mario draghi ucraina guerra kiev

SE NON CI FOSSE STATA LA GUERRA, IL GOVERNO SAREBBE GIÀ CADUTO - LA CONFLITTUALITÀ NELLA MAGGIORANZA ORMAI È SENZA RITORNO, COME CONFERMA IL BRACCIO DI FERRO SULLA RIFORMA DEL CATASTO - DRAGHI SAPEVA CHE LEGA E FORZA ITALIA ERANO E RESTANO CONTRARI, MA HA DECISO DI TIRARE DRITTO SENZA MEDIAZIONI: CON PUTIN CHE BOMBARDA, L’ESECUTIVO NON PUÒ ENTRARE IN CRISI…

Adalberto Signore per “il Giornale”

 

MARIO DRAGHI

Come era prevedibile, la partita del Quirinale ha compromesso un quadro già complicato. La verità è che ormai i venti di guerra che soffiano sull'Europa sono l'unico elemento stabilizzante di un governo che solo una settimana fa in molti consideravano a fine corsa». La fotografia, impietosa, è di uno dei ministri più in sintonia con Mario Draghi.

 

carro armato russo distrutto in ucraina

Convinto che la maggioranza sia ormai entrata in una fase di conflittualità senza ritorno. Un quadro in parte confermato dal braccio di ferro di ieri sulla riforma del catasto contenuta nella delega fiscale. Lo scontro si è consumato nella commissione Finanze della Camera, con l'emendamento del centrodestra che ne chiedeva lo stralcio bocciato di un solo voto (23 a 22). Un risultato in verità prevedibile e previsto, nel senso che la maggioranza non ha mai concretamente rischiato di andare sotto.

 

renato brunetta mario draghi

Ma le cui conseguenze sono soprattutto politiche. Lo scetticismo di Lega, Forza Italia e Fratelli d'Italia era infatti noto da tempo. Come pure l'intenzione di provare a modificare il testo in modo da mettere nero su bianco che la riforma del catasto non avrebbe comportato - almeno nei prossimi anni - un aumento delle imposte sulla casa. Non a caso, è esattamente su questa linea di compromesso che prova a muoversi Forza Italia, cercando di ottenere dal governo una qualche garanzia in proposito.

 

funiciello

Una trattativa lunga, che ieri ha avuto uno strascico anche a Palazzo Chigi. Dove il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin si è presentato con i due azzurri Paolo Barelli e Alessandro Cattaneo per tentare di trovare un punto di caduta insieme ad Antonio Funiciello e Francesco Giavazzi, rispettivamente capo di gabinetto e consigliere economico del premier.

 

matteo salvini silvio berlusconi

L'incontro si è però risolto in un niente di fatto. Come pure non ha sortito effetto la telefonata tra Silvio Berlusconi e Draghi. Il leader azzurro, infatti, ha ribadito al premier le sue perplessità sulla riforma del catasto, facendo presente che sia il tema casa che quello tasse sono sempre stati per Forza Italia «qualificanti». Il colloquio non ha però sortito l'effetto desiderato.

 

LUCIANA LAMORGESE MARIO DRAGHI

L'ex Bce, infatti, non ha concesso nulla. Ha spiegato a « Berlusconi che l'emendamento di compromesso proposto da Forza Italia era «irricevibile» e che sulla delega fiscale c'era già stato il via libera in Cdm dei tre ministri azzurri. Insomma, è il messaggio, «serve coerenza».

 

draghi berlusconi

E, dunque, prendere o lasciare. Ed è proprio questa la linea che ha intenzione di seguire d'ora in avanti Draghi. Che dopo aver perso la partita del Colle ha deciso di non cedere più ai compromessi. Si vota e si approva quel che c'è da fare, a partire dalle riforme legate ai fondi europei del Pnrr. E anche se il catasto non è tra gli obiettivi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, il premier ha ritenuto giusto dare da subito un segnale forte.

riforma del catasto 9

 

Lasciando intendere quello che tra le righe ha buttato lì anche con Berlusconi: se non va bene, sono pronto a farmi da parte. D'altra parte, l'ex Bce è ben consapevole che cedere una volta rischia di aprire le porte al Vietnam parlamentare su qualunque provvedimento. Ieri è toccato al centrodestra che, come è noto, su casa e tasse è da sempre molto sensibile. Ma domani potrebbe essere la volta del centrosinistra, magari su altri temi particolarmente caldi.

 

LA COPERTINA DI THE ECONOMIST SULLA GUERRA IN UCRAINA

D'altra parte, che questo sia un anno «elettorale» - che di qui a 12-14 mesi porterà alle elezioni politiche - vale per tutti i partiti, nessuno escluso. Certo, c'è da chiedersi quanto questa tensione resterà senza conseguenze. Perché di qui a poco il governo dovrà confrontarsi su provvedimenti decisivi, dalla concorrenza alla giustizia passando per gli appalti. Come diceva il ministro di cui sopra, ad oggi lo scontro tra Mosca e Kiev è un elemento stabilizzante in chiave interna.

 

Anche perché è evidente che le priorità di Draghi sono soprattutto in quella direzione. Lunedì, per dire, il premier ha in agenda un faccia a faccia a Bruxelles con Ursula von der Leyen per parlare di immigrazione ed energia, con l'obiettivo di individuare come ridurre nel minor tempo possibile la dipendenza italiana dalla Russia in quanto a fonti di approvvigionamento. Ma sul fronte domestico, la tensione rimane concreta. E in questo clima l'incidente è dietro l'angolo. Lo scontro nella maggioranza, infatti, è violento.

 

vladimir putin - collage by epie

Enrico Letta accusa il centrodestra di aver «tentato di far cadere il governo», mentre Giuseppe Conte dice che «spaccare la maggioranza ora non ha senso». La risposta arriva in un comunicato congiunto Lega-Forza Italia: «Con i costi dell'energia alle stelle, la sinistra impone al governo di aumentare le tasse sulla casa. Non abbiamo parole». Insomma, tutto sembrano fuorché partiti che sostengono la stessa maggioranza.

mario draghi al senato

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