macron merkel draghi

SE DOMANI L'AGENZIA EUROPEA DEL FARMACO (EMA) DARÀ IL VIA LIBERA, DRAGHI E MACRON (DOPO AVER INSEGUITO LA MERKEL NELLO STOP) VOGLIONO RIPARTIRE CON LA SOMMINISTRAZIONE DI ASTRAZENECA - IL RALLENTAMENTO SARÀ RIASSORBITO IN UN PAIO DI SETTIMANE, ANCHE GRAZIE ALL'INCREMENTO DELLA QUANTITÀ DI PFIZER (+707.850 DOSI) - ASTRAZENECA DOVREBBE CONSEGNARE ALL'ITALIA ENTRO SETTEMBRE 40 MILIONI DI DOSI MA NEI CENTRI, GIÀ PRIMA DELLO STOP, FIOCCAVANO LE DISDETTE PROPRIO PER ASTRAZENECA. DRAGHI VUOLE LANCIARE UNA CAMPAGNA DI INFORMAZIONE RIVOLTA AI CITTADINI…

Alberto Gentili per "il Messaggero"

 

mario draghi emmanuel macron 3

Mario Draghi ed Emmanuel Macron sono pronti a ripartire con AstraZeneca. I due leader, che lunedì hanno offerto sponda alla decisione di Angela Merkel e di gran parte dei Paesi europei di sospendere il vaccino anglo-svedese in «via cautelativa e temporanea», invertono la rotta. In un colloquio hanno concordato che se domani l' Agenzia europea del farmaco (Ema) darà il via libera, Francia e Italia sono pronte «a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca».

 

astrazeneca

Roma e Parigi, dopo la frettolosa decisione di lunedì a rimorchio di Berlino, tifano insomma per il via libera dell' Ema al farmaco anglo-inglese. E fissano nel verdetto previsto per domani la data utile per ripartire con AstraZeneca per la campagna vaccinale. A pieno ritmo. Tanto più che secondo il comunicato diffuso da palazzo Chigi, «le dichiarazioni preliminari dell'Ema sono incoraggianti».

 

vaccino astrazeneca

Analisi condivisa da Macron che, al pari di Draghi, ha ascoltato con attenzione le parole di Emer Cooke. La direttrice dell' Agenzia europea del farmaco, nel primo pomeriggio, aveva detto che «l' incidenza di trombosi fra coloro che sono stati vaccinati con AstraZeneca non è più alta rispetto a quella che si registra nella popolazione totale», i «benefici continuano a superare i rischi», «non ci sono indicazioni che ci portino a ritenere che il vaccino AstraZeneca abbia causato trombosi, non sono emerse nei test clinici né sono state indicate come effetti collaterali noti». Da qui la convinzione e la fiducia che domani dall'Ema arriveranno buone notizie. E, sottotraccia, il sospetto di aver commesso un errore a inseguire la decisione del governo tedesco di sospendere il vaccino anglo-svedese.

 

mario draghi emmanuel macron 5

«RECUPERARE IL RITARDO»

In vista del via libera, Draghi ha svolto «un approfondimento» con il commissario straordinario Francesco Figliuolo. Per arrivare alla conclusione che la durata della «sospensione temporanea delle somministrazioni del vaccino AstraZeneca è stimabile in quattro giorni complessivi, fino al pronunciamento dell'Ema e quindi dell' Aifa». Dunque, «l'impatto di tale sospensione sulla campagna può valutarsi in 200 mila vaccinazioni in meno».

 

Perciò «in caso di ripresa delle somministrazioni di AstraZeneca a partire dal 18 marzo, il rallentamento potrà essere riassorbito nell' arco di un paio di settimane, anche grazie all' incremento della quantità del vaccino Pfizer stimato in 707.850 dosi».

 

ASTRAZENECA

Non a caso lunedì da palazzo Chigi era trapelata la convinzione - confermata ieri dalla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen che ha annunciato 10 milioni di dosi aggiuntive di Pfizer nel secondo trimestre e 4 milioni entro marzo - che da altre case farmaceutiche sarebbero potute arrivare «compensazioni». Non è solo Draghi a tifare per il ritorno in pista di AstraZeneca, che dovrebbe consegnare all' Italia entro settembre 40 milioni di vaccini.

 

Ed è, dunque, uno dei pilastri fondanti della campagna italiana. Anche durante il vertice dei ministri della Salute europei, cui ha partecipato Roberto Speranza, è emerso l'«auspicio unanime» che domani l' Ema possa cancellare i dubbi sul vaccino anglo-svedese. E dunque possano riprendere le somministrazioni in tutti i Paesi dell' Unione.

mario draghi emmanuel macron

Perché è vero che arrivanno delle «compensazioni» da Pfizer, Moderna e Johnson & Johnson, ma è altrettanto vero che se AstraZeneca dovesse uscire di scena, diventerebbe ancora più grave la questione degli approvvigionamenti insufficienti a coprire le richieste dell' Unione.

 

Il danno per l' Italia, secondo autorevoli fonti del ministero della Salute, non sarebbe però eccessivo. Se Ema non dovesse dare il via libera ad Astrazeneca, il nostro Paese perderebbe 10 milioni di dosi, pari al 20% delle 52 milioni di dosi totali attese nel secondo trimestre. «Ma con quarantadue milioni di somministrazioni», dicono alla Salute, «entro giugno avremmo comunque raggiunto l' obiettivo fissato».

sputnik

 

SI PUNTA ANCHE SU SPUTNIK

In più, il governo italiano attende con trepidazione lo sbarco a metà aprile dei vaccini monodose di Johnson & Johnson. E il via libera, entro metà maggio, al russo Sputnik sottoposto in queste settimane ai controlli dell' Ema. «Due obiettivi», spiegano al ministero della Sanità, «che cercheremo di raggiungere a prescindere dalla sorte di AstraZeneca. Perché non c' è un piano A o un piano B e non ci sono neppure dosi nascoste in qualche scantinato. E' già stata pianificata la somministrazione di tutti i vaccini disponibili o di cui si attende la consegna».

 

emer cooke ema

Come la direttrice di Ema, Emer Cooke, che si è detta «preoccupata per la fiducia della popolazione nei vaccini», anche Draghi e Speranza sanno che nel caso di via libera ad AstraZeneca questo sarà lo scoglio più impegnativo da superare. Nei centri vaccinali già prima dello stop fioccavano le disdette per AstraZeneca, adesso il fenomeno rischia di esplodere. Da qui l' intenzione del premier di lanciare quanto prima una campagna di informazione per ridare fiducia ai cittadini. E spingerli a vaccinarsi, indipendentemente dal tipo di dose somministrata. In Francia già hanno cominciato: il premier Jean Castex ha annunciato che si vaccinerà con AstraZeneca dopo il via libera di Ema.

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?