emmanuel macron xi jinping

LA CINA È UN REGIME AUTORITARIO CHE CI VUOLE SPIARE A MENO CHE A FARCI AFFARI SIANO FRANCIA E GERMANIA: CON LORO IL 5G NON PUZZA, PROFUMA! - MACRON A SHANGHAI NELLE VESTI DI ''AMBASCIATORE D'EUROPA'' PER RIBADIRE GLI ACCORDI SUL CLIMA E BYPASSARE LA GUERRA COMMERCIALE USA-CINA. MA PER MOLTI L'APERTURA CINESE ALL'IMPORT STRANIERO È SOPRATTUTTO DI FACCIATA

 

1. CLIMA E COMMERCIO IL PATTO MACRON-XI METTE IN OMBRA L'ITALIA

Francesca Sforza per “la Stampa

 

macron xi jinping

Mentre l' Italia cerca di non disperdere il capitale politico accumulato con il memorandum d'Intesa sulla Via della Seta finalizzando accordi già previsti e cercando di offrire qualche spazio di manovra in più alle molte aziende italiane già impegnate in Cina, la Francia di Emmanuel Macron cavalca la tigre, e dichiara senza mezzi termini quale sarà la sua strategia d' azione. «Abbiamo bisogno di una maggiore apertura della Cina e del suo mercato, ma anche la Cina ha bisogno del mondo», ha detto il presidente francese nel suo intervento, il primo dopo quello di Xi Jinping, che ha inaugurato ieri la China International Import Expo di Shanghai.

 

luigi di maio xi jinping

«Molto è stato fatto in questi anni sul fronte delle riduzioni tariffarie e delle riforme del settore finanziario - ha aggiunto Macron - ma una buona cooperazione prevede che si abbia tutti le stesse possibilità di accedere ai crediti, ai mercati pubblici e alle protezioni legali». Nel ricordare che le guerre commerciali «lasciano sul campo solo perdenti» e a fronte della decisione degli Stati Uniti di non rispettare gli accordi di Parigi, il presidente francese ha poi detto che Unione Europea e Cina devono «cooperare in modo sempre più stretto e lavorare in armonia per ridurre le emissioni in base agli impegni presi, andando al di là delle differenze tra i due modelli».

luigi di maio xi jinping

 

Dopo Macron è stato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio a prendere la parola: «L' Italia lavorerà per consolidare il proprio posizionamento commerciale in Cina e per accrescere ulteriormente la visibilità e la reputazione del Made in Italy». A fronte della Francia, infatti, che nell' ultimo anno ha visto crescere le esportazioni dell' 11 per cento rispetto al 2018, l' Italia ha registrato un -2,4% tra gennaio e settembre 2019. Sulla falsariga di quanto dichiarato da Macron anche Di Maio ha ricordato l' importanza di «una collaborazione internazionale all' insegna dell' inclusività, della sostenibilità e della parità di condizioni tra operatori economici».

 

EMMANUEL MACRON XI JINPING

Così come quella di promuovere gli investimenti cinesi in Italia - ribadita nel corso di un incontro a margine con il ministro del commercio cinese Zhing Shan - e di facilitare l' esportazione dell' agroalimentare italiano. «La prima edizione della maxi fiera di Shanghai ha rappresentato una grande novità e ci aspettiamo che quest' anno sia una conferma», ha dichiarato il direttore generale della Fondazione Italia-Cina, Vincenzo Petrone, che ha guidato una delegazione di 90 aziende italiane attive in diversi settori, dall' alimentare alla logistica, dalle attrezzature mediche alla qualità della vita, pronte a mostrare i propri prodotti e servizi al grande mercato cinese.

 

 

2. COME SI MUOVONO FRANCIA E GERMANIA IN CINA (LE DIFFERENZE CON L’ITALIA)

Andrea Mainardi per www.startmag.it

 

Macron passa la Grande Muraglia

xi jinping angela merkel

“Lasciate dormire la Cina, perché al suo risveglio il mondo tremerà”. Nota profezia di Napoleone (Bonaparte), non del giovane inquilino dell’Eliseo. Che però qualche domanda se la pone. Volando per conto dell’Europa nel Celeste impero finito comunista, viaggia per scongiurare che l’Unione finisca a knockout nella guerra con tregua Washington-Pechino. Se Donald Trump siglerà la pace commerciale con la Cina, i leader europei sono preoccupati di vedersi messi a bersaglio numero uno degli States. Di questo è fitta l’agenda di 48 ore di Macron in Cina.

 

angela merkel peng liyuan xi jinping

Che infatti si è portato il Commissario europeo entrante per il Commercio, Phil Hogan, e il ministro tedesco dell’Istruzione e della ricerca Anja Karliczek come rappresentante del cancelliere Angela Merkel. Più qualche rappresentante di imprese francesi e tedesche. Fanno parte della delegazione: Bmw, Henkel, Merck, Siemens, Lufthansa e Volkswagen. Sul lato francese, tra gli altri, Bnp Paribas, Suez, L’Oreal e Lvmh.

 

La diplomazia del Panda

Parte della delegazione anche il direttore dello zoo di Beauval, Rodolphe Delord. Nel 2012, dopo difficili negoziati, la Cina aveva accettato di concedere alla Francia due panda, Huan Huan e Yuan Zi, per un prestito di 10 anni. E, si sa, per la Cina prestare i panda è come aprire ambasciate. Richiamarli in patria, equivale a richiamare una feluca.

 

Manu si incorona da solo?

Cosa significa la missione di Macron? La preoccupazione europea di rimanere schiacciata da Usa e Cina. Ok. Ma anche l’ambizione di Manu da Amiens di diventare sempre più ago della bilancia dell’Unione europea. Specie in questa fase di fine cancellierato per Angela Merkel. Come altro leggere il tweet dell’Eliseo che presenta il viaggio per mostrare “un fronte unito europeo nel dialogo con la Cina”? Ecco: Macron super-ambasciatore dell’Unione europea. Dentro e fuori i confini. Questo vuol rappresentare.

macron xi jinping

 

Le cartoline da Shanghai di Luigi Di Maio

All’International Import Expo di Shanghai Shanghai è volato anche il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio. Mentre Macron si occupa delle mosse industriali, la Farnesina torna soprattutto sull’agroalimentare, per discutere come fare affari su riso e carne bovina. I ricchi cinesi pare abbiano grande interesse per il made in Italy, disposti a pagare anche più di 50 euro per una bottiglia di olio nostrano.

 

Clima franco-cinese

Nell’agenda macroniana in quel di Pechino entrano le mosse per arginare il riscaldamento globale. Sintesi Ansa: domani, mercoledì 6, Macron e Xi Jinping firmeranno a Pechino un documento congiunto sulla espressa “irreversibilità” del patto sul clima di Parigi del 2015, dal quale gli Stati Uniti si avviano a uscire entro un anno, secondo l’iter sul ritiro avviato il 4 novembre con la notifica alle Nazioni Unite.

angela merkel xi jinping

 

E se Pechino stesse bluffando?

Clima, mercati. I sinologi più attenti tuttavia giudicano l’Expo di Shanghai – occasione della missione europea – più uno spot di propaganda del regime, quando in realtà la Cina non sta aprendo i suoi mercati. Senza contare che la polizia cinese a Hong Kong si fa sempre più dura verso i manifestanti che da mesi chiedono garanzie democratiche. Così come poco raccontate sono le repressioni degli uiguri nello Xinjiang.

 

Il post dell’analista Bianco

Sulle diversità di impostazione sulla Cina tra Francia e Italia, l’analista Cinzia Bianco ha scritto su Facebook commentando un articolo di Start: “Macron in Cina è andato con due ministri tedeschi e alcuni rappresentanti della Ue (prima volta di una visita così importante condivisa tra alleati europei e sotto il cappello Ue) e quello che sia Parigi che Berlino criticano a Roma è di parlare con i cinesi da soli e per giunta senza condividere le discussioni con gli alleati. Quella di Roma, per Parigi e Berlino, è la ricetta perfetta per farsi schiacciare da Pechino che è un gigante geopolitico nei confronti dell’Italia ma un partner minoritario nei confronti dell’Europa. C’è comunque tanta curiosità sull’idea delle visite allargate (più Paesi europei con Ue chaperon) Funzionano? Se si, come? Se no, perché? Vedremo e analizzeremo”.

trump xi jinping

 

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…