palamara cosimo ferri

NESSUNO COME UN MAGISTRATO PUÒ PARALIZZARE UN PROCEDIMENTO - COSIMO FERRI NON SOLO RICUSA I SUOI ''GIUDICI'' DELLA COMMISSIONE DISCIPLINARE DEL CSM, POICHÉ SAREBBERO PARTI LESE E PURE TESTIMONI NELLO SCANDALO DELLE CORRENTI, MA VUOLE METTERE IN MEZZO LA CORTE COSTITUZIONALE: IL CASO VA GIUDICATO DA UNA ''ALTA CORTE'', ESTERNA AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, COMPOSTA DA TOGHE (NON COINVOLTE) IN PENSIONE

Francesco Grignetti per www.lastampa.it

 

Rischia di far morire sul nascere i procedimenti disciplinari a carico di Palamara&Co, la mossa di Cosimo Ferri. Il deputato di Italia Viva, magistrato prestato alla politica, già capo indiscusso della corrente Magistratura Indipendente, ha ricusato l’intero Consiglio superiore della magistratura. Secondo Ferri, nessuno degli eletti (almeno quelli in carica fino al 9 maggio) possono ergersi a suoi giudici perché sarebbero allo stesso tempo le parti lese di questo procedimento, e lui, Ferri, ritiene di avere il pieno diritto di chiamarli tutti a testimoniare.

cosimo ferri 2

 

Un gioco di specchi che porta a una sola conclusione: il Consiglio superiore della magistratura, avendo al suo interno i poteri disciplinari, in questo caso è potenzialmente esposto a un conflitto di interessi. E infatti Ferri dice: «Come può il consigliere X o il consigliere Y vestire i panni di un giudice se è anche la vittima di un mio presunto complotto? Il sistema della Disciplinare interna non tiene. Molto meglio una Alta corte, come aveva proposto Andrea Orlando, esterna al Csm, e composta di altissimi magistrati in pensione».

 

Qualcuno ha già ribattezzato il procedimento disciplinare che si è aperto al Csm contro Luca Palamara, Cosimo Ferri e altri cinque ex appartenenti al Consiglio (Antonio Lepre, Gianluigi Morlini, Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli e Luigi Spina) un «processo alla magistratura». Ma se così fosse, è davvero difficile che la magistratura possa processare sé stessa.

 

luca palamara a passeggio con cosimo ferri

Un problema analogo lo ha sollevato Luca Palamara, chiedendo la ricusazione di Pier Camillo Davigo dato che lo aveva contattato, lui e l’altro consigliere Sebastiano Ardita, quando cercava alleanze per il dopo-Pignatone. Davigo ieri ha risposto seccamente che non vede motivi per astenersi. Ma chissà. Un’altra questione aperta. Un altro possibile conflitto di interessi.

 

Secondo Ferri, il pasticcio lo avrebbe fatto la procura generale presso la Cassazione quando l’hanno incolpato di avere adottato «un uso strumentale della propria qualità e posizione, diretto, per le modalità di realizzazione, a condizionare l’esercizio di funzioni costituzionalmente previste, quali la proposta e la nomina di uffici direttivi di vari uffici giudiziari da parte del Consiglio superiore della magistratura». Replica Ferri: «Se si teorizza che io sono intervenuto sui consiglieri per influenzarli, in modo diretto o indiretto, avrò pure, in nome del principio costituzionale del Giusto processo, il diritto di interrogarli uno per uno, e di chiedergli: scusi, io l’ho mai contattata? l’ho mai fatta avvicinare da qualcuno a nome mio? ci siamo forse sentiti per telefono o scritto una lettera? Già, perché io sono strasicuro della mia correttezza. E vorrei avere il modo di dimostrarlo».

 

cosimo ferri marco minniti giovanni legnini

Con il che, però, la mossa di Cosimo Ferri è una potente zeppa negli ingranaggi. Il vicepresidente del Csm, David Ermini, dovrà faticare perfino a identificare i nomi di chi dovrà valutare la richiesta di ricusazione, che certo non possono essere i membri della Disciplinare, né nessuno di quelli tirati in ballo.

 

E per sovrappiù, la difesa di Ferri chiede di interessare la Corte costituzionale per un’ipotesi di illegittimità costituzionale nella legge del 2006 che regola il Csm «nella parte in cui non prevede la sospensione del procedimento disciplinare quando l’intero Collegio della Sezione Disciplinare sia ricusato» nonché «nella parte in cui non prevede la sospensione del procedimento disciplinare nella ipotesi in cui il giudice è anche il soggetto passivo delle condotte contestate». Una serie di contestazioni in punta di diritto che fanno capire quanto sarà accidentato il procedimento. E infatti, tanto per cominciare, si è subito rinviato. Prossima udienza, il 15 settembre. Si entrerebbe nel vivo a novembre e dicembre.

David Ermini

 

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)