proietti ferilli guccini

SEMO GENTE DE' SINISTRA - LE PRIMARIE CHE HANNO ELETTO ZINGARETTI SEGRETARIO SEGNANO IL RITORNO DI FIAMMA DEGLI ARTISTI "SINISTRATI" CON IL PD – C’È CHI TORNA DOPO L’INFATUAZIONE PER I 5 STELLE E CHI DOPO LA LIBERAZIONE DAL RENZISMO - FERILLI, GUCCINI, GHINI, MORETTI E BENIGNI: I VIP ALLE PRIMARIE COME NEANCHE NEGLI ANNI DELL'ULIVO...

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

CARLO CALENDA SCRUTATORE ALLE PRIMARIE PD

«Glielo dico io, che sono uno di quelli che c' è sempre stato e ci sarà sempre, per la sinistra. Mettiamola così, essere di sinistra a volte è una gran rottura di scatole. Non è come essere di destra, dove comanda uno e per essere di destra basta andare dietro quell' uno che comanda e tutti zitti. Essere di sinistra vuol dire avere a che fare con tutti che vogliono dire la loro, con tutti che hanno la loro soluzione ai problemi, con i litigi, i tormenti. Se sono tornati tutti, e sono tornati tutti, vuol dire che forse c' è qualcuno che ha superato il limite. Mi capirà, anche se glielo dico un po' andreottianamente...».

ferilli calenda

 

Andreottianamente, nel senso del dirlo senza dirlo fino in fondo, l' attore Massimo Ghini vede dietro i limiti superati da Matteo Salvini e Luigi Di Maio la chiave con cui spiegare il grande ritorno di «tutti» verso il Pd e il centrosinistra. Perché c' erano tutti, e se non erano proprio tutti poco ci mancava, nel gran giorno delle primarie che hanno incoronato Nicola Zingaretti nuovo segretario del Pd.

 

proietti

C' era il Nanni Moretti del «con questi dirigenti non vinceremo mai», pronunciato in piazza Navona all' alba degli anni Duemila mentre i dirigenti in questione (da Fassino a Rutelli, passando per D' Alema) si apprestavano a porre le fondamenta di quello che sarebbe diventato il Pd. Ai gazebo s' è presentata Sabrina Ferilli, figlia di Giuliano, storico «compagno» del Pci viterbese molto amico di Ugo Sposetti (era stata, a sua volta, testimonial di una campagna elettorale di Sposetti per il comune di Viterbo, anno 2008), folgorata tre anni fa sulla via dei Cinque Stelle e poi pentita; e s' è presentato pure Renzo Arbore, «repubblicano all' epoca in cui erano tutti comunisti», che nella storia moderna della Rai era stato preso di petto da Bettino Craxi in persona («Non ho capito se mi stimi o mi sfotti»).

nanni moretti

 

C' era Paolo Virzì, che qualche mese fa aveva auspicato un Pd con un «buttadentro, non coi buttafuori»; e c' era anche Gigi Proietti, testimonial del sì al referendum sul divorzio e frequentatore degli ambienti vicini al Partito comunista all' epoca in cui il segretario era Enrico Berlinguer. E anche Roberto Benigni, che a Berlinguer l' aveva preso in braccio e prima ancora portato dentro un lungometraggio ( Berlinguer ti voglio bene , regia di Giuseppe Bertolucci), il premio Oscar contestato a sinistra per il suo «sì» al referendum sulla Costituzione voluto da Matteo Renzi.

benigni

 

Tutti insieme appassionatamente, come forse nemmeno negli anni belli del centrosinistra più o meno ulivista, all' epoca in cui l' unica divisione lacerante era tra i fan della sinistra riformista e gli ultrà dell' ala massimalista vicina alle posizioni del partito della Rifondazione comunista.

 

paolo virzì

Dice Francesco Guccini che «il 3 marzo è stato un giorno molto importante per la sinistra italiana. Guardate oggi, già solo la presenza di un segretario del Pd sembra abbia rotto quel muro in cui siamo abituati a sentire solo le voci di Salvini». Per chi ha votato? Ora si può dire. «Per Zingaretti. Lo ritengo la persona giusta per guidare la sinistra e magari, un domani, il Paese. Meno male che questa volta mi hanno fatto votare qui, dove vivo (a Pavana, sull' Appennino tosco emiliano, ndr ). L' ultima volta, essendo ancora residente a via Paolo Fabbri a Bologna, non me l' avevano permesso...».

guccini

 

Sarà, come dice Ghini, che «Zingaretti sa fare benissimo il governatore, e alla sinistra dalle mille voci serve proprio uno che sappia governare». Oppure, come sottolinea Gabriele Muccino, che «in pochi mesi l' Italia sembra essere andata indietro di decenni (il riferimento è al governo gialloverde, a cominciare da Salvini, ndr ), per cui ben venga uno come Zingaretti, che sembra la persona giusta per risollevare le sorti del centrosinistra e magari anche dell' Italia».

 

moni ovadia al backstage del sistina (3)

Sta di fatto che il 3 marzo 2019 pare il giorno del biglietto di ritorno di tutti gli «impegnati» sotto lo stesso tetto. Anzi, quasi tutti. Moni Ovadia, per esempio, ai gazebo non ci è andato: «Allo stato, il Pd non è assolutamente un partito di sinistra. Al massimo è un partito di centro.

 

L' ho vissuto sulla mia pelle, nel corso degli ultimi anni: se non sei dei "loro", per "loro" puoi anche crepare. Spero che Zingaretti ritrovi i pilastri su cui va costruito un partito di sinistra. Che sono l' uguaglianza, la pace, la libertà e la giustizia sociale. Fino a che questo non succede, il sottoscritto ai gazebo non lo vedranno mai».

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…