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LA RESA DEL CONTE - SPARITA LA FONDAZIONE CYBER, IL VOLPINO DI PALAZZO CHIGI METTE SUL PIATTO UN MINISTRO CON LA DELEGA AL RECOVERY FUND PER PLACARE RENZI: A CASCATA SI INNESCHEREBBE UN MEGA RIMPASTONE - LA DELEGA AI SERVIZI LA PRENDEREBBE LAMORGESE, CON GUERINI ALL’INTERNO, LA BOSCHI ALLA DIFESA E ORLANDO VICEPREMIER IN QUOTA PD

Marco Conti per “il Messaggero”

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

 

Prova a stringerlo sul Recovery plan e l'altro va al Tg2 a chiedere l'attivazione del Mes e più risorse per giovani e cultura. Anche se solo alla fine si capirà chi è il gatto e chi il topo, il duello a distanza tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi non è destinato a chiudersi a breve. L'intenzione di palazzo Chigi sarebbe quella di licenziare nel fine settimane in consiglio dei ministri il Next Generation Ue la cui bozza sarà oggi oggetto di un confronto dei ministri Gualtieri e Amendola con i capidelegazione.

 

LA CONTA

MATTEO RENZI TERESA BELLANOVA

Il problema è che chiudere l'accordo sul Recovery significherebbe chiudere la verifica, ma Renzi sostiene che attende risposte su «molti altri temi» e che oggi la ministra Bellanova porterà alla riunione un nuovo documento per ribadire le richieste ancora inevase. E così si comprende perché ieri sera da Italia Viva sono subito filtrati pesanti dubbi sul testo del Recovery riscritto dal governo dopo cinque giorni di fitte riunioni.

 

LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE

Eppure il testo contiene molte concessioni alle richieste di Iv, ma anche del Pd, e lascia aperto il nodo della governance dei fondi azzerando di fatto la cabina di regia a suo tempo immaginata da Conte e Gualtieri. Sparisce anche il mega progetto sulla cybersicurezza e la sanità ha più risorse come anche la cultura.

 

La ciliegina sulla torta la mette il ministro Amendola quando, parlando alla Commissione esteri del Senato, dice che «sulla governance - leggo nelle linee guida della Commissione europea - dovrebbe essere nominato o un ministro o un'autorità guida che abbia la responsabilità generale di Piani di recupero e resilienza e sia punto di contatto con la commissione».

luciana lamorgese

 

La creazione di un ministro o di un viceministro per l'attuazione dei piani del Recovery potrebbe rappresentare per i dem l'uovo di colombo capace di convincere Iv che teme vadano sprecate le risorse e che verrebbe accontentate - se non con l'apposita delega - con un mega-rimpasto che innescherebbe altri cambi di caselle.

 

ANDREA ORLANDO NICOLA ZINGARETTI

Ovvero il trasferimento di Lorenzo Guerini dalla Difesa all'Interno, a Luciana Lamorgese la delega ai Servizi, Maria Elena Boschi alla Difesa e poi la creazione di un vicepremier in quota Pd (Andrea Orlando).

 

Prima di procedere al mega-rimpasto, che nel modo sopra descritto eviterebbe a Conte il passaggio delle dimissioni, serve però un accordo che allo stato delle cose ancora non c'è mentre si esauriscono le opzioni alternative. Su tutte quella che, secondo qualche astuto consigliere, dovrebbe permettere al governo di andare avanti in assenza di Iv con un gruppetto di novelli Scilipoti.

 

MARIA ELENA BOSCHI E MATTEO RENZI

Ma comincia a vacillare seriamente anche la carta di riserva che sembrava custodire Renzi. Ovvero la possibilità di una maggioranza con il centrodestra che sembra però non decollare per il muro eretto da Giorgia Meloni al quale ha contribuito lo stesso Salvini e vi si è adeguato anche Silvio Berlusconi.

 

Se tramonta l'idea di una coalizione più larga dell'attuale, al netto delle difficoltà che avrebbero i grillini, non resta la strada delle elezioni che anche ieri dal Nazareno non escludevano. La trattativa è ancora in corso e destinata ad allungarsi la prossima settimana. Larghe intese con Lega e Fdi non sono possibili, assicurano i Dem.

ANDREA ORLANDO

 

E anche tra le fila M5s sembra prevalere il partitò filo-Conte. Voci su una spaccatura dei gruppi Iv le smentisce lo stesso Renzi così come l'idea che possa nascere un gruppo con centristi, Maie ed ex M5s, filo premier. I voti però non ci sono e i conti non tornano, ma almeno tre renziani avrebbero bussato alla porta Pd e i contatti tra Renzi e Berlusconi per preparare soluzioni alternative non sarebbero andati a buon fine.

CONTE LAMORGESE

 

Uno scenario di unità nazionale potrebbe essere sostenuto dal Cavaliere e anche dalla Lega, osservano fonti di opposizione, ma il Pd si è messo di traverso e anche Fdi potrebbe non starci. È in questo clima il confronto sul Recovery plan non decolla.

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