edoardo rixi carlo nordio giovanni toti emilio signorini aldo spinelli marco bucci

DAGOREPORT - LA DOMANDA E': DOVE SONO FINITI I SOLDI DELLA TANGENTOPOLI AL PESTO? C’ENTRANO QUALCOSA TUTTE QUELLE GITARELLE A MONTECARLO, PAESE DAL SISTEMA BANCARIO OPACO? - LEGA SALVA-TOTI: L’INCHIESTA DANNEGGIA LE CORONARIE DI SALVINI CHE VOLEVA IL FEDELISSIMO RIXI SUL TRONO DI PRESIDENTE DELLA REGIONE LIGURIA (TOTI E' AL SECONDO MANDATO) E GETTA OMBRE SUL DOPPIO PROGETTO DIGA DI GENOVA-PONTE SULLO STRETTO - LE RAGIONI DI NORDIO SULLA TEMPISTICA E LE INTERCETTAZIONI LUNGHE BEN 4 ANNI (SIC!) - MELONI VUOLE LE DIMISSIONI DI TOTI PER PAPPARSI LA LIGURIA, MA IL CARROCCIO SI OPPONE - LA MICCIA DELLE INDAGINI? LA TRASFORMAZIONE DI PORTO VENERE NELLA “CAPRI LIGURE”

JACOPONE DA TOTI - MEME BY EMILIANO CARLI

DAGOREPORT

L’aspetto, per ora, rimasto in ombra sulla Tangentopoli al pesto legata al porto di Genova, è: che fine hanno fatto i soldi che avrebbero oliato il Sistema-Toti?

 

Per gli addetti ai livori, i 22 soggiorni a Montecarlo di Paolo Emilio Signorini, pagati da Aldo Spinelli, potrebbero essere solo la punta dell’iceberg e non solo un trastullo di “fiche e fiches”.

 

Il Principato, infatti, è uno di quei Paesi con un sistema bancario e finanziario dove la parola d’ordine è: “discrezione” (che è vicina di casa dell'opacità).

 

È molto difficile per la magistratura, se non impossibile, ottenere una rogatoria dall’Italia per avere, ad esempio, informazioni su un conto corrente monegasco (solo la Francia, agitando le manette, riesce a esercitare una certa influenza sui vicini).

 

C’è da chiedersi se i dipendenti delle banche del Principato siano così solerti da respingere un cliente che si presenta allo sportello con una valigetta con un milione di euro in contanti: avvertirebbero le autorità o lo accoglierebbero a braccia aperte? La seconda ipotesi è quella giusta. Quel che si sa, invece, è che gran parte delle intercettazioni, pur diffuse generosamente ai giornali, sono ancora nel cassetto dei pm…

 

PAOLO EMILIO SIGNORINI - GIOVANNI TOTI

Come mai una delle prime dichiarazioni politiche di sostegno al governatore, Giovanni Toti, ex Forza Italia ora traghettato a Noi Moderati, è arrivata dal segretario leghista Matteo Salvini?

 

Innanzitutto perché il Carroccio ha sempre considerato la Liguria “roba sua”: l’uomo più fidato del “Capitone” è il viceministro genovese Edoardo Rixi, che è anche plenipotenziario della Lega in Regione.

 

È stato Rixi, infatti, a spingere affinché Paolo Emilio Signorini (uomo di raccordo tra Toti e il sindaco di Genova, Marco Bucci) restasse alla guida del porto invece di traslocare alla multiutility Iren.

 

L’accordo politico tra Salvini e Toti era talmente solido da spingere a un’intesa di massima per il futuro della Regione: se non fosse stato concesso, come avvenuto, il terzo mandato ai governatori, sarebbe stato Rixi il candidato Lega-Toti per la presidenza.

 

giovanni toti marco bucci edoardo rixi matteo salvini

Inoltre, il gruppo di potere locale costruito in dieci anni da Toti era composto principalmente da uomini vicini alla Lega: l’inchiesta a orologeria che, a pochi mesi dalle Europee lo ha detronizzato, è un siluro più al Carroccio che a Forza Italia, di cui è Toti è stato coordinatore fino al 2019 (il fu partito del Cav ha come suo referente il sindaco di Genova, Marco Bucci).

 

Salvini si agita anche in quanto ministro delle infrastrutture: il “modello Genova”, in particolare il progetto sulla maxi diga finanziato dai fondi Pnrr (1,3 miliardi), è nel mirino dei magistrati europei, e potrebbe essere applicato anche all’appalto per il ponte sullo Stretto, opera su cui il “Capitone” ha puntato tutte le sue carte.

 

MATTEO SALVINI E EDOARDO RIXI

Lo strano tempismo con cui è esploso il “porto-gate” ha allarmato il ministro della giustizia, Carlo Nordio, che qualche ragione ce l’ha, nel sottolineare le anomalie dell’inchiesta, sia per i cinque mesi intercorsi tra la richiesta di misura cautelare e l’effettiva ordinanza del gip, sia per la lunghissima durata delle intercettazioni, portate avanti per almeno tre anni.

 

Qual è stata la scintilla che ha spinto i magistrati a mettere sotto la lente di ingrandimento il porto di Genova e i suoi ricchi appalti? Tutto inizia nel novembre del 2021, quando si concretizza il progetto della trasformazione di Porto Venere nella “Capri ligure”, fortemente sostenuto da Giovanni Toti insieme al suo capo di gabinetto, Matteo Cozzani, sindaco del comune della riviera di Levante.

 

CARLO NORDIO GIORGIA MELONI

Come scrive Giuliana Ferraino su www.corriere.it, “nel mirino degli investigatori sono finiti i progetti di sviluppo della Palmaria, l’isola selvaggia […] patrimonio dell’umanità dell’Unesco. […] Sull’isola, la Regione ha permesso interventi di recupero su vecchi edifici militari in disuso e i fratelli Paletti (gli imprenditori milanesi che gestiscono il Grand Hotel di Porto Venere, ndR), attraverso la loro società Palmaria Experience, stanno replicando un resort di super lusso sul canale che includerà uno stabilimento balenare, con vista su Porto Venere e sulla magica chiesetta di San Pietro. Potrebbe fermarsi anche il progetto di trasformare l’antico ostello della gioventù, una volta scuola elementare del borgo, poi chiusa per mancanza di bambini, in beauty-farm legata al Grand Hotel”.

 

matteo cozzani giovanni toti

Il progetto imbizzarrì gli ambientalisti, che presentarono più di una denuncia per segnalare anomalie e irregolarità. Le indagini che ne scaturirono portarono a rilevare interferenze di personaggi legati a Cosa Nostra, elemento che ha coinvolto la Direzione Distrettuale Antimafia, che ha iniziato lunghi controlli a tappeto.

 

Sul piano politico, Giorgia Meloni voleva che Giovanni Toti si dimettesse immediatamente, lasciando la Regione nelle grinfie di Fratelli d’Italia, che avrebbe avuto a quel punto gioco facile nell’imporre un suo candidato, Massimo Nicolò, spazzando via tutto il sistema di potere totian-leghista che ha imperversato in questi anni.

 

Salvini ovviamente si oppone: “Sarebbe una resa, perché domani qualunque inchiesta, avviso di garanzia o rinvio a giudizio porterebbe alle dimissioni di un sindaco". L’obiettivo del leader della Lega è riuscire a piazzare comunque il suo Rixi come cavallo di punta per il dopo Toti.

GIORGIA MELONI E GIOVANNI TOTISALVINI MELONI TOTITOTI MELONI 3FLAVIO BRIATORE - GIOVANNI TOTI tweet su giovanni toti 1tweet su giovanni toti 3giorgia meloni carlo nordio. GIOVANNI TOTI SULLO YACHT LEILA DI ALDO SPINELLITOTI MELONI

 

 

giovanni toti matteo cozzani MEME SULL ARRESTO DI GIOVANNI TOTI GIOVANNI TOTI MAURIZIO ROSSItweet su giovanni toti 9tweet su giovanni toti 6tweet su giovanni toti 10tweet su giovanni toti 13GIOVANNI TOTI

Ultimi Dagoreport

elly e alessandro onorato, goffredo bettini e dario franceschini, matteo renzi , ernesto maria ruffini schlein giuseppe conte

DAGOREPORT - ‘’AAA CERCASI UN CENTRO DI GRAVITÀ PERMANENTE’’. IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027, ANCHE LA DUCETTA DEL NAZARENO, ELLY SCHLEIN, HA CAPITO CHE NON BASTA UN’ALLEANZA CON CONTE E FRATOIANNI PER RIMANDARE NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO IL GOVERNO MELONI. PER SPERARE DI VINCERE, OCCORRE DAR VITA A UN NUOVO ULIVO PRODIANO CAPACE DI FEDERARE LE VARIE ANIME DEI CENTROSINISTRATI, AL PARI DELLA DESTRA DOVE SI SFANCULANO DA MANE A SERA MA ALLA FINE IL COLLANTE DEL POTERE È PIÙ FORTE DELLA LORO EGOLATRIA – IL PRIMO A METTERSI IN MOTO È STATO MATTEO RENZI CHE, DA ABILISSIMO MANOVRATORE QUAL È, SI È TRASFORMATO IN UN ARIETE MEDIATICO DELL’OPPOSIZIONE – ALLA DISPERATA RICERCA DEL CENTRO PERDUTO, DOPO SALA E RUFFINI, OGGI SCENDE IN CAMPO ALESSANDRO ONORATO, ASSESSORE AL TURISMO DEL CAMPIDOGLIO, CHE MIRA A FEDERARE UNA RETE RIFORMISTA FORMATA DALLE PRINCIPALI REALTÀ CIVICHE DI CENTROSINISTRA PRESENTI IN ITALIA PER TOGLIERE L'ESKIMO A "FALCE E MART-ELLY''...

donald trump benjamin netanyahu iran israele stati uniti khamenei fordow

DAGOREPORT – COME MAI TRUMP HA PERSO LA PAZIENZA, IMPRECANDO IN DIRETTA TV, SULLE "VIOLAZIONI" DELLA TREGUA IN MEDIO ORIENTE DA PARTE DI NETANYAHU? "NON SANNO COSA CAZZO STANNO FACENDO. DOBBIAMO FAR CALMARE ISRAELE, PERCHÉ STAMATTINA SONO ANDATI IN MISSIONE"? - È EVIDENTE IL FATTO CHE IL “CESSATE IL FUOCO” CON L’IRAN NON RIENTRAVA NEI PIANI DI BIBI NETANYAHU. ANZI, IL PREMIER ISRAELIANO PUNTAVA A PORTARE A TERMINE GLI OBIETTIVI DELL’OPERAZIONE “RISING LION” (DOVE SONO FINITI 400 CHILOGRAMMI DI URANIO?), MA È STATO COSTRETTO AD ACCETTARLO DA UN TRUMP IN VENA DI PREMIO NOBEL PER LA PACE. D’ALTRO CANTO, ANCHE A TEHERAN LA TREGUA TRUMPIANA NON È STATA PRESA BENE DALL’ALA OLTRANZISTA DEI PASDARAN… – VIDEO

elly schlein gaetano manfredi giorgio gori stefano bonaccini pina picierno vincenzo de luca matteo ricci

DAGOREPORT - MENTRE ASSISTIAMO A UNO SPAVENTOSO SVALVOLAMENTO GLOBALE, IN ITALIA C’È CHI SI CHIEDE: ‘’COME SI FA A MANDARE A CASA LA SPERICOLATA ELLY SCHLEIN?’’ - ANCHE SE HA UN IMPATTO MEDIATICO PIÙ TRISTE DI UN PIATTO DI VERDURE LESSE, LA FANCIULLA COL NASO AD APRISCATOLE HA DIMOSTRATO ALTE CAPACITÀ DI TESSERE STRATEGIE DI POTERE, PRONTA A FAR FUORI IL DISSENSO DELL’ALA CATTO-DEM DEL PD - SE IL CENTRO RIFORMISTA HA LA MAGGIORANZA DEGLI ISCRITTI DEL PD, HA PERMESSO DI AVERE UN RISULTATO IMPORTANTE ALLE EUROPEE E FA VINCERE CON I SUOI CANDIDATI LE PROSSIME REGIONALI, PERCHÉ NON TIRA FUORI UN LEADER ALTERNATIVO AL SINISTRISMO FALCE & MART-ELLY? -  LIQUIDATO BONACCINI, ORMAI APPIATTITO SULLA SCHLEIN, SCARTATO DECARO PRIVO DEL CORAGGIO PER SPICCARE IL VOLO, SULLA RAMPA DI LANCIO CI SONO IL SINDACO DI NAPOLI, GAETANO MANFREDI, MA SOPRATTUTTO GIORGIO GORI. L’EUROPARLAMENTARE ED EX SINDACO DI BERGAMO È IN POSSESSO DEL FISICO DEL RUOLO PER BUCARE LO SCHERMO E IL MELONISMO PAROLAIO. A PARTE LE GELOSIE INTERNE DEI RIFORMISTI, LA BASE, CON LA GRUPPETTARA ELLY AL COMANDO, OGGI È TALMENTE RADICALIZZATA CHE RIUSCIRÀ AD INGOIARE UN EX MANAGER DI MEDIASET SULLA PRIMA POLTRONA DEL NAZARENO?

alessandro giuli

DAGOREPORT - MA COME SCEGLIE I COMPONENTI DELLE COMMISSIONI L’INFOSFERICO MINISTRO DELLA CULTURA, ALESSANDRO GIULI? I DIRETTORI DI CINQUE MUSEI STATALI (MUSEI REALI DI TORINO, GALLERIA DELL’ACCADEMIA E BARGELLO DI FIRENZE, COLOSSEO, MUSEO NAZIONALE ROMANO E MUSEO ARCHEOLOGICO DI NAPOLI) SARANNO SELEZIONATI DA UNA COMMISSIONE FORMATA DALLA STRAGRANDE MAGGIORANZA DA GIURISTI - PEGGIO CI SI SENTE SE SI PENSA CHE I TRE CANDIDATI PER CIASCUN MUSEO SCELTI DA QUESTA COMMISSIONE GIURISPRUDENZIALE SARANNO POI SOTTOPOSTI AL VAGLIO FINALE DEL LAUREANDO MINISTRO…

FLASH! – SE URBANO CAIRO NON CONFERMA MENTANA ALLA DIREZIONE DEL TGLA7 ENTRO IL PROSSIMO 30 GIUGNO, CHICCO ALZA I TACCHI E SE NE VA – IL CONTRATTO SCADE A FINE 2026 MA A LUGLIO C’E’ LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI – PARE CHE QUESTA VOLTA NON CI SIA DI MEZZO IL DIO QUATTRINO, BENSI’ QUESTIONI DI LINEA POLITICA (GIA' NEL 2004 MENTANA FU PRATICAMENTE “CACCIATO” DAL TG5 DOPO UN VIOLENTISSIMO SCAZZO CON SILVIO BERLUSCONI E I SUOI “DESIDERATA”, E FU SOSTITUITO DAL SUO VICE MIMUN…)

meloni macron merz starmer trump iran usa attacco bombardamento

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI STA SCOPRENDO CHE VUOL DIRE ESSERE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI UN PAESE CHE NON HA MAI CONTATO UN TUBO: PRIMA DI PROCEDERE AL BOMBARDAMENTO DEI SITI IRANIANI, TRUMP HA CHIAMATO IL PREMIER BRITANNICO, KEIR STARMER, E POI, AD ATTACCO IN CORSO, HA TELEFONATO AL TEDESCO MERZ. MACRON È ATTIVISSIMO COME MEDIATORE CON I PAESI ARABI: FRANCIA, REGNO UNITO E GERMANIA FANNO ASSE NEL GRUPPO "E3", CHE TIENE IL PALLINO DEI NEGOZIATI CON L'IRAN  – L’AFFONDO DI RENZI: “LA POLITICA ESTERA ITALIANA NON ESISTE, MELONI E TAJANI NON TOCCANO PALLA”. HA RAGIONE, MA VA FATTA UN’INTEGRAZIONE: L’ITALIA È IRRILEVANTE SULLO SCACCHIERE GLOBALE, INDIPENDENTEMENTE DA CHI GOVERNA...