luigi di maio nicola zingaretti giuseppe conte

UNA MAGGIORANZA NEL CAOS TENUTA INSIEME DALLA MINACCIA DEL TRACOLLO ECONOMICO - TALE È LA TENSIONE, CHE GUALTIERI L'HA SCARICATA SU FASSINA (LEU): "È INUTILE CHE MI CHIEDETE SOLDI PER LE VOSTRE MARCHETTE IN PARLAMENTO" - POI L'IRA BELLUINA DEI GRILLINI, STANCHI DELLE "MANOVRE DI GIUSEPPI CHE PENSA DI USARE IL MOVIMENTO COME UN TAXI" PER FARE UN SUO PARTITO - INFINE NEL PD SANNO CHE APPENA L'EUROPA SI ACCORGE CHE I SOLDI SERVONO PER INTERVENTI A PIOGGIA, CHIUDERÀ I RUBINETTI (ALTRO CHE MES) - E PER PROTEGGERE BONAFEDE DA UNA EVENTUALE MOZIONE DI SFIDUCIA SALVINIANA SI RIPESCANO I ''RESPONSABILI''

 

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera

 

Non esiste l' ipotesi che Conte possa essere messo in crisi da giochi di Palazzo.

giuseppe conte nicola zingaretti

Semmai il Palazzo sa che a breve sarà investito dalla crisi di sistema, e come rivela un esponente del governo «c'è già la comune consapevolezza» che l' onda d' urto dell' emergenza economica e sociale imporrà ai partiti di maggioranza e opposizione di «accantonare il tatticismo».

 

Nel frattempo la politica esce dal lockdown riproponendo gli stessi vecchi riti, la stessa logorante guerra di posizionamento che ha preceduto la pandemia.

 

 

fassina

Così attorno al decreto di aprile, che non verrà varato nemmeno nella prima settimana di maggio, si consuma un duro braccio di ferro tra l' ala «produttivista» e l' ala «assistenzialista» del governo: due fronti trasversali che non riescono a trovare un compromesso sull' impostazione da adottare per ogni singolo capitolo di spesa.

 

E più Gualtieri si sente circondato più si arrocca, irritato anche dalle iniziative dei suoi compagni di partito, dalle loro «note» sulle esigenze del mondo delle imprese che minacciano di tradursi in emendamenti. Tale è la tensione, che il ministro dell' Economia l' ha scaricata sul rappresentante di Leu, Fassina, nell' ultima riunione di maggioranza: «È inutile che mi chiedete soldi per le vostre marchette in Parlamento».

 

 

Gualtieri

In questo caos, appare come una variabile marginale la sentenza della Corte costituzionale tedesca, che potrebbe inficiare lo scudo della Bce dietro cui si protegge per ora l' Italia.

 

Il punto - come racconta un autorevole esponente del Pd - «è che nei provvedimenti del governo non si scorge una strategia economica. E appena l' Europa capirà che i soldi ci servono per interventi a pioggia, quei soldi non ce li darà». Altro che Mes.

di matteo bonafede

 

Peraltro ieri in Parlamento l' attenzione era concentrata sui possibili riflessi politici del surreale scontro in punta di diritto tra Bonafede e Di Matteo. Che ha costretto uomini del governo a chiedere aiuto ai Responsabili: nel caso in cui Salvini presentasse una mozione di sfiducia contro il Guardasigilli al Senato, infatti, potrebbero diventare determinanti se Italia Viva non ottenesse garanzie in tema di giustizia e decidesse di svincolarsi dalle logiche di maggioranza.

 

Ecco quali sono le priorità.

giuseppe conte dario franceschini

La tempesta si avvicina, il sindaco pd di Firenze Nardella denuncia che «finora gli unici soldi erogati dal governo sono stati solo i 400 milioni dati ai comuni per i buoni spesa», ma intanto il problema di Conte è controllare le mosse di Franceschini.

 

Al quale, guarda caso, giorni fa è stato recapitato un messaggio attraverso alcune senatrici grilline, che hanno presentato un' interrogazione al ministro della Cultura «affinché chiarisca le sorti dei marmi di Torlonia».

 

LUIGI DI MAIO MARCO TRAVAGLIO GIUSEPPE CONTE

E conoscendo i vecchi codici della prima Repubblica, ieri Franceschini ha atteso proprio un' audizione al Senato per dire che non anticiperà le norme a sostegno del suo settore, «perché non mi piace la tecnica di annunciare le proposte come fossero già delle misure. Magari cambiano e si provoca delusione».

 

La risposta sarà arrivata al destinatario. Ché poi anche Conte è sotto osservazione: alla Stampa che gli chiedeva se fonderà un partito, il premier ha risposto che «adesso il mio futuro non conta».

 

renzi nardella

La non smentita ha scatenato l' ira belluina dei grillini, stanchi (testuale) delle «manovre di Giuseppi che pensa di usare il Movimento come un taxi. Ma è solo una questione di tempo».

 

Giusto il tempo perché la difesa a spada tratta di Conte da parte del Pd si infranga «sul principio di realtà e sull' assunzione di responsabilità davanti al Paese». Per allora, come a palazzo Chigi temono, tra quanti sosterranno questa posizione ci sarà anche il ministro degli Esteri.

 

zingaretti berlusconi di maio

È vero che ogni tanto Zingaretti, stanco dei suoi capigruppo e di Renzi, minaccia che «se continua così è meglio votare in autunno». Ma nessuno si preoccupa di una pistola scarica, e in fondo è anche per proteggere le istituzioni che il leader del Pd si costringe al ruolo. Certo non può affermare oggi ciò che già dice Berlusconi: «Passata l' emergenza servirà un governo più adeguato». Perché il problema non sono le manovre di Palazzo. È che il Palazzo non può cadere.

Gualtieri Contenino di matteo alfonso bonafedeCONTE LAGARDE

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…