SENZA PIETÀ - TRAVAGLIO MONCA MANCONI E TUTTI I SOFRI DI ‘’FUGA CONTINUA’’

Marco Travaglio per "Il Fatto Quotidiano"

Luigi Manconi, già capo del servizio d'ordine di Lotta continua, poi leader dei Verdi con scarse fortune, poi tifoso dell'indulto 2006 che fece perdere milioni di voti al centrosinistra e ora parlamentare del Pd, scrive - comprensibilmente - anche sul Foglio di Ferrara & Berlusconi.

Lì l'altro giorno denunciava la "profonda immoralità dei moralisti" prendendo spunto dalla mia polemica con i "troll" che infestano i social network con insulti e calunnie ben nascosti dietro anonimi "nickname".

A suo dire, "molto semplicemente la robaccia maleodorante che da anni Travaglio butta addosso agli avversari gli è ritornata contro". Quindi il "fomentatore" dei troll sarei io. Gli sfugge che tutto ciò che dico e scrivo porta la mia firma e la mia faccia. Invece i troll lanciano la pietra e nascondono la mano.

Un po' come i bravi ragazzi di Lc che additavano nomi e indirizzi dei nemici da abbattere e quando questi finivano sprangati o ammazzati, come il commissario Calabresi, scappavano.


AL GIOCO DEI PURI, MANCONI EPURA TRAVAGLIO
Luigi Manconi per "Il Foglio" - 27 marzo 2012

In questa rubrica si è fatto spesso riferimento a un motto, attribuito niente meno che a Pietro Nenni, che così recita: "Il puro più puro che epura l'impuro". Si tratta di una formula linguistica formidabile che scandisce ritmicamente un meccanismo di incolpazione, tradotto in una sorta di procedura compulsiva. L'impurità che porta all'ostracismo si dipana lungo una sequenza di delazione/esclusione, applicata via via e con furia incalzante a giudici successivamente diventati accusati e, per un qualche artificio, nuovamente giudici e ancora accusati, e così via.

Ad libitum, si potrebbe dire. Si è descritta, più volte, questa macchina che assedia e assilla, sanziona e stigmatizza. Si pensi alla catena Elio Veltri-Antonio Di Pietro- Sonia Alfano-Paolo Flores-Michele Santoro- Marco Travaglio-Luigi De Magistris-Antonio Ingroia... Ognuno di questi si è fatto celebrante e poi inquisitore dei comportamenti dell'altro, esaltandone la purezza prima di evidenziarne la sporcizia. E, sullo sfondo, l'ombra torva del tradimento.

Si sono consumati, così, sodalizi che sembravano saldissimi e alleanze in apparenza incrollabili, per uno sgarbo che presto si traduceva in uno sgarro. Addirittura fantasmagorica la zuffa post elettorale tra Ingroia, De Magistris e Di Pietro. Dietro la meschinità di tutto ciò si indovina la profonda immoralità dei moralisti. Essa è tale perché si basa sull'idea (davvero diabolica in senso proprio) che il bene sia allocato in una sede fisica definita e delimitata, alla quale corrispondono una condizione psicologica, uno spazio mentale e una dimensione della vita sociale.

Dentro quei confini si insedia il bene come autorità morale e principio giudicante: accedervi significa stare dalla parte e sotto la tutela e nella sfera d'azione dello stesso Bene. Uscirne perché sospettato di corrività o corruzione significa passare dalla parte del torto e del Male. E' quanto accade a chi, per le più diverse ragioni, viene "epurato" o a chi si sottrae a quella toponomastica virtuale e virtuosa, dove il bene e il male sono altrettante caselle di un gioco da tavolo, e sceglie di stare nel tumulto del mondo reale. Quello dove la morale non è un assunto scontato né un privilegio ereditario.

E', piuttosto, un percorso accidentato, fatto di scelte sempre difficili e talvolta ambigue, errori e passi falsi; e dove il bene massimo che si possa raggiungere corrisponde né più né meno che al male minore. Ma se si considera quanto detto sotto il profilo della cronaca quotidiana, e di quella sequenza delazione/esclusione prima illustrata, il discorso può assumere contorni imbarazzanti e perfino risibili.

Sentite questa: "Pretendono che io dia sempre ragione a loro, al loro partito e alla loro squadra, altrimenti significa che appartengo a un'altra squadra e non sono indipendente (l'idea che io possa pensare liberamente quel cazzo che voglio senza che nessuno me lo ordini nemmeno li sfiora, perché pensano che tutti gli altri siano come loro). Altri pretendono addirittura di dirmi quello che devo scrivere, e quando, e con quali parole: e se non lo faccio subito sono un venduto, un servo eccetera (...)".

Queste parole sono tratte dal blog di Marco Travaglio e sono indirizzate ai suoi stessi visitatori. Ovvero a quanti, tra essi, lo criticano, lo equivocano, lo insultano sanguinosamente. Dunque, è successo molto semplicemente che la robaccia maleodorante che, da anni, Travaglio butta addosso agli avversari, gli sia ritornata contro. E così reagisce esattamente con le medesime considerazioni che molti di noi sono indotti a fare quando leggono le contumelie che lo stesso Travaglio e i suoi epigoni indirizzano a chi li contesta. In altre parole, oggi Travaglio si dichiara vittima di un'ordalia linguistica, della quale egli è, al di là di ogni dubbio, uno dei principali, forse il primo, fomentatore.

Una scrittura poverissima fino alla trasandatezza, sotto il profilo letterario, e una costruzione logica approssimativa, fatta tutta di ammiccamenti maliziosi, insinuazioni torbide, sospetti sordidi. E tutta malamente poggiata su una precaria struttura, costruita su "sorprendenti combinazioni" e "incredibili coincidenze" e intessuta di mille "non a caso", "proprio allora" e "guarda la fatalità".

Il destino, il gioco delle circostanze e degli imprevisti, le vicende della vita individuale e di quella collettiva, tutto viene ridotto al risultato di un'unica trama e di una Macchinazione Universale. Dove, appunto, chi ti aggredisce per le tue opinioni non viene sfiorato dall'idea che si possa "pensare liberamente quel cazzo che voglio senza che nessuno me lo ordini"; e senza che si debba essere "servi o pagati". Davanti a quello sfogo invero toccante di Travaglio si trasecola.

L'abusata immagine dell'apprendista stregone risulta inneficace davanti a una simile inaudita innocenza (sì, innocenza senza virgolette). Viene da pensare, ma seriamente, che Travaglio non si renda conto fino in fondo di ciò che dice e di ciò che fa. Certo, si può pensare che siamo in presenza del candore del boia ("io faccio solo il mio mestiere"), ma sono orientato piuttosto a immaginare che si tratti della stupefatta e stupefacente inconsapevolezza del bimbo che butta il gatto dalla finestra (e siamo al quinto piano).

 

LUIGI MANCONI Marco Travaglio SONIA ALFANOgrasso pietroELIO VELTRI E DI PIETRO big

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)