LODO MONDADORI, UN PROCESSO DURATO 20 ANNI, DOVE B. SI È SALVATO GRAZIE ALLE ATTENUANTI (ALTRO CHE PERSEGUITATO)

Luigi Ferrarella per "Corriere della Sera"

Il fondatore di Fininvest, tre volte presidente del Consiglio e oggi capo del Pdl, si è giovato nel 1991 di una corruzione giudiziaria del valore di mezzo miliardo di euro, operata nel suo interesse da un suo avvocato con soldi offshore della sua azienda, e valsagli il controllo della più grande casa editrice italiana (la Mondadori) in forza appunto della compravendita di un verdetto civile: quello che 22 anni fa mise la Fininvest di Silvio Berlusconi nella condizione di trattare con la Cir di Carlo De Benedetti da una truccata posizione di forza la spartizione, mediata dall'imprenditore Giuseppe Ciarrapico sotto l'egida dell'allora premier Giulio Andreotti, tra la fetta di Mondadori andata a Berlusconi (i libri, i settimanali tra cui Panorama e un conguaglio di 365 miliardi di lire) e quella a De Benedetti(L'Espresso, Repubblica e i quotidiani locali Finegil).

A stabilirlo ieri, dopo che un mese fa anche gli ultimi degli 11 giudici di tre gradi di giudizio penale del processo Mediaset hanno condannato in via definitiva Berlusconi per frode fiscale, è stata la Cassazione civile, con sentenza di 5 magistrati della Suprema Corte in linea con i 3 di appello a Milano nel 2011 e con quello di tribunale nel 2009: tutti a loro volta giunti, nel civile, alle medesime conclusioni sul lodo Mondadori raggiunte da altri 11 giudici nei tre gradi del giudizio invece penale, sfociato nel 2007 nelle condanne definitive dell'avvocato Fininvest ed ex ministro della Difesa Cesare Previti come corruttore, del magistrato Vittorio Metta come corrotto, e degli avvocati Attilio Pacifico e Giovanni Acampora come intermediari.

La Suprema Corte, pur accogliendo uno dei 15 motivi difensivi e facendo un conseguente sconto di 23 milioni (che salgono a 70 tra interessi e rivalutazioni), ieri ha infatti confermato la condanna della Fininvest di Berlusconi a risarcire 494 milioni di euro alla Cir come responsabilità civile per i danni arrecati all'editore del gruppo «Repubblica-Espresso» dalla tangente di 400 milioni di lire al giudice Metta, estensore della sentenza della Corte d'Appello civile di Roma che nel 1991 ribaltò a beneficio del Cavaliere l'iniziale lodo di tre arbitri favorevole all'Ingegnere.

Il quale, patrocinato da Elisabetta Rubini, Vincenzo Ruoppo e Nicolò Lipari, constata come «dopo più di 20 anni venga acclarata la gravità dello scippo che la Cir subì».

Viene cassata solo la troppo ipotetica, per la Suprema Corte, stima del 15% di integrazione equitativa per la «perdita di chance» negoziale della Cir nella trattativa del 1991 dopo la sentenza truccata.

Ma per il resto, «se un rilievo può essere mosso alla motivazione della Corte d'Appello è quello di risultare talvolta fin troppo analiticamente argomentata», riassume in 185 pagine la Cassazione sull'impianto dei giudici de Ruggiero-Rollero-Saresella, e in primo grado del giudice Mesiano (quello poi tartassato da una tv dell'imputato in un servizio censurato dal Garante della Privacy): tutti a loro volta fondatisi sulle prove raccolte dall'inchiesta avviata nel 1996 dai pm Ilda Boccassini e Gherardo Colombo tra fallite ricusazioni di giudici, leggi ad personam, ispezioni ministeriali, procedimenti disciplinari e denunce penali contro i pm.

Accanto ad anomalie nell'assegnazione della causa a Metta, prove documentali che la sua sentenza non fosse stata dattiloscritta presso la Corte ma redatta fuori e da altri, tabulati telefonici indicatori della familiarità fra Previti e Metta su un numero riservato all'alba o di sera, e confidenze della teste Stefania Ariosto, decisivo è risultato che la tangente utilizzata dal giudice per comprare una casa fosse ricavata (passando per Pacifico e Acampora) da un bonifico di 2,7 milioni di dollari fatto 20 giorni dopo il verdetto al conto svizzero «Mercier» di Previti dai conti svizzeri «Ferrido» e «All Iberian», cioè dai fondi del comparto estero occulto ricondotto al gruppo di Berlusconi già dalle motivazioni di più sentenze.

E l'ex direttore finanziario Fininvest Livio Gironi, in imbarazzo sui «fondi extracontabili, estero su estero, senza fattura, se li vuole chiamare in nero... io li chiamavo soldi liberi, cosa è successo dopo non so, spero abbiano fatto il condono...», testimoniò che a disporre i bonifici a Previti era stato il cassiere Fininvest, Giuseppino Scabini, con il quale Previti aveva però negato di aver avuto a che fare per le sue asserite (seppure in nero) parcelle legali.

I gemelli siamesi giudiziari Berlusconi-Previti erano però stati separati quando, annullato su ricorso dei pm l'iniziale proscioglimento firmato in udienza preliminare nel 2000 dal gup Rosario Lupo per tutti gli indagati, costoro erano stati incriminati, mentre il solo Berlusconi aveva schivato il rinvio a giudizio (costato infine nel 2007 a Previti e al giudice Metta la condanna definitiva a 18 mesi e a 33 mesi in continuazione con i 6 anni già incassati per Imi-Sir) grazie alla combinazione tra un vuoto normativo e una prognosi dei giudici milanesi Riccardi-Maiello-Budano nel 2001.

In Italia, infatti, le pene per il privato corruttore e per il magistrato corrotto sono equiparate dal 1992, ma il legislatore si era scordato di prevedere una norma che, per i fatti commessi fra il 12 maggio 1990 e il 17 marzo 1992 (come appunto il 1991 del lodo Mondadori) punisse la «corruzione in atti giudiziari» commessa dal privato corruttore, che dunque restava punibile soltanto per «corruzione semplice», reato la cui prescrizione si dimezzava nel caso di concessione di attenuanti generiche.

E nel 2001, negate a Previti, le attenuanti furono invece concesse (prima da Milano e poi dalla Cassazione) al solo Berlusconi, per la transazione con Cir e soprattutto nel presupposto che avesse agito «nell'ambito di un'attività imprenditoriale le cui zone d'ombra non possono condurre a una preconcetta valutazione ostativa» a fronte delle sue «attuali condizioni individuali e sociali di oggettivo rilievo».

 

SILVIO BERLUSCONI CARLO DE BENEDETTIBERLUSCONI CARLO DE BENEDETTIberlusconi-debenedetti Cesare e Silvana Previti Giuseppe Ciarrapico Giovanni AcamporaSTEFANIA ARIOSTO

Ultimi Dagoreport

nietzsche e marx si danno la mano venditti meloni veneziani

VIDEO! “ATREJU E’ IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO, COME DIREBBE ANTONELLO VENDITTI” – GIORGIA MELONI CITA “COMPAGNO DI SCUOLA”, IL BRANO DATATO 1975 DEL CANTAUTORE DI SINISTRA. OVVIAMENTE MARX E NIETZSCHE NON SI DIEDERO MAI LA MANO, NÉ AD ATREJU NÉ ALTROVE. CIÒ È STATO ANCHE IMMAGINATO NELL’ULTIMO LIBRO DI MARCELLO VENEZIANI “NIETZSCHE E MARX SI DAVANO LA MANO”. LO SCRITTORE IPOTIZZA COME MISE EN SCÈNE CHE LA SERA DEL 5 MAGGIO 1882 I DUE SI SIANO TROVATI IN UNA LOCANDA DI NIZZA (DOVE ENTRAMBI PASSARONO). NON SI CAPISCE BENE SE LA MELONI CI ABBIA CREDUTO DAVVERO – VIDEO

giorgia meloni balla ad atreju

GIORGIA, ER MEJO TACCO DI ATREJU! - ZOMPETTANDO COME UN MISIRIZZI, LA MELONI CAMALEONTE HA MESSO IN SCENA CIO' CHE SA FARE BENISSIMO: IL BAGAGLINO DI CORBELLERIE (''QUESTO È IL LUOGO IN CUI NIETZSCHE E MARX SI DANNO LA MANO'') E DI SFOTTO' SU ELLY SCHLEIN: "IL CAMPO LARGO L'ABBIAMO RIUNITO NOI... CON IL SUO NANNIMORETTIANO 'MI SI NOTA DI PIÙ SE VENGO O STO IN DISPARTE O SE NON VENGO PER NIENTE' HA FATTO PARLARE DI NOI" -UBRIACA DI SE' E DEI LECCAPIEDI OSPITI DI ATREJU, HA SCODELLATO DUE ORE DI PARACULISSIMA DEMAGOGIA: NULLA HA DETTO SU LAVORO, TASSE, SANITA', ECC - IDEM CON PATATE SULLA GUERRA RUSSIA-UCRAINA, SUL CONFLITTO STATI UNITI-EUROPA, SUL RUOLO DEL GOVERNO SU DIFESA E IL RIARMO EUROPEO - IN COMPENSO, HA STARNAZZATO DI VITTORIE DEL GOVERNO MA  GUARDANDOSI BENE DI CITARE MINISTRI O ALLEATI; SI E' INFERVORATA PER IL PARTITO MA NON RICORDA CHE L’HA FONDATO CON CROSETTO E LA RUSSA ('GNAZIO E' STATO DEL TUTTO OSCURATO AD ATREJU) - "GIORGIA! GIORGIA!", GRIDA LA FOLLA - OK, L'ABBIAMO CAPITO: C’È UNA PERSONA SOLA AL COMANDO. URGE UN BALCONE PER LA NUOVA MARCHESA DEL GRILLO - DAGOREPORT+VIDEO 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)