Antonello Guerrera per repubblica.it - Estratti
Il disegno di legge sul suicidio assistito per malati terminali è passato in seconda lettura alla Camera dei Comuni di Londra ed oramai è destinato a diventare legislazione dopo il prossimo passaggio alle Commissioni di Westminster e alla Camera dei Lord, dove però non sono attese modifiche sostanziali. Si tratta di un momento storico per il Regno Unito, dopo vari tentativi nei decenni scorsi, ultimo nel 2015.
Stavolta, invece, il testo della parlamentare laburista Kim Leadbeater, sorella dell’ex deputata Jo Cox uccisa da un estremista di destra a pochi giorni del referendum Brexit del 2016, è passato con 330 voti contro 275. Insomma, una vittoria chiara, per un disegno di legge presentato da una deputata e non dal governo di Sir Keir Starmer, che ha lasciato difatti libertà di coscienza oggi.
L'ok è arrivato dopo quattro ore di toccante dibattito alla Camera dei Comuni, in cui i deputati hanno dichiarato il loro parere su un tema etico così delicato. Nei giorni scorsi, ex primi ministri come Theresa May, Boris Johnson, Liz Truss e Gordon Brown hanno condiviso la loro opposizione al disegno di legge.
L’ex premier laburista ha giustificato la sua posizione citando la morte della sua neonata di 11 giorni nel gennaio 2022, un esempio che ha convinto Brown di come sia importante "un fine vita caritatevole invece di un suicidio assistito”, chiedendo al suo posto migliori cure palliative.
Anche il governo Starmer si è spaccato: la ministra della giustizia Shabana Mahmood e lo stesso titolare del dicastero della Salute Wes Streeting hanno espresso le loro preoccupazioni “per i più deboli e vulnerabili, che in alcuni casi potrebbero essere costretti a scegliere il suicidio assistito. Inoltre, così si rischia di sminuire anche il ruolo di caregiver e infermieri”.