giuseppe conte financial times

UNA GIORNATACCIA PER CONTE! ''FINANCIAL TIMES'': LA SUA CONSULENZA LEGALE PER IL FINANZIERE MINCIONE FINISCE NELL'INCHIESTA PER CORRUZIONE DEL VATICANO: I 200 MILIONI MESSI SUL TAVOLO DA MINCIONE PER PRENDERSI RETELIT ERANO DELLA SEGRETERIA DI STATO! - CONTE FIRMA IL SUO PARERE IL 14 MAGGIO 2018, QUANDO IL M5S AVEVA GIÀ STRAVINTO LE ELEZIONI E LUI ERA MINISTRO IN PECTORE PER LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE. DUE SETTIMANE DOPO DIVENTA PREMIER, ED ESERCITA IL GOLDEN POWER SU RETELIT, PROPRIO COME SERVIVA A MINCIONE, SUO COMMITTENTE

 

1. I RAPPORTI TRA CONTE E MINCIONE FINISCONO NELL'INCHIESTA DEL VATICANO

Dagonews - Un fondo di investimento che raccoglieva i soldi del Vaticano, al centro dell'inchiesta per corruzione finanziaria che ha scosso la Segreteria di Stato, era dietro a un gruppo di investitori che ingaggiò Giuseppe Conte – prima che diventasse premier – per lavorare a un affare che doveva chiudersi poche settimane prima dell'inizio del suo mandato.

giuseppe conte

 

Lo scrive il ''Financial Times'': Conte era un professore di Firenze poco conosciuto quando nel maggio 2018 (le elezioni erano già state stravinte dal M5s e lui era il candidato in pectore al ministero della Pubblica Amministrazione) gli fu chiesta una consulenza legale in favore di Fiber 4.0, un gruppo di azionisti che stava lottando per Retelit, una società di telecomunicazioni italiana.

RAFFAELE MINCIONE

 

L'investitore principale in Fiber 4.0 era l' Athena Global Opportunities Fund, finanziato interamente con 200 milioni della Segreteria di Stato di cui manager e proprietario era Raffaele Mincione. La fonte dei suoi fondi non fu mai rivelata durante la battaglia per il controllo di Retelit. Una volta sconfitto, Mincione pagò Conte in quanto esperto legale per ribaltare il risultato del voto.

 

Conte ha scritto il 14 maggio 2018, in un memo visionato dal FT, che il voto poteva essere annullato se Retelit fosse stata posta sotto ''golden power'', la regola che permette al governo italiano di bloccare il controllo straniero di società considerate strategiche per il Paese.

 

giuseppe conte luigi di maio foto lapresse

Due settimane dopo, Conte è stato nominato presidente del Consiglio, e dopo pochi giorni, il suo governo ha approvato un decreto che faceva esattamente quanto richiesto da Mincione. Però non basto' per ribaltare il risultato della disfida azionaria.

 

 

Rocco Casalino non ha risposto alle richieste del quotidiano, mentre Mincione dice di non aver mai conosciuto Conte, e che era stato ingaggiato da un altro studio legale che lavorava per il consorzio.

 

RAFFAELE MINCIONE

 

 

 

 

 

2. QUEL CONFLITTO D’INTERESSI DEL PREMIER CONTE SU RETELIT. IL GOVERNO ESERCITA I POTERI SPECIALI

Carlo Festa per https://carlofesta.blog.ilsole24ore.com/ dell'8 giugno 2018

 

 

 

Sul primo passo del nuovo governo del neo premier Giuseppe Conte in ambito finanziario e Tlc, c’e’ l’ombra di un possibile conflitto d’interesse. Ma vediamo i fatti.

 

Il nuovo Governo guidato da Giuseppe Conte ha deciso di esercitare la golden power su Retelit, che in Borsa oggi cede oltre il 4%. Lo ha deliberato il Consiglio dei Ministri che si e’ riunito nella serata di ieri sotto la presidenza del vice presidente Matteo Salvini. Nel dettaglio, l’esecutivo ha stabilito di “esercitare i poteri speciali con riferimento alla modifica della governance di Retelit derivante dall’assemblea dei soci del 27 aprile 2018, mediante l’imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attivita’ strategiche della societa’ nel settore delle comunicazioni”.

 

Mattarella con Giuseppe Conte

Nell’assemblea del 27 aprile e’ stato nominato il nuovo cda del gruppo tlc, con la conferma dei precedenti vertici: la lista che ha conquistato la maggioranza dei voti, battendo la Fiber 4.0 (cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione), era sostenuta dai libici di Bousval (Lybian Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm).

 

Ma il conflitto d’interessi dell’avvocato Conte è dietro l’angolo. Come ricostruito da Radiocor – proprio il premier Giuseppe Conte, meno di un mese fa (lo scorso 14 maggio), nell’esercizio della propria professione di avvocato aveva formulato un parere per la Fiber 4.0 (cioè la cordata perdente guidata dal finanziere Raffaele Mincione) sull’assunzione del controllo dei libici nell’assemblea del 27 aprile e sull’eventuale violazione degli obblighi stabiliti in materia di golden power. La conclusione? Perlomeno alla data dell’assemblea i libici avrebbero dovuto notificare, come previsto dalla disciplina della golden power, l’assunzione del controllo di Retelit poiche’ quest’ultima detiene asset strategici. Per questo, sempre secondo Conte, la delibera assembleare e le successive delibere del cda neo-eletto sono da considerarsi nulle.

RAFFAELE MINCIONE

 

Ora, non entrando nel merito tecnico-giuridico della vicenda, suona alquanto strano che un governo, come prima decisione in tema di finanza e come prima mossa nel mondo delle Tlc, eserciti un potere speciale su una vicenda dove il proprio premier era coinvolto fino a un mese fa (per conto della cordata perdente) da professionista e dove aveva pure percepito un compenso.

 

Infatti Fiber 4.0 aveva segnalato alla Presidenza del Consiglio che Bousval, Axxion e SVM hanno compiuto un’omissione, grave a parere di Fiber 4.0, non comunicando al governo italiano di avere ormai il controllo di Retelit. Nella battaglia a colpi di consulenze, l’avvocato Conte ha stilato il parere pro veritate e supportato le ragioni di Fiber 4.0: a suo dire, l’obbligo di notifica, come prevede la legge, alla Presidenza del Consiglio dei ministri c’era eccome, proprio in ragione del passaporto libico della Bousval. Lo stesso Conte avvertiva che il governo avrebbe potuto sanzionare la mancata comunicazione sul nuovo assetto di controllo di Retelit, ricordando anche che “in casi eccezionali di rischio (…) il Governo può opporsi, sulla base della stessa procedura, all’acquisto”.

Giuseppe Conte

 

Nel frattempo la replica del Cda non è tardata ad arrivare. Dopo la decisione del Governo di esercitare la golden power su Retelit, quest’ultima – attraverso una nota – precisa integralmente le disposizioni del decreto del Consiglio dei Ministri. Nel dettaglio, le condizioni e prescizioni nei confronti di Retelit prevedono innanzitutto “garantire la continuita’ del servizio e la funzionalita’ operativa della rete, assicurandone l’integrita’ e l’affidabilita’, attraverso adeguati piani di manutenzione e sviluppo”. In secondo luogo “assicurare l’elaborazione di programmi industriali e l’impiego di adeguati investimenti che garantiscano lo sviluppo e la sicurezza delle reti”; in terzo luogo “tutelare tramite idonei strumenti e strutture organizzative aziendali, la sicurezza fisica e logica della rete su tutto il territorio nazionale al fine di garantire la piena operativita’”. Infine “mantenere stabilmente sul territorio nazionale le funzioni di gestione e sicurezza delle reti”.

giuseppe conte rocco casalino

 

Al proposito, Retelit rende noto che “le condizioni e prescrizioni sopra menzionate riguardano attivita’ che vengono gia’ regolarmente svolte dalla societa’ nello svolgimento della propria attivita’ ordinaria, la quale è altresi’ titolare di certificazioni nazionali ed internazionali”. Di conseguenza, la società ritiene che “l’applicazione delle predette misure non comportera’ costi e investimenti aggiuntivi ne’ restrizioni di carattere operativo e/o commerciale rispetto a quanto considerato nel piano industriale”. Insomma, sono gia’ osservate prescrizioni in tema di Golden power.

 

 

 

3.  RETELIT, LA GUERRA COL GOVERNO E LA SFIDA DI MINCIONE

Luigi Pereria per www.startmag.it del 14 giugno 2018

carlino di ruzza mauriello tirabassi sansone indagati in vaticano

 

 

Guerra legale fra Retelit e governo che si affianca alla disfida finanziaria tra azionisti di maggioranza e socio di minoranza (Mincione) sempre scalpitante.

 

Ecco le ultime novità.

 

CHE COSA HA DECISO IL CDA DI RETELIT

Il consiglio di amministrazione di Retelit ieri ha deliberato di “dare mandato ai propri legali di impugnare nelle competenti sedi giurisdizionali il provvedimento dello scorso 7 giugno 2018 con il quale la Presidenza del Consiglio dei Ministri – a seguito della notifica effettuata in via meramente prudenziale e cautelativa dalla Società successivamente all’assemblea ordinaria degli azionisti tenutasi 27 aprile – ha esercitato i poteri speciali previsti dall’articolo 2 del c.d. Decreto Golden Power”. La società conferma, inoltre, quanto già reso noto al mercato con il proprio comunicato dell’8 giugno e cioè che l’adozione del provvedimento non comporta in ogni caso per il Gruppo Retelit costi o investimenti sulla rete ulteriori rispetto a quelli già programmati nell’esercizio della propria attività, né mutamenti o restrizioni della strategia operativa e commerciale delineata nel piano industriale del Gruppo.

 

COSA FA LA SOCIETÀ

L’infrastruttura in fibra ottica di Retelit al 31 marzo 2018 si sviluppa per circa 12.500 chilometri (equivalente di circa 231.000 km di cavi in fibra ottica), di cui 68.000 km situati in MAN) e collega 9 Reti Metropolitane e 15 Data Center in Italia, inclusa la Cable Landing Station di Bari. Con circa 3.583 siti On-Net, di cui 2.371 siti cliente, 710 torri di telecomunicazione, 447 cabinets e 40 Data Center raggiunti, la rete di Retelit si estende, inoltre, anche oltre i confini nazionali con collegamenti ai maggiori PoP europei, inclusi Francoforte, Londra, Amsterdam e Parigi.

 

CHE COSA È SUCCESSO NELL’ASSEMBLEA DI RETELIT

RETELIT

Nell’assemblea del 27 aprile è stato nominato il nuovo cda del gruppo tlc, con la conferma dei precedenti vertici: la lista che ha conquistato la maggioranza dei voti, battendo la Fiber 4.0 (cordata guidata dal finanziere Raffaele Mincione presente nell’azionariato anche di Banca Carige), era sostenuta dai libici di Bousval (Lybian Post Telecommunications) e dai tedeschi di Axxion, sotto il coordinamento di Shareholder Value Management (Svm). In sostanza, l’assemblea non capisce il motivo di cambiare il management che porta in dote il primo dividendo della storia della società: la lista della continuità ottiene il consenso del 42% del capitale, la cordata sfidante si ferma al 24%.

 

Contenuti sponsorizzati da

LA DECISIONE DEL GOVERNO CONTE

Il nuovo governo M5S-Lega guidato da Giuseppe Conte ha deciso di esercitare la golden power su Retelit, come ha deciso la scorsa settimana il consiglio dei ministri. Infatti l’esecutivo ha stabilito di “esercitare i poteri speciali con riferimento alla modifica della governance di Retelit derivante dall’assemblea dei soci del 27 aprile 2018, mediante l’imposizione di prescrizioni e condizioni volte a salvaguardare le attività strategiche della società nel settore delle comunicazioni”.

 

I DETTAGLI DELLA DECISIONE DEL GOVERNO

Il 7 giugno, col nuovo inquilino di Palazzo Chigi in volo per il G7, la Presidenza del consiglio emana il decreto che applica a Retelit il golden power, dichiarandone strategiche le attività. Ma attiva l’articolo 2 della legge (non l’articolo 1 su difesa e sicurezza nazionale) che prescrive adempimenti ai quali la società dice già di non sottrarsi. Siccome – secondo le indiscrezioni di mercato – i legali di Mincione studiano tra le pieghe del decreto come riaprire la partita, il cda Retelit – come detto – ieri ha deciso comunque di ricorrere per via legale.

MONSIGNOR ANGELO BECCIU

 

LA POSIZIONE DOPPIA DELL’AVVOCATO E PREMIER CONTE

Va anche ricordato che – come ricostruito nei giorni scorsi da Radiocor – proprio il premier Conte, meno di un mese fa (lo scorso 14 maggio), nell’esercizio della propria professione di avvocato aveva formulato un parere di parte (e non pro veritate) per la Fiber 4.0 sull’assunzione del controllo dei libici nell’assemblea del 27 aprile e sull’eventuale violazione degli obblighi stabiliti in materia di golden power. Ma il presidente del Consiglio Conte con la golden power ha preso una decisione diversa dalla posizione assunta dall’avvocato Conte.

 

LO STATO DELL’ARTE

Quali erano e quali sono dunque le mire del finanziere? Mincione, in altri termini, ha provato invano a fermare il voto agitando lo spettro del golden power per congelare i libici e sventolando i pareri legali di Gianni-Origoni e di Giuseppe Conte, che ancora nessuno immaginava sarebbe diventato il futuro premier. Il nuovo cda – con i libici e Ferrari – conferma Pardi e Protto e per precauzione notifica il “cambio di governance” a chi di dovere.

 

SCENARI E PROSPETTIVE SECONDO IL SOLE 24 ORE

Scrive oggi il Sole 24 Ore in un articolo di approfondimento a cura di Antonella Olivieri: “Nel frattempo il titolo è sceso sotto 1,7, Fiber 4.0 ha in carico la quota a 1,75 euro, finanziata almeno in parte a debito secondo il tam tam di Borsa.

 

angelo becciu papa francesco 1

A fine anno scade un’opzione per rilevare un ulteriore 3,5%. Intanto però a settembre potrebbe aprirsi il data room di BT Italia, che la cordata Mincione aveva messo nel mirino, tant’è che all’inizio al posto di Talotta aveva pensato a Corrado Sciolla, l’presidente per le attività europee dell’operatore britannico. Pure Retelit è interessata, ma l’ad Protto pensa anche a come sviluppare il business, ipotizzando una collaborazione con Sparkle (al cui timone è tornato Riccardo Delleani) per servizi da offrire in comune alle aziende, laddove affiora il cavo sottomarino, e diventare così competitivi con le aree del Mediterraneo – vedi Marsiglia – che si sono già attrezzate.

 

L’idea insomma è di costruire il “terminal” intorno alla pista di atterraggio. In campo anche Irideos, il polo dei servizi corporate di F2i, che a BT Italia guarda, a Retelit non più perchè un’Opa sarebbe troppo onerosa. Domani, chissà, se ci sarà la società della rete, magari anche piccola e grande Telecom potrebbero finire sotto lo stesso tetto. Ma è una prospettiva di anni e a Retelit, nel frattempo, potrebbe ancora succedere di tutto”.

 

 

 

Ultimi Dagoreport

xi jinping donald trump vladimir putin

DAGOREPORT - LA CERTIFICAZIONE DELL'ENNESIMO FALLIMENTO DI DONALD TRUMP SARÀ LA FOTO DI XI JINPING E VLADIMIR PUTIN A BRACCETTO SULLA PIAZZA ROSSA, VENERDÌ 9 MAGGIO ALLA PARATA PER IL GIORNO DELLA VITTORIA - IL PRIMO MENTECATTO DELLA CASA BIANCA AVEVA PUNTATO TUTTO SULLO "SGANCIAMENTO" DELLA RUSSIA DAL NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA: LA CINA - E PER ISOLARE IL DRAGONE HA CONCESSO A "MAD VLAD" TUTTO E DI PIU' NEI NEGOZIATI SULL'UCRAINA (COMPRESO IL PESTAGGIO DEL "DITTATORE" ZELENSKY) - ANCHE SUI DAZI, L'IDIOTA SI È DOVUTO RIMANGIARE LE PROMESSE DI UNA NUOVA "ETA' DELL'ORO" PER L'AMERICA - IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO HA COMPIUTO COSI' UN MIRACOLO GEOPOLITICO: IL REGIME COMUNISTA DI PECHINO NON È PIÙ IL DIAVOLO DI IERI DA SANZIONARE E COMBATTERE: OGGI LA CINA RISCHIA DI DIVENTARE LA FORZA “STABILIZZATRICE” DEL NUOVO ORDINE GLOBALE...

alfredo mantovano gianni de gennaro luciano violante guido crosetto carlo nordio alessandro monteduro

DAGOREPORT – LA “CONVERSIONE” DI ALFREDO MANTOVANO: IL SOTTOSEGRETARIO CHE DOVEVA ESSERE L’UOMO DI DIALOGO E DI RACCORDO DI GIORGIA MELONI CON QUIRINALE, VATICANO E APPARATI ISTITUZIONALI (MAGISTRATURA, CORTE DEI CONTI, CONSULTA, SERVIZI. ETC.), SI È VIA VIA TRASFORMATO IN UN FAZZOLARI NUMERO 2: DOPO IL ''COMMISSARIAMENTO'' DI PIANTEDOSI (DOSSIER IMMIGRAZIONE) E ORA ANCHE DI NORDIO (GIUSTIZIA), L’ARALDO DELLA CATTO-DESTRA PIÙ CONSERVATRICE, IN MODALITA' OPUS DEI, SI E' DISTINTO PER I TANTI CONFLITTI CON CROSETTO (DALL'AISE AI CARABINIERI), L'INNER CIRCLE CON VIOLANTE E GIANNI DE GENNARO, LA SCELTA INFAUSTA DI FRATTASI ALL'AGENZIA DI CYBERSICUREZZA E, IN DUPLEX COL SUO BRACCIO DESTRO, IL PIO ALESSANDRO MONTEDURO, PER “TIFO” PER IL “RUINIANO” BETORI AL CONCLAVE...

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)