matteo salvini giancarlo giorgetti

GIORGETTI VUOLE LASCIARE IL GOVERNO! - UN PRIMO PASSO INDIETRO L'AVEVA GIÀ DECISO GIORNI FA, PREANNUNCIANDO L'INTENZIONE DI LASCIARE L'INCARICO DI SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA E TENERE PER SÉ SOLO LA DELEGA ALLO SPORT - GIORGETTI E’ INSOFFERENTE CON IL M5S E NELLA LEGA CRESCE L’INSOFFERENZA PER IL SUO RUOLO DI GRILLO PARLANTE…

Francesco Verderami per il “Corriere della sera”

giorgetti fontana zaia

 

Crisi o non crisi, Giorgetti se ne vuole andare dal governo. In realtà un primo passo indietro l' aveva già deciso giorni fa, preannunciando l' intenzione di lasciare l' incarico di sottosegretario alla Presidenza. Via dalle incombenze quotidiane, Giorgetti pensava di tenere per sé solo la delega allo Sport. Questa forma di isolamento politico era stata amplificata a livello personale dalla decisione di staccarsi da WhatsApp e dalle chat che lo tenevano legato a un sistema per lui ormai insopportabile.

 

Se ha soprasseduto dal formalizzare la sua scelta è perché la crisi sembrava davvero concretizzarsi. Infatti giovedì mattina era raggiante, di una contentezza irrefrenabile: vedeva realizzarsi l' obiettivo e viveva anzitempo l' affrancamento da una condizione insostenibile. In tal senso, la sua visita al Colle era stata frettolosamente derubricata a semplice missione per capire se Mattarella avrebbe sciolto le Camere nel caso fosse caduto il governo.

GIANCARLO GIORGETTI E CLAUDIO BORGHI

 

Non era così. Intanto non è usuale che un sottosegretario (per quanto alla Presidenza) venga ricevuto al Quirinale, scavalcando di fatto i più alti in grado nell' esecutivo.

Eppoi l'incontro è stato un modo per rappresentare al presidente della Repubblica una situazione di governo ormai degradata, dalla quale prendere le distanze.

 

È noto che i rapporti con il premier e i grillini siano complicati, ma anche quelli con Salvini non sono facili. La lealtà verso il segretario del partito copre le distanze, le differenze e persino le divergenze, che appena appaiono Giorgetti provvede a dissimulare dietro un «non so, non lo capisco». Ma è chiaro che capisce, come è capitato per la sua candidatura alla commissione europea.

GIANCARLO GIORGETTI

 

A Bruxelles il sottosegretario leghista proprio non voleva andare: semplicemente non gli interessava. Mentre Salvini pensava di prendere due piccioni con una fava. Si sarebbe risparmiato la litania di Conte e degli alleati, che periodicamente gli presentavano le loro rimostranze: «Quello gli dice sempre che sono impreparati e inaffidabili... E poi Giancarlo è l'unico spendibile». Una forma di promoveatur ut amoveatur , alla quale Giorgetti si era ribellato. A modo suo. Il 3 luglio, alla presentazione di un libro, aveva raccontato che «nella partita europea siamo stati tagliati fuori dall'asse franco-tedesco».

 

Un colpo al premier e indirettamente un messaggio al vice premier di riferimento, a cui peraltro aveva anticipato cosa sarebbe accaduto: all'Italia assegneranno un incarico svuotato di deleghe, e comunque non accetteranno mai un leghista. Conclusione: «Se servissi per far saltare il banco del governo, sarei pronto. Ma il banco così salterebbe solo in autunno, cioè troppo tardi per andare a votare».

matteo salvini giancarlo giorgetti

 

Insomma, un conto sarebbe stato sacrificarsi per la Lega, altra cosa fare la parte del cavallo da azzoppare. A meno che il problema nel governo (e nel partito) non fosse il suo modo di fare, da grillo parlante, e magari anche il suo modo di gestire i dossier, su cui persino nel Carroccio qualcuno ha inteso obiettare.

 

Lontano da Roma negli ultimi giorni, per una questione strettamente familiare, ha confidato di essersi «disintossicato» dalle scorie del governo, dalle ombre che si sono allungate sulla Lega colpita dall'«affaire Metropol», e che hanno finito per ingigantire i fantasmi e quella sensazione di una minaccia incombente su chissà che cosa.

 

GIORGETTI E SALVINI

Per il resto, il suo modo di stare in politica resta basato su due regole, affidate ai colleghi leghisti di governo: «Non dimentichiamo che la nostra funzione è pro-tempore, e che per non perdere il contatto con la realtà, bisogna tenere sempre il rapporto con il territorio». Guarda caso lì, dove inizia a montare il malcontento. Non c'è festa di partito dove la Lega del Nord non protesti appena sente parlare Salvini del governo coi grillini...

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO

carlotta vagnoli flavia carlini

COME SIAMO POTUTI PASSARE DA ELSA MORANTE E MATILDE SERAO A CARLOTTA VAGNOLI? È POSSIBILE CHE SI SIA FATTO PASSARE PER INTELLETTUALI DELLE FEMMINISTE INVASATE CHE VERGAVANO LISTE DI PROSCRIZIONE ED EVOCAVANO METODI VIOLENTI E LA GOGNA PUBBLICA DIGITALE PER “FARE GIUSTIZIA” DEI PROPRI NEMICI? LA CHIAMATA IN CORREITÀ DEL SISTEMA EDITORIALE CHE HA UTILIZZATO QUESTE “VEDETTE” LETTERARIE SOCIAL DA MILIONI DI FOLLOWER PER VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ – VAGNOLI PUBBLICA PER EINAUDI, FLAVIA CARLINI HA VERGATO UN ROMANZO INCHIESTA SULL’ITALIA DEL GOLPE INFINITO PER SEM (FELTRINELLI) . MA SULLA BASE DI COSA? BASTA AVERE UN MINIMO SEGUITO SOCIAL PER ESSERE ACCREDITATI COME SCRITTORI O DIVULGATORI?