1. L’EMINENZA GRIGIA DIETRO LA FAMIGERATA NORMA CHE PROLUNGA LA VITA DEL CAPO DEI SERVIZI GENNARO VECCHIONE, FEDELISSIMO DI CONTE, È MARCO MANCINI, IN PASSATO COINVOLTO NEL RAPIMENTO DI ABU OMAR, LA MORTE DI NICOLA CALIPARI E TELECOM-SISMI. ORA, LEGATISSIMO A VECCHIONE E TOFALO, VUOLE LA POLTRONA DI VICE DIRETTORE DELL’AISE 
2. MA IL CIAMBELLONE DI MANCINI-VECCHIONE-CONTE NON È RIUSCITO COL BUCO. 50 DEPUTATI PENTASTELLATI HANNO SOTTOSCRITTO UN EMENDAMENTO PER SOPPRIMERE LA PORCATA 
3. SORPRESA! DIETRO L'AGGUATO DEI 5STELLE ALLA CAMERA CI SAREBBE LA MANINA DI GRILLO.  .ESSÌ, L’ELEVATO È SEMPRE PIÙ “INSOFFERENTE” NEI CONFRONTI DI CONTE. UNA INCAZZATURA CHE HA ORIGINE DAL GINEPRAIO SULLA RETE UNICA CHE HA DATO VITA ALLA FIBERCOP-CDP...

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LA SMENTITA DI RICCARDO FRACCARO:

 

“In riferimento a quanto pubblicato da Dagospia sulla vicenda della “rete unica” si smentisce seccamente il presunto coinvolgimento del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro. La notizia secondo la quale quest’ultimo avrebbe promesso a Gubitosi l’ingresso del fondo americano KKR è semplicemente falsa e priva di ogni fondamento”.

 

 

DAGOREPORT

conte vecchione conte vecchione

Nel decreto Covid, che allunga lo stato d'emergenza fino al 15 ottobre, Conte ha infilato di nottetempo (all’aula dei parlamentari si è ben guardato di riferirlo, né l'ha comunicato a fine Cdm con la consueta nota di Palazzo Chigi) la famigerata norma che prolunga il suo fedelissimo capo del dis, Gennaro Vecchione, in scadenza il prossimo novembre, di ulteriori quattro anni. Anche con il beneplacito del Pd che vedeva così sanato un problema non da poco che si è formato all'Aisi guidato da Mario Parente, nominato il 29 aprile del 2016 ai tempi del governo Renzi.

marco mancini marco mancini

 

Parente aveva avuto un primo mandato di due anni e poi un secondo sempre biennale, scaduto in piena pandemia, rinnovato con proroga tecnica il 15 giugno grazie a un Dpcm per un anno, e per la cui posizione o si sarebbe dovuto procedere a una sostituzione o a un rinnovo di 4 anni. Con la nuova norma potrà essere adesso confermato anche solo per un anno. Insomma, con una fava clandestina, Conte prendeva due piccioni: Parente per il Pd, Vecchione per se stesso.

 

Bene, ieri sera abbiamo rivelato che dietro lo scandaloso blitz c’è la manina di Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa del M5s, attivo frequentatore della Link Campus di Scotti dove conseguì un Master nel 2016 (sbucò pure fuori all'inaugurazione del centro di cyber security dei cinesi di ZTE). E che Giggino, Crimi e co. della paraculata di Conte e Tofalo non ne sapessero un bel niente.

 

Marco Mancini pollari Marco Mancini pollari

Oggi possiamo svelare che l’eminenza grigia dell’operazione è un personaggio ben noto alle cronache, anche giudiziarie: il vispissimo Marco Mancini. 60 anni, ex carabiniere, dal 1984 nel Sismi di Pollari, in passato coinvolto in inchieste importanti come quella per il rapimento di Abu Omar, la morte di Nicola Calipari e Tavaroli-Telecom-Sismi, si sta muovendo con insistenza (eufemismo) per assumere la poltrona ai vertici dell’Aise, come vice del nuovo direttore Giovanni Caravelli.

 

caravelli caravelli

La sua candidatura, sostenuta da Gennaro Vecchione, capo del Dis (il Dipartimento che coordina i Servizi e al quale in questo momento Mancini è assegnato), è stata bocciata all’unanimità da tutti: dal Pd, da Di Maio, da Mattarella, dalla Cia, da Caravelli. Ma Vecchione punta i piedi: Mancini è l’unica spia di cui si fida veramente all’interno dei servizi, che lui considera un nido di serpi, l’unica che si vanta di risolvergli qualsiasi problema, di qualsiasi natura. La gestione della vicenda Barr, quella relativa allo spygate statunitense (Mifsud-Link University) è una spada di Damocle che ballonzola pericolosamente sulla testa di Vecchione e di Conte.

 

carmine masiello carmine masiello

E Mancini sa benissimo che senza Vecchione al fianco non ha né futuro né condizionale. E viceversa. Di qui, Vecchione pressa Conte per infilare nel decreto la norma salva-poltrona mentre Mancini mette in pista l’amico a 5 stelle Angelo Tofalo. I due sono legatissimi: tra l’altro, lo spione gli presentò il magistrato Gratteri.

 

Certo, il sogno di approdare alla vice direzione dell’Aise di Caravelli per Mancini è svanito ma c’è un ripiego: prendere il posto di vice direttore generale del Dis, attualmente occupato dal generale Carmine Masiello. Che potrebbe essere spedito alla Nato di Bruxelles.

 

Ma il ciambellone di Mancini-Vecchione-Tofalo-Conte non è riuscito col buco. Cinquanta deputati pentastellati, capitanati da Federica Dieni, hanno sottoscritto un emendamento per sopprimere questo articolo, nella discussione del decreto alla Camera.

Federica Dieni Federica Dieni

 

Andato a puttane il tentativo del ministro per i rapporti con il Parlamento, il grillino D'Incà, di trovare un accordo con la Dieni e gli altri 5stelle per far ritirare l’emendamento, preso dall’orgoglio di piccolo borghese qual è che non vuole accettare una sconfitta politica, Conte ha posto la fiducia sul decreto, scatenando le proteste non solo del centrodestra ma anche del Pd (Borghi, membro del Copasir era contrario) e dei dissidenti dei cinque stelle. Ovviamente anche Sergio Mattarella non ha gradito. Ma un incazzatissimo Conte ha ribadito al suo staff: se vengo ricattato una volta, sarò ricattato per sempre.

 

giuseppe conte gennaro vecchione 1 giuseppe conte gennaro vecchione 1

Dietro l'agguato dei cinque stelle alla Camera, secondo La Repubblica, ci sarebbe proprio la manina di Di Maio nella sua lunga battaglia per indebolire il suo nemico più intimo. Ma stavolta, a dare il semaforo verde alla ribellione dei 50 deputati a 5 stelle alla norma sui servizi, occorre aggiungere l’Elevato. Essì, Grillo è sempre più “insofferente” nei confronti di Conte. Un’irritazione che ha origine dal ginepraio sulla rete unica che ha dato vita alla Fibercop di Gubitosi con Cdp.

 

angelo tofalo con mitra e mimetica 1 angelo tofalo con mitra e mimetica 1

Il 12 agosto scorso, il Fondatore lo aveva comunicato prima telefonicamente a Conte e poi l’aveva ribadito a chiare lettere in un video-post sul suo blog: “Si deve puntare a creare un unico grande polo aggregatore delle migliori infrastrutture e tecnologie digitali utili a ridurre il divario digitale italiano. Serve, in particolare, una società che sia in grado di sviluppare una rete moderna, capillare e sicura, e che abbia tutte le tecnologie attuali e prospettiche. E’ ora di fare scelte coraggiose, sostenendo lo sviluppo digitale dell’Italia con una visione industriale e di lungo periodo. Infrastrutture e competenze digitali, infatti, sono un elemento imprescindibile per rendere il nostro Paese competitivo sui mercati internazionali e generatore di sviluppo”.

BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO BEPPE GRILLO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

 

La rete unica indipendente sotto la sovranità dello Stato, senza alcun privato nella banda larga, auspicata da Grillo (ma ben vista anche dal Pd, compreso Gualtieri), si è sciolta come neve al sole. Da una parte il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro aveva già promesso a Gubitosi che poteva andare l’ingresso del fondo americano KKR.

 

Dall’altra, Conte si è rivelato come sempre “scivoloso come un anguilla”. Nelle riunioni di maggioranza, ha messo in campo il solito temporeggiamento, prendiamo tempo, tanto abbiamo la maggioranza con la Cdp. Ma è un conto avere la maggioranza del capitale, un’altra è avere la maggioranza dei consiglieri, che rispondono solo a se stessi. E poi, all’indomani della opaca vicenda Barr-Mifsud-Vecchione-Scotti, quando ci sono di messo gli Stati Uniti, Conte stende il tappeto rosso.

ANGELO TOFALO GIUSEPPE CONTE ANGELO TOFALO GIUSEPPE CONTE

 

Di qui, il tiro Mancini di Grillo all’Avvocato di Padre Pio (tutto).

 

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