1. RENZI CHOC: PRONTO A LASCIARE” “BASTA, MI SONO STANCATO. SONO STUFO DEL PD” 2. “STUFO DI QUESTO FUOCO DI SBARRAMENTO INCOMPRENSIBILE SU OGNI COSA CHE FACCIO” 3. “MI VERGOGNO PER IL PD, SE SCEGLIE LA VICENDA KAZAKA PER REGOLARE I CONTI TRA LE SUE CORRENTI. SE NON DEVO PARTECIPARE AL CONGRESSO LO DICANO, MA PER VICENDE DEL PD NON STRUMENTALIZZIAMO UNA BIMBA DI SEI ANNI PRESA DALLE FORZE SPECIALI” 4. “NON VOGLIO FAR SALTARE IL GOVERNO. SE CADE LETTA NON SI VOTA. E SE ANCHE SI FORMASSE UN NUOVO GOVERNO, NON SAREI CANDIDABILE. INTERROMPO IL TOUR EUROPEO, NON VOGLIO ESSERE UN ALIBI. QUESTO CLIMA DI GUERRIGLIA PERMANENTE È INCOMPRENSIBILE”

1 - PD
Jena per "la Stampa" -
L'unico partito al mondo che lotta contro se stesso.

2 - RENZI CHOC: PRONTO A LASCIARE IL PD
Laura Cesaretti per Il Giornale

Nel Pd sembra ormai esplosa la guerra nucleare. E Matteo Renzi è a un passo dall'addio a quel che ne resta, tentato «di mandare tutti a quel paese e andarmene in vacanza», abbandonando al suo destino un partito la cui classe dirigente «preferisce perdere di nuovo le elezioni pur di mantenere la poltrona».

Tuona: «Mi vergogno per il Pd, se sceglie la vicenda kazaka per regolare i conti tra le sue correnti». Il sindaco di Firenze è «allibito» per il tiro al piccione in corso nel corpaccione democrat contro di lui, accusato di voler far saltare il governo Letta («E perché, visto che comunque non si andrebbe al voto?», dice lui). Che poi lo facciano «strumentalizzando una vicenda di cui come italiano mi vergogno, in cui una bambina di sei anni è stata prelevata da quaranta agenti, messa su un aereo e adesso vive con la mamma agli arresti domiciliari in un Paese non libero», è a parere di Renzi «inaccettabile».

Quanto al governo e al ruolo di Alfano, «scaricare su servitori dello Stato tutte le responsabilità senza che venga mai fuori un responsabile politico è indegno». Toni più duri che mai. È la miccia, il casus belli, è il punto da cui partire per regolare i conti con un partito e una dirigenza che non ama e gli sta stretta.

Renzi si sente più forte del partito e dell'apparato Pd. O semplicemente non li sopporta più. Lo limitano, lo boicottano e così si apre un varco, prepara i bagagli e punta altrove. «Questi - rivela - hanno talmente terrore di me che stanno cercando di rinviare il congresso e imbrogliare di nuovo sulle regole, blindando le primarie ai soli iscritti».

Sull'altro versante anche Enrico Letta, dicono i suoi, stavolta ha perso la pazienza con un partito «in cui troppi giocano con l'irresponsabilità». Ieri in serata la segreteria ha comunicato di aver deciso che il Pd non voterà le mozioni di sfiducia ad Alfano. «Il governo deve proseguire l'opera di risanamento», si legge nella nota della segreteria.

E comunque oggi Letta metterà sul tavolo tutto il proprio peso. Ricordando che, nel voto di venerdì, non è in gioco il ministro dell'Interno e quel che sapeva o non sapeva del pasticcio kazako, ma appunto il governo intero, premier in testa. Il premier, che da Londra si è tenuto in costante contatto con il segretario del Pd, con il Pdl, con il Quirinale, avverte: «Io stesso sarò in Parlamento venerdì».

E nei conversari privati va oltre: «Se c'è qualcuno che vuole far saltare il tavolo e trascinare il paese alle urne, deve venire allo scoperto e assumersene la responsabilità». E deve sapere che, se anche il governo cadesse, «Enrico continuerà ad esserci, e a quel punto le primarie le organizziamo noi da Palazzo Chigi», come spiega un lettiano di prima linea. Il fronte di chi vede con terrore l'ascesa del sindaco e la fine dello status quo si frega le mani: «Con Letta abbiamo finalmente l'anti-Renzi».

Ieri però era il Pd intero in grandissima sofferenza a dover sostenere Alfano, tanto più con i parlamentari renziani apertamente schierati per la sfiducia (anche se pronti a rimettersi alla linea di maggioranza). E così sono usciti allo scoperto (concordandolo con Epifani) prima Cuperlo e poi Anna Finocchiaro a parlare apertamente di dimissioni di Alfano.

L'ipotesi di chiedere al Pdl il «sacrificio» del suo segretario per poter continuare a sostenere il governo, mostrando che anche il Pd aveva incassato qualcosa. Un rimpasto rapido, e via. Ma dal Colle l'idea è stata stoppata: Alfano resta, il governo non si tocca.

3. RENZI: "STUFO DEL PARTITO MA NON VOGLIO FAR CADERE QUESTO GOVERNO"
Marco Bardazzi per "la Stampa"

«Basta, mi sono stancato». Dopo una giornata cominciata male per la lettura dei giornali e proseguita peggio per le accuse di essere alla ricerca di un pretesto per aprire la crisi, Matteo Renzi si siede di fronte al pc a Palazzo Vecchio e si sfoga sulla newsletter personale: «Non voglio far saltare il governo. Se cade Letta non si vota. E se anche si formasse un nuovo governo, non sarei candidabile».

Una presa di posizione divenuta indispensabile per la tensione cresciuta sul giallo kazako. Ma che non esaurisce i motivi di arrabbiatura del sindaco di Firenze. Appena pubblicata la newsletter, rincara la dose al telefono: «Sono stufo di questo fuoco di sbarramento incomprensibile su ogni cosa che faccio. Se non devo partecipare al congresso lo dicano, ma non strumentalizziamo per vicende del Pd una bimba di sei anni che è stata presa dalle forze speciali».

Renzi vorrebbe parlare di Europa e dell'ormai celebre visita alla Merkel. Ma la cronaca politica lo sconforta al punto da annunciare che, dopo la Cancelliera, interromperà il giro esplorativo che aveva avviato con i leader internazionali. «Mi auguro che questo serva a far sì che dentro il Pd qualcuno faccia una riflessione: andare avanti con questo clima di guerriglia permanente è davvero incomprensibile».

Sul caso Shalabayeva lei chiede che non paghi solo la polizia e dice di non volere la caduta del governo. Ma cosa deve fare Letta sul caso Alfano: il vicepremier deve lasciare, come chiedono i parlamentari a lei vicini?

«Non faccio una questione Alfano o non Alfano, altrimenti diventa tutto strumentale, non sono alla ricerca di un capro espiatorio. Non si può affrontare la vicenda di una signora e di una bambina di sei anni rimpatriate a forza, dando la colpa alle forze dell'ordine o gestendo il tutto come una gigantesca strumentalizzazione correntizia del Pd verso il congresso, in difesa del proprio capodelegazione. Questa è una questione di libertà».

Cosa chiede a Letta?
«Gli dico: "Vai in aula a dire la tua". Non mi metto a fare il capofila di quelli che vogliono le elezioni o il capofila degli altri. Facciamo un punto di forza di questa vicenda, che ora è un punto di debolezza».

A cosa è dovuta l'arrabbiatura che si respira nella newsletter?
«È vergognoso che per tutto il pomeriggio almeno una trentina di deputati del Pdl, Giovanardi in testa, abbiano fatto dichiarazioni contro di me, e anche una decina del Pd. Fanno di tutto per buttarmi dentro le loro vicende quotidiane, cercano un alibi. Ho una notizia per loro: non sono disponibile a essere il loro alibi. Se sanno governare governino, se non sono capaci non governino, non vedo il problema».

Parliamo della Merkel. Il suo incontro dei giorni scorsi a Berlino è stato un altro motivo di polemica. Come è nato?
«Tutto è partito dall'intervista che mi avete fatto voi de "La Stampa" ad aprile con altri cinque giornali europei, tra cui la tedesca "Süddeutsche Zeitung". Ne è nato un rapporto diretto con lo staff della Cancelliera. Quando il presidente Letta ha incontrato la Merkel, mi ha detto: "Abbiamo parlato anche di te, ha letto l'intervista, alla prima occasione ne parliamo". Mi sono visto poi a cena a casa di Letta, che mi ha incoraggiato a fare incontri internazionali».

Di cosa avete parlato con la Cancelliera?
«In primo luogo, sono andato con un'idea di Europa che non è quella che vedo esprimere qui, dove il massimo che i nostri politici sanno dire è: "Non dobbiamo fare la fine della Grecia". Serve un'idea di Europa in positivo per le prossime generazioni. È possibile oggi immaginare un'Europa che non sia vista come avversario? Possiamo vedere Paesi come la Germania in alcuni casi anche come modello? Per esempio sul tema del lavoro e della formazione professionale, possiamo dire che i tedeschi sono più avanti di noi? È possibile pensare che possiamo copiare da loro qualcosa?» Dice Grillo che lei è andato a baciare l'anello alla Merkel.

Dice Grillo che lei è andato a baciare l'anello alla Merkel
«No, sono andato a parlare delle nostre aziende che nonostante la crisi sono ancora straordinariamente forti e con il potenziale per fare meglio».

D'Alema però si aspetta che lei abbia parlato alla Merkel anche di altro. "L'importante - ha detto - è che le abbia detto con chiarezza che la sua politica è sbagliata e dannosa". È quello che le ha detto?
«D'Alema ha un ruolo importante nell'internazionale socialista e in questo suo giudizio ha sicuramente un peso il prossimo voto in Germania. Mi chiedo se abbia usato lo stesso tono quando da segretario Pds incontrò Kohl negli anni Novanta: non so se gli abbia detto con chiarezza che la sua politica era sbagliata».

Prossime tappe del tour europeo? Francia e Gran Bretagna?
«No, mi sono stancato, non credo che continuerò questo giro. Sono veramente amareggiato e anche deluso dell'atteggiamento del gruppo dirigente del mio partito, che non perde occasione per aprire una polemica con me. Non capisco, mi fa cadere le braccia un atteggiamento che deriva nel risentimento personale. Sto riflettendo molto. A guardare i giornali dell'ultima settimana, sembra che abbia attentato alla vita del governo almeno quattro volte. C'è un limite a tutto. Mi auguro che nel Pd qualcuno faccia una riflessione».

 

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