1. PENSIONI DI TITANIO
Roberto Giovannini per La Stampa
Quando uno si porta a casa una pensione di 3.000 euro lordi al giorno (al giorno...), cioè 90mila euro al mese (al mese...), è abbastanza normale che la gente parli molto di lui. E non necessariamente con amore e stima. In questi giorni avranno fischiato ancora di più le orecchie dell'ingegner Mauro Sentinelli, il pensionato più ricco d'Italia con i suoi 91.337,18 euro al mese. Lo ha citato tra gli altri Matteo Renzi, e su lui e i suoi nove colleghi superpensionati d'Italia (il decimo prende 41mila euro al mese) verte una interrogazione parlamentare di Deborah Bergamini, Pdl, cui ha risposto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini.
Alberto De PetrisChiariamo tre punti. Primo, il caso del pensionato da 3000 euro al giorno è stata svelato da Mario Giordano nel suo «Sanguisughe», e poi approfondita su l'«Espresso» da Stefano Livadiotti. Secondo, l'ingegner Sentinelli non è stato un "fannullone": lauree e master prestigiosi in ingegneria elettronica, entrato nella Sip nel 1974, tra le altre cose è stato l'ideatore della TimCard, la schedina ricaricabile che ha fatto guadagnare miliardi alla sua azienda. Insomma, non è il primo venuto.
Sanguisughe di Mario GiordanoTanto è vero che oggi (da pensionato) è nel Cda di Telecom. Terzo, non ha violato alcuna legge: guadagnava alla fine 9 milioni di euro l'anno; versava contributi nel fondo (scandalosamente privilegiato) dei dipendenti telefonici; grazie alle leggi di allora è andato in pensione con l'80% dello stipendio medio degli ultimi dieci anni. E sempre grazie a una legge la sua pensione è stata moltiplicata da benefit e stock option percepiti durante la carriera.
Più o meno lo stesso discorso vale per il numero due della classifica (Alberto De Petris, ex manager di Infostrada, 66.436,88 euro mensili) e Mauro Gambaro (ex presidente della scomparsa compagnia aerea Volare, 51.781,93 euro).
GIULIANO CAZZOLAPensioni legali, dunque. Ma talmente ricche (e solo grazie a leggi vantaggiose, che oggi invece non ci sono più) da risultare obiettivamente scandalose. Nella risposta all'interrogazione di Bergamini il ministro Giovannini ha detto di essere consapevole di questa sperequazione. Ma ha ricordato che una recente sentenza della Consulta rende difficile intervenire con prelievi e contributi «di solidarietà».
DEBORAH BERGAMINIEppure qualcosa bisogna fare, no? Due sono gli interventi sulle «pensioni d'oro» proposti da un esperto di pensioni come Giuliano Cazzola, (ex Cgil, ex Pdl, ora Scelta Civica). Il primo è un taglio sia della indicizzazione degli assegni rispetto al costo della vita che del rendimento dei contributi versati al crescere dell'importo dell'assegno.
Il secondo, il ricalcolo con il sistema contributivo delle pensioni «retributive» che superano i 5mila euro al mese. Per prelevare parte della differenza. Certamente non farebbe piacere all'ing. Sentinelli. Ma siamo sicuri che potrebbe farcela ad arrivare alla fine del mese.
2. DA 91MILA EURO A 40MILA EURO MENSILI, LA TOP TEN DELLE PENSIONI D'ORO INPS
Luisa Grion per "La Repubblica"
Pensioni d'oro, anzi di platino. Se la metà dei pensionati italiani se la deve cavare con un assegno inferiore ai mille euro al mese, c'è chi quella cifra, sempre al mese, la moltiplica per novanta. Il trattamento più alto erogato dall'Inps, pur se lordo, tocca quota 91.337,18 euro.
Lo ha reso noto il sottosegretario al Lavoro, Carlo dell'Aringa, rispondendo in commissione Lavoro della Camera a un'interrogazione di Deborah Bergamini (Pdl). Scorrendo la «top ten» previdenziale fornita dal sottosegretario, c'è un salto fra il primo e il secondo posto, che si ferma a 66.436,88 euro. Ancora uno scalino per arrivare ai 51.781,93 e ai 50.885,43 euro del terzo e quarto posto. Poi la situazione si stabilizza, con i restanti «classificati» dal quinto a decimo posto che restano nella fascia dei 40mila euro, esattamente da 47.934,61 a 41.707,54.
mauro sentinelliUna lista che, pur costruita a norma di legge e in base a una marea di contributi versati «dimostra quanto sia urgente un intervento sulle pensioni d'oro » ha commento la Bergamini, perchè «il tema coinvolge una questione di equità e di coesione sociale», soprattutto nel contesto della crisi economica. «I dati sono impressionanti e dimostrano tutta la portata distorsiva di quel criterio retributivo dal quale ci stiamo fortunatamente allontanando grazie alle riforme degli ultimi anni».
FEDERICO IMBERTDetto questo, è chiaro che un minuto dopo la diffusione della classifica è partita la caccia ai «ricchi in pensione», cui di sicuro non spetta un futuro da panchina al parco. Secondo
quanto riferisce il sito del Sole 24 ore la palma d'oro va a Mauro Sentinelli, cui va appunto l'assegno di gran lunga più pesante, quello che supera i 91 mila euro lordi. E' un ex-manager e ingegnere elettronico della Telecom che ha visto lievitare le entrate negli ultimi due anni di un altro migliaio di euro al mese e che comunque era in testa alla classifica degli assegni Inps già nel 2012.
Il secondo posto, quello a quota 66 mila, resta misterioso: l'interrogazione parlamentare ad opera della Bergamini ha ottenuto infatti risposta sulle quantità, non sui nomi. Il terzo posto comunque, da quanto si può dedurre dall'incrocio dei dati, appartiene a Mauro Gambaro, un novarese di 67 anni anche lui già presente nelle classifiche del passato.
Federico ImbertE' l'ex direttore generale di Interbanca e del-l'Inter football club e intasca un vitalizio mensile lordo di quasi 52 mila euro. Lo segue, al quarto posto, Alberto De Petris, anche lui ex manager Infostrada e Telecom. Quinto nella lista Germano Fanelli, «re» della componentistica elettronica e dei semiconduttori.
VITO GAMBERALE jpegFin qui il quintetto di testa. Dal sesto posto in poi la classifica si fa più ardua da comporre e l'attribuzione dei posti più incerta. Fra gli accreditati al vitalizio dorato c'è Vito Gamberale, cui andrebbe l'assegno che si aggira sui 45 euro lordi mensili. Cifra cui si avvicinerebbero anche Alberto Giordano, ex vertice della Cassa di Roma e Federico Imbert, ex JP Morgan.
Va ripetuto che si tratta di assegni maturati nella più totale legalità e correttezza, ma certo le cifre fanno impressione, visto che sono molto, molto più alte del reddito medio annuo di
una famiglia italiana che sta ben sotto i 30 mila euro.
Va anche sottolineato che su tali assegni incide una pesante fiscalità generale, più i prelievi applicati alle rendite più alte. «Benchè gli interventi in materia siano delicati, anche sul fronte della costituzionalità, e avendo cura di evitare le colpevolizzazioni verso chi trae beneficio da tali trattamenti, è evidente che equità e solidarietà non sono temi trascurabili, specialmente in tempi di crisi e di gravi sacrifici per tutti» ha commentato ancora la Bergamini.