Francesca Pierantozzi per “il Messaggero”
Ieri sera il bollettino della Francia paralizzata dalle proteste contro il Jobs Act di Hollande e Valls si è arricchito di una nuova notizia: dopo le raffinerie, i treni, gli aerei, i porti, le metropolitane, anche le centrali nucleari hanno votato per lo sciopero, tutte le 19 centrali francesi. A quindici giorni dal fischio d' inizio di Euro 2016, con due milioni di persone in arrivo, la Francia dello stato d' emergenza contro il terrorismo è in guerra. Per il governo di Valls, i «radicali» questa volta non sono i jihadisti, ma i sindacati.
La Cgt, prima confederazione del paese, quella più a sinistra, conduce la battaglia e non intende cedere: «quando si combatte si può vincere, ma se non si combatte, allora si è sicuri di perdere» ha declamato il segretario Philippe Martinez. E' lui ormai a guidare l' opposizione al governo socialista.
A la guerre comme à la guerre: il governo ha approvato la riforma del lavoro che introduce più flessibilità forzando il passaggio all' Assemblée Nationale mettendo la fiducia? E allora non c' è più dialogo, è guerra. Oggi ci sarà l' ottava giornata di manifestazioni contro la Legge El-Khomri, di cui ormai si chiede il ritiro.
Da oggi blocchi anche nei porti e scioperi negli aeroporti. Dal 31 maggio sciopero dei treni (alle Sncf si aggiunge la protesta in vista della liberalizzazione del traffico entro il 2020), poi dal 2 giugno, sciopero illimitato della metro parigina, dal 3 al 5 giugno, tutti i sindacati del trasporto aereo sono per il blocco, e infine il 14 giugno, a Europei già cominciati, nuova manifestazione nazionale.
Nel frattempo, continua il blocco delle raffinerie e dei siti petroliferi. Ieri il 20 per cento dei benzinai era a secco, con file di ore ai distributori ancora aperti e requisizioni di carburante per le emergenze. Dal governo, nessuna apertura.
«Il governo non ritirerà la riforma del lavoro, il sindacato non detta le legge di questo paese» ha detto all' Assemblée Nationale Manuel Valls. Il governo non intende cedere su niente, nemmeno sul famoso articolo 2, uno dei più contestati della riforma, quello che riconosce una preminenza agli accordi aziendali su quelli di categoria.
FRANCIA PROTESTE CONTRO JOBS ACT
«Non cederemo ai ricatti» ha aggiunto Valls. E' il movimento sociale più duro di tutto il quinquennio di Hollande, e arriva nel momento in cui per la prima volta le cifre della crescita e dell' occupazione cominciano a salire. «Siamo alla vigilia dell' Euro, le cifre della disoccupazione diminuiscono, c' è una prima ripresa economica. Avremmo potuto aspettarci un periodo più dolce, e invece la situazione è delle peggiori» ha confidato un membro del governo a Le Monde.
Nessuno è in grado di prevedere come (e quando) finirà il braccio di ferro. Si moltiplicano gli interventi delle forze dell' ordine contro le barricate dei sindacalisti («una minoranza» ha detto Hollande) e contro i blocchi delle raffinerie. Ieri c' è stato un nuovo assalto della Police Nationale (il terzo in pochi giorni) contro un deposito strategico bloccato a Douchy-les-Mines, nel Nord. Il porto di Le Havre è quasi del tutto isolato.
Ma tra qualche giorno le forze dell' ordine dovranno essere pronte per schierarsi a difesa degli Europei e non delle raffinerie. Ieri il ministro dell' Interno Cazeneuve ha annunciato l' esercito che verrà schierato per difendere, stadi, partite e tifosi: circa 77mila fra poliziotti, gendarmi e uomini dei reparti speciali, 13mila agenti privati e una parte dei 10mila militari in mimetica e mitra che già si aggirano per le città di Francia nell' ambito del dispositivo antiterrorismo Vigipirate.