hacker

POI DICI CHE TRUMP È FISSATO CON I CINESI SPIONI - UNA SOCIETÀ PRIVATA DI SHENZHEN HA SCHEDATO MIGLIAIA DI ITALIANI INFLUENTI, DAI POLITICI (VELTRONI, RENZI) AGLI INDUSTRIALI (FERRERO, MERLONI), DA UFFICIALI DELL'ESERCITO A 2732 INDAGATI O CONDANNATI, IN PARTICOLARE PER CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. DI ALCUNE PERSONE, PER ESEMPIO RENZI E BERLUSCONI, È RICOSTRUITA ANCHE LA RETE DI RELAZIONI FAMILIARI, CON NOMI E DATI DEI PARENTI PIÙ STRETTI

 

Filippo Santelli per www.repubblica.it

 

hacker 6

Una società tecnologica cinese di nome Zhenhua Data ha ammassato un archivio con le informazioni personali di milioni di cittadini stranieri di particolare interesse, compresi migliaia di italiani, tra politici, imprenditori, militari, esponenti di rilievo della società civile e perfino criminali. Il database, che comprende 2 milioni e 444 mila nomi e relativi profili, è stato sottratto all'azienda e poi trasmesso a una società di intelligence australiana, che l'ha quindi girato a un consorzio di giornali internazionali.

 

Nella sezione italiana, analizzata dal Foglio, compaiono 4544 nomi che spaziano da politici come Matteo Renzi e Walter Veltroni a industriali come Ferrero e Merloni, da ufficiali dell'esercito a 2732 indagati o condannati per vari reati, soprattutto criminalità organizzata. Tra le informazioni raccolte ci sono data di nascita, indirizzo, stato civile, educazione, fotografia, profili social, affiliazione politica, precedenti penali e altri dettagli. Di alcune persone, per esempio Renzi e Berlusconi, è ricostruita anche la rete di relazioni familiari, con nomi e dati dei parenti più stretti.

hacker cinesi

 

I particolari su Zhenhua non sono molti. Fondata nel 2018, la società opera a Shenzhen, capitale tecnologica della Cina. Tutte o quasi le informazioni che raccoglie sono disponibili pubblicamente in Rete, pratica nota come "open intelligence", vengono cercate scandagliando con algoritmi di ricerca fonti che vanno dagli articoli di giornale ai social network e poi inserite in un database chiamato Okidb, cioè "Oversea Key Information Database". Sul sito, ora inaccessibile, la società descriveva la propria missione come "integrare i dati globali open source per aiutare il grande ringiovanimento della nazionale cinese", slogan politico del presidente Xi Jinping, e sosteneva di avere tra i propri clienti l'esercito e il Partito comunista.

 

Se ci sia un legame tra l'archivio e il governo cinese, e di quale tipo, restano però punti oscuro. Alcuni analisti fanno notare che l'intelligence di Pechino si serve spesso di soggetti privati per le operazioni di raccolta delle informazioni. Ma è anche vero che certe affermazioni di Zhenhua appaiono fin troppo esplicite, a cominciare dal suo indirizzo internet china-revival.com, la "riscossa nazionale".

 

 Anche il valore strategico dell'archivio è un'incognita, considerato che i dati che contiene sono vastissimi ma tutti pubblici. Il network australiano Abc parla di una presunta affiliazione tra Zhenhua e China Electronics, colosso pubblico delle telecomunicazioni militari, ma sulle pagine del sito della società che Repubblica ha potuto consultare non c'è traccia del legane. L'azienda sostiene di avere venti centri per la raccolta delle informazioni sparsi nel mondo e oltre all'archivio dei profili personali ne ha anche uno delle istituzioni straniere e uno dedicato alle notizie provenienti dall'estero.

hacker cinesi 2

 

Il database sottratto a Zhenhua è stato fatto filtrare a Chris Balding, un accademico americano che ha lasciato la Cina nel 2018 criticando il regime, che a sua volta lo ha girato a una società di cyber sicurezza australiana di nome Internet 2.0, la quale è riuscita a recuperarne circa un decimo. Dei 250mila profili analizzabili, una piccola parte del totale, circa 50mila sono americani, 35mila australiani, 10mila indiani e 9.700 inglesi, ma ce ne sono anche di piccoli Paesi come Malesia e Papua Nuova Guinea.

 

La lista di quasi 5mila nomi italiani, ognuno con un codice identificativo, è divisa in tre categorie. Nella prima, "persone politicamente esposte", compaiono parlamentari ed ex parlamentari come Laura Boldrini, Enrico Letta e Giulio Tremonti, ma anche imprenditori come Lisa Ferrarini, ex vicepresidente di Confindustria, scienziati come Carlo Doglioni, presidente dell'Istituto nazionale di Geofisica, prelati ed esponenti di autorità portuali, campo in cui l'interesse della Cina è molto alto. A differenza delle liste che riguardano gli altri Paesi, in quella italiana non sono presenti membri dell'attuale governo. La seconda parte è quella dei "parenti e collaboratori", i familiari. La terza, la più ampia, quella di "persone di interesse speciale". Qui si trovano quasi 3mila nomi di individui a processo o indagati per una serie di reati, soprattutto criminalità organizzata ma anche terrorismo.

HACKER CINESI

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…