bernardo valli

“NESSUNO PUÒ ACCETTARE UNA PACE CHE PREVEDA UN'UCRAINA DIVISA” - LO STORICO INVIATO DI GUERRA, BERNARDO VALLI: “È EVIDENTE CHE IL GOVERNO DI KIEV NON PUÒ ESSERE DISPOSTO AD ACCETTARE UNA MUTILAZIONE, NÉ PUÒ ESSERLO L'OCCIDENTE, DOPO UN SIMILE DISPIEGO DI MEZZI. PESA IN QUESTA FASE LA DEBOLEZZA EUROPEA - IL BLITZ FALLITO SU KIEV HA SPIAZZATO I VERTICI MILITARI RUSSI E INCRINATO I RAPPORTI COL CREMLINO - PUTIN È CRESCIUTO GRAZIE ALL'AIUTO DEI MILITARI, UN AIUTO CHE COSTITUISCE UN'IPOTECA SULLA SUA INTERA AZIONE POLITICA. SE I MILITARI OGGI SIANO SODDISFATTI DI LUI È UN PUNTO INTERROGATIVO…”

Francesca Sforza per “la Stampa”

 

bernardo valli

Si ritrova il passo del grande inviato nelle considerazioni che Bernardo Valli, storica firma di Repubblica, accetta di condividere nel corso della nostra conversazione sulla guerra in Ucraina. «Una guerra vecchio stampo», dice, che forse anche per questo consente l'emersione di ricordi che sono piccoli gioielli: «Non sono in molti a sapere che nel Donbass, durante la seconda guerra mondiale, furono tantissimi gli italiani che rimasero fra i prigionieri», né che tra le caratteristiche della leadership ucraina «si ritrova la forza di quegli ebrei che sfuggirono ai nazisti, poi ai comunisti, e persino agli stessi avversari interni che ne volevano l'eliminazione, una cosa che sa di rivincita, ma anche di compensazione». Ci troviamo di fronte a una guerra di attrito, con grande impiego di uomini e mezzi.

 

Bernardo Valli, come si esce da una guerra così?

PUTIN ZELENSKY

«Prima di tutto bisognerebbe capire come ci si è entrati, in questa guerra. La fila di carrarmati che nelle fasi iniziali premeva alle porte di Kiev riassume la situazione in modo plastico: i russi dovevano occupare Kiev e compiere così un gesto decisivo, invece quella colonna si è dispersa, la guerra si è frantumata, ed è chiaro che da allora c'è stato un cambio di strategia, da parte russa, sia sugli obiettivi che sulle conseguenze. Il problema è che né gli uni né gli altri sono ancora molto chiari».

 

vladimir putin volodymyr zelensky

Quali sono?

«Innanzitutto: la Russia vuole occupare tutta l'Ucraina o mantenere quel 20 per cento di popolazione nel Donbass? La mia impressione è che dopo quello smacco iniziale, i militari - con cui Putin è legato a doppio filo da tempi molto remoti - siano entrati in confusione, e per un verso non abbiano perdonato a Putin quell'invasione generalizzata, che aveva il fine di annettere l'Ucraina con un colpo di mano.

 

BERNARDO VALLI

E poi non sono stati in grado di gestire quella diversa Ucraina che si sono trovati di fronte: gli schemi usati fino a quel momento per interpretare gli stratificati rapporti complessi tra i due Paesi non funzionavano più. È evidente che il governo di Kiev non può essere disposto ad accettare una mutilazione, né può esserlo l'Occidente, dopo un simile dispiego di mezzi».

 

Quando Putin agita lo spettro dell'atomica c'è da avere paura o si tratta di un riflesso da guerra fredda?

putin zelensky biden

«Soprattutto è un segno di irresponsabilità politica seria, perché l'impiego dell'atomica, Putin lo sa benissimo, implica una risposta. Questa cosa però dice molto sul personaggio Putin, un uomo che è cresciuto - da agente del Kgb nella Germania orientale fino a presidente della Federazione Russa - grazie all'aiuto dei militari, un aiuto che costituisce un'ipoteca sulla sua intera azione politica. Se i militari oggi siano soddisfatti di lui è un punto interrogativo. Come del resto lo è anche per Zelensky, visti gli ultimi licenziamenti ai vertici di Kiev».

 

zelensky putin

La diplomazia è spaccata tra coloro che sostengono il dialogo con Putin e chi ritiene inutile qualsiasi colloquio. Che ne pensa?

«Putin si è rivelato un personaggio molto inaffidabile. Il problema è che resta un personaggio chiave, sempre che non sia completamente sotto il controllo di un gruppo militare. Quando ci si interroga sul dialogo con Putin non bisogna dimenticare la relazione che la Russia intrattiene con la Cina, che certo non è più quella che ho conosciuto io».

 

Cina e Russia sembrano allineate nel contestare il sistema di valori delle democrazie occidentali. Che tipo di alleanza è la loro?

ZELENSKY ERDOGAN PUTIN

«Mi è capitato di seguire da vicino la relazione tra Russia e Cina nella guerra del Vietnam, quando erano quasi sul punto di interrompere i rapporti. Poi dopo l'89 si è strutturato un rapporto diverso, che negli ultimi tempi si è consolidato a partire dall'amicizia tra Putin e Xi. Un'amicizia ambigua, che non ha dato vita ad accordi o ad alleanze decisive, ma che si è strutturata su accordi economici - l'ultimo quella dell'apertura del gas russo a Pechino - e su una serie di intese che hanno creato una sorta di semi-alleanza, da cui sarà impossibile prescindere nel futuro».

 

BERNARDO VALLI 2

Crede alla mediazione di Erdogan?

«Non credo che abbia la chiave del negoziato. E poi sono visibili degli accordi? Nulla, né da una parte né dall'altra. Al momento nessuno può accettare una pace che preveda un'Ucraina divisa, anche perdere il Donbass sarebbe una mutilazione che il governo di Kiev può difficilmente sopportare. Pesa in questa fase la debolezza europea: il cancelliere tedesco Scholz fatica a spezzare la dipendenza dal gas russo, Macron ha perso la maggioranza assoluta all'Assemblea Nazionale, l'Italia non ne parliamo Una mediazione in questa fase non sembra affatto vicina».

 

Donbass

L'Europa fa bene ad accelerare il percorso di ingresso dell'Ucraina nell'Ue?

«Sì, è una questione di credibilità, e anche una presa d'atto del fatto che l'Ucraina, oltre ad avere dei legami già abbastanza importanti con gli stati europei, deve accelerare la sua separazione dalla Russia. Poi è evidente che all'interno dell'Ucraina ci sono ancora molte spaccature, ma la prospettiva europea può aiutare a ricomporle».

 

Chi sta vincendo la guerra della propaganda?

volodymyr zelensky e vladimir putin 3

«Se si guarda alle atmosfere dei Paesi occidentali, e alla differenza tra l'inizio della guerra e adesso, ho l'impressione che i russi abbiano guadagnato terreno. Fattori come la crisi economica e l'inflazione, che mostrano come il benessere sia minacciato dalla guerra, oltretutto nel momento che coincide con l'esplosione delle vacanze dopo l'esperienza della pandemia, rendono molto impopolare il conflitto».

carri armati russi entrano nel donbass

 

Come la stiamo raccontando, questa guerra?

«Questa è una guerra antiquata, e colpisce la grande presenza femminile rispetto al passato: i corrispondenti sono in gran parte donne, immerse nella realtà, delle vere reporter, molto efficaci. Vedo una copertura sul posto molto seria».

 

Lei ha condiviso con Eugenio Scalfari una grande e lunga esperienza professionale. Qual è oggi la sua eredità?

carri armati russi entrano nel donbass.

«Il giornale che ha fondato non è più quello, è completamente cambiato, direi che non c'è nessun erede nel giornale che lui ha creato. Nel giornalismo in generale, be' sì, ha lasciato il senso per le grandi inchieste, per il linguaggio preciso - non amava l'uso del condizionale, né del congiuntivo. Prima di lui, e anche i suoi predecessori immediati, impostavano i giornali sulle valutazioni, sui discorsi morali, sulle considerazioni storiche. Con lui si è imposta la serietà dei fatti, ha portato il giornalismo sul terreno, grazie ai suoi giornalisti».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni vox ursula von der leyen santiago abascal

DAGOREPORT - SE I MEDIA DI CASA NOSTRA, DEL VIDEO-MESSAGGIO DI GIORGIA MELONI ALL'EVENTO MADRILENO DI VOX, HANNO RIPRESO SOLO LA PARTE DEL DISCORSO RIGUARDANTE L’ASSASSINIO DI CHARLIE KIRK, SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO COME MARTIRE DELL’ODIO E DELLA VIOLENZA DELLA SINISTRA, I CAPOCCIONI DI BRUXELLES HANNO SBARRATO GLI OCCHI PER UN ALTRO MOTIVO - CHE CI FACEVA LA MELONI, EX PRESIDENTE DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI EUROPEI ALL’EVENTO “EUROPA VIVA 2025” DI VOX, IL PARTITO DI ESTREMA DESTRA SPAGNOLO CHE DAL 2023 È STATO ARRUOLATO DA “PATRIOTI PER L’EUROPA”, L’EUROGRUPPO ANTI-UE CREATO DAL DUCETTO UNGHERESE E FILO-PUTINIANO, VIKTOR ORBAN, DI CUI FA PARTE ANCHE LA LEGA DI SALVINI? - ALLA FACCIA DEL CAMALEONTISMO DELLA “GIORGIA DEI DUE MONDI”, BASCULANTE TRA UN VIAGGETTO E UN ABBRACCIO CON I DEMOCRISTIANI TEDESCHI URSULA VON DER LEYEN E FEDRICH MERZ, A CATALIZZARE L’IRRITAZIONE DEI VERTICI DELL’UNIONE È STATO IL TEMA DELL'EVENTO DI VOX CHE, TRA DIBATTITI SU IMMIGRAZIONE ILLEGALE, LAVORO, CASA E SICUREZZA, SPUTAVA IN FACCIA AI POTERI FORTI DI BRUXELLES - LA MANIFESTAZIONE DI VOX HA DIMOSTRATO, PER L’ENNESIMA VOLTA, L’ISTRIONICA PERSONALITÀ DI COMUNICATRICE DELLA PREMIER ALLA FIAMMA. TALENTO LATITANTE TRA I NUMEROSI GALLI DEL  CENTROSINISTRA... - VIDEO

FLASH! – MENTRE SVANISCE LA MILANO DEI ‘’POTERI FORTI’’ E DEI “SALOTTI BUONI”, FINITI SOTTO IL TALLONE DEI “BARBARI ROMANI”, SI ALZA LA VOCE DEL 92ENNE GIOVANNI BAZOLI - IL GRANDE VECCHIO, CHE INSIEME A GUZZETTI HA RIDISEGNATO IL SISTEMA BANCARIO, HA CONSEGNATO ALLA FELTRINELLI LA SUA AUTOBIOGRAFIA (LA FIGLIA CHIARA, NONCHÉ COMPAGNA DEL SINDACO DI MILANO BEPPE SALA, LAVORA ALLA FONDAZIONE FELTRINELLI) – IL LIBRO PARTE DALLA GUERRA AI NAZIFASCISMO E LA PASSIONE PER ALESSANDRO MANZONI, CONTINUA CON LA CELEBRAZIONE DI NINO ANDREATTA, LE VICENDE DEL BANCO AMBROSIANO, FINO ALLA CREAZIONE DI INTESA SANPAOLO…

giorgia meloni kirk renzi salvini tajani

DAGOREPORT - LA STRATEGIA DELLA DISTRAZIONE DI GIORGIA MELONI: PER LA DESTRA DE’ NOANTRI, IL DELITTO KIRK NON È UNA STORIA AMERICANA DEFLAGRATA ALL’INTERNO DEL MONDO DEI “MAGA” TRUMPIANI. NO, È ROBA DA BRIGATE ROSSE IN VIAGGIO PREMIO NEGLI USA - ECCO: IL CADAVERE DI UN ATTIVISTA DI UN PAESE DOVE LE ARMI LE COMPRI DAL TABACCAIO È GIUNTO AL MOMENTO GIUSTO PER ESSERE SFACCIATAMENTE STRUMENTALIZZATO AD ARTE DALLA PROPAGANDA DI PALAZZO CHIGI, COPRENDO CON DICHIARAZIONI FUORI DI SENNO LE PROPRIE DIFFICOLTÀ - CHE LA DESTRA DI GOVERNO SIA IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE, INQUIETA (EUFEMISMO) PER L’ESITO DELLE REGIONALI D’AUTUNNO, IL CUI VOTO SARÀ DIRIMENTE IN VISTA DELLE POLITICHE 2027, ALLE PRESE CON UN PAESE CHE SENZA LA FORTUNA DEI 200 MILIARDI DEL PNRR SAREBBE IN RECESSIONE COME LA FRANCIA E LA GERMANIA, NE È CONSAPEVOLE LO STESSO ESECUTIVO, IN PIENO AFFANNO PER TROVARE LE RISORSE NECESSARIE ALLA FINANZIARIA DI FINE D’ANNO - RENZI: “LA PREMIER SEMINA ZIZZANIA E CREA TENSIONE PER EVITARE DI PARLARE DI STIPENDI E SICUREZZA. MA SOPRATTUTTO PER EVITARE CHE NASCA UN VERO MOVIMENTO A DESTRA. OCCHIO: SE VANNACCI FA COME FARAGE, LA MELONI VA A CASA. LA POLITICA È PIÙ SEMPLICE DI QUELLO CHE SI CREDA. GIORGIA MELONI ALIMENTA LA PAURA PERCHÉ LEI HA PAURA…” - VIDEO

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...