berlusconi quirinale

ROMANZO QUIRINALE - BERLUSCONI SA BENISSIMO CHE NON PUO’ ASPIRARE AL QUIRINALE E NE E' LA PROVA L’USCITA DELLA MELONI SUL SUO “PASSO INDIETRO” (CHE SILVIO HA DEFINITO “UNA SCORTESIA INCOMPRENSIBILE”) - IL CAV PENSA DI RITAGLIARSI UN RUOLO DA KING-MAKER - IL TAVOLO SULLA MANOVRA, CHIESTO DA ENRICO LETTA E ACCETTATO DA BERLUSCONI, E’ LA PROVA GENERALE DI UN ACCORDO SU QUIRINALE, GOVERNO E PNRR CHE ESCLUDEREBBE IL PARTITO DI MELONI…

Emilio Pucci per “il Messaggero”

 

SILVIO BERLUSCONI

L'avvertimento è arrivato ad Arcore: il timore della Meloni («Mi sa che Silvio ha fatto un passo indietro» sul Colle, ha detto ieri) è che Berlusconi voglia giocare la partita in maggioranza o in solitaria, mettersi al centro per essere al tavolo pure del centrosinistra. «O sta con noi oppure ognuno per sé», osserva un big di Fdi.

 

Ma l'ex premier ha fatto pervenire garanzie sul fatto che nessuno ha intenzione di tagliare fuori Fratelli d'Italia. «Probabilmente c'è stato un fraintendimento», ha tagliato corto Salvini che ieri ha sentito al telefono proprio Meloni e Berlusconi. Con il secondo ha discusso di manovra e della necessità di concordare la linea sulla legge di bilancio a sostegno delle partite Iva e sulla prospettiva di una riduzione del carico fiscale.

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 7

 

Con la prima ha parlato dell'importanza di essere uniti e di superare le incomprensioni emerse sulla diversa direzione di marcia in Europa. È insomma un centrodestra che cerca perlomeno di mettere la polvere sotto il tappeto dopo gli scontri di questi giorni. L'alleanza rischia di sfaldarsi, da qui i tentativi di ricompattarla. Ieri FI e Lega hanno lavorato insieme per portare avanti l'emendamento che dà la possibilità ai bus turistici di avere una capienza al 100% e pure nei confronti dell'esecutivo c'è la stessa insofferenza per la mancanza di disponibilità al dialogo manifestata - questa la tesi - fin qui da Draghi e da alcuni ministri.

berlusconi scende in campo

 

Anche se in FI e nella Lega prevalgono sempre due linee, con i governisti che danno pieno appoggio al presidente del Consiglio e avvertono i vertici azzurri e del partito di via Bellerio sul rischio di tirare troppo la corda. Capitolo a parte quello sul Quirinale. Il Cavaliere continua a portare avanti la sua strategia. «Non sono candidato ma», allarga le braccia a chi va a fargli visita. Ieri ha ricevuto il segretario dell'Udc Cesa.

 

Ma soprattutto l'ex M5s Rospi, ingegnere di Matera, che entrerà oggi in Forza Italia. E sarà un tassello importante perché - questo l'obiettivo - potrà fare da calamita ad altri fuoriusciti pentastellati. Per l'elezione del presidente della Repubblica - sempre che il centrodestra si presenti granitico all'appuntamento come assicura Salvini - mancano all'appello, secondo i calcoli di Arcore, almeno una quarantina di voti.

 

ANGELA MERKEL SILVIO BERLUSCONI

E Berlusconi sta lavorando proprio nella giungla del gruppo misto. In realtà si tratta pur sempre di voti ingovernabili e difficilmente decisivi, perché - come osserva un esponente di peso del centrodestra - occorrerà trovare la più ampia convergenza possibile in Parlamento: se una forza politica della maggioranza venisse tagliata fuori si andrebbe direttamente al voto anticipato. Ma è proprio sulla paura delle urne che gioca la sua partita il Cavaliere. «Io ha spiegato sono l'unico garante dell'equilibrio in Parlamento, se non ci sono io ci sono le elezioni anticipate». Una tesi che fa breccia fino ad un certo punto nella galassia della coalizione.

 

salvini meloni berlusconi

REGISTA O CANDIDATO

In tanti, anche tra i fedelissimi dell'ex presidente del Consiglio, sono convinti che Berlusconi dovrebbe vestire i panni del regista più che del concorrente alla corsa del Colle. «Perché - argomenta un forzista vicino al Cavaliere - quando si accorgerà che non è destinato ad essere lui il sostituto di Mattarella avvertirà la botta, si ritirerà dalla politica e sfascerà l'alleanza».

 

Ma il presidente azzurro non vuol sentir neanche parlare di dare le carte. Vuole essere in campo. «Se nessuno mi tradisce ho buone chances di farcela», ripete ai suoi interlocutori. «Bisogna vedere - osserva Rotondi - chi sarà l'altro candidato a contrastarlo. Ma alla quarta votazione Silvio potrebbe stupirci tutti». La sponda del Capitano leghista c'è. Anche per questo motivo i due hanno deciso di decelerare sul progetto della federazione. Berlusconi ora dovrà assicurarsi, però, il sostegno pieno di Fdi. Ieri le parole della Meloni lo hanno fortemente irritato. «Una minaccia incomprensibile», il suo commento.

silvio berlusconi

 

2 - FORZA ITALIA A MELONI "UNITI SUL QUIRINALE O ADDIO CENTRODESTRA"

Francesco Olivo per “La Stampa”

 

Silvio Berlusconi è amareggiato con Giorgia Meloni e a Matteo Salvini tocca fare, volentieri, il pacificatore. Il centrodestra tenta di rimettere insieme i cocci, ma non è facile. Le parole della leader di Fratelli d'Italia, «Silvio ha fatto un passo indietro sul Quirinale», continuano a risuonare a villa Grande, la nuova residenza romana del Cavaliere.

 

Lui non risponde direttamente ed evita la polemica, ma chi ci parla nota l'amarezza, «Giorgia mi ha fatto una scortesia incomprensibile», ripete senza capire il motivo dell'attacco di mercoledì scorso. «Per fare un passo indietro - spiega un suo fedelissimo - dovrebbe averne fatto uno in avanti, cosa che non è successa per ora», tanto più che il Cavaliere non ha gradito le mosse di Marcello dell'Utri per cercare appoggi alla sua candidatura, «io non ho dato mandato a nessuno di fare niente».

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 8

 

Ieri il leader di Forza Italia ha chiamato Salvini per rilanciare, spiegano da Forza Italia, l'asse governista del centrodestra, ovvero quello dove non compare Meloni, all'opposizione. I due hanno parlato di manovra, un tema dal quale Fratelli d'Italia si sente escluso, credendo di intravedere intese che vadano al di là della legge di bilancio. «Anche se non siamo in maggioranza - è il concetto che si ripete in via della Scrofa - le battaglie del centrodestra non devono essere messe da parte».

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 6

Critiche che destano molto stupore tra gli azzurri, «stiamo proponendo tagli alle tasse e una riduzione dei fondi da destinare al Reddito di cittadinanza, sono le istanze di tutta la coalizione». Le tensioni arrivano a ridosso della partita del Colle, snodo fondamentale non solo per i destini della legislatura, ma anche del centrodestra: «Se arriviamo divisi a quell'appuntamento la coalizione non c'è più», ragiona un dirigente di Forza Italia, preoccupato dalle posizioni di Meloni, la quale paradossalmente concorda sul punto.

 

La polemica sul Colle è sembrata inopportuna anche a Salvini, che per rimediare alla mezza crisi indossa i panni del pacificatore: «Passo indietro? No. Probabilmente c'è stato un fraintendimento tra Giorgia e Silvio. Il centrodestra governa 14 regioni e migliaia di comuni, Lega e Forza Italia sono a pieno titolo in questo governo.

 

matteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 18

Cercheremo di fare sintesi anche su questo». La sintesi vorrà dire trovare un nome condiviso per il Colle, compito arduo, visto che Meloni vuole Draghi, Berlusconi se stesso e Salvini non si esprime. In Fratelli d'Italia continuano i sospetti sugli alleati, mettere pressione su Forza Italia vuol dire cercare di scongiurare quelle operazioni centriste «di cui sono il perno».

 

In sostanza il tavolo sulla manovra, chiesto da Enrico Letta e accettato da Berlusconi e Tajani, sarebbe una prova generale di un accordo che escluderebbe il partito di Meloni, «stanno tentando di sistemare le tre caselle: Quirinale, governo e Pnrr», dice un esponente di Fdi. A Montecitorio i deputati meloniani confidano di voler guardare con attenzione quello che succederà da oggi alla Leopolda: «Renzi tenterà qualche mossa a sorpresa in chiave centrista». D'altronde, Meloni lo ripete sempre, «noi stiamo nel centrodestra, non abbiamo un piano B». Qualcun altro, si teme, forse sì.

ENRICO LETTAmatteo salvini e giorgia meloni incontrano silvio berlusconi nella sua villa a roma 15

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”