mario draghi mandraghi mandrake

ITALIA, “WHATEVER IT TAKES”! – LA STORIA DEL GOVERNO DI MARIO DRAGHI È COMINCIATA CON DUE CASSETTI VUOTI LASCIATI IN EREDITÀ DA CONTE & ARCURI: A FEBBRAIO NON C’ERA UN RECOVERY PLAN DECENTE NÉ UN PIANO ORGANICO PER I VACCINI – SONO PASSATI CENTO GIORNI, GLI ITALIANI VEDONO LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL DEL CORONAVIRUS E SPERANO CHE I MILIARDI IN ARRIVO DA BRUXELLES CAMBINO UNA VOLTA PER TUTTE QUESTO DISGRAZIATO PAESE

Fabio Martini per “La Stampa”

 

i posti di daddy draghi 6

La storia è iniziata con la scoperta di due cassetti vuoti. È domenica 14 febbraio, i ministri del governo Draghi hanno giurato il giorno prima e il nuovo presidente del Consiglio parla al telefono con Paolo Gentiloni.

 

Il Commissario agli Affari economici della Ue confessa lo stato dell' arte sul Recovery plan: «Sulla qualità delle riforme e anche sulle procedure di attuazione, la strada da fare è tanta.». Il messaggio è chiaro: le premesse del Piano ci sono, ma sui due punti decisivi per attivare i fondi di Bruxelles - riforme strutturali e cronoprogramma - di fatto siamo all' anno zero.

ivan draghi

 

In quelle stesse ore lo staff della Presidenza setaccia carte e file, ma scopre che, a parte le futuribili primule di Arcuri, un piano organico per i vaccini non esiste. Di quelle due premature scoperte Mario Draghi non parlerà mai in pubblico, ma la storia del suo governo è iniziata da quei vuoti: i successivi cento giorni, la cui ricorrenza cade il 24 maggio, sono stati dedicati quasi unicamente nel rincorrere le due grandi emergenze: il Covid e il Pil.

 

mario draghi giuseppe conte

Una rincorsa all' insegna del «whatever it takes», parola d' ordine che il presidente è stato attento a non inflazionare, anche se il «costi quel che costi» è diventato un mantra per collaboratori e ministri: nei primi tre mesi il volto imperturbabile e le battute sulfuree di Mario Draghi hanno coperto ansie, accelerazioni, assilli, dubbi. Mai trapelati all' esterno, ma sempre vigili.

 

DOMENICO ARCURI GIUSEPPE CONTE

I primi cento giorni di ogni governo sono spesso occasione per consuntivi rituali e disconnessi dal "prototipo" (i poderosi primi tre mesi del 1933 del presidente americano Franklin Delano Roosevelt), eppure nel caso dell' esecutivo Draghi proprio la corsa contro il tempo è diventata "il" mantra.

 

Era stato bruciante anche l' incarico di formare il governo, conferito la sera del 3 febbraio dal Capo dello Stato: gli azionisti della precedente maggioranza - Giuseppe Conte e Nicola Zingaretti - non avevano visto arrivare il "treno" e nelle prime ore erano restati in silenzio. Dopo il giuramento del 13 febbraio il governo Draghi si aggiudica un record originale: esprime la terza diversa maggioranza in una stessa legislatura.

 

conte zingaretti

 

Mai accaduto nella storia della Repubblica e neppure nella storia delle democrazie occidentali. Per contentare i partiti che ne fanno parte (5 Stelle, Lega, Forza Italia, Pd, Italia Viva, Leu) Draghi allenta i cordoni: i ministri sono 22. Due in più del Conte 2, quattro in più del Monti, sei in più del Renzi: assieme al governo Letta, quello di Draghi è l' esecutivo più affollato dell' ultimo decennio.

 

Nelle prime settimane, confessa un ministro, «l' autentico assillo del presidente è stato il piano vaccini, non c' è stato quasi altro». Draghi comunica subito ai collaboratori che va cambiata l' intera catena di comando della lotta al Covid. Appena sei giorni dopo il voto delle Camere, chiama alla Protezione civile l' ingegner Fabrizio Curcio e incarica il ministro della Difesa Lorenzo Guerini di trovare il militare italiano «più bravo nella logistica».

 

francesco paolo figliuolo fabrizio curcio

 

Ed è di nuovo blitz: il primo marzo viene congedato Domenico Arcuri e nominato sul campo il generale degli alpini Francesco Paolo Figliuolo. Dopo due settimane di assedio da parte dei media il generale cede a Fabio Fazio: preceduto dagli inconfessabili tremori di palazzo Chigi sulla "tenuta" televisiva, Figliuolo si presenta negli studi di "Che tempo che fa" in divisa e accompagnato da un corteo di mostrine sul petto.

 

SILVIO BRUSAFERRO FRANCO LOCATELLI

Il mix spiazza: è marziale ma ad un certo punto dice: «Basta buttare dosi, chiunque passa va vaccinato!». Il 17 marzo rivoluzione anche al Comitato tecnico-scientifico, che a palazzo Chigi considerano carente di competenze e pletorico nelle presenze. Il potere esternatorio viene consegnato alle voci di Silvio Brusaferro e Franco Locatelli .

 

Ma al di là della sicurezza ostentata in pubblico (il «rischio calcolato» di Draghi) a palazzo Chigi le palpitazioni proseguono sino al giorno in cui il generale comunica: «Abbiamo inoculato 497.993 dosi!». Raccontano che Draghi, sempre parco nel pathos, qual giorno abbia sorriso più del solito.

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

 

E' il 30 aprile: al piano nobile di Chigi lo considerano il giorno della vera svolta: è allora che si accende la speranza di questi giorni. Tre giorni prima il Parlamento aveva dato il via libera al Pnnr, il piano per accedere ai fondi europei. Gestione ristretta: supervisione di Mario Draghi e del ministro dell' Economia Daniele Franco, stesura di sette, otto esperti di Chigi e del Mef.

 

Cento giorni senza traumi ma non privi di scosse. Come il richiamo di Draghi a tu per tu a Salvini sulla lealtà di maggioranza. O la comunicazione a Conte della nomina di Elisabetta Belloni alla guida dei Servizi (con l' ex premier che avrebbe denunciato un «colpo basso»).

ELISABETTA BELLONI

Ma in conferenza stampa la grande sicurezza di sé ha portato Draghi ad esprimersi con espressioni colloquiali che, in un caso almeno, hanno aperto la strada ad un incidente diplomatico. L' 8 aprile definisce «dittatore» il presidente turco Erdogan: dietro le quinte la ferita non è stata ancora suturata.

 

Per Draghi cento giorni all' insegna di un understatement che lo ha tenuto distante dagli auto-elogi alla Conte, anche se nella sua ultima esternazione pubblica si è concesso una licenza: «In varie occasioni della mia vita mi hanno chiesto: "Come pensi di farcela?".

ceres draghi

Beh, insomma, abbastanza spesso ce l' ho fatta io, e stavolta ce la farà il governo».

francesco paolo figliuolo fabrizio curcio 1

draghi poppins

cesare battisti e mario draghidrag queen

Ultimi Dagoreport

a lume di candela federica panicucci fabio rovazzi tommaso cerno pio e amedeo elonoire casalegno barbara d urso

DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E AMADEO SU CANALE5 IN PRIMAVERA - FEDERICA PANICUCCI CONDURRÀ CAPODANNO IN MUSICA" SU CANALE 5: AL SUO FIANCO POTREBBE TORNARE FABIO ROVAZZI. TRA I DUE, L’ANNO SCORSO, NON ERA SCATTATA LA SCINTILLA - SI CERCA CONDUTTORE SOVRANISTA PER NUOVO TALK DI RAI2: POTREBBE ESSERE COINVOLTO IL MELONIANO CERNO - RAI1 E CANALE 5 COPRIRANNO I LORO BUCHI “SPOSTANDO” IN PRIMA SERATA “AFFARI TUOI”, “L’EREDITÀ” E "LA RUOTA DELLA FORTUNA" - ELENOIRE CASALEGNO SI PAPPA DUE NUOVE CONDUZIONI - NELLA REDAZIONE DI ''LIBERO'' ESPLODE IL “TAXI GATE” - UNA VIVACE SIGNORINA STA CERCANDO DI VENDERE A DIVERSI GIORNALI, PROVE ALLA MANO, LA SUA "RELAZIONE SEGRETA" CON L'ATTACCANTE FIDANZATISSIMO. INDIZIO: LUI GIOCA IN UNA SQUADRA DI ALTA CLASSIFICA IN SERIE A E IN NAZIONALE. DI CHI SI TRATTA?

luca matilde bernabei sandokan can yaman

DAGOREPORT – IL TRIONFO DI “SANDOKAN” SU RAI1 FA GODERE LA LUX VIDE MA I FRATELLI BERNABEI, LUCA E MATILDE, BRINDANO SEPARATI – LUCA, CHE E’ COLUI CHE FORTEMENTE VOLUTO RIPORTARE IN TV LO SCENEGGIATO E LO HA PRODOTTO, A MAGGIO SCORSO HA LASCIATO LA FU SOCIETA’ DI FAMIGLIA (FONDANDO LA SUA “OHANA) – DI LUCA NON C’E’ TRACCIA NEI COMUNICATI ED ERA ASSENTE SIA ALL’ANTEPRIMA CHE ALLA CONFERENZA STAMPA – VUOI VEDERE CHE GLI SCAZZI DI FAMIGLIA FANNO PIU’ MALE DELLA “TIGRE DI MOMPRACEM”? AH, SAPERLO…

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...