mattarella macron meloni

A ROTTA DI COLLE – L’OPERAZIONE DIPLOMATICA DI MATTARELLA CON MACRON PER FAR RIENTRARE IL CASO MIGRANTI DOPO LO STRAPPO TRA IL TOY BOY DELL’ELISEO E LA MELONI – IL CAPO DELLO STATO, CHE DEFINISCE L'EUROSCETTICISMO "VIRUS", HA FATTO FILTRARE QUALCHE CONSIGLIO A DONNA GIORGIA ATTRAVERSO IL MINISTRO DEGLI ESTERI, ANTONIO TAJANI, IL QUALE L'HA ACCOMPAGNATO NELLA VISITA IN OLANDA CONCLUSA IERI – IL DAGOREPORT E L’AUT AUT ALL’ARMATA DEI MELONI MARCI..

https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/quanto-tempo-occorre-ancora-salvini-affondare-anche-governo-meloni-331725.htm

 

Marzio Breda per il Corriere della Sera

 

sergio mattarella emmanuel macron

«Sfide drammatiche incombono sull'Unione europea, serve fiducia reciproca... Da costruire con pazienza».

Ecco la formula con cui sintetizzare il pensiero di Sergio Mattarella sulla crisi plurale che investe l'Ue. Non è una profezia della catastrofe, la sua, mitigata dall'appello a darsi credito l'un l'altro. È semmai un'espressione di realismo, dietro il quale sta anche il guaio dello strappo sui migranti tra Francia e Italia.

 

Uno scontro che ha spinto molti a chiedersi se il capo dello Stato non sia intervenuto (magari con una telefonata) sull'inquilino dell'Eliseo, per indurlo a recedere dalla dura presa di posizione contro il nostro governo sul caso della Ocean Viking. Non l'ha fatto, almeno finora, per due motivi:

1) perché il precedente da tutti citato, quello della trasferta grillina su suolo francese per solidarizzare in piazza con i più estremisti dei Gilet gialli era assai più grave, avendo coinvolto un vicepremier (Di Maio) ed essendo culminata con il richiamo a Parigi dell'ambasciatore d'Oltralpe;

emmanuel macron sergio mattarella

2) perché si ritiene, e si spera, che stavolta sia più facile ricomporre il contrasto. Al di là del confronto su torti e ragioni, basterebbe l'impegno a dominare le proprie ipersensibilità da parte di entrambi i contendenti. E, per stare al fronte italiano, la consapevolezza di doversi sottrarre una volta per tutte alle logiche propagandistiche di una campagna elettorale permanente.

Insomma: è stato quasi un incidente da intendenza, come dicono i diplomatici.

Un'incomprensione da non drammatizzare. Per cui è bene che, dopo averla lasciata un po' decantare, se la vedano tra loro, Macron e Meloni. Alla quale Mattarella, che non è il tutore del governo, ha forse fatto filtrare qualche consiglio attraverso il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il quale l'ha accompagnato nella visita in Olanda conclusa ieri. Ed è lì, nella tappa di Maastricht, che il presidente entra obliquamente nella querelle , con un intervento per i trent' anni dalla firma del Trattato che ha dato le ali alla Ue.

 

SERGIO MATTARELLA EMMANUEL MACRON

Discorso giocato su uno sforzo di equilibrio, in cui tutto si tiene. Dagli albori dell'Unione al complesso momento attuale. Con al centro proprio il problema degli sbarchi, dei porti chiusi, delle quote di accoglienza non rispettate e, quindi, di responsabilità eluse. Dice il capo dello Stato, mutuando concetti da lui già espressi a mo' di copertura istituzionale a diversi esecutivi: «La soluzione alla sfida migratoria avrà successo solo se sorretta da criteri di solidarietà all'interno dell'Ue, da coesione nella risposta esterna e da una politica lungimirante nei confronti dell'Africa».

 

Condivisione all'interno della Ue. Coesione nella risposta esterna. E diritti, senza i quali la nostra comunità «perderebbe il suo senso». Bisogna preoccuparsene subito, nel nostro stesso interesse e contro ogni tardiva amnesia in futuro. Infatti, aggiunge, «a parte i profili etici, penso che sia bene tener presente che tra pochi decenni i rapporti di popolazione tra Africa e Ue saranno di 4 a 1 e i Paesi di quel continente, dotati di una gran quantità di materie prime di immenso valore, una volta sviluppata un'adeguata capacità organizzativa, rivestiranno peso e influenza nella comunità internazionale... Non è improprio pensare che il loro atteggiamento nei confronti dell'Unione sarà corrispondente al grado di solidarietà che oggi viene riservata a loro e ai loro migranti».

emmanuel macron giorgia meloni by edoardo baraldi

 

La soluzione per arginare i flussi passa per il dialogo con i Paesi della sponda africana del Mediterraneo. Ciò che vale pure per l'emergenza sull'energia, il gas anzitutto, altro dossier scottante per l'Europa dopo la guerra in Ucraina. Così, esorta a «ripensare le scelte di politica energetica, stimolando la ricerca di nuove fonti... Non è il momento delle esitazioni e delle decisioni egoistiche».

 

SERGIO MATTARELLA E MARK RUTTE

E cita l'esempio di quando l'Europa, istituendo la Ceca, seppe «mettere in comune due risorse strategiche come il carbone e l'acciaio», nel 1951. Avremmo adesso lo stesso coraggio? Si domanda. Non basta. Pur ammettendo gli «inciampi», le «stasi» e certe «intense delusioni», segnala che nel percorso europeo si sono alternate fasi di «grande speranza»: dalla nascita della moneta unica al Trattato di Schengen. Una prova che «siamo operosi edificatori». E l'euroscetticismo? «È un virus», puntualizza. «Come il Covid ha colpito tutti, ma il fenomeno è nella curva discendente, e questo ci rassicura». Certo è, comunque, che il tempo presente ci richiede «un salto di qualità... Pena l'irrilevanza».

OCEAN VIKINGS - MEME BY CARLI GIORGIA MELONI EMMANUEL MACRON

 

MELONI MACRONEMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...