IL DOTTOR STAMINA E MISTER VANNONI - SOLO ORA TUTTI SI ACCORGONO CHE IL LAUREATO IN LETTERE SI SPACCIAVA PER NEUROSCIENZIATO

Mario Pappagallo per il "Corriere della Sera"

Sulla bacheca Facebook di Davide Vannoni compaiono in questi giorni istogrammi, certificati, risultati di analisi, tabelle sui telomeri cellulari. Le sue risposte alle accuse ufficiali. Documenti incomprensibili a tutti coloro che lo osannano, senza senso per le persone obiettive. Perché non si sa che cosa sono, a quali esami si riferiscano, chi garantisce per quelle tabelle messe su Facebook e mai date agli inquirenti di Torino (invitato a comparire, Vannoni si è valso della facoltà di non rispondere), o agli scienziati che ne devono valutare il metodo, a Miami il 15 gennaio quando andrà a testare le sue infusioni.

Davide Vannoni, 46 anni, fondatore della Stamina Foundation Onlus, è tutto fuorché medico, tantomeno neuroscienziato. Laureato in Lettere e filosofia, con cattedra alla Facoltà di Lingue e Letterature straniere a Udine. «Ma ama definirsi neuroscienziato», è scritto nelle carte della procura di Torino. Capi di imputazione basati su testimonianze dell'attività di Vannoni a Torino, Trieste, San Marino. Prima di Brescia. «Spesso entrava in sala operatoria quando si trattavano persone con il suo metodo», scrive il procuratore Raffaele Guariniello.

Nato a Torino nel 1967, autore di testi di psicologia della pubblicità e della comunicazione, esperto di semiotica applicata alle ricerche di mercato. Il «dottor Stamina», come formazione, ha ben poco del medico e molto di chi sa di marketing. Una sua ex collaboratrice della società torinese Cognition mette a verbale questa sua frase riguardo alla neonata Stamina Foundation: «Si può trarre guadagno dai pazienti con malattie degenerative senza speranza fortunatamente in aumento».

Una filosofia sempre smentita dal Vannoni pubblico, quello che scende in piazza con la scritta «scelgo la vita» sulla t-shirt, capelli lunghi e disordinati, barba di qualche giorno. In abiti comodi ma griffati, calzature senza stringhe. Una Porsche con targa svizzera in garage. Il suo slogan: cure gratis per tutti (ma non a carico suo, bensì dello Stato), tutti contro di noi perché «abbiamo la cura».

La cura per tutto. Lo dice il suo depliant pubblicitario agli atti dell'inchiesta torinese: «...oltre mille casi trattati, un recupero del danno dal 70 al 100% (90 ictus con 72 recuperi), una gamma di una ventina di malattie trattate». Come quei video che mostrano «un ballerino russo affetto da Parkinson che si alza dalla carrozzella e torna a ballare», «una giovane paralizzata dalla Sla che riprende a camminare», «un uomo che guarisce da una grave forma di psoriasi alle mani».

Difficile pensare che una «cura» così miracolosa e efficace per tante patologie, diabete compreso, non sia di interesse internazionale. Ma Vannoni dice: «Io non voglio speculare sulla pelle dei malati, la cura dovrà essere gratis in Italia... ». E perché all'estero no? Vannoni vorrebbe, ma non può. Ha firmato un super accordo vincolante con un imprenditore farmaco-cosmetico. Quindi non può rendere pubblico il segreto della sua cura miracolosa. Perché non brevettarla allora? Negli Usa il brevetto viene rifiutato: «Nulla di originale nel metodo, a meno che non vi siano nuove informazioni». Ma Stamina Foundation preferisce rinunciare.

Nel maggio del 2009, in seguito ad un articolo del Corriere della Sera e all'esposto di un dipendente della società Cognition (marketing e indagini di mercato), di cui Vannoni è amministratore, viene avviata l'inchiesta di Guariniello, che vuole chiarire la posizione di Vannoni in merito all'uso di cellule staminali al di fuori dei protocolli sperimentali previsti dalla legge. Sul finire del 2009 compaiono articoli sulle attività di Vannoni, coinvolto in un intreccio di società e la fondazione Stamina.

Guariniello arriva fino a San Marino, dato che le cure venivano praticate anche in un centro estetico sammarinese privo di autorizzazione medica. E un poliambulatorio di Carmagnola. Nell'agosto 2012, la procura dispone il rinvio a giudizio di 12 indagati, tra cui alcuni medici e lo stesso Vannoni, per ipotesi di reato di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione per delinquere. Intanto Stamina va agli Spedali Civili di Brescia, con trattamenti a carico della sanità pubblica come cure palliative. I primi pazienti sono il «decisore» regionale Luca Merlino e il cognato della direttrice sanitaria. Nessuno sa chi abbia pagato.

 

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