Oh my god, talk about context collapse. I’m in an Italian newspaper for apparently wanting to ban book ownership because I’m woke (?!) Did they not hire a translator? https://t.co/JfkSLorCoc
— Rhiannon L Cosslett (@rhiannonlucyc) January 30, 2023
1. READING IS PRECIOUS – WHICH IS WHY I’VE BEEN GIVING AWAY MY BOOKS
Traduzione dell’articolo di Rhiannon Lucy Cosslett per www.theguardian.com
Rhiannon L Cosslett COMMENTA L ARTICOLO DI GIUBILEI
Avevo, o meglio accumulavo, molti libri. Li ho ancora, credo, almeno per gli standard della casa media, ma sto facendo del mio meglio per liberarmene. Negli ultimi due anni ne ho regalati centinaia. Se il pensiero di questo vi riempie di orrore, allora forse evitate la parte successiva, in cui confesso che a volte li metto addirittura nella raccolta differenziata. Solo quelli veramente discutibili, che ritengo di salvare dal lettore togliendoli dalla circolazione.
La grande epurazione dei libri è iniziata quando ho deciso di esaminare gli scaffali e di scartare tutti i libri che mi imbarazzavano vagamente di avere in casa, per motivi di qualità, argomento, politica o autore (guardate i vostri scaffali e probabilmente avrete i vostri equivalenti). Da allora, li butto via ogni pochi mesi senza rimpianti. Solo due volte ho avuto bisogno di consultare un libro che avevo buttato via e ho ricomprato una copia di seconda mano a basso costo. […]
Stavo pensando a lui l'altro giorno quando ho visto una discussione su Internet riguardante un uomo che ha detto a un impiegato di una libreria di possedere un solo libro alla volta, comprandone uno nuovo quando ha letto l'ultimo e se ne è sbarazzato. "Che orrore! Come ha potuto? Non potrei mai!", ha scritto la gente, portandomi a riflettere ancora una volta sulla tendenza contemporanea a trattare il possesso di libri come una sorta di identità. […]
Capisco che certi libri possano sembrare vitali e preziosi. Sono cresciuta in una famiglia in cui c'erano molti libri sugli scaffali, anche se non potevamo sempre permetterci di acquistarne di nuovi. Non ho mai dimenticato il privilegio che ho avuto, né la posizione in cui mi trovo ora, dove a volte mi vengono inviati libri gratuitamente. Forse è per questo che trovo piuttosto triste l'idea di accumularli: c'è persino una parola giapponese, tsundoku, che indica il fatto di lasciare che i libri si accumulino senza essere letti. Invece, scelgo di donare i miei a luoghi dove ci sono persone che possono trarne maggior beneficio, o di lasciarli sul muro fuori casa, dove scompaiono sempre.
IL COMMENTO DI Rhiannon L Cosslett
Ho trovato la mia copia di Middlemarch di George Eliot con mezzi simili. All'interno, qualcuno aveva scritto "LEGGIMI!", e questo si è rivelato l'impulso di cui avevo bisogno per affrontare quel grande romanzo. Perché tenerlo sui miei scaffali quando ho finito, quando qualcun altro potrebbe goderne come me? Mio marito direbbe che sono ancora in fase di recupero e che ho sicuramente altro di cui liberarmi, ma francamente non vedo l'ora.”
2. SE IL "GUARDIAN" ELIMINA I LIBRI…
Estratto dell’articolo di Francesco Giubilei per www.ilgiornale.it
La nuova ideologia woke e liberal infrange un nuovo tabù e prende di mira il diritto a possedere libri mettendo in discussione l'esistenza delle biblioteche private. La proposta arriva dalle colonne del quotidiano inglese The Guardian in un articolo a firma di Rhiannon Lucy Cosslett intitolato «Reading is precious which is why I've been giving away my books».
La tesi della giornalista nasce da uno dei temi ricorrenti del mondo liberal: il senso di colpa. Lo stesso senso di colpa che dovrebbe avere l'Occidente per il colonialismo e che porta a riscrivere la storia buttando giù le statue, ora fa un salto di qualità arrivando a colpire i libri. Eppure la principale caratteristica di questa nuova ideologia che trova terreno fertile nelle pagine dei quotidiani progressisti americani e inglesi e che alcuni cercano di scimmiottare in Italia, è quella di spingersi sempre oltre pur di mettere in discussione le nostre abitudini e tradizioni. […]
Nella sua mente offuscata dall'ideologia, non prende nemmeno in considerazione che un libro che lei giudica non degno di essere letto, potrebbe interessare un altro lettore. Ad essere errato è però l'intero ragionamento alla base dell'articolo perché il modo per diffondere la cultura a chi ne ha più bisogno non è privarsi dei propri libri, bensì favorire politiche culturali a sostegno della lettura, incrementare la presenza delle biblioteche pubbliche, diffondere un'educazione alla lettura, tutte misure che non sono in contraddizione con l'avere una propria biblioteca.
Peraltro acquistare libri significa contribuire al sostegno di una filiera che dà lavoro a migliaia di persone e, gli stessi che si lamentano dell'assenza di posti di lavoro nel settore culturale o degli stipendi bassi nel mondo editoriale, sono i primi a promuovere comportamenti che non aiutano la filiera […]