO AMMINISTRATIVO). COME “FAZZO”, DEVE AMARE MOLTO LA RISERVATEZZA, VISTO CHE ONLINE NON SI TROVANO SUE FOTO – ANCHE “L’UOMO PIÙ INTELLIGENTE” CHE CONOSCE GIORGIA MELONI (PENSA GLI ALTRI), SEMPRE RESTIO AI SALOTTI, HA FATTO IL SUO INGRESSO UFFICIALE NELLA ROMANELLA POLITICA DEL “FAMOSE DU’ SPAGHI”…

giorgia meloni donald trump al sisi

FLASH! - LA BOCCIATURA DEL PONTE SULLO STRETTO DA PARTE DELLA CORTE DEI CONTI HA FATTO SALTARE I NERVI NON SOLO A SALVINI MA SOPRATTUTTO ALLA MELONI – LA PREMIER, CHE SI ERA SPESA MOLTO IN EUROPA PER LA REALIZZAZIONE DEL PONTE, SI È TALMENTE INCAZZATA (“E’ L’ENNESIMO ATTO DI INVASIONE DE GIUDICI SULLE SCELTE DEL GOVERNO”) CHE HA CANCELLATO IL VIAGGIO AL CAIRO DI SABATO PER L’INAUGURAZIONE DEL MUSEO GEM - ALLA NOTIZIA CHE AL POSTO DELLA STATISTA, SBARCA IL FARAONE GIULI, ANCHE AL SISI NON L’HA PRESA PER NIENTE BENE…

giorgia meloni giampaolo rossi antonino monteleone laura tecce antonio preziosi monica giandotti pierluigi diaco

PRIMA O POI, AFFONDE-RAI! - MENTRE IN CDA SI TRASTULLANO SUGLI ASCOLTI DECLINANTI DI “TG2 POST”, SI CHIUDONO GLI OCCHI SULLO STATO ALLA DERIVA DI RAI2 E DI RAI3 - UN DISASTRO CHE NON VIENE DAL CIELO. LA TRASFORMAZIONE DELLA PRODUZIONE DEI PROGRAMMI DALLE TRE RETI A DIECI DIREZIONI IN BASE AL "GENERE" (INTRATTENIMENTO, INFORMAZIONE, FICTION, ECC.), AVVIATA DA FUORTES NEL 2021 MA IMPLEMENTATA DALL’AD GIAMPAOLO ROSSI (CON LA NOMINA DELLA DIREZIONE DEL "COORDINAMENTO GENERI" AFFIDATA A STEFANO COLETTA), HA PORTATO ALLA PERDITA DI IDENTITÀ DI RAI2 E DI RAI3 MA ANCHE AL TRACOLLO DEGLI ASCOLTI (E DELLE PUBBLICITÀ) - LO SCIAGURATO SPACCHETTAMENTO HA PORTATO A UNA CENTRALIZZAZIONE DECISIONALE NELLE MANI DI ROSSI E A UN DOVIZIOSO AUMENTO DI POLTRONE E DI VICE-POLTRONE, CHE HA FATTO LA GIOIA DEI NUOVI ARRIVATI AL POTERE DI PALAZZO CHIGI - PURTROPPO IL SERVILISMO DI UNA RAI SOTTO IL TALLONE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI NON PAGA. LE TRASMISSIONI CHE DOPO UNA MANCIATA DI PUNTATE FINISCONO NEL CESTINO ORMAI NON SI CONTANO PIÙ. TANTO CHE I DUE CANALI SONO STATI RIBATTEZZATI ‘’RAI2%’’ E ‘’RAI3%’’...