bray bassolino colombo

LE PRIMARIE NON FINISCONO MAI - FOLLI: “A ROMA, NAPOLI E MILANO UN CANDIDATO DELLA SINISTRA È IN GRADO DI TAGLIARE LA STRADA AL RENZIANO VINCITORE DELLE PRIMARIE. SI VA VERSO LA SEPARAZIONE FRA LE DUE ANIME DEL PD. ANCHE SE NON E' ANCORA SCISSIONE”

BRAYBRAY

Stefano Folli per “la Repubblica”

 

All'indomani del rito delle primarie e al netto delle polemiche più ovvie, il quesito politico è uno solo: quanta voglia ha il Pd di restare unito dietro i vincitori e di sostenerli nella campagna amministrativa?

 

LA cronaca dice che non c’è da essere ottimisti. Lungi dal ricomporre le divisioni interne, il voto le ha accentuate. E il fatto che l’affluenza sia stata così deludente specie a Roma, la piazza principale, ha moltiplicato le critiche a Renzi, oltre che al referente capitolino Orfini. Ma bisogna distinguere fra due aspetti.

 

GHERARDO COLOMBO GHERARDO COLOMBO

Il primo riguarda la minoranza del Pd che ha reagito, come le accade spesso, con il linguaggio del ceto politico. Porre adesso la questione del cosiddetto “doppio incarico” (Renzi dovrebbe rinunciare alla leadership del partito essendo capo del governo), significa aggravare e non risolvere i problemi di comunicazione con l’opinione pubblica estranea alle logiche partitiche.

 

Del resto le diatribe sul “doppio incarico” erano tipiche della Prima Repubblica, quando i grandi partiti erano organizzati in correnti. Oggi è solo un espediente per tentare di azzoppare Renzi con un gioco di palazzo, ma la minoranza non sembra avere abbastanza forza politica per centrare l’obiettivo. E di sicuro gli elettori, soprattutto quelli che sono rimasti a casa, non sono interessati al tema.

 

Bray con zainetto Bray con zainetto

C’è un secondo aspetto molto più serio. La logica delle primarie prevede che dietro al vincitore si allineino gli sconfitti, ma questo accade quando esiste una certa omogeneità di fondo fra i vari contendenti. Così accade negli Stati Uniti, dove è raro che prenda forma una candidatura indipendente (quasi mai comunque per iniziativa di uno degli sconfitti nella giostra delle primarie).

 

Viceversa da noi la tentazione di proseguire la battaglia contro il vincitore a scapito delle fortune del partito, è parecchio diffusa. Ed è possibile che prenda corpo anche stavolta, nonostante la quasi certezza di favorire gli avversari, siano essi il napoletano De Magistris o la grillina Raggi a Roma o persino l’uomo del centrodestra a Milano, Stefano Parisi.

BASSOLINO E DE MAGISTRISBASSOLINO E DE MAGISTRIS

 

IL fatto è che esistono ormai due visioni diverse e talvolta opposte del centrosinistra. Renzi vuole scavalcare le vecchie barriere destra-sinistra e allargarsi verso i settori moderati dell’elettorato. I suoi avversari gli contestano proprio questa prospettiva e immaginano di ancorarsi a sinistra attraverso un nuovo profilo socialdemocratico, qualunque sia oggi il significato dell’espressione. 

 

Ecco allora che le primarie non finiscono mai. Anzi, un passo alla volta si va verso la separazione sostanziale fra le due anime del Pd, anche se non si tratta di una scissione: non ancora, almeno.

Ministro Massimo Bray Ministro Massimo Bray

 

L’ipotesi dell’ex ministro Massimo Bray, vicino a D’Alema, candidato a Roma contro Giachetti è tutt’altro che campata per aria. Anche a Milano si è parlato di un nome (Gherardo Colombo come simbolo di legalità?) da contrapporre al renziano Sala in linea di continuità con l’esperienza del sindaco “arancione”, Pisapia.

 

E a Napoli il fronte Bassolino deve decidere che prospettiva dare al patrimonio di voti raccolti dall’ex sindaco sconfitto di poco da Valeria Valente. Un video diffuso ieri sul web, in cui sembra svolgersi uno squallido episodio di compravendita dei voti, equivale ad altrettanta benzina gettata sul fuoco.

 

Bassolino non si candiderà in prima persona, ma nessuno crede che voglia impedire ai suoi sostenitori di prendere qualche iniziativa volta a danneggiare la Valente.

MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI ROBERTO GIACHETTI FOTO LAPRESSE

 

Tre città. In ognuna di esse un candidato alternativo messo in campo da sinistra è in grado di tagliare la strada al renziano vincitore delle primarie. Quel candidato non sarebbe in grado di vincere le elezioni, ma le farebbe perdere al rivale espressione di Palazzo Chigi.

 

Come si capisce, se non è una vera e propria scissione, è comunque un’operazione azzardata che viene giustificata con l’esigenza di fermare Renzi e il suo progetto. E se pure la tentazione rientrasse, ovvero si realizzasse in una sola città, magari Roma, il solo parlarne rende evidente il malessere politico nel Pd.

roberto giachetti (2)roberto giachetti (2)BRAY BASSOLINO COLOMBOBRAY BASSOLINO COLOMBOGIACHETTIGIACHETTI

 

Ultimi Dagoreport

giovambattista giovanbattista fazzolari vitti

FLASH – ROMA VINCE SEMPRE: IL SOTTOSEGRETARIO FAZZOLARI, DA SEMPRE RISERVATISSIMO E RESTÌO A FREQUENTARE I SALOTTI, ORA VIENE PIZZICATO DA DAGOSPIA NEL “SALOTTO” DI PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA, SPAPARANZATO AI TAVOLI DI “VITTI”, DOVE POLITICI, GIORNALISTI E POTENTONI AMANO ATTOVAGLIARSI (DENIS VERDINI FACEVA LE RIUNIONI LI' E CLAUDIO LOTITO AMA GOZZOVIGLIARE DA QUELLE PARTI, SPILUCCANDO NEI PIATTI ALTRUI) – ANCHE “FAZZO” È ENTRATO NELLA ROMANELLA POLITICA DE “FAMOSE DU’ SPAGHI”: L’EX DIRIGENTE DI SECONDA FASCIA DELLA REGIONE LAZIO CHIACCHIERA CON UN CANUTO SIGNORE DI CUI VORREMMO TANTO CONOSCERE L’IDENTITÀ. I DAGO-LETTORI POSSONO SBIZZARIRSI: HANNO QUALCHE SUGGERIMENTO PER NOI?

giampaolo rossi rai report sigfrido ranucci giovanbattista fazzolari francesco lollobrigida filini

DAGOREPORT – RAI DELLE MIE BRAME: CHIAMATO A RAPPORTO L'AD GIAMPAOLO ROSSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI DOVE SI E' TROVATO DAVANTI, COL DITO ACCUSATORIO, I PLENIPOTENZIARI RAI DEI TRE PARTITI DI MAGGIORANZA: GASPARRI (FI), MORELLI (LEGA) E FILINI (FDI) CHE, IN CORO, GLI HANNO COMANDATO DI TELE-RAFFORZARE LA LINEA DEL GOVERNO - IL PIÙ DURO È STATO IL SOTTOPANZA DI FAZZOLARI. FILINI SPRIZZAVA FIELE PER L’INCHIESTA DI “REPORT” SUI FINANZIAMENTI DI LOLLOBRIGIDA ALLA SAGRA DEL FUNGO PORCINO - ROSSI, DELLE LORO LAMENTELE, SE NE FOTTE: QUANDO VUOLE, IL FILOSOFO CHE SPIEGAVA TOLKIEN A GIORGIA NELLE GROTTE DI COLLE OPPIO, PRENDE IL TELEFONINO E PARLA DIRETTAMENTE CON LA PREMIER MELONI... - VIDEO

giorgia meloni daria perrotta giancarlo giorgetti

FLASH – GIORGIA MELONI HA DETTO A BRUTTO MUSO AL RAGIONERE GENERALE DELLO STATO, DARIA PERROTTA: “QUESTO È UN ESECUTIVO POLITICO E NON TECNICO”. IL CENTRODESTRA HA GIÀ SILURATO IL DG DEL TESORO, ALESSANDRO RIVERA, HA LIQUIDATO L’EX RAGIONIERE BIAGIO MAZZOTTA E HA ACCOMPAGNATO ALL’USCITA IL DIRETTORE DELLE PARTECIPATE, MARCELLO SALA. ORA SE LA PRENDE ANCHE CON LA FEDELISSIMA DI GIANCARLO GIORGETTI, CHE NON È CERTO UNA PERICOLOSA COMUNISTA, NÉ UNA OSTILE “MANDARINA” IN QUOTA “DEEP STATE”. A DESTRA COSA PRETENDONO DA MEF E RAGIONERIA? CHE SIANO USI A OBBEDIR TACENDO? DAVANTI AI TRISTI NUMERI, NON CI SONO IDEOLOGIE O OPINIONI…

donald trump volodymyr zelensky donald trump nobel pace

DAGOREPORT – DONALD TRUMP È OSSESSIONATO DAL NOBEL PER LA PACE: LE BOMBE DI NETANYAHU SU GAZA E I MISSILI DI PUTIN SULL’UCRAINA SONO GLI UNICI OSTACOLI CHE HA DI FRONTE – CON “BIBI” È STATO CHIARO: LA PAZIENZA STA FINENDO, LA TREGUA NON SI PUÒ ROMPERE E NON CI SONO PIANI B, COME HA RICORDATO AL PREMIER ISRAELIANO MARCO RUBIO (IN GRANDE ASCESA ALLA CASA BIANCA A DANNO DI VANCE) – DOMANI L’ACCORDO CON XI JINPING SU DAZI, TIKTOK, SOIA E NVIDIA (E STI CAZZI DI TAIWAN). IL PRESIDENTE CINESE SI CONVINCERÀ ANCHE A FARE PRESSIONE SUL SUO BURATTINO PUTIN? SE NON LO FARÀ LUI, CI PENSERÀ L’ECONOMIA RUSSA AL COLLASSO…

sangiuliano gasdia venezi giuli

SULLA SPOLITICA CULTURALE DELLA “DESTRA MALDESTRA” – ALBERTO MATTIOLI: “CI RENDEMMO SUBITO CONTO CHE DA SANGIULIANO C’ERA NULLA DA ASPETTARSI, A PARTE QUALCHE RISATA: E COSÌ È STATO. GIULI AVEVA COMINCIATO BENE, MOSTRANDO UNA CERTA APERTURA E RIVENDICANDO UN PO’ DI AUTONOMIA, MA MI SEMBRA SIA STATO RAPIDAMENTE RICHIAMATO ALL’ORDINE - CHE LA DESTRA ABBIA PIÙ POLTRONE DA DISTRIBUIRE CHE SEDERI PRESENTABILI DA METTERCI SOPRA, È PERÒ UN FATTO, E PER LA VERITÀ NON LIMITATO AL MONDO CULTURALE - IL PROBLEMA NON È TANTO DI DESTRA O SINISTRA, MA DI COMPETENZA. CHE BEATRICE VENEZI NON ABBIA IL CURRICULUM PER POTER FARE IL DIRETTORE MUSICALE DELLA FENICE È PALESE A CHIUNQUE SIA ENTRATO IN QUALSIASI TEATRO D’OPERA - (PERCHE' SULL’ARENA DI VERONA SOVRINTENDE - BENISSIMO - CECILIA GASDIA, DONNA E DI DESTRA, SENZA CHE NESSUNO FACCIA UN PLISSÉ?)’’

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA")