“A SUA INSAPUTA” - ARRIVA L’“AUTOBIOGRAFIA NON AUTORIZZATA DELLA SECONDA REPUBBLICA”: MICRORACCONTI COSTRUITI CON LE CAZZATE DEI LEADER - BERSANI: “SIAM TUTTI QUI DA VENT’ANNI, È ORA DI TOGLIERCI DAI COGLIONI” - VENDOLA: “VOLEVO FARE IL PRETE, POI SONO STATO NEOFRANCESCANO” - CASINI: “MI DANNO DEL PIERFURBY? MEGLIO DI PIERFESSY” - DI PIETRO: “DIFETTI DAL PUNTO DI VISTA SESSUALE? MA OH BENEDETT’IDDIO, IO SONO NORMALE”…

Francesco Borgonovo per "Libero"

Oggi è facile e pure divertente fare ironia sulle fantasiose sparate di Oscar Giannino. Ma scavando tra le dichiarazioni di uomini di partito ben più navigati di lui emergono dichiarazioni esilaranti almeno quanto la falsa partecipazione allo Zecchino d'Oro. I giornalisti Filippo Maria Battaglia e Alberto Giuffrè, con un gran lavoro d'archivio, hanno raccolto le parole pronunciate da alcuni protagonisti della Seconda Repubblica (qualcuno c'era già nella prima).

Le hanno montate una in fila all'altra, costruendo piccoli flussi di coscienza in cui i politici compongono vere e proprie autobiografie. I due cronisti ne hanno tratto un libro intitolato A sua insaputa. Autobiografia non autorizzata della Seconda Repubblica (Castelvecchi editore). Da quel testo abbiamo selezionato alcuni passaggi, e qui si seguito vi presentiamo le autobiografie di alcuni dei candidati in lizza per queste elezioni. Visto che magari qualcuno pensa di votarli, non c'è nulla di meglio che sentire ciò che dicono di se stessi.

PIER LUIGI BERSANI
Sono un ragazzo cresciuto in oratorio, al punto che il mio primo sciopero l'ho fatto da chierichetto: non mi sembrava giusto il meccanismo con cui venivano lasciate le mance in parrocchia. Così una domenica di maggio, pochi minuti prima della funzione, ci siamo tolti la tunica. Don Vincenzo rimase da solo. Gli chiedo scusa, era giusto farlo, ma lui ci soffrì. Se ho mai visto un film porno? Sì, da ragazzo... c'erano i giornaletti. Comunque l'ultima volta che mi sono confessato avevo ancora tutti i capelli.

Ho cominciato a perderli a 15 anni e mezzo, ragazzi. Al trapianto non ci ho mai pensato, anche perché io non me lo ricordo neanche di essere calvo. (...) Uno dei risultati di cui vado fiero è che ho proibito di scrivere troppo in piccolo la data di scadenza della pasta sulle confezioni. Il mio barbiere ha fatto volantinaggio contro di me: con le liberalizzazioni si è ritrovato i concorrenti accanto al negozio. (...) Intimamente non mi sento parte della casta ma un po' lo sono.

Sono uno che va a fare la spesa. Appena posso vado al super, la pesantezza di questo momento la sento. Se non lavoro, invece, cerco di respirare tra me e me. Se sono solo faccio da mangiare io, mi sono sempre cucinato cose. Mica elaborate, eh, da soli non ne vale la pena.(...) Come dice Vasco «e già, sono ancora qua». A proposito. Siam tutti qui da vent'anni, è ora di toglierci dai coglioni. Ma prima provate a rimettere il dentifricio nel tubetto.

GIANFRANCO FINI
Non sono presenzialista, non sgomito per la prima fila e neppure è vero che sono cambiato negli ultimi tempi. Per tante mamme sono il prototipo del buon figlio. Le donne amano forse il mio garbo nel parlare e nel vestire. Comunque credo che il dibattito sulle mie cravatte sia la dimostrazione del basso livello a cui giunge in alcune occasioni il giornalismo italiano. Ne ho meno di 500. Ho più di 50 orologi e circa 2.500 libri. Non amo particolarmente la poesia, amo poco anche il cinema anche se la mia storia politica è legata a un film con John Wayne, Berretti verdi. Una casualità assoluta.

I giovani di Sinistra non mi volevano fare entrare al cinema. Entrai lo stesso facendo a pugni. Che fai, mi cacci? L'indomani mi vennero a prendere a scuola e mi cacciarono. (...) Il tempo libero non lo spendo perché non ce l'ho. A parte questo, la mia passione sono le immersioni subacquee. Si tratta di un amore antico che mi è cresciuto dentro con il tempo, con gli anni. Anche perché è legato profondamente alla mia dimensione interiore. Si va sott'acqua con la testa, non con i muscoli.

L'unica volta in cui ho avuto paura facendo immersioni è stata quando ho incontrato un mostro marino: un essere enorme, indefinibile, non somigliava a niente di già visto. Mi sono proprio spaventato. Poi ho avuto il coraggio di avvicinarmi: solo allora ho scoperto trattarsi di una mucca in decomposizione. (...) La foto ricordo a cui tengo di più è quella con lo squalo fatta in Honduras.

Era di tre metri e mezzo, grigio. Spettacolare. Una femmina con il suo piccolino al seguito. Ecco, se uno pensa che i veri squali siano quelli del Transatlantico, si sbaglia. Quelli sono solo dei pesciolini. (...) Sono un grande stratega finché le cose vanno bene; poi, se appena dovessero andare male, tornerei ad essere uno stronzo. Non escludo, in linea teorica, le «conversioni». Ma nella maggioranza dei casi si tratta di tentativi pedestri di continuare a stare dalla parte del potere.

NICHI VENDOLA
Come si fa ad essere gay, comunista e cattolico? Io sono Nichi. Non curo quasi niente di me, non ho mai usato un pettine in tutta la mia vita. I miei capelli sono anarchici, come chi li porta. Cerco di non vestirmi come un beccamorto, come molti colleghi. Detesto la sciatteria, ma anche il doppiopetto stereotipato. L'insieme dei personaggi che compongono la mia famiglia è qualcosa di veramente strabiliante.

Una mia zia, zia Gina, per esempio, era una sensitiva. Io, invece, ero il bambino più buono del mondo. Le mie uniche polemiche erano contro Babbo Natale. Perché trovavo che avesse una concezione castale dei bambini. Io ero buono, e vedevo bambini cattivissimi ricevere molti più regali. Gli ho anche scritto una lettera indignata, mia madre se la ricorda ancora. (...) Comunque, quando tutti giocavano a calcio io stavo intorno al campo. Sono sempre stato un bambino di straordinaria delicatezza. (...)

Mi piaceva trafugare gli asciugamani di casa per costruire sul balcone le tende degli indiani. In quinta elementare una delle mie frustrazioni era non capire le barzellette dei miei compagni, tutte barzellette a sfondo pornografico. Ma io non potevo ridere perché non capivo niente. A me piaceva molto fare il chierichetto. Servire a messa era una cosa che mi dava discreta soddisfazione. Era quella fase della mia giovane esistenza in cui pensavo di poter ispirare la mia vita a san Domenico Savio. Volevo fare il prete, puntavo alla carriera ecclesiastica, poi sono stato neofrancescano.

PIERFERDY CASINI
Non scandalizziamoci, non facciamo le verginelle. Anch'io potrei parlare per ore senza dire niente, ma non mi voglio dipingere come una dama di san Vincenzo, queste vestali del purismo mi fanno scappar dal ridere. Io sono quello lì. A otto anni guardavo in tv Berlinguer e Fanfani, a dodici ero già moderato e facevo comizi contro i sessantottini. A scuola però andavo male, almeno fino al ginnasio, e bene dopo. Amori? Tanti.

Diciamo che non stavo con le mani in mano. Non ho mai guardato nel buco della serratura. (...) Di spinelli, invece, ne avrò fumati due al massimo. (...) Alcuni mi hanno dato anche del Lassie, un paragone che mi piace perché era un cane buono, onesto e fedele. Insomma, la mia vanità l'ho soddisfatta. Pierfurby? Non mi è dispiaciuto tanto. Io ormai sono una vecchia conoscenza per gli italiani, e il fatto che dopo trent'anni tutto quello che possono dirmi è Pierfurby mi sta bene. Certamente meglio che Pierfessi.

ANTONIO DI PIETRO
Io sono analfabeta. Molti professoroni mi rimproverano di non saper parlare in italiano. Addirittura è nata tutta un'aneddotica sui miei presunti sfarfalloni linguistici. Io ho capito una cosa: ai cittadini e a chi ascolta interessa più capire quello che dici che come lo dici. Per questo ho inventato il dipietrese, ecco. Un'altra storia con gli animali. Con loro si riesce a comunicare più facilmente che con qualsiasi bipede pensante. Niente doppi fini, niente rapporti falsati. Io li guardo, penso ad alta voce, loro ascoltano.

Meglio che passare anni in terapia con tanti bla bla sul lettino. Sono loro i miei psicanalisti: i pulcini. (...) E le donne? Ah già, le donne. A un ragazzino non capita, da un giorno all'altro, di fare l'amore. Capita un'attività in progress. La prima cotta fu tutta immaginazione. Ero introverso, timidissimo, in vita mia non ho mai fatto il primo passo. E anche la prima notte è stata in progress.

Da quando l'ho conosciuta a quando abbiamo avuto i primi rapporti avrò impiegato due anni. Avevo l'angoscia di non essere all'altezza. Superai da primo il problema delle prestazioni e poi quello dei sentimenti. Ogni volta scoprivo che si poteva fare di più. Mi ha guidato l'istinto naturale. Difetti dal punto di vista sessuale? Chi? Io? Ma oh benedett'Iddio, ci mancherebbe altro, io sono normale. (...) In ogni caso non ricordo la mia prima notte, non ricordo nemmeno se è stato di notte. La mia donna ideale è mediterranea, in carne, di seno almeno la terza. E con tutto il rispetto per la Cucinotta mia moglie ha tutti i numeri giusti.

 

GIANFRANCO FINI jpegGianfranco Fini PIERLUIGI BERSANIPIERFURBI CASINI ROSI BINDI NICHI VENDOLA antonio di pietro al mareANTONIO DI PIETROCopertina del libro " A sua insaputa"

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