E SE IL PD FOSSE COSTRETTO A SCIROPPARSI UN GOVERNO DI MAIO? - I BIG DEL PD TEMONO L'ASSE TRA RENZI E LUIGINO CHE PUNTANO A SILURARE CONTE - ZINGARETTI CONTINUA AD AGGRAPPARSI A "GIUSEPPI" MA SE MATTEUCCIO FA SALTARE IL TAVOLO, PROPONENDO UN ALTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, COSA FANNO I DEM? RISCHIANO DI DEFLAGRARE. PERCHE' UNA GROSSA FETTA DEL PD NON VEDE L'ORA DI SCARICARE IL CONTE-CASALINO…

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Fabio Martini per "la Stampa"

 

renzi di maio renzi di maio

È un rovello, un sospetto senza prove, ma in queste ore tiene in allarme i capi del Pd. Da 12 ore i principali notabili Dem parlano di questo scenario riservatamente, come hanno fatto ieri sera Nicola Zingaretti, Dario Franceschini, Andrea Orlando e i ministri del governo: ritrovarsi fra qualche giorno a dover dire sì o no ad un governo Di Maio.

 

Ipotesi lontana, flebile e tuttavia, da stamattina, non appena il presidente del Consiglio avrà annunciato al Capo dello Stato le sue formali dimissioni, da quel momento si aprirà la crisi vera e propria e da quel momento Matteo Renzi si riprenderà la sua libertà. I capi del Pd se lo sono chiesti anche ieri: il capo di Italia Viva ha un accordo con il ministro degli Esteri? E come farebbe il Pd, partito che ha meno della metà dei parlamentari dei Cinque stelle (129 contro 283) a "smarcarsi", a dire di no?

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

 

E infatti, proprio per esorcizzare alternative sgradite al Conte ter, dopo la riunione con i ministri, ieri sera il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha twittato: «Con Conte per un nuovo governo chiaramente europeista e sostenuto da una base parlamentare ampia, che garantisca credibilità e stabilità per affrontare le grandi sfide che l'Italia ha davanti».

 

Una dichiarazione del tutto priva di enfasi ma chiara nel sostegno a Conte. E che contiene anche un'indicazione della maggioranza: «base parlamentare ampia» significa tenere aperta, anzi riaprire, la porta a Matteo Renzi. Con l'idea di fornire al Conte ter una maggioranza più larga di quella precedente: oltre ai partiti che già sostenevano l'attuale governo - Cinque stelle, Pd, Leu e Italia Viva - anche l'area di "responsabili" che è si venuta formando in questi giorni.

Bettini e Zingaretti Bettini e Zingaretti

 

Al Pd nessuno lo chiama "pentapartito" perché sa di vecchia politica, ma il Conte ter potrebbe avere una maggioranza stabile soltanto col sostegno di cinque forze. E d' altra parte quelle su un patto tra Renzi e Di Maio, sono soltanto illazioni.

 

Certo, tutti i capi del Pd sono convinti che Matteo Renzi, una volta dimesso Conte, sia pronto a rilanciare, ma che lo faccia proprio con Di Maio è soltanto un'ipotesi. Considerata indigeribile al Nazareno. E d'altra parte i capi del Pd, nelle ultime 24 ore, pur di salvare Conte, hanno drasticamente cambiato linea proprio sul capo di Italia Viva.

 

andrea orlando andrea orlando

E lo hanno fatto con una significativa inversione di marcia: lo hanno riportato in maggioranza. Certo, i riflettori erano puntati sui tormenti di Conte, ma nelle stesse ore la svolta del Pd su Renzi è stata secca. Due giorni fa il vicesegretario Andrea Orlando era stato tranchant: «Si può camminare insieme a chi cerca di ucciderti?».

 

Ma ieri mattina, il "gran timoniere" del Pd, Goffredo Bettini che con Orlando condivide tutto, si è presentato ad Omnibus su la 7 e ha detto: «Ora Renzi dimostri effettivamente di avere il senso, non dell' errore ma un po' del salto nel buio che lui ha procurato, e incominci in Parlamento a dare qualche segnale». E nel caso non si fosse capito, Bettini ha specificato: «Se Renzi si mette nell' ottica di una responsabilità nazionale senza ricatti e senza prepotenze, si può guardare a una fase nuova».

 

funerali willy conte zinga lamorgese funerali willy conte zinga lamorgese

E proprio in questa "dipendenza" da Renzi sta uno dei tanti paradossi di questa crisi di governo: il Pd sa che il Conte ter può nascere soltanto se il capo di Italia Viva starà nella partita del rilancio dell' attuale premier. Ma se i giochi dovessero aprirsi, a quel punto ai vertici del Pd sono destinate ad affiorare le tre diverse opzioni (Conte a tutti i costi, nuovo governo ed elezioni anticipate) che il segretario Zingaretti sinora ha saputo "governare" con una linea unitaria.

 

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