calenda letta berlusconi

UN CAV SOLO, ALLO SBANDO! LO STRAPPO OPERATO DAL BERLUSCONI RONZULLIZZATO CON DRAGHI È STATO CONTESTATO PERSINO IN FAMIGLIA DALLA FIGLIA MARINA (CHE GIA’ AVEVA MASTICATO AMARO PER IL MATRIMONIO-BURLETTA DEL PADRE CON MARTA FASCINA) – SULLE SPOGLIE DI "FARSA ITALIA" SI ACCANISCONO CALENDA E LETTA A CACCIA DEI VOTI DEGLI ELETTORI MODERATI - I MINISTRI EX BERLUSCONIANI VIVONO CON DISAGIO L’IPOTESI DI RITROVARSI DI COLPO ALLEATI CON IL PD. MA L’ASSE TRA AZIONE E PD PUÒ ESSERE DECISIVO IN 40 COLLEGI (L’OBIETTIVO E’ “LA NON VITTORIA” DEL CENTRODESTRA)

Francesco Verderami per corriere.it

 

silvio e marina berlusconi

Finora Calenda ha ballato da solo ed è così che si è distinto. Diventando centrale nel gioco politico. Crescendo progressivamente nei sondaggi. Fino a proporre Azione come una sorta di polo attrattivo sia per gli elettori riformisti che non hanno mai condiviso lo slogan «o Conte o morte», sia per quelli moderati che non hanno accettato la fine del governo Draghi. Il suo obiettivo è intercettare i voti in libera uscita dei forzisti e trasformare il 25 settembre nel giorno della «non vittoria» per il centrodestra, impedendogli di conquistare la maggioranza dei seggi al Senato e sbarrandogli la strada di Palazzo Chigi.

 

Un progetto ambizioso, che prima delle urne passa da una scelta strategica: Calenda deve infatti decidere se continuare a ballare da solo o accettare di allacciarsi al Pd. «Insieme metteremmo in discussione il risultato in una quarantina di collegi», gli ha spiegato Letta. Che non può fare a meno di lui e non può nemmeno sostituirlo con Conte: se ci provasse — secondo alcune ricerche in possesso del Nazareno — i democratici perderebbero e Azione andrebbe oltre la doppia cifra. Perciò il Pd gli chiede di danzare insieme e gli chiede di portare con sé anche Renzi, senza il quale il tentativo di bloccare il centrodestra non avrebbe chance.

carlo calenda.

 

Insomma Calenda è ritenuto indispensabile dai democratici, per quanto venga sprezzantemente definito dai compagni un «trotzkista di centro». E lui si è preso del tempo prima di dare una risposta, che non è solo un rendiconto sui seggi. Deve tenere in considerazione il rischio di finire schiacciato nella contesa bipolare, anche per effetto della par condicio che in campagna elettorale — se Azione non si coalizzasse — gli assegnerebbe spazi ridotti sui media radio-televisivi. Ma soprattutto deve valutare quali conseguenze produrrebbe nell’opinione pubblica la scelta di campo. Perché, per quanto possa essere derubricato ad «accordo tecnico», un’alleanza nei collegi con il Pd muterebbe nell’elettorato la percezione del suo partito, ne intaccherebbe la diversità.

 

marina berlusconi

La decisione potrebbe influire anche sulla squadra che sta costruendo e che prevede oltre all’arrivo di Gelmini anche quello di Carfagna, con l’ipotesi di un partito del Sud da collegare ad Azione: i ministri ex berlusconiani vivono con grande disagio l’ipotesi di ritrovarsi di colpo alleati con il Pd. Calenda vuole analizzare i flussi elettorali e se si accorgesse di un passaggio di elettori da Forza Italia, «allora — ha detto ai suoi — correremmo da soli». Qualche avvisaglia la intravvede, strascico dello strappo operato dal Cavaliere con Draghi e che è stato contestato persino in famiglia dalla figlia Marina.

 

MARIA STELLA GELMINI MARA CARFAGNA

Alla cassaforte di Berlusconi mira anche Letta, che non riesce a drenare voti grillini a sufficienza. Quando il leader dem gliene ha fatto cenno, Calenda ha tagliato corto: «Quella missione è mia». Ieri se n’è ulteriormente convinto, dopo la direzione del Pd. La tesi di un’alleanza solo a fini elettorali, sostenuta dal segretario, rende la coalizione poco attrattiva. E la presenza di un pezzo della sinistra che resta nostalgica dell’epopea contiana svaluta l’asset di un partito che si propone come alfiere del draghismo. E finisce per minacciare anche l’obiettivo di diventare la prima forza nazionale. Sono valutazioni che ieri facevano sottovoce anche esponenti democrat.

andrea cangini carlo calenda

 

 

In più Calenda ritiene di arrivare alle urne dopo essersi distinto per il suo «no» al Conte-bis e per una serie di proposte sui temi economici. Mentre dall’altra parte si sono limitati a battaglie sui diritti civili — dal ddl Zan allo ius scholae — e poco altro. Infatti autorevoli dirigenti del Pd criticano il modo in cui il Nazareno ha consentito al leader del Movimento di «strapparci con quel documento di nove punti la bandiera della questione sociale». Adesso c’è una corsa affannosa a recuperare il terreno perso, e c’è chi propone di copiare in campagna elettorale la strategia grillina del 2018: «Allora M5S non faceva che ripetere “reddito di cittadinanza-reddito di cittadinanza”. Adesso noi dovremo insistere a dire “salario minimo- salario minimo”».

letta calenda

 

Calenda è al bivio. Ha un vantaggio di posizione nello scacchiere politico, ma deve stare attento alla mossa del cavallo. È l’ipotesi che ieri circolava a Montecitorio e secondo la quale, con un gioco di sponda, Meloni e Letta potrebbero rompere con i rispettivi alleati e giocarsi la sfida uno contro uno. Non sarebbe una mossa di scuola, ma in questa legislatura il manuale della politica non è stato quasi mai seguito.

 

silvio berlusconi tra marina e marta fascina letta calenda

carfagna gelmini

carlo calenda.

Ultimi Dagoreport

gender club degrado roma pina bausch matteo garrone

25 ANNI FA SPUNTÒ A ROMA UN CLUB IN MODALITÀ DARK-ROOM: AL "DEGRADO", IMMERSO NEL BUIO, SI FACEVA SESSO SENZA IL SENSO DEL PECCATO, IN MEZZO A TUTTI. UNO ‘’SBORRIFICIO” CHE NON HA AVUTO EGUALI E CHE DEMOLÌ I MURI DIVISORI TRA ETERO-BI-GAY-LESBO-TRANS-VATTELAPESCA - PER 9 ANNI, “CARNE ALLEGRA” PER TUTTI. OGNUNO VENIVA E SI FACEVA I CAZZI SUOI, E QUELLI DEGLI ALTRI. IL "DEGRADO'' POTEVA ESSERE RIASSUNTO IN UNA DOMANDA: CHI È NORMALE? - DAGO-INTERVISTA ALL’ARTEFICE DEL BORDELLO: “SCORTATA DA MATTEO GARRONE, UNA NOTTE È APPARSA PINA BAUSCH IMPEGNATA AL TEATRO ARGENTINA. SI ACCENDONO LE LUCI E UNA TRAVESTITA URLO': “AO' SPEGNETELE! IO STAVO A FA’ UN BOCCHINO. NUN ME NE FREGA ‘N CAZZO DE 'STA PINA!”

giorgia meloni alberto stefani luca zaia matteo salvini sondaggio

DAGOREPORT – VENETO DI PASSIONI PER IL CENTRODESTRA: LA VITTORIA DI ALBERTO STEFANI È SCONTATA, MA A CONTARE DAVVERO SARANNO I NUMERI! SECONDO IL SONDAGGIO DI PAGNONCELLI, IL GIOVANE LEGHISTA CON CIUFFO GIAMBRUNESCO È AL 62,8%, CONTRO UN MISERO 26,9% DEL CANDIDATO DI SINISTRA, GIOVANNI MANILDO. UN OTTIMO RISULTATO, MA SOLO SE NON SI RICORDA COSA AVVENNE CINQUE ANNI FA: ZAIA VINSE CON IL 76,79% DEI VOTI, E BASTÒ LA SUA LISTA, INSIEME A QUELLA DELLA LEGA, PER OTTENERE IL 61,5%. OGGI CI VUOLE TUTTO IL CENTRODESTRA UNITO PER RAGGIUNGERE LA STESSA CIFRA – LO SPETTRO DEL SORPASSO DI FDI SUL CARROCCIO: SE LE TRUPPE MELONIANE OTTENESSERO PIÙ VOTI, CHE FINE FAREBBE LA GIÀ FRAGILE LEADERSHIP DI SALVINI?

giorgia meloni matteo salvini antonio tajani giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - COME MAI LADY GIORGIA INFLIGGE ALLA “NAZIONE”, IN VISTA DEL 2026, UNA FINANZIARIA COSÌ MICRAGNOSA, CORRENDO IL RISCHIO DI PERDERE CONSENSI? - UNA MISERIA DI 18 MILIARDI CHE, AL DI LÀ DELL’OPPOSIZIONE, STA FACENDO SPUNTARE LE CORNA DEL TORO AGLI ALLEATI SALVINI E TAJANI, MENTRE RUMOREGGIANO I VAFFA DI CONFINDUSTRIA E DEI MINISTRI COSTRETTI AD USARE L’ACCETTA AL BILANCIO DEI LORO DICASTERI (TAGLIO DI 89 MILIONI ALLA DISASTRATA SANITÀ!) – LA DUCETTA HA UN OTTIMO MOTIVO PER LA MANOVRA MIGNON: FINENDO SOTTO IL 3% DEL PIL, IL GOVERNO ALLA FIAMMA USCIRÀ CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER CONFEZIONARE NEL 2026 UNA FINANZIARIA RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON I TEMPI DELLE POLITICHE DEL 2027 - E GLI ITALIANI NELLA CABINA ELETTORALE POTRANNO COSÌ RICOMPENSARE LA BONTÀ DELLA REGINA GIORGIA…

shooting calendario pirelli 2026

A PRAGA SI SVAGA! – UNA PARATA DI STELLE STA PER INVADERE LA CITTÀ DI FRANZ KAFKA: PER LA PRESENTAZIONE DEL CALENDARIO PIRELLI 2026 VENERDÌ 14, ALLA MUNICIPAL HOUSE, SONO ATTESI 500 ILLUSTRI OSPITI ACCOLTI DA MARCO TRONCHETTI PROVERA CHE AVRÀ AL SUO FIANCO TANTO BEL MONDO: DA TILDA SWINTON A GWENDOLINE CHRISTIE, GUERRIERA NEL ‘’TRONO DI SPADE’’, DALLE MODELLE IRINA SHAYK ED EVA HERZIGOVA, DALLA STILISTA SUSIE CAVE ALLA TENNISTA VENUS WILLIAMS, DA LUISA RANIERI A FAVINO – NON MANCHERÀ CHIARA FERRAGNI ALLACCIATA ALL’EREDE GIOVANNI TRONCHETTI PROVERA…

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...