Maria Giovanna Maglie per Dagospia
E’ il gioco delle tre carte, caro compare, ovvero come ti prendo un clandestino, che per la legge italiana andrebbe comunque schedato, Schengen o no, Dublino o no, te lo faccio sparire e poi ricomparire in un bel centro di accoglienza al costo di 35 euro il dì, poi magari in un altro, altri 35 euro, infine in un terzo e perché non in un quarto, tanto non è registrato, ché sarebbe poco caritatevole e da Stato di polizia, e alla fine questi bei giri, moltiplicati per 60mila ingressi non registrati, alimentano l’affare, sempre in nome della carità si capisce, chiedere a Odevaine, che coordinava il tutto dal Viminale, a Buzzi, a Carminati.
Chiedere anche ai poliziotti fatti fuori dai centri come il Cara di Mineo, demansionati, come si dice in burocratese, colpevoli di voler seguire le procedure di legge, colpevoli anche di denunciare l’assenza di misure igieniche, le mascherine di carta straccia, i casi nascosti di tubercolosi. Uno di loro, Daniele Contucci, che la storia dei non registrati, e non per caso, l’ha raccontata per primo, si è dovuto riparare dietro lo scudo del sindacato, il Consap, per sopravvivere.
Solo che a Bruxelles si sono stufati e la Commissione Europea ha aperto ufficialmente, buttando nel cesso le carte che aveva portato a giustificazione il capo dipartimento immigrazione, Mario Morcone, una bella procedura di infrazione contro l’Italia per essersi lasciata scappare almeno 60mila migranti (ma i numeri reali sono più alti, diciamo centomila, e dimostrabili), senza registrarne identità ed impronte digitali.
Sapete come finisce, anche se nessuno lo dice? In una sanzione finanziaria, un bel multone di almeno cento milioni di euro, così per gradire. E questa storiaccia, approdata alla procedura dopo un lungo tira e molla in cui l’Italia non rispondeva a richieste e sollecitazioni, alimenta il pregiudizio sul malaffare imperante in Italia attorno ai profughi clandestini, oltre che sul menefreghismo di regime a proposito di controlli, sicurezza, terrorismo e allarmi vari. Forse fa contento Evita Bergoglio, noi dovremmo preoccuparci seriamente per la borsa e per la vita.
proteste contro il cara di mineo
Un po’ di preoccupazione, sia pur rassegnata, viene anche nel constatare quanto rispettato e ascoltato sia in Europa il ministro italiano dell’Interno. “ Riterrei una procedura di infrazione non solo irragionevole, ma anche molto grave, perché l'Europa dovrebbe solo dire mille volte grazie all'Italia che, all'inizio completamente sola, ha fatto fronte a una emergenza dalla portata internazionale, avendo per prima l'esatta percezione di quanto stava per accadere".
Così Angelino Alfano sulla lettera di Bruxelles che lamenta la mancata applicazione delle procedure di rilevazione delle impronte e della relativa trasmissione dati da parte dell'Italia. In un'intervista a "Il Piccolo" di Trieste, Alfano sottolineava che il tema strategico è quello dei rimpatri. "Perché la delocation funzioni e perché gli hotspot abbiano un senso in una strategia complessiva, è necessario uno sforzo comune e serio su quel fronte. É impensabile che ci sia un accumulo di migranti irregolari nei Paesi di primo ingresso”.
Ciao Angelino, ti saluta Bruxelles, anche perché questo benedetto trattato di Dublino, che assegna i migranti al Paese d’ingresso, sarà anche stato deciso nel 1990, quando la marea di rifugiati non c’era ancora, ma è stato ridiscusso e riapprovato nel 2003 e poi nel giugno 2013, praticamente l’altroieri, dopo la sciagurata campagna di Libia, dopo la tragica primavera araba, a Siria in guerra e Iraq spaccato, con l’Isis già gagliardo e Obama già suonato. Lo hanno firmato Angelino Alfano e Annamaria cancellieri, Interno e Giustizia. Perché ci prende in giro, quindi?
L’istruzione del fascicolo sulle nostre infrazioni è cominciata a fine agosto, quando la Commissione ha scritto al governo Renzi per chiedere spiegazioni sui 63 mila migranti che le risultavano svanite nel nulla. Secondo le rilevazioni di Bruxelles, nei primi sette mesi dell’anno erano entrati in Italia 92 mila profughi e solo 30 mila circa erano stati censiti a dovere, con l’identificazione e la presa delle impronte.
La Commissione ha poi inviato lettere a Roma a ottobre, per chiedere di garantire la corretta applicazione del regolamento Eurodac che impone la presa delle impronte digitali dei richiedenti asilo e loro trasmissione al sistema centrale entro 72 ore. "Dopo due mesi non si è risposto in modo efficace alle preoccupazioni", si spiega in una nota.
Qualche precisazione sullo stato delle cose, oltre gli alti lai di Alfano, per tacer del fondamentale Sandro Gozi e delle dichiarazioni bellicose di PittiBullo, che quando è lontano dalle sedi europee fa sempre il gradasso poi si allinea e tace, l’ha fornita Raffaele Cantone, dall’Anticorruzione.
“Il Cara di Mineo? "Il mio ufficio dopo gli arresti di dicembre controllò quell'appalto ed emersero palesi e gravi incongruenze. L'appalto, nonostante i nostri rilievi, non è mai stato revocato. Dopo le nuove indagini ho chiesto e ottenuto dalla Procura di Roma la nuova ordinanza di custodia cautelare e stiamo valutando il commissariamento di alcuni appalti. E per primo valuteremo il commissariamento dell'appalto del Cara di Mineo”.
Sul giro di tangenti nella gestione dei migranti: "Vedo con grande apprensione il formarsi di una miscela esplosiva fatta di flussi migratori sempre di più imponenti che arrivano nel nostro Paese, e speculazioni affaristiche criminali nella gestione della accoglienza. L'emersione di questa patologia rischia di produrre pericolosi fenomeni di intolleranza nei confronti dei migranti da parte dell'opinione pubblica".
Quanto alle organizzazioni della Chiesa e alla pesante intromissione nelle vicende degli italiani e dello Stato, sentite che dice Ugo Melchionda, presidente del Centro Studi e Ricerche IDOS, il vecchio gruppo della Caritas che si è messo a occuparsi di immigrazione. Interviene a un convegno al Parlamento il 25 novembre e dice ineffabile che “abbiamo fatto benissimo a far entrare centomila (dice centomila perché sa che questa è la cifra verosimile) immigrati senza schedatura e identificazione, infischiandocene delle regole europee”.
E quando Giulio Terzi, moderatore dell’incontro, salta sulla sedia e gli risponde con sforzo da diplomatico che i rischi sono enormi, che la strage di Parigi ha dimostrato i buchi nella sicurezza e scambio di informazioni, e che questi comportamenti italiani producono pregiudizio e credibilità in Europa, il sempre ineffabile Melchionda gli risponde che “abbiamo dato un risposta ai bisogni delle persone, non credo che ci siano stati problemi per la sicurezza europea”. Avanti così, col Giubileo della Misericordia,che intanto Isis punta verso Tripoli.
giulio terzi di sant agata antonella cinque