1. LE SMENTITE CHE NON SMENTISCONO AFFOSSANO ANCORA DI PIÙ IL DUPLEX LETTA-ALFANO: IL PASTICCIACCIO DEL MINISTRO A SUA INSAPUTA RISCHIA DI TRAVOLGERE IL GOVERNO 2. IPOCRISIA DI STATO! CAPRONE ESPIATORIO PROCACCINI: “NESSUNA CONTRADDIZIONE CON ALFANO”. MA CONFERMA TUTTE LE SUE INTERVISTE CON RELATIVE DICHIARAZIONI 3. IL CAPO DELLA POLIZIA PANSA: “BONINO E ALFANO NON SAPEVANO DELL’ESPULSIONE”. MA AMMETTE CHE IL GABINETTO DEL VIMINALE AVEVA INFORMATO SULLA RICERCA DEL LATITANTE 4. DAI RENZIANI AI DALEMIANI AI PRODIANI: NEL PD LA SFIDUCIA A ALFANO SEMPRE PIÙ FORTE 5. VE-DRÒ LA FINANZA A CASA LETTA: IL TESORIERE RICCARDO CAPECCHI PERQUISITO? E' IL FEDELISSIMO DELL’ATTUALE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO CHE NEL 2007 SI DIMISE QUANDO DAGOSPIA LO PIZZICÒ SUL VOLO BLU DI RITORNO AL GRAN PREMIO DI MONZA…

1 - SHALABAYEVA: PANSA, PRIMA DEL 1/6 ALFANO E BONINO NON SAPEVANO =
(AGI) - "A me non risulta che prima del giorno primo giugno il ministro Alfano o il ministro Bonino sapessero dell'espulsione della signora". Lo ribadisce il capo della Polizia Alessandro Pansa, durante un'audizione in commissione diritti umani del Senato in merito al caso Shalabayeva. "Ho fatto accertamenti su questo - ha aggiunto Pansa - dal gabinetto del ministro sono state fornite informazioni solo sulla ricerca del latitante, non e stata fornita, per distrazione o per errore, l'informazione dell'espulsione della signora".

2 - SHALABAYEVA: PROCACCINI, NESSUNA CONTRADDIZIONE CON ALFANO
(AGI) - "Leggo su alcuni giornali, ai quali ho rilasciato interviste, una ricostruzione sostanzialmente corretta delle mie parole, laddove racconto i fatti. Mi spiace che alcune ricostruzioni tendano a mettermi in contraddizione con quanto sempre detto dal ministro Alfano, con il quale non c'e alcuna differenza di visione, in quanto mi riconosco nella veritiera ricostruzione dallo stesso resa in tutte le sedi; ricostruzione, peraltro, coincidente con la mia". Lo dice in una nota il capo di gabinetto dimissionario del Viminale, Giuseppe Procaccini. "Tra l'altro - aggiunge - preciso che i miei colloqui con i giornalisti, nonche le mie dimissioni, sono antecedenti alle comunicazioni rese, sulla relazione, dal ministro in Parlamento; relazione che e coerente con quanto da me affermato".

3 - SENATORI RENZIANI, PD DICA SI' A DIMISSIONI ALFANO
(ANSA) - "La posizione del ministro Alfano e' oggettivamente indifendibile. Chiederemo al Pd, nella riunione dei gruppi domani, di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro". Lo affermano, in una nota, il vicecapogruppo del Pd a Palazzo Madama Stefano Lepri e 12 senatori renziani.

"La posizione del ministro Alfano - si legge nella nota - e' oggettivamente indifendibile. Chiederemo al Pd, nella riunione dei gruppi di domani, di sostenere la richiesta di dimissioni del ministro. Il passo indietro di Alfano serve per restituire al governo, la necessaria credibilita' sul piano internazionale e nazionale". "La leggerezza che ha portato alla consegna della signora Shalabayeva e di sua figlia alle autorita' di un Paese
autoritario - dicono i parlamentari - non e' ammissibile.

Siamo preoccupati per la loro sorte e per l'immagine che abbiamo dato al mondo, ovvero quella di uno Stato dove si possono calpestare i diritti umani, ad insaputa del governo. Inoltre il precedente che ha portato al passo indietro di Josefa Idem rende le dimissioni di Alfano scontate. Il Pd le chieda ufficialmente, senza incomprensibili timori reverenziali". La nota e' firmata dal vicecapogruppo del Pd a Palazzo Madama Stefano Lepri e dai senatori Roberto Cociancich, Andrea Marcucci, Rosa Maria Di Giorgi, Laura Cantini, Stefano Collina, Vincenzo Cuomo, Isabella De Monte, Mauro Del Barba, Nicoletta Favero, Nadia Ginetti, Mario Morgoni e Venera Padua.

4 - KAZAKISTAN. GOZI (PD): VIOLATI DIRITTI UOMO, ALFANO SI DIMETTA
(DIRE) - "In un paese normale, Alfano si sarebbe gia' dimesso*. E credo che dovrebbe farlo, data la debolezza e l'approssimazione della sua spiegazione della vicenda kazaka.
L'Italia e il ministro Alfano hanno fatto una figuraccia tremenda". Lo scrive il deputato Pd Sandro Gozi, in un editoriale pubblicato su 'Tazebaonews'.

E spiega: "Sono troppe le anomalie e le domande ancora aperte. Gravissima la mancata informazione ammessa dal ministro e le conseguenze devono esserci a vari livelli: dimissioni di Alfano, della filiera di comando dell'operazione, rinvio ad Astana dell'ambasciatore kazaco in Italia, forti azioni in tutte le sedi europee e internazionali del governo italiano per riportare madre e bambina in Italia, perche' abbiamo violato gravemente diritti fondamentali dell'uomo, in sfregio alla Costituzione e a numerose convenzioni europee e internazionali, soprattutto per il diritto d'asilo politico".

Certamente, conclude Gozi, "le opportune dimissioni di Alfano da ministro dell'Interno non dovrebbero portarci subito al voto. In ogni caso, dobbiamo dare risposte agli italiani su IMU, IVA, emergenza economica e sociale. E dovremmo riformare la legge elettorale, subito, tornando alla legge Mattarella: si puo' fare in poche settimane".

5 - ABLYAZOV: CUPERLO, ALFANO RIMETTA DELEGHE A LETTA
(ANSA) - "Sarebbe un atto di sensibilita' sotto il profilo istituzionale se, a fronte degli eventi di questi giorni, il ministro Alfano scegliesse di rimettere le sue deleghe nelle mani del presidente del Consiglio". Lo dice Gianni Cuperlo candidato alla segreteria Pd.(ANSA).

6 - QUANDO IL TESORIERE DI LETTA FU "PIZZICATO" DA DAGOSPIA SUL VOLO DI MASTELLA
Alberto Zorzi per "Il Corriere del Veneto"

Il suo nome è il numero 71 della lista delle 110 perquisizioni operate dalle fiamme gialle venerdì scorso nell'ambito della maxi-indagine sul Consorzio Venezia Nuova. Una posizione anonima per un nome, a prima vista, anonimo. Ma solo a prima vista. Chi frequenta il mondo della politica quel Riccardo Capecchi, nato a Perugia nel 1965, lo conosce bene.

Capecchi è infatti da sempre un braccio destro dell'attuale presidente del Consiglio dei ministri, Enrico Letta, e tra l'altro proprio quando era con lui alla presidenza del Consiglio incappò in un «incidente di percorso» che lo costrinse a dimettersi: era il 2007 e di ritorno dal Gran Premio di Formula 1 di Monza l'allora funzionario di Palazzo Chigi prese un passaggio dall'aereo di Stato e fu «pizzicato» da Dagospia. Letta a lui ha affidato la cassa di una delle iniziative a cui tiene di più: la fondazione Ve-Drò, il think tank da lui creato, che da 8 anni (ma non quest'anno) organizza un meeting della piccola cittadina trentina di Dro.

Nel suo «network di vedroidi», come si autodefiniscono, c'è mezzo governo: Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo, Andrea Orlando, Maurizio Lupi, per non parlare di sottosegretari, parlamentari e anche il «rottamatore» Matteo Renzi. La «nuova» politica, nel senso generazionale. Ed è proprio la «presa del potere» dei giovani dietro al premier Letta che ha invece bloccato l'edizione 2013.

Spulciando tra le brochure degli anni passati si capisce perché gli uomini del Nucleo di polizia tributaria di Venezia, guidato dal colonnello Renzo Nisi, ha «messo il naso» non solo a casa di Capecchi, ma anche nel suo ufficio presso la sede della fondazione a Roma. Sia nel 2011 che nel 2012, in un cartellone di sponsor da far invidia (da Enel a Eni, da Telecom a Vodafone, da Sky a Piaggio, da Fs ad Alitalia, da Nestlè a Google, da Lotto ad Autostrade per l'Italia) spunta infatti anche il logo del Consorzio Venezia Nuova.

Le cifre non sarebbero rilevanti, però quel collegamento ha attirato l'attenzione del pm Paola Tonini e dei finanzieri. «Ritenuto di dover accertare se sia stato osservato un criterio equitativo e di imparzialità - scrive il pm Tonini nel decreto di perquisizione - dispone l'acquisizione di tutta la documentazione pertinente alle opere, ovvero alle consulenze o finanziamenti, assegnate dal Consorzio Venezia direttamente o per il tramite di società intermedie alle seguenti società o persone fisiche».

Nella lista c'è Capecchi, il quale - sottolineano gli inquirenti a precisa domanda - non è indagato, anche se è evidente che ci siano ulteriori sospetti che hanno portato la Finanza sulle sue tracce. Sospetti su cui però le bocche sono totalmente cucite. Di certo potrebbe essere una conferma a quell'atteggiamento ecumenico del Consorzio Venezia Nuova, che negli ultimi anni ha finanziato a destra e a manca (non solo in senso politico) libri, eventi, ricerche, sport, spettacoli. Ieri, sul piano dell'inchiesta, era anche la prima giornata di interrogatori.

A Treviso sono stati sentiti sia Pio Savioli, il membro del consiglio direttivo del Consorzio accusato di avere «pilotato» per conto dell'ex presidente Giovanni Mazzacurati l'appalto del 2011 per lo scavo dei canali portuali, sia il segretario particolare di Mazzacurati, Federico Sutto, un passato al fianco di Gianni De Michelis nel Psi. Entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. L'avvocato di Savioli, Paolo De Girolami, ha negato gli addebiti e chiesto la remissione in libertà.

«Risponderemo compiutamente quando avremo preso visione dei tre faldoni di atti di indagini», dice. «Il mio cliente ha solo precisato che era il segretario particolare di Mazzacurati e che dopo le dimissioni di quest'ultimo, anche lui dal 5 luglio scorso ha lasciato il Consorzio», spiega l'avvocato Gianni Morrone, difensore di Sutto. Domani toccherà a tutti i veneziani e i chioggiotti, compreso Mazzacurati, che saranno sentiti dal gip Alberto Scaramuzza.

 

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