“VANITY” CONTE – IL MITOMANE DI PALAZZO CHIGI DA’ DEL TU AL PAPA IN UN MESSAGGIO UFFICIALE. NON SI ERA MAI VISTO, DA CHE MONDO È MONDO (SCALFARI A PARTE, NATURALMENTE) – VENEZIANI: “IL CONTE VANESIO CHIUDE IL VENTENNIO DEGLI EGOLATRI. INIZIÒ BERLUSCONI, CON IL CULTO DI SÉ CHE PERÒ SEDUCEVA IL POPOLO POI ARRIVÒ RENZI, EGOTISTA MA DAI TRATTI RANCOROSI. E ORA C'È "GIUSEPPI", IL NARCISISMO CHE SI SPECCHIA ALL'INFINITO, LUI CHE PARLA A VUOTO, DICE IL NULLA. QUEL CHE CONTA È SOLO RESTARE AL POTERE, CON CHIUNQUE, A QUALUNQUE PREZZO, SOSTENENDO QUALUNQUE COSA. NON BASTAVA IL COVID”

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1 - CONTE AL PAPA DÀ DEL «TU»

Da “il Giornale”

 

conte papa francesco conte papa francesco

Lo scivolone arriva di buon mattino, forse per l'ansia di arrivare primo a festeggiare il compleanno del Pontefice: «Auguri, Papa Francesco. Seguiamo con il massimo rispetto il tuo impegno etc». In Vaticano, leggendo il tweet del premier Conte, devono aver fatto un salto sulla sedia: dare del tu al Papa, in un messaggio ufficiale? Non si era mai visto, da che mondo è mondo. Anche ammesso (e non concesso) che Conte abbia quella confidenza in privato, il protocollo non prevede che venga esibita in pubblico. Eugenio Scalfari a parte, naturalmente.

 

2 - L’AVVOCATO CHIUDE IL VENTENNIO DEGLI EGOLATRI

Marcello Veneziani per “la Verità”

 

conte papa francesco conte papa francesco

Ora che si chiude il primo ventennio del secolo, proviamo a tracciare un riassunto politico di quel che è successo in Italia. C' è un filo conduttore che guida la breve storia del potere. Dopo una repubblica corale, dominata dai partiti, l' Italia del nuovo millennio è andata ben oltre il partito personale di cui si parlò negli anni Novanta. È nato un sistema politico curioso: l' egocrazia, ovvero l' esibizione al potere di Uno Solo. In principio fu Re Silvio Berlusconi, poi fu la volta del Granduca di Toscana, Matteo Renzi, infine si piazzò al potere il Giuseppe Conte Vanesio.

CONTE CONTE

 

E nel mezzo tre ombre proiettate dall' eurocrazia: Mario Monti, il tecnico funesto, EnricoLetta, il proconsole semi-politico, Paolo Gentiloni, il commissario politico. La storia di questo ventennio è praticamente la storia di un bipolarismo postideologico, postpolitico, trasversale, fra tre egoarchi e tre commissari europei.

 

Cominciò Re Berluscone I, imperatore apolitico di tutte le destre, che sostituì il centrismo con l' egocentrismo, l' ideologia con l' egologia; e il Paese si divise per più di un decennio tra due partiti, uno ad personam e l' altro contra personam. Tutto ruotava intorno al Re Sole, il suo potere veniva rappresentato anche nella sfera privata più intima.

 

bergoglio e giuseppe conte by osho bergoglio e giuseppe conte by osho

Il corpo del Re diventò il corpo del reato. Sparivano le culture politiche, non c' era più storia o tradizione di partito: il Re d' Arcore era il nuovo centro della politica, monopolizzava la scena. Persino i suoi alleati a uno a uno si sfilarono perché non ce la facevano più a reggere il moccolo al Sovrano Pantocratore. Berlusconi esibiva un Ego senza limiti ma in versione ammiccante, non era propriamente un monarca perché non aveva una dinastia alle spalle, si era autocreato; e non era un dittatore perché amava la libertà, il divertimento e soprattutto amava piacere, non voleva sottomissione ma affetto, dominava a botte di simpatia, voti e compiacimento, non col terrore, le minacce e le punizioni.

conte papa francesco conte papa francesco

 

Salvo un breve intervallo, l' Egotista dominò la scena per più di un decennio, fu al governo per poco meno di un decennio: non lasciò grandi tracce, non compì grandi opere, non realizzò grandi riforme ma impresse la sua voce, la sua maschera, le sue protesi ovunque, registrando un vertiginoso divario tra simpatie e antipatie, fino all' odio. Berlusconi era un parvenu della politica ma non veniva dal niente: aveva saputo costruire un impero vasto e ramificato, dalla tv allo sport; era un monarca plebiscitario, veniva dal voto, conquistava il consenso da seduttore seriale.

 

GIUSEPPE CONTE GIUSEPPE CONTE

Dopo il regno di Berlusconi, e dopo l' intermezzo tecnico-europeo, arrivò la versione puerile di Silvio, il pischello parlante, l' enfant prodige fiorentino. Senza passare dalle urne iniziò l' era di Matteo Renzi, e tutti pensarono che sarebbe durato più di Berlusconi perché aveva dalla sua due cose in più: la giovane età e la sinistra, cioè il passaporto per governare senza inciampi, veti, massacri mediatico-giudiziari.

conte e merkel by osho conte e merkel by osho

 

Ma ben presto il Granduca si svincolò da ogni schieramento, s' inimicò tutti, si mise al centro dell' universo, rottamò figure e istituzioni, incattivì l' egocentrismo berlusconiano. E la sua era durò poco più di un triennio; si concluse nel rancore, uscì dal Pd troppo tardi, quando era già in caduta e conservò solo un potere di veto e di ricatto che tuttora esercita col rancore dell' egocentrico tenuto in disparte.

 

Gli rimase il potere di far fallire le feste, come Jep Gambardella, protagonista della Grande bellezza. Anche lui promise di rivoltare l' Italia, cambiarle il verso, ma i sontuosi annunci si risolsero in poca roba più qualche mancia. La sua piacioneria, il suo voler essere brillante a tutti i costi, gli si ritorse contro, e diventò l' Antipatico per eccellenza, anche per il suo tono dispettoso e saccente.

 

Dopo il Granduca Renzi il Magnifico, matteologo di sé stesso, arrivò la sua controfigura sottotono, il suo uomo-ombra, Gentiloni. Ma ben presto Artemisio Gentiloni si mise in proprio, anzi cambiò datore d' ombra: diventò l' ombra dell' Europa, il ponte tra Pd e l' Eurocrazia, che poi lo richiamò nella casa madre.

 

luigi di maio giuseppe conte by osho luigi di maio giuseppe conte by osho

Dopo il voto, per un incredibile scherzo del destino, in un rapporto contronatura tra Beppe Grillo e Sergio Mattarella, arrivò il Conte Vanesio.

 

GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA GIUSEPPE CONTE CON LA MASCHERINA

Dopo un anno passato nel ruolo di figurante tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini e di Zelig che assumeva le forme di ogni suo interlocutore, per un miracolo dell' Egolatra che lo aveva preceduto, il Conte Vanesio si trovò a governare l' Italia con un governo opposto al precedente. Poi venne la tempesta del covid e quella disgrazia fu la sua fortuna. Lì la sua vanità uscì dal taschino e pervase gli schermi, il potere, ogni cosa. Diventò showman, si congratulò a reti unificate con sé stesso, si piaceva un sacco e si corteggiava da solo in diretta tv.

conte renzi conte renzi

 

Riunì intorno a sé tutti i poteri, inventò migliaia di comparse, chiamate task force o stati generali, per restare a decidere lui solo; s' impossessò non solo dei servizi pubblici, come il Ttg1, ma anche dei servizi segreti. Sentendosi ormai un faraone, figurò il suo potere come una piramide, ponendosi alla sommità lui, Giuseppe Cheope, e poi a scendere tutti gli altri subordinati, fino agli schiavi. L' egocentrismo raggiunse il gradino più basso e più spinto: con lui sparì l' ultima parvenza di motivazione politica, l' ultimo straccio di distinzione, che sussistevano in modo residuo con Berlusconi e in dosi minori in Renzi.

BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA BERLUSCONI FINGE DI NON VEDERE CONTE E NON LO SALUTA

 

Col Conte Vanesio fu raggiunto il punto zero, il narcisismo che si specchia all' infinito, uno specchio dentro l' altro; e lui che parla a vuoto, dice il nulla. Quel che conta è solo restare al potere, con chiunque, a qualunque prezzo, sostenendo qualunque cosa.

Il ventennio politico finisce così, tra la padella egocentrica e la brace eurocentrica.

conte papa francesco conte papa francesco

Non bastava il covid.

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