salvini letta conte - meloni renzi di maio quirinale

“L’ACCORDO LARGO”, "LA FIGURA ALTO PROFILO", LA “SCELTA ISTITUZIONALE”: LE FORMULE FUMOSE CHE NASCONDONO UN VUOTO DI PENSIERO - LA “PIENA SINTONIA” È SEMPRE A PORTATA DI MANO MA NON ARRIVA. IL BLA BLA SOSTITUISCE LE STRATEGIE. E POI C'È LO STRAPARLARSI ADDOSSO, E IL NIENTE. QUANTO INDECISIONISMO NASCOSTO E SCARSO PROFESSIONISMO PRATICO NELLE FUMISTERIE DEL POLITICHESE INSOPPORTABILE….

Mario Ajello per "il Messaggero"

 

ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

Quanto tatticismo, quanto vapore acqueo, quanto indecisionismo reale nascosto e scarso professionismo pratico nel fumo senza arrosto delle parole magniloquenti, delle formule a vanvera, del politichese insopportabile. Il lessico da corsa al Colle è un festival dell'insensatezza e degli alibi - colpa degli «onorevoli-lupara», ossia i «franchi tiratori», se non si trova la «soluzione condivisa» o «il candidato terzo» - ed è un bla bla sovrabbondante che cela il vuoto.

 

La «piena sintonia» è sempre a portata di mano ma non arriva. La «maggioranza larga» è puntualmente sul punto di verificarsi, se non fosse che poi svanisce ma basta pronunciarla per farla sembrare in corso. Guai a fare i moralisti o i passatisti, a sacramentare dicendo «o tempora o mores...», ma suvvia: la politica che fa la politica, che agisce (e in fretta, ma bene) parlando di meno e scegliendo di più non sarebbe il massimo della modernità intrisa di tradizione e di storia repubblicana e che storia? Le frasi fatte, l'ampollosità di una retorica pseudo-istituzionale tutta baci e abbracci quando infuriano le fazioni sono il colmo dell'ipocrisia e del voluto straniamento.

 

letta meloni salvini

Sono droga verbale spacciata a piene mani. Ogni accordo dev' essere «largo» (meglio se «accordone») ma l'accordo o accordino o perfino accordicchio non c'è. Il bla bla sostituisce le strategie e copre il vuoto che le riguarda. Ci sono i presidenti regionali, del Nord, del Sud, del Centro, di destra, di sinistra, bravi o meno bravi, che da grandi elettori dicono «facciamo presto» perché i cittadini vogliono risposte su pandemia e ripresa economica. E poi c'è lo straparlarsi addosso, e il niente. Speriamo ancora per poco.

 

ALTO PROFILO Dev' essere una figura di «alto profilo» il nuovo Capo dello Stato, una personalità di «alto profilo», un uomo di «alto profilo», una donna di «alto profilo». Benissimo. Ma essendocene vari, perché non trovarlo?

 

BANDIERA Nessun candidato di bandiera, serve il candidato che include e che allarga. Ecco lo slogan che ripetono tutti. Uno slogan, appunto.

 

enrico letta matteo salvini meeting rimini

CONDIVISO Il CC, ovvero il Candidato Condiviso è come l'Araba Fenice. Tutti lo evocano, tutti lo cercano, tutti lo spacciano e chi lo chiama «carta» («Abbiamo una carta coperta», ha detto una decina di volte ogni singolo leader di partito) e chi lo chiama «opzione»: «C'è l'opzione A e l'opzione B». Per ora la seconda: l'opzione B come Boh.

 

DONNE Il 66 per cento degli italiani dice che vorrebbe una donna al Colle. E si sprecano petizioni e ipotesi di Quirinale al femminile. Meglio la Moratti o la Belloni? E' subito sfiorita Rosi Bindi ma la Casellati non molla ed entra ed esce dal gioco? Dire donna va bene, eleggere una donna andrebbe ancora meglio. Basta farla, magari presto e bene, senza farsi belli nel pronunciarla o sbandierarla per coprire il nulla che c'è dietro: «Noi siamo per le donne» (cit. Conte).

 

MELONI SALVINI TAJANI

EMERGENZA Parola molto seria. Quella che dovrebbe spingere tutti (l'Emergenza Covid, l'Emergenza Economica, l'Emergenza Sociale) ad affrontare con saggia risolutezza il dossier Quirinale e a dare al Paese la soluzione migliore. Quando invece l'Emergenza diventa un passatempo linguistico, che non spinge alla concretezza e alla moltiplicazione delle forze per non farla aggravare, anche una parola così grave finisce per essere svuotata e suonare mosciamente retorica.

 

FIORI Uno soltanto: la rosa. Dire rosa, di nomi, va più che bene e si è sempre ragionato con in mano le rose nelle elezioni quirinalizie da quando esiste la Repubblica. Ammesso, però, che poi da quella rosa o da quelle rose («Noi di rose non ne facciamo», aveva detto Letta, mentre il centrodestra alla sua rosa Moratti-Pera-Nordio ha aggiunto fuori rosa la Casellati e ora chissà perfino Cassese) si prenda un petalo e non si lasci appassire il fiore nel momento stesso in cui viene messo sul banco del mercato politico.

 

ENRICO LETTA MATTEO SALVINI

La botanica, anche in politica, è una cosa che viene da lontano e ha origini maestose e anche tragiche (la Guerra delle Due Rose, la Rosa Bianca al tempo dei nazisti): e dunque se «una rosa è una rosa è un rosa è una rosa» (come da celebre poesia di Gertrude Stein) che almeno venga usata e non abbandonata sul davanzale del nulla.

 

GARANZIA Il presidente dev' essere di «garanzia». Questa sì che è una novità.

 

GIACCHETTA D'accordo: nessuno va «tirato per la giacchetta». Né Mattarella né Draghi né altri. «A chi lo fa a me - ha dichiarato Prodi - gli lascio la giacchetta e io me ne vado da un'altra parte». Chi non sa fare politica tira la giacchetta, chi la sa fare non ha bisogno di tirare nessuno né di usare a vanvera questa frase fatta.

 

KING MAKER Aspirano tutti ad essere king maker (o il regista). Per ora non lo è nessuno.

 

ISTITUZIONALE Una «scelta istituzionale», un «profilo istituzionale», per la Presidenza della Repubblica. E' quella che vogliono tutti. Ma ognuno la sua. Issando così sul podio dell'insignificanza una formula che dovrebbe significare tanto.

CONTE DI MAIO

 

MAGGIORANZA Quella ampia - «la maggioranza larga» - necessaria nelle prime tre votazioni non s' è vista ma solo sentita pronunciare. La «maggioranza semplice» sta rischiando la stessa sorte della sorella più grande ma va trovata per forza. E «fate presto», come dice il presidente veneto Zaia, che non parla per parlare.

 

NONNO Al servizio delle istituzioni. Ovvero Draghi, secondo autodefinizione. Anche un padre o uno zio o un figlio/a o un nipotino delle istituzioni farebbe alla bisogna. L'albero genealogico della Repubblica può essere sfogliato come una margherita (o come una rosa) ma con mani esperte.

 

ONOREVOLI (LUPARA) Ovvero i franchi tiratori, come li chiamava Indro Montanelli. Ci sono sempre stati gli onorevoli-lupara ma mai come stavolta fungono come alibi per non fare niente: quel candidato no, perché gli sparano addosso, quell'altro candidato neppure perché parte il fuoco amico.

 

letta renzi

PIENA SINTONIA Basta dirlo e ripeterlo un milione di volte ed è come se ci fosse. Ma non c'è.

 

QUARTO (SCRUTINIO) Al primo scrutinio hanno detto che al «quarto scrutinio si risolve tutto». Al secondo scrutinio hanno detto che «al quarto scrutinio si risolve tutto». Al terzo scrutinio hanno detto che «la quarto scrutinio si risolve tutto». Al quarto scrutinio hanno rinviato al quinto.

 

STANDING Ma quel candidato ce l'ha lo standing? O ce l'ha più quell'altro? Ad averci lo standing sono in tanti. Ma in realtà non è lo standing, ma l'affidabilità per me e contro di te, la dote davvero ricercata.

 

TERZO (CANDIDATO) Ovvero il Candidato Terzo, quello che non è di nessuno e potrebbe essere di tutti, il Super-Partes, Pluri-Partes, Multi-Partes, Ultra-Partes. Il Fenomeno, insomma.

 

VETI Gemelli dei Controveti. Nella storia repubblicana i due parenti sono stati superati sempre e comunque. Sarà così anche questa volta, si spera.

 

Con un'aggravante però, ed è quella che i vecchi democristiani che in questi giorni stanno affollando il Transatlantico - e andrebbero preziosamente ascoltati invece che snobbati come reperti di antiquariato - ricordano sempre agli attuali leader e peones: chi pensa solo ai propri interessi di bottega fa male agli interessi nazionali. Alla lettera P avremmo dovuto inserire insomma la parola Patriottismo, anzi avremmo dovuto rimpolpare la lettera A con l'Anti-patriottismo.

berlusconi meloni salvini toti

 

ZERO Per fortuna non può finire zero a zero. Ma il rischio ci sarebbe

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