vincenzo de luca

SE NON È UN LOCKDOWN ''SOFT'' PRIMA DEL 9 NOVEMBRE, ARRIVA QUELLO HARD - NEI PIANI DEL GOVERNO SI CHIUDE PER UN MESE, ESCLUDENDO AZIENDE E SCUOLE. MA TANTO I GOVERNATORI FANNO COME VOGLIONO, VEDI EMILIANO E DE LUCA. CHE HA APPENA ANNUNCIATO DI CHIUDERE PURE ASILI ED ELEMENTARI BULLIZZANDO UNA BIMBA DI 6 ANNI CHE PIANGE PERCHÉ NON VA A SCUOLA: ''FORSE BEVE LATTE E PLUTONIO, MAI VISTO UN BAMBINO COSI''' (QUI SIAMO OLTRE IL CABARET, SIAMO ALLA CRUDELTÀ)

 

 

1.  SCUOLA: DE LUCA, CONTRO CHIUSURA, IN TV BIMBA OGM

 (ANSA) - Torna a parlare della scuola e della sua decisione di puntare sulla Dad, il governatore della Campania, Vincenzo de Luca, e ironizza su una mamma e la sua "bimba ogm" finite in tv. "Non ho incontrato una mamma che avesse dichiarato con questi dati di contagi io porto i miei figli a scuola? No, ho visto una mammina con una bella mascherina di tendenza, occhi fuggitivi, dire ad un intervistatore tv 'la mia bimba è venuta da me piangendo e mi ha detto mamma voglio andare a scuola per imparare scrivere", ha raccontato in diretta Fb. "Credo che sia l'unica d'Italia che piange per andare a suola e che dà pure la motivazione, mi mancano gli endecasillabi, - aggiunge - è un ogm cresciuta dalla mamma con latte al plutonio".

meme vincenzo de luca 3

 

2. IN CAMPANIA STOP SCUOLE INFANZIA

 (ANSA) - Il governatore Vincenzo De Luca chiede al Governo "scelte coraggiose, misure di livello nazionale" perchè "si sta perdendo tempo". Il dirigente dell'Asl Napoli 1 chiamerà gli anestesisti in pensione perchè "siamo in guerra e nessuno si può sottrarre". Stop alle scuole dell'infanzia, a partire da lunedì e prolungamento della zona rossa ad Arzano, nel Napoletano, dove ad oggi sono circa mille i positivi.

 

La Campania si prepara ad affrontare il picco dell'emergenza e guarda a Roma, in primis De Luca, che da tempo evoca un lockdown per provare ad affrontare il numero sempre crescente di contagi. Nelle ultime 24 ore la Campania conta 3186 positivi, dei quali 3016 asintomatici, su 18.656 tamponi esaminati; un dato pressoché uguale a ieri quando i positivi erano 3.103 su 17.735 esaminati. Aumentano però i decessi, 15 in due giorni. 525, invece, le persone guarite.

 

Al momento, ha spiegato De Luca in diretta Facebook, "ci sono condizioni di stress per ricoveri e posti letto negli ospedali non per le terapie intensive". "A marzo la punta più alta di ricoveri è stata di 622 ricoveri ospedalieri, già oggi abbiamo 1300 ricoveri - ha spiegato - a marzo avevamo 4mila positivi oggi 40mila, molti moltissimi asintomatici ma voglio chiarire che gli asintomatici contagiano". "Per le intensive a marzo la punta massima di ricoveri è stata di 135 - ha aggiunto - già oggi abbiamo 164 ricoveri e il peggio deve ancora venire. Ci stiano preparando a triplicare i posti di degenza e di terapia intensiva".

 

VINCENZO DE LUCA FABIO FAZIO

Non solo, a Napoli si sta lavorando anche per un vaccino sotto la direzione dell'oncologo Paolo Ascierto, come spiegato dallo stesso De Luca, d'intesa con lo Spallanzani ed un altro ospedale di Milano: "Il vaccino interviene sulla sequenza genetica del cittadino è una ricerca di avanguardia che speriamo possa produrre risultati in tempi rapidi". Intanto i contagi non si fermano.

 

 Tre, ad oggi, le zone rosse, Marcianise, Orta D'Atella e Arzano dove oggi è stata prolungato lo stop e dove, a detta di De Luca, in pochi "solo 5mila" si stanno sottoponendo ai tamponi: "Comportamenti non seri, irresponsabili, contattate l'Asl", l'appello del governatore. E se il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, scrive proprio a De Luca per chiedere un "urgentissimo incontro" alla "luce della drammatica situazione sanitaria, economica e sociale", il presidente della Regione rivolge a sua volta un appello a Roma, a fare presto a "non perdere più tempo altrimenti si agirà sempre più con l'acqua alla gola".

 

 

 

3. BOOM DI CONTAGI, ARCURI: FRENARE LA CURVA VERSO IL LOCKDOWN SOFT ENTRO IL 9 NOVEMBRE

VINCENZO DE LUCA MOSTRA LA TAC DI UN 37ENNE MALATO DI COVID

POSITIVO UN TAMPONE SU 8 DEGLI OLTRE 200 MILA FATTI. PROBABILE CHIUSURA PER UN MESE, ESCLUSE AZIENDE E SCUOLE

 

Paolo Russo per “la Stampa”

 

Gli esperti lo vanno ripetendo da tempo ma ora anche il governo è convinto: un nuovo lockdown, magari un po' più mitigato rispetto a quello di primavera, è oramai inevitabile. Il giorno segnato sul calendario con il cerchio rosso è il 9 novembre.

 

Per quella data un nuovo dpcm chiuderebbe tutto, probabilmente per un mese, lasciando aperte fabbriche, scuole materne ed elementari, aziende agricole, negozi alimentari, farmacie ed altri esercizi che vendono beni essenziali. Non ci si potrebbe muovere da casa propria senza un' autocertificazione che ne attesti la necessità per motivi di lavoro, salute o per fare la spesa.

 

Se la curva dei contagi dovesse impennarsi ancora il dado potrebbe essere tratto però anche prima. Ieri i contagi sono continuati a salire, anche se in misura meno ripida, passando da 24.991 a 26.831 contagi, con altri 115 letti occupati nelle terapie intensive e 983 nei reparti di medicina, entrambi sotto stress. Anche i morti continuano a salire, ieri altri 217 contro i 205 del giorno prima. Una crescita destinata a non finire qui, perché le vittime di oggi sono le persone che si sono ammalate circa un mese fa, quando i contagi erano dieci volte meno. Ed anche a questi numeri guarda più di un ministro, consapevole dell' onda emotiva che potrebbe generare un ritorno ai drammatici numeri di marzo sui decessi.

 

pierluigi lopalco michele emiliano

Però nella crescita della curva epidemica c' è anche chi intravede un primo spiraglio di luce. Il fisico e divulgatore scientifico Giorgio Sestili ha analizzato i numeri dell' ultima settimana rilevando che i contagi ora impiegano più tempo a raddoppiare. «Credo sia frutto dei primi Dpcm, ma soprattutto di una nostra maggiore attenzione nei comportamenti» è la sua ipotesi.

 

Ma la realtà dei numeri di oggi continua a spaventare.

«I contagiati sono 8 volte di più rispetto a 21 giorni fa, la progressione dell' Rt determina un raddoppio ogni settimana. Ogni numero vale più di mille parole», sembra quasi voler replicare il commissario Domenico Arcuri nel nuovo appuntamento settimanale per fare il punto sull' approvvigionamento sanitario. Una conferenza stampa dove di numeri ne ha sciorinati tanti, annunciando di voler portare a 200mila il fuoco quotidiano dei tamponi (obiettivo ieri già raggiunto) e di partire da lunedì con altri 100mila test rapidi antigenici, «arrivando così a uno screening quotidiano 300mila italiani». Sulle terapie intensive ha insistito sul fatto che i macchinari già acquistati consentiranno di portare a oltre 10mila i letti disponibili. Anche se poi le sue stesse tabelle mostrano che di attivi oggi ce ne sono tremila di meno, con un tasso di occupazione da parte dei pazienti Covid vicino a quel 30% considerato limite di guardia dall' Iss.

DOMENICO ARCURI CON LA MASCHERINA CALATA SOTTO IL NASO

 

Ma Arcuri è sembrato quasi voler lanciare un lungo appello agli italiani affinché comprendano perché presto sarà necessario fare di più. «Stiamo vivendo un nuovo dramma, vi supplico, non date retta a chi dice non è vero. Dobbiamo raffreddare la crescita della curva epidemica perché a questi ritmi nessun sistema sanitario è in grado di reggere», dice senza giri di parole. Per poi ammettere che le misure dell' ultimo Dpcm sono «la minima combinazione di soluzioni possibili e che servirà qualche altro ingrediente». Quale lo lascia capire lanciando l' appello «a muoverci tutti meno possibile».

 

Bacchettando subito dopo il governatore pugliese Michele Emiliano sulla chiusura delle scuole, «che sono un valore assoluto non negoziabile», afferma facendo capire che almeno i più piccoli saranno risparmiati dal lockdown che verrà.

 

Scelta dolorosa, che l' ala possibilista del governo vorrebbe ancora evitare. Ma che presto potrebbe diventare inevitabile, salvo voler mettere tutta Italia in quarantena. «Oggi abbiamo 26 mila casi per ognuno di loro dobbiamo tracciare almeno 10 persone. Se il trend è questo- ha spiegato Arcuri- tra 10 giorni dovremo tracciare 2 milioni e 600 mila contatti, tra poco più di 20 giorni tutti gli italiani». Come dire: se il lockdown non lo farà il governo lo imporrà il virus.

DOMENICO ARCURI FRANCESCO BOCCIA

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