letta bettini calenda

GIUSTIZIA DELLE MIE TRAME – MENTRE IL TRIO CONTE-TRAVAGLIO-BONAFEDE PUNTA A FAR SALTARE IL TESTO DI RIFORMA BY CARTABIA MAGARI COL SOSTEGNO DI UNA PARTE DEL PD, RICICCIA GOFFREDO BETTINI (QUELLI DI "O CONTE O VOTO") CHE APRE AL REFERENDUM DI RADICALI E LEGA MA RICEVE UN BRUSCO ALT DA  LETTA CHE SOSPETTA CHE SIA UN MODO PER INDEBOLIRE IL GOVERNO: “IL REFERENDUM NON VA DA NESSUNA PARTE”

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/assalto-riforma-giustizia-by-cartabia-ndash-trio-272262.htm

 

Marcello Sorgi per “La Stampa”

 

ENRICO LETTA IN BICICLETTA SUL LITORALE PISANO - PH MASSIMO SESTINI

Dopo l'ormai famosa abiura della gogna giudiziaria da parte dell'ex capo politico e ministro degli Esteri Di Maio, e dopo l'invito di Salvini a Di Maio ad aderire ai referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali è arrivato del tutto inatteso un appello di Bettini, guru dell'ex segretario del Pd Zingaretti, al suo partito ad impegnarsi per gli stessi referendum.

 

Che prevedono - va ricordato - la separazione delle carriere tra pm e magistratura giudicante, la responsabilità civile dei giudici in caso di sentenze sbagliate, la custodia cautelare, l'abolizione della legge Severino che prevede l'esonero dai pubblici uffici per politici condannati per corruzione, l'indicazione dei membri laici nei consigli giudiziari.

 

giuseppe conte alle agora di bettini

Pur non aderendo pienamente a tutte le proposte, Bettini, che parla a titolo personale, ritiene che il Pd non dovrebbe rifiutarle in blocco. Come motivazione della sua scelta, Bettini porta le numerose condanne ingiuste subite, non solo dall'ex sindaco di Lodi Uggetti, divenuto pietra dello scandalo, ma di altri esponenti del PCI e non solo: «da Bassolino che ha ottenuto 19 assoluzioni dopo un travaglio di anni a Virginia Raggi.

 

ENRICO LETTA - PH MASSIMO SESTINI

Dal governatore della Calabria Oliverio al braccio destro di Bersani, Filippo Penati. Da quella così pesante al mio amico fraterno Nichi Vendola, un vero galantuomo, a quella di un mio avversario politico, che appunto ho considerato sempre un politico e non un criminale, come Gianni Alemanno». È, una novità notevole, anche questa, accolta da sinistra dall'ex governatore della Toscana Rossi, esponente di LeU.

 

Non foss'altro perché il Pd, nella sua anima comunista (dalla quale per altro Bettini proviene) non ha mai provato entusiasmo per le consultazioni referendarie, così come in quella Dc, con l'eccezione dei referendum elettorali promossi da Segni, poi uscito dallo Scudocrociato dopo i clamorosi risultati che diede-ro origine alla Seconda Repubblica.

 

BETTINI RENZI 3

Senza tornare fino a Togliatti e ai tempi del dibattito alla Costituente, basterà ricordare l'impegno di Bufalini, dirigente comunista considerato tra i più vicini a Berlinguer, oltre il Portone di bronzo in Vaticano, a trattare fino all'ultimo con i cardinali per evitare lo storico voto sul divorzio del '74.

 

LETTA ADDIO AL GIUSTIZIALISMO "SE NON ADESSO, QUANDO?"

Fabio Martini per “la Stampa”

 

MARTA CARTABIA

Enrico Letta lo sa. L' ormai ineluttabile "Grande Riforma" della giustizia sarà un passaggio stretto per il suo Pd, che resta pur sempre il "partito delle Procure" e però dice a "La Stampa": «Se non ora, quando? Siamo davanti ad un' occasione irripetibile per superare una contrapposizione trentennale tra opposte fazioni: abbiamo un ministro della Giustizia che è garanzia di autonomia dalle parti e un presidente del Consiglio come Draghi». E a "Porta a Porta" dice: «Li invito ad essere molto determinati».

 

Per superare le tante resistenze (quelle interne e quelle corporative) ma anche il pressing dei sei referendum Lega-Radicali, Letta pensa di far leva nelle prossime settimane su un doppio vincolo esterno, che può favorire riforme in altrimenti impensabili.

 

Il primo "aiuto" Letta lo vede nella crisi di credibilità della magistratura. Certo, lui non la chiama così ma vi allude: «L' immagine uscita dalle scandalose notizie sulle vicende del Csm, è uno stimolo in più».

BETTINI RENZI 1

 

Il secondo vincolo esterno è quello che di solito si sintetizza col famoso «ce lo chiede l' Europa». Spinta stringente perché senza riforme strutturali, in questo caso quella della giustizia civile, la Commissione europea potrebbe decidere di chiudere i rubinetti del Recovery.

 

Ma non è sulla giustizia civile che si gioca la "qualità" delle riforme in gestazione. Dopo una serie di incontri con i suoi tecnici, Letta ha deciso di collocare il Pd su una linea che prevede uno scambio: il sostegno a norme tese a ridurre la giustizia spettacolo, il protagonismo dei pm e la loro insindacabilità, ma al tempo stesso la chiusura su qualsiasi ipotesi che riguardi il grande tabù: la separazione delle funzioni tra magistratura inquirente e magistratura giudicante, nodo che invece è chiamata in causa dal quesito referendario più significativo tra quelli depositati ieri in Cassazione.

 

E che richiama una questione a suo tempo posta da Giovanni Falcone, che disse: «Il pm non deve avere nessun tipo di "parentela" con il giudice che invece deve stagliarsi come figura al di sopra delle parti. In realtà avendo formazione e carriere unificate, con destinazioni e ruoli intercambiabili, giudice e pm sono indistinguibili».

goffredo bettini

 

Come prevede un' autentica "autorità" in materia di giustizia, Enrico Costa di Azione, «alla fine Pd non mollerà» sulla battaglia che stava a cuore a Falcone e d' altra parte Letta, pur non essendo mai stato un giustizialista, conosce le "connessioni" del suo partito e dei due nuclei che lo hanno preceduto.

 

I vertici del Pci e della sinistra Dc, pur investiti da indagini su singoli esponenti, non furono mai colpiti dal teorema del «non potevano non sapere» e lo stesso trattamento privilegiato ha finito per riguardare il Pd, che infatti è sempre stato il partito più attento a non intaccare prerogative e poteri, in particolare della magistratura inquirente.

 

In vista dei tre "vagoni" che il governo invierà in Parlamento (giustizia civile, penale, Csm), Letta ha avallato correzioni destinate a limitare la giustizia-spettacolo (circoscrivendo le conferenze stampa), spegnere la tentazione al protagonismo dei pm (limitare l' avvio dei procedimenti soltanto se esiste una ragionevole certezza di ottenere una condanna), prevenire l' insindacabilità (valutare gli inquirenti anche sulla frequenza di "insuccessi" dei loro processi), rivedere alcune regole elettorali per il Csm (elezioni parziali, ogni due anni, per scoraggiare eventuali accordi precostituiti).

presentazione dei referendum sulla giustizia promossi da lega e partito radicale

 

Una mano al Letta anti-giustizialista viene da uno dei capofila della sinistra interna, Goffredo Bettini, con argomenti inediti a sinistra: «Non c' è una vera consapevolezza del carattere "terribile" del potere giudiziario. Della sua dimensione, difficile da verificare, umorale ed esposta alle pressioni esterne o alle convinzioni personali di chi deve decidere. Non c' è sufficiente cognizione di quanto l' accertamento della colpa, sia esposta all' errore; per sua stessa natura, in quanto, in ogni caso, è il frutto dell' imperfezione degli esseri umani dalla quale scaturisce».

 

Ma Bettini apre ai referendum: «Non posso rimanere indifferente rispetto ai quesiti se spingeranno in avanti il dibattito». Letta sospetta sia un modo per indebolire il governo e dice: «Il referendum non va da nessuna parte e non è neanche uno strumento di pressione».

travaglio conte

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO