luigi di maio nicola zingaretti giuseppe conte

E SE CI FOSSE UN GOVERNO DI MAIO? - NEL PD INIZIANO A CHIEDERSI SE LUIGINO A PALAZZO CHIGI SIA IL MODO MIGLIORE PER GARANTIRE LA STABILITÀ CINQUESTELLE - CONTE È ACCUSATO DAI DEM DI IMMOBILISMO SU TUTTI I DOSSIER CALDI, DAL MES AD AUTOSTRADE - DA PRESIDENTE DI REGIONE, ZINGARETTI, HA L’URGENZA DI RISORSE PER AMMODERNARE IL SISTEMA SANITARIO E QUINDI I SOLDI DEL MES GLI SERVONO…

Marco Conti per “il Messaggero”

 

conte di maio

In una sola giornata da palazzo Chigi sono arrivate novità su Alitalia, ex Ilva, semplificazioni e persino, attraverso la presidenza della Camera, rassicurazioni sulla tempistica di approvazione del decreto rilancio. Nulla sul Mes o su Autostrade, ovviamente, ma è il segnale di come il nervosismo del secondo partito di maggioranza, il Pd, si sia scaricato sul presidente del Consiglio. Giuseppe Conte prova a reagire. Organizza per oggi un vertice con i capidelegazione, ma soprattutto ha chiesto al suo partito di riferimento, il M5S, di dirgli chiaramente che cosa intenda fare su alcuni dossier che viaggiano sulle scrivanie di ministri e sottosegretari, da mesi. La situazione è tale che i ministri grillini sfidano il Covid e si ritrovano di persona con il reggente Crimi.

conte di maio

 

IL LUSSO

Conte rischia di pagare il prezzo dello stallo che evitò di saldare nell'agosto scorso attribuendo alla Lega di Salvini molte delle responsabilità che erano altrove. Dopo quasi un anno la geografia interna al grillismo è ancor più frammentata producendo una debolezza che si scarica sul premier e che contagia anche il segretario del partito che undici mesi si sostituì alla Lega e che promise un cambio di passo promettendo di cambiare anche alcune riforme, giudicate «nefaste», della stagione sovranista.

NICOLA ZINGARETTI LUIGI DI MAIO

 

Ed invece, dopo aver votato, in quarta lettura, il taglio dei parlamentari, il Pd di Nicola Zingaretti si scopre a mani vuote. La cancellazione della prescrizione, made in Bonafede, è ancora in piedi così come i decreti sicurezza, mentre i cantieri sono fermi. Ed è forse questa la subalternità che non vuole il presidente dell'Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

 

Non solo, Conte non riesce a diventare leader di quella maggioranza Ursula che avrebbe dovuto ridefinire gli assetti di un nuovo centrosinistra e sul quale il Pd di Zingaretti ha puntato preferendo che rimanesse lui a palazzo Chigi piuttosto favorire l'ascesa di Luigi Di Maio. Tornare a puntare sull'attuale ministro degli Esteri resta l'ultima chance che ha il Pd per non tornare al voto e i 5S per non tornare quasi tutti a casa anzitempo.

 

nicola zingaretti giuseppe conte

Conte è consapevole dell'insidia ed è per questo che si guarda bene dallo scontentare l'ala Di Battista che rappresenta ora la più importante garanzia per una sua permanenza a palazzo Chigi. In questo modo il premier si garantisce di durare, ma ne risente l'azione di governo. Ed ora arriva la sfida del Mes, uno strumento che l'Europa mette a disposizione - dopo averne cambiati i connotati - insieme ad altri.

 

Non rappresenta da solo il piano Marshall che nel 48 la Cecoslovacchia rifiutò, ma ne riprende quello spirito di appartenenza, allora all'Occidente e oggi all'Europa, che non a caso molti sovranisti europei combattono giudicandolo una trappola o uno spreco. Zingaretti ne reclama l'utilizzo e lo ha scritto ieri nella lettera pubblicata dal Corriere da aver sorpreso anche molti colleghi di partito che si erano acconciati per rinviare la sfida a settembre.

 

L'idea di Conte era di non far cenno al Mes nella risoluzione che dovrà essere votata in Parlamento il 15 luglio. D'altra parte nella riunione a Bruxelles si discute del bilancio comunitario e del Recovery fund. Due temi sui quali non si è trovato ancora l'accordo, mentre il Mes è strumento già operativo. Eppure sarà difficile evitare la conta, visto che +Europa e FI presenteranno proprie mozioni.

 

roberto speranza nicola zingaretti luigi di maio giuseppe conte 4

Il tergiversare di Conte sul Mes è per il Pd incomprensibile anche perché a guidare il partito è un presidente di regione, Zingaretti, che al pari dei suoi colleghi De Luca, Bonaccini e Rossi (ma anche Zaia e Fontana), ha assoluta urgenza di risorse per ammodernare il sistema sanitario. Per Zingaretti rinunciare a quei fondi - o pensare di recuperarli facendo altro debito che costerebbe 5 miliardi in più ai contribuenti come consiglia l'astuto Vito Crimi - è impensabile anche perchè rappresenterebbe colpo come segretario di partito e presidente di regione.

 

dario franceschini con la mascherina 1

Lo sfilacciamento dei rapporti nella maggioranza, le continue frustate di Zingaretti che dopo dieci mesi ha assunto di fatto il ruolo di capodelegazione sostituendosi a Franceschini, ma soprattutto l'incapacità di Conte di trainare i 5S, rappresentano un problema che non può durare a lungo. Soprattutto se nel Pd c'è chi ritiene fallito il tentativo di trasformare i grillini in una componente del nuovo Ulivo di cui Conte sarebbe dovuto diventare il federatore. Per certificare il fallimento del progetto-dem, si attende quindi settembre con le elezioni regionali che riproporranno lo spauracchio salviniano e lo scontro sul Mes che Conte non sarà ancora riuscito a risolvere.

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...