nicola zingaretti matteo renzi

RENZI VUOLE FAR PERDERE IL CENTROSINISTRA ALLE REGIONALI: IN VENETO, PUGLIA, TOSCANA "ITALIA VIVACCHIA" PRONTA A CORRERE DA SOLA - COSTA IN CAMPANIA SPACCA I DEM (IL PD DI NAPOLI NON MOLLA SU DE LUCA) – BALLA LA GIUNTA DEL LAZIO GOVERNATA DA ZINGARETTI. QUI I CONSIGLIERI DI IV SONO DUE: QUANTI BASTANO, IN CASO DI ROTTURA, PER NON GARANTIRE PIÙ LA MAGGIORANZA AL PRESIDENTE-SEGRETARIO. CHE PERÒ POTREBBE CERCARE LA SPONDA DI…

Simone Canettieri per “il Messaggero”

 

renzi zingaretti

Le elezioni regionali come una partita di risiko. Da una parte infatti c'è Matteo Renzi che piano piano sta posizionando tutti i suoi carri armati nelle regioni che andranno al voto in primavera: Veneto, Puglia e forse anche Toscana e Campania. Sfide che Italia Viva è pronta a giocare da sola: con un proprio candidato. Costi che quel costi, anche se il conto alla fine lo pagherà il Pd, o meglio ancora, un'alleanza tra dem e 5 Stelle. Il primo strappo è avvenuto in Puglia, ben prima delle tensioni di questi giorni in seno alla maggioranza.

 

L'ex premier, infatti, ha detto «no» alla ricandidatura del dem Michele Emiliano. Di più: ha messo sul tavolo, a nome anche di Azione di Carlo Calenda e di +Europa, il ministro Teresa Bellanova. Poi c'è stata l'escalation sulla prescrizione e quindi il secondo strappo, sempre annunciato dai renziani.

TERESA BELLANOVA

 

In Veneto, dove c'è da contrastare un avversario temibile come il presidente uscente della Lega Luca Zaia, Ettore Rosato, a nome di Italia Viva, ha annunciato al Gazzettino l'intenzione di non sostenere l'aspirante governatore Arturo Lorenzoni, scelto dal segretario del Pd Nicola Zingaretti per la complicata impresa. Dopo le parole del coordinatore renziano sono fioccati gli appelli all'unità (qui il M5S è ancora molto diviso sul da farsi). «Nelle prossime ore sarò pronto a tutti gli sforzi necessari per evitare di rompere un fronte dell'alternativa che tutti vogliono il più ampio possibile», promette il civico Lorenzoni, che è anche il vicesindaco di Padova. Il caos veneto ha prodotto un altro effetto, proprio in laguna: a Venezia il Pd deve registrare la rinuncia di Gabriella Chiellino a sfidare il sindaco uscente Luigi Brugnaro.

 

zingaretti renzi

Renzi gioca su diversi tavoli. Compreso quello della sua natìa Toscana: se non dovesse rientrare lo scontro con il premier Giuseppe Conte potrebbe decidere di arrivare a una scelta abbastanza clamorosa. Ovvero: non sostenere Eugenio Giani alla corsa per la presidenza. Una mossa che riporterebbe in bilico l'esito della sfida, in un territorio dove il Pd, sulla carta, parte favorito.

 

Si arriva così anche a un'altra giunta regionale: quella del Lazio governata da Nicola Zingaretti. Qui i consiglieri di Iv sono due: quanti bastano, in caso di rottura, per non garantire più la maggioranza al presidente-segretario. Che a quel punto però avrebbe la sponda di almeno metà (5) del gruppo grillino del M5S (capitanato da Roberta Lombardi, da sempre in campo per un'alleanza riformista con i dem).

 

LO SCONTRO

E poi ecco la Campania dove lo scenario nelle ultime ore è totalmente cambiato: i vertici del M5S propongono al Pd il ministro dell'ambiente Sergio Costa. Ovviamente in mezzo all'intesa c'è il governatore uscente dei dem Vincenzo De Luca.

VINCENZO DE LUCA SERGIO COSTA

 

La candidatura - con il ministro in India per una missione istituzionale - è partita ieri mattina dalla consigliera regionale grillina Valeria Ciarambino che, dopo essersi incontrata con il braccio destro di Luigi Di Maio, Dario De Falco, ha fatto un passo indietro: «Sergio è più capace di me a parlare a tutti». A ruota sono usciti i big del Movimento. A partire appunto dal ministro degli Esteri:

 

«Costa è per cambiare, ora la scelta è tra il passato e il futuro». Come dire: caro Pd, guardiamo avanti e fai ritirare De Luca. Il primo sostenitore di questa linea rimane Roberto Fico, napoletano e presidente della Camera, pronto a benedire l'ipotesi del ministro «per un progetto comune con i dem». Un'idea che ha ricevuto il plauso dei ministri riformisti come Federico D'Incà, ma anche dei teorizzatori della «terza via» come Vincenzo Spadafora, che molto si spese però per la nascita di questo esecutivo.

 

I militanti campani sono divisi, il deputato Luigi Iovino insiste: «Ora va archiviata l'era De Luca». Il problema, non da poco, riguarda proprio il governatore uscente. Ieri sera il Pd regionale si è espresso «unitariamente e con forza» per la sua ricandidatura. Su Costa invece c'è anche il via libera del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. Il Nazareno tace.

 

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

O meglio tratta e cerca di capire se esistano i margini per un accordo. Zingaretti, nei giorni scorsi, era stato informato della mossa grillina. Ma aspetta l'evolversi della situazione. In attesa di un faccia a faccia con il governatore. Che a sorpresa potrebbe fare un passo indietro, ma per un nome terzo: Gaetano Manfredi, ministro dell'Università, ed ex rettore della Federico II. I giochi sono aperti, la strada rimane stretta.

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”