giancarlo giorgetti matteo salvini

SE SALVINI NON PASSA ALL'INCASSO, SCADE - IL LEGHISTA NON HA RELAZIONI CON LE CANCELLERIE INTERNAZIONALI E QUESTO SARA' SEMPRE UN LIMITE NELLA SUA CORSA A PALAZZO CHIGI - IL TIMORE NEL CARROCCIO E' CHE LA LEGISLATURA A TRAZIONE CONTECASALINO POSSA FRIGGERE SALVINI E APRIRE LO SPAZIO IN ITALIA PER “UN UOMO NUOVO” (GIORGETTI?) - DOPO TANTA RINCORSA E "ZERO TITULI", D'UN TRATTO ANCHE “IL CAPITANO” RISCHIEREBBE DI APPARIRE SUPERATO…

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

salvini giorgetti

Se Conte ha un problema con l'agenda di governo, Salvini ha un problema con la sua agendina, perché gli mancano certi numeri di telefono con prefisso internazionale: quelli che contano e che sono indispensabili se si vuole contare. Le relazioni con le cancellerie straniere non si inventano, si costruiscono.

 

In tal senso il leader leghista è all' anno zero e la scelta di Giorgetti come responsabile Esteri del suo partito è l' indizio di un nuovo inizio, il tentativo di resettarsi e riaccreditarsi, lasciandosi alle spalle il passato, magari senza volerlo pubblicamente abiurare. Perciò la selezione degli uomini a cui affidare i dipartimenti diventa una sorta di biglietto da visita per il capo del Carroccio, che ha l' ambizione di «entrare a palazzo Chigi dal portone principale».

 

matteo salvini giancarlo giorgetti 1

Ma al momento la sua è un' opera incompiuta, siccome la casella dell' Economia è vuota e non si sa ancora a chi verrà affidata. È vero che in ogni forza politica un segretario deve tenere a mente certi equilibri e rispettarli, solo che in questo caso la decisione di Salvini avrà un peso che va oltre le questioni interne di bottega, sarà un' anticipazione della linea che vorrà seguire. E se Giorgetti è funzionale a rompere l'isolamento internazionale con «quelli che stanno nelle stanze dove bisogna passare per poter governare», la scelta del responsabile economico dovrà essere conseguente o rischierà di rivelarsi controproducente.

 

matteo salvini giancarlo giorgetti

Nell' anno e mezzo in cui è stato al governo, Salvini ha potuto constatare - specie dopo la visita negli Stati Uniti - come l' ambiguità in certi circoli non paghi. È ovvio che vada in sofferenza ogni qualvolta Berlusconi si presenta come «il garante in Europa e nel mondo» del futuro gabinetto di centrodestra. E si capisce anche il motivo del suo indecisionismo, diviso com' è tra l' idea affidare quel dipartimento all' ex vice ministro all' Economia Garavaglia o all' attuale presidente della commissione Bilancio di Montecitorio Borghi.

matteo salvini giancarlo giorgetti

 

Sebbene la Lega sia un partito leninista - dove i dirigenti seguono le decisioni del capo - è in corso un dibattito tanto riservato quanto serrato, e si avverte la pressione di un'area (che è maggioritaria) desiderosa di abbandonare le vecchie parole d'ordine sull'euro e sulla Brexit: «Se il nostro obiettivo è portare Salvini alla presidenza del Consiglio - spiega un autorevole esponente del Carroccio - dovremo d'ora in poi saper coniugare la nostra visione identitaria con la necessità di relazionarci in un sistema globale».

 

GIORGETTI E SALVINI

Salvini deve decidere tra un Carroccio di lotta o una Lega di governo, e la scelta del responsabile del dipartimento Economico, in apparenza irrilevante, diventa simbolicamente più importante del braccio di ferro con gli alleati sulla scelta dei candidati governatori. Nel partito c'è la consapevolezza che la fase sia delicata, e che non basterà più dire «taglieremo le tasse» per conquistare Palazzo Chigi.

 

Non a caso Giorgetti, proprio sull'economia, ragiona attorno alla questione del «pensiero lungo, che implica un'assunzione di responsabilità da parte dei governanti, e chiama - in certe circostanze - a decisioni impopolari, nella previsione che possano produrre benefici futuri al Paese». Qualcosa di diverso rispetto allo slogan «faremo la flat tax».

 

salvini giorgetti

Il dipartimento economico si trasforma quindi in una cartina di tornasole per capire la strategia leghista. La decisione però non è stata ancora presa, mentre Salvini continua a rincorrere la quotidianità, tra una campagna elettorale e l'altra. La prossima settimana il Senato dovrà decidere se autorizzare il tribunale dei ministri a procedere contro l'ex titolare dell' Interno per il caso della nave Gregoretti. Il voto è scontato. Ma nonostante il leader del Carroccio racconti come i suoi avvocati gli consiglino di farsi «il segno della croce se beccherai il giudice sbagliato», le insidie maggiori non vengono oggi dal versante giudiziario.

 

In potenza Salvini è vincente: lo dicono i voti, i sondaggi e l'ossessione di Conte, che teme la sua presa sull' opinione pubblica, persino sull'emergenza del Coronavirus. Il punto è che al capo della Lega manca ancora un'agendina e un disegno compiuto per proporsi come presidente del Consiglio. Ed è questa fase politica, che somiglia a un limbo, a preoccupare maggiormente i dirigenti del Carroccio: con il governo che vivacchia e il loro capo che si sfianca, c' è il pericolo che si creino le condizioni per altri scenari politici.

 

giorgetti maroni salvini

Non è la sfida con la Meloni il problema che scorgono, per quanto una vecchia volpe come Casini inviti Salvini ad «analizzare la linea assunta dalla leader di Fratelli d' Italia, che può diventare un competitor più difficile da contrastare di quanto lui stesso possa immaginare». Il rovello dei leghisti però è un altro: se la legislatura proseguisse con questo andazzo - «tra l'inazione di Conte e il tentativo di logorare Salvini», per usare un'espressione di Giorgetti - si potrebbe aprire lo spazio in Italia per «un uomo nuovo», e d'un tratto anche il Capitano rischierebbe di apparire come parte del vecchio.

Ultimi Dagoreport

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”