foto di gruppo - g20 di roma

IL G20 È IL SOLITO BLA BLA BLA? – L’ACCORDO SUL CLIMA AL SUMMIT NON È STATO ANCORA TROVATO, MA GLI SHERPA SONO AL LAVORO E TUTTI SPERANO CHE SI RIESCA A TROVARE UN COMPROMESSO CON CINA E ARABIA SAUDITA – OLTRE ALLA GLOBAL MINIMUM TAX, C’È ANCHE L’INTESA TRA STATI UNITI ED EUROPA SUI DAZI SULL’ACCIAIO E L’ALLUMINIO – DRAGHI: “GRANDE SODDISFAZIONE, CONFERMA IL SUPERAMENTO DEL PROTEZIONISMO DEGLI SCORSI ANNI…”

daniele franco mario draghi luigi di maio g20

1 - DRAGHI,INTESA DAZI UE-USA SIA PASSO PER APERTURA SCAMBI 

(ANSA) - Il Presidente del Consiglio Mario Draghi esprime "grande soddisfazione per l'accordo raggiunto da Unione Europea e Stati Uniti sui dazi su acciaio e alluminio. La decisione, che coincide con il Summit G20 di Roma, conferma l'ulteriore rafforzamento in atto delle già strette relazioni transatlantiche e il progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni".

 

foto di gruppo g20 di roma

Lo afferma Palazzo Chigi in una nota. Il Presidente auspica "che questo accordo sia un primo passo verso un'ulteriore apertura degli scambi tra UE e Stati Uniti, per favorire la crescita di entrambe le economie".

 

 

2 - C'È LA SVOLTA SULL'ACCIAIO CLIMA, SI TRATTA NELLA NOTTE

Francesco Malfetano per “il Messaggero”

 

IL TWEET DI JOE BIDEN - MATTARELLAS AND DRAGHIS

C'è l'intesa fra Stati Uniti ed Europa sull'acciaio e l'alluminio, una delle principali dispute commerciali aperte tra le due sponde dell'Atlantico. L'accordo è stato annunciato ieri a margine del G20 di Roma. Proseguono invece i negoziati sul clima.

 

«La partita non è chiusa», spiegano le fonti diplomatiche presenti alla Nuvola, il quartier generale del vertice. «Le trattative sul clima andranno avanti senza sosta». La speranza è che fino a questa sera sia ancora tutto possibile ma ora, almeno per quanto riguarda il cambiamento climatico, il summit della Capitale rischia di essere un sostanziale flop.

mario draghi ursula von der leyen 3

 

Il tavolo sul clima, come conferma una prima bozza del comunicato congiunto, non ha raggiunto le intese sperate. Anzi. Le ipotesi circolate alla vigilia sarebbero state riviste al ribasso, inserendo riferimenti temporali generici e poche misure concrete.

 

Rispetto al documento visionato dai media infatti i dubbi sono tanti. Se da un lato resta l'impegno a limitare l'aumento della temperatura media globale non oltre 1,5 C° (già definito dal 2015) e quello a fermare il finanziamento della produzione di energia elettrica a carbone all'estero entro la fine di quest' anno, così come a «fare del nostro meglio», scrivono, per interrompere la costruzione di nuove centrali a carbone entro il 2029, non sono invece presenti indicazioni precise su come tutto ciò dovrebbe accadere.

Mario Draghi con il ministro degli esteri cinese Wang Yi - G20

 

E soprattutto svanisce l'intenzione di arrivare all'obiettivo zero emissioni entro il 2050. Al suo posto un riferimento alla «metà del secolo» utile a non rompere con due Paesi che sono attori protagonisti sulla scena dei gas serra.

 

LO STOP

 A frenare sull'inserimento di un orizzonte temporale più definito sono stati infatti Cina e Arabia Saudita (con il benestare dell'India). Vale a dire due Paesi che da soli rappresentano circa il 40% delle emissioni di CO2 globali, che hanno tutto l'interesse a spostare più in là il calendario.

emmanuel macron e ursula von der leyen ridono di boris johnson

 

Tant' è che hanno chiesto di fissare la data x al 2060. Nel suo intervento il presidente Xi Jinping, ha riproposto lo schema difensivo che Pechino mette in campo da sempre. Cioè siano i «Paesi più sviluppati», quelli che da più tempo hanno iniziato a danneggiare il Pianeta, a dare l'esempio.

 

Devono «comprendere le difficoltà di quelli in via di sviluppo». Non proprio lo schema ideale per presentarsi alla Cop26, la conferenza sul clima organizzata dall'Onu a Glasgow e al via proprio oggi, di cui il G20 era una sorta di antipasto. Tant' è che il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, già ieri si è rivolto ai leader riuniti al G20 di Roma in questo modo: «Siamo chiari: c'è un serio rischio che Glasgow non sia un successo. Diversi recenti annunci hanno aperto rosee prospettive ma purtroppo è un'illusione». Le promesse di tagli delle loro emissioni lanciate da molti Paesi non bastano.

mario draghi joe biden

 

Non basta neanche l'impegno dell'Ue che, con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, ha ribadito di essere «sulla strada per diventare il primo continente a neutralità climatica entro il 2050. I dati mostrano che abbiamo già ridotto le emissioni di oltre il 31% rispetto al 1990 eppure la nostra economia è cresciuta del 60%». Ognuno dei leader, a Roma come a Glasgow, nonostante le forti proteste della popolazione scesa in piazza in tutto il mondo, ha le proprie priorità e un'economia da difendere.

 

corteo anti g20 6

Lo scacchiere di chi rilancia è complesso. Pechino non è intenzionata a schiodarsi dalle posizioni in essere e dai «significativi» risultati già raggiunti, la Russia non scambia mai alcun accordo internazionale per nulla (e attende novità dalla Ue sul gasdotto Nord Stream 2), il Brasile non sembra intenzionato a stoppare la deforestazione, l'India continua a produrre il 60% della propria energia con il carbone e l'Arabia Saudita disposta a spalleggiarli tutti più per opportunità economica che per reale impatto ambientale. Non c'è quindi da stupirsi la situazione è ben lontana dall'essere risolta nonostante l'impegno italiano, europeo e degli Stati Uniti.

 

Tornando allo scontro sull'acciaio e l'alluminio, l'intesa consentirà di rimuovere i dazi su più di 10 miliardi di dollari delle rispettive esportazioni ogni anno. L'accordo è stato annunciato dal segretario al Commercio americano Gina Raimondo a margine del vertice. Il premier Mario Draghi ha espresso «grande soddisfazione» per l'intesa, che «conferma l'ulteriore rafforzamento in atto delle già strette relazioni transatlantiche e il progressivo superamento del protezionismo degli scorsi anni».

 

mario draghi joe biden

Secondo l'accordo di principio, l'Ue sarà autorizzata a importare «limitati volumi» di metalli senza dazi degli Stati Uniti. Inoltre, entrambe le parti sospenderanno le cause pendenti davanti agli organi dell'Organizzazione mondiale del commercio (Wto). La disputa commerciale risale al 2018, quando l'allora presidente degli Stati Uniti Donald Trump impose tariffe speciali sulle importazioni di acciaio e alluminio. L'Ue aveva risposto con imposte di ritorsione, che ora verranno cancellate, su prodotti statunitensi come jeans, whisky bourbon, motociclette e burro di arachidi. Francesco Malfetano

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…