INGROIA QUESTO! - DISTRIBUITI SU ALMENO 70 DEPOSITI I SOLDI CHE BERLUSCONI HA VERSATO NEGLI ULTIMI DIECI ANNI A DELL'UTRI - IN ALCUNI CASI DELL’UTRI SI E’ TRASFORMATO IN UNA SORTA DI MEDIATORE CON LE COSCHE? – I PM DI PALERMO VOGLIONO SILVIO CHE NON È PIÙ A PALAZZO CHIGI E RISCHIA L’ACCOMPAGNAMENTO COATTO - MERCOLEDÌ PROSSIMO. ASPETTANO MARINA B.: LA SUA MOSSA SERVIRÀ A FAR COMPRENDERE QUALE LINEA SI È DECISO DI SEGUIRE….

Fiorenza Sarzanini per il Corriere

Sono stati distribuiti su decine di conti i soldi che Silvio Berlusconi ha versato negli ultimi dieci anni a Marcello Dell'Utri. Si tratta di almeno settanta depositi che gli specialisti del nucleo valutario della Guardia di Finanza stanno adesso analizzando per stabilire se queste operazioni possano nascondere anche il passaggio di denaro a prestanome di boss mafiosi.

E dunque verificare l'ipotesi dell'accusa secondo la quale il senatore non sarebbe l'unico terminale delle elargizioni dell'ex presidente del Consiglio, ma in alcuni casi possa essersi trasformato in una sorta di mediatore con le cosche dopo la morte di Vittorio Mangano e Gaetano Cinà.

Anche tenendo conto che soltanto una parte dei fondi sono stati girati alla moglie, ai figli e ad altri familiari del politico. E non escludendo la possibilità che la scelta di trasferire undici milioni di euro a Santo Domingo servisse proprio a far perdere le tracce di una somma destinata pure ad altre persone.

La prima relazione consegnata dagli investigatori ai pubblici ministeri ricostruisce nel dettaglio le «entrate» ed evidenzia come le elargizioni di Berlusconi comprendano, oltre ai circa 40 milioni in contanti, anche circa 7 miliardi di lire in titoli ceduti tra 1989 e il 1995. Un ulteriore tassello che lo stesso ex premier e sua figlia Marina sono stati chiamati a chiarire, anche se appare difficile che la prossima settimana si presenteranno per essere interrogati dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dal sostituto Nino Di Matteo, titolari dell'inchiesta.

I BONIFICI IN ENTRATA
Secondo il rapporto della Finanza, il primo versamento risale al 1989: titoli per 700 milioni di lire. L'anno dopo la cessione di obbligazioni ha un valore ben più alto, pari a due miliardi di lire. Altri 760 milioni arrivano nel 1991 e 302 nel 1993. Nel 2005 la stessa modalità viene utilizzata per far transitare ulteriori obbligazioni in due tranche da un miliardo e mezzo di lire.

Nel 2000 si passa ai contanti. Berlusconi ordina due bonifici in favore di Dell'Utri da 3 milioni e mezzo di euro e da 2 milioni e 700 mila euro. Nel 2003 ci sono due versamenti effettuati lo stesso giorno rispettivamente da 362 mila euro e da 755 mila euro che partono da un conto sul quale possono operare lo stesso Berlusconi e la figlia Marina.

Sono state le indagini condotte dalla Procura di Roma sulla cosiddetta «P3» a rivelare altri passaggi di soldi. E il risultato di quelle verifiche è stato poi trasmesso ai colleghi siciliani. Nel 2008 il senatore riceve dal leader del Popolo della libertà un milione e mezzo di euro. Tre anni dopo c'è un'ulteriore impennata nelle elargizioni: prima un milione di euro bonificato nel febbraio 2011 e poi sette milioni di euro fatti arrivare sullo stesso deposito nel marzo 2011. In entrambi i casi è l'Uif, l'Unità di informazione finanziaria di Bankitalia, a segnalare le operazioni sospette.

E un «avviso» arriva anche qualche mese fa, quando Berlusconi versa 15 milioni di euro a saldo per l'acquisto della villa sul lago di Como valutata 21 milioni di euro. Un affare che Dell'Utri perfeziona trasferendo circa undici milioni di euro nella Repubblica Dominicana. E - questo dicono gli accertamenti già effettuati - recandosi personalmente oltreoceano. Un viaggio che adesso finisce al centro delle indagini per scoprire se servisse a incontrare qualcuno che doveva poi ottenere una parte di quei soldi.

I MOVIMENTI IN USCITA
Secondo le prime verifiche, Dell'Utri riceve il denaro nella maggior parte dei casi e si adopera per trasferirlo al più presto dai suoi conti. E lo fa seguendo modalità che nella stessa relazione della Guardia di Finanza vengono definite «sospette». Nel 2010 dallo stesso conto corrente dove sono arrivati gli otto milioni di euro di Berlusconi «vengono effettuati 474 movimenti per un totale di un milione e 829 mila euro».

Uscite frazionate anche l'anno dopo con «190 movimentazioni per un totale di 10 milioni e 718 mila euro». Chi sono i beneficiari di queste somme? Una parte la ricevono i familiari, il resto arriva invece a persone e società sulle quali sono tuttora in corso le verifiche.

I controlli hanno già consentito di scoprire che «10 mila euro li riceve Chiara Dell'Utri, 60 mila Marco Dell'Utri e 80 mila Alberto Dell'Utri». Si tratta però di una goccia nel mare. Il problema riguarda il resto delle elargizioni, quel fiume di soldi che viene diviso in mille rivoli e che, come sottolinea uno degli investigatori, «si disperde in una maniera solitamente utilizzata per il riciclaggio di fondi illeciti».

Un sospetto alimentato dalla scelta del senatore di emettere tra il 2005 e il 2010 157 assegni, tutti di importi non superiori a 10 mila euro, per un totale che supera il milione e mezzo di euro e per la maggior parte dei quali non è stato possibile identificare il beneficiario. Nella sua relazione la Finanza evidenzia «l'operatività particolarmente significativa» e la necessità di svolgere ulteriori controlli.

IL RIFIUTO DEI TESTI
Su tutto questo dovranno fornire spiegazioni Berlusconi e la figlia, ma al momento appare improbabile che decidano di rispondere alla convocazione. La data per l'interrogatorio era stata fissata al 16 luglio però l'avvocato Niccolò Ghedini ha fatto sapere che l'ex premier era impegnato in una riunione in materia di economia a villa Gernetto e che Marina Berlusconi si trovava all'estero. Aveva chiesto di poter rinviare l'appuntamento precisando comunque che Berlusconi avrebbe accettato soltanto un incontro fissato a Roma.

La stessa strategia era stata utilizzata lo scorso anno quando il leader del Pdl era ancora capo del governo e fu chiamato a testimoniare dai magistrati napoletani che indagavano sul presunto ricatto di Gianpaolo Tarantini e Walter Lavitola. Anche in quel caso chiese un incontro nella capitale, ma dopo numerosi rinvii comunicò che non avrebbe accettato di rispondere alle domande dei pubblici ministeri.

Ora però non è più a Palazzo Chigi e il rischio è che venga disposto il suo accompagnamento coatto. Qui a Palermo si attende che cosa accadrà mercoledì prossimo. Quel giorno è fissato l'interrogatorio di Marina Berlusconi: la sua mossa servirà a far comprendere quale linea si è deciso di seguire.

 

 

palazzo di giustizia palermoFamiglia Berlusconi Eleonora Piersilvio MArina Silvio BArbara Luigi ANTONINO INGROIA E FRANCESCO MESSINEO FRANCESCO MESSINEO CAPO DELLA PROCURA DI PALERMOberlusconi previti dellutri DellUtri e Berlusconi Berlusconi bacia Dell'UtriMarina Berlusconi da LiberoAntonio IngroiaBerlusconi nel con Marcello DellUtri Berlusconi nel con Marcello DellUtri marina berlusconi

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTRA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...