jeremy corbyn theresa may

MAY DIRE MAY – LA VISPA THERESA APRE A UN COMPROMESSO CON JEREMY CORBYN PER TROVARE UN “ACCORDO CONDIVISO” SULLA BREXIT CHE POSSA OTTENERE LA MAGGIORANZA IN PARLAMENTO (AUGURI) – LA PREMIER NON HA ESCLUSO IL NO DEAL A PRIORI E VORREBBE CHIEDERE UN’ALTRA PROROGA. MA PERCHÉ L’UE DOVREBBE CONCEDERGLIELA? BARNIER: “OGNI GIORNO DIVENTA PIÙ PROBABILE IL ‘NO DEAL’, SIAMO PRONTI MA NON ANDRÀ TUTTO LISCIO…” – VIDEO

 

BREXIT: MAY APRE AL COMPROMESSO CON CORBYN

theresa may

(ANSA) – Theresa May ha aperto in un discorso alla nazione a un compromesso con il leader laburista Jeremy Corbyn per trovare una proposta di "accordo condiviso" sulla Brexit in grado di ottenere la maggioranza in Parlamento. La premier Tory non ha escluso il no deal a priori, ma ha insistito sul divorzio con un accordo come la soluzione migliore, indicando di voler chiedere a Bruxelles "una breve estensione" ulteriore del rinvio dell'uscita dall'Ue.

 

BREXIT: BARNIER, PIÙ PROBABILE 'NO DEAL'

CORBYN DA' DELLA STUPIDA A THERESA MAY

(ANSA) - Una Brexit senza accordo "non è mai stato il nostro scenario preferito. Ma i 27 ora sono pronti. Diventa ogni giorno più probabile". Così il capo negoziatore dell'Ue Michel Barnier intervenendo all'Epc.  "Essere preparati ad uno scenario di 'no deal' non significa che non ci saranno disagi. Non andrà tutto liscio. Ci saranno problemi. Essere pronti - aggiunge - significa che tutti i problemi previsti dovrebbero essere gestibili per l'Ue".

 

BREXIT, MAY CHIEDE UN NUOVO RINVIO PER CERCARE L’INTESA CON IL LABOUR

Da www.ilsole24ore.com

 

JEREMY CORBYN CON LA KEFIAH

Theresa May rietiene necessaria una nuova, breve estensione della Brexit per trovare il modo di far approvare in Parlamento l’intesa con la Ue. Lo ha detto la stessa premier al termine di una riunione-fiume del governo. L’obiettivo è di trovare un «accordo condiviso» con il Labour di Jeremy Corbyn in grado di ottenere la maggioranza.

 

michel barnier

La May dunque, nonostante le tre pesanti sconfitte in Parlamento, non si arrende e continua a cercare ostinatamente una maggioranza che le consenta di portare a casa l’accordo firmato con l’Unione Europea. Al momento la data prevista di uscita del Regno Unito è il 12 aprile, già prorogata rispetto alla data originaria del 29 marzo. May ha detto che il nuovo rinvio non dovrebbe andare oltre il 22 maggio, per evitare la partecipazione della Gran Bretagna alle elezioni europee del 23.26 maggio.

THERESA MAY ALLA CAMERA DEI COMUNI

 

Apertura al leader laburista

«Capisco - ha detto la premier in una dichiarazione pronunciata di fronte alla residenza ufficiale di Downing Street al termine di una riunione del consiglio dei ministri durata quasi sette ore - che molta gente è talmente stanca di questo processo da essere pronta a uscire senza un accordo. Ma la posizione di questo governo è di uscire con un accordo e per questo occorre una breve proroga all'Articolo 50».

theresa may

 

Il dibattito parlamentare non può continuare in questa maniera, ha aggiunto, e l'approccio alternativo della Camera dei comuni non ha funzionato. «Per questo sono pronta a sedermi a un tavolo con il leader dell'opposizione e pensare insieme a un modo su come procedere e uscire con un accordo. Ma qualsiasi intesa deve includere l'accordo di separazione già concordato con Bruxelles e che il consiglio europeo ha detto che non può essere modificato».

 

BARNIER

La mossa della May mira a scaricare le responsabilità per un eventuale « no-deal» il 12 di aprile sul partito laburista. La sua “apertura” è stata invece apprezzata dal Nick Boles, l'ex (da ieri) whip del partito Tory, che nelle scorse ore ha rassegnato le dimissioni in segno di protesta per come l'esecutivo della May ha gestito l'intera vicenda della Brexit. Boles aveva definito i membri del gabinetto come «codardi» e solo attenti ai propri interessi». «Nessuno che fa parte del governo dal 2017 ad oggi - aveva detto - si è guadagnato il diritto di guidare il paese». Boles ha invece definito un passo nella giusta direzione, per quanto tardivo, il discorso di questa sera della May.

 

la marcia a londra dei remainers anti brexit 8

In precedenza, da Bruxelles erano uscite parole per nulla inclini al compromesso. L’uscita di Londra dalla Ue senza accordi diplomatici è «ogni giorno più probabile». Il capo-negoziatore europeo per la Brexit, Michel Barnier, aveva commentato così il caos che accompagna le trattative per il divorzio del Regno Unito dal Continente, dopo che la Camera dei comuni ha bocciato tre volte l’accordo di May e respinto, ieri, quattro piani B formulati dagli stessi deputati. Barnier ha precisato che l’accordo siglato da Bruxelles con Theresa May resta «l’unico modo» per garantire un’uscita ordinata dal blocco comunitario, escludendo qualsiasi riapertura delle negoziazioni sui contenuti.

theresa may seconda bocciatura dell'accordo sulla brexit alla camera dei comuni

 

Le uniche alternative al via libera del parlamento britannico al patto siglato da May, ha aggiunto Barnier, sono due: una Brexit no-deal, appunto, o un posticipo ben più lungo di quello ipotizzato oggi, fino al 22 maggio. Ma nel secondo caso Londra dovrà giustificare la richiesta di proroga con un nuovo referendum nel Regno Unito, la convocazione di elezioni nazionali o un altro «processo politico». Dall’Europa stanno già arrivando i primi scetticismi. Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che «non bisogna dare per scontata» la concessione di una proroga della Brexit. La Ue, ha aggiunto Macron, non può «restare a lungo ostaggio» delle tensioni politiche che logorano Londra.

 

corbyn

Riunione fiume del governo May per il quarto voto (o le elezioni)

Nel frattempo, a Londra, Theresa May ha convocato una riunione di cinque ore del suo governo per cercare di sbloccare un’impasse che si fa sempre più ostico. La premier è intenzionata a spingere per un quarto voto della Camera dei Comuni sul suo accordo, dopo tre bocciature e diverse settimane di negoziati con le ali più riottose della sua stessa maggioranza: la fronda oltranzista del Partito conservatore e i rappresentati del Democratic unionist party, il partito unionista nordirlandese che si rifiuta di approvare un accordo giudicato «pericoloso» per l’unità del Paese. May avrebbe bisogno di convincere almeno 30 parlamentari per superare la linea di maggioranza necessaria all’ok del Parlamento, dopo che il 29 marzo il suo deal è stato bocciato con uno scarto di “soli” 58 deputati. Di qui l’idea di provare a coinvolgere il partito laburista, che però finora ha sempre bocciato l’intesa.

brexit

 

Le alternative sul piatto, in fondo, sono le stesse indicate da Barnier: un’uscita no-deal, la richiesta di una proroga maggiore dell’articolo 50 (il meccanismo dei trattati europei che disciplina il divorzio di uno stato membro dalla Ue) o la convocazione di elezioni anticipate. In quest’ultimo caso, però, la premier avrebbe bisogno di un consenso pari ad almeno due terzi del voto della Camera dei Comuni, sempre senza una garanzia di appoggio da parte del suo stesso partito conservatore. A quanto scrive il Financial Times, alcuni conservatori più euroscettici potrebbero preferire un secondo referendum sulla Brexit a un ritorno alle urne. Ma l’ipotesi è vincolata alla richiesta di un rinvio e, soprattutto, alla risposta che potrebbe dare Bruxelles.

CORBYN POSA UNA CORONA DI FIORI VICINO ALLE TOMBE DEGLI IDEATORI DELLA STRAGE DI MONACOmanifestazioni contro la brexit 1la camera dei comuni boccia l'accordo sulla brexit 1la camera dei comuni boccia l'accordo sulla brexitla camera dei comuni boccia l'accordo sulla brexit 2brexit

 

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…