varoufakis di maio salvini

VAROUFAKIS IN MODALITA' CASSANDRA: ''L'ECONOMIA ITALIANA NON È SOSTENIBILE NELLA STRUTTURA ATTUALE DELL'EUROZONA'. MA SE USCISSE SAREBBE LA FINE DELL'EURO'' - ''GLI UNICI CHE SI UNISCONO CON SPIRITO INTERNAZIONALE SONO LE BANCHE E I FASCISTI. SALVINI HA MOLTI ARGOMENTI VALIDI, MA COME GOEBBELS NEGLI ANNI '20 ARRIVA A..."''

 

Marco Zatterin per la Stampa

 

TSIPRAS VAROUFAKIS

«Se fossi una agenzia di rating avrei detto le stesse cose sull' Italia». Yanis Varoufakis rivela l' umore che non ti aspetti, quello che lo allinea a Fitch e le sue sorelle. «Pure io avrei atteso di vedere cosa fanno Salvini e Di Maio prima di dare il voto al Paese», spiega l' economista greco che tre anni fa apparve sulle scene come ministro delle Finanze di Alexis Tsipras.

 

È un invito alla cautela, il suo, «ad attendere che si misurino con le sfide del Fiscal Compact» perché «il quadro italiano non è sostenibile nell' attuale Eurozona». Ce l' ha con le regole Ue, ma anche con la retorica gialloverde per metà condivisibile e per metà distruttiva, soprattutto con Matteo «assai abile a parlare con chi ha perso la speranza», ma uno che si fonda «su xenofobia, chiusura dei confini, e orgoglio nazionale».

 

LUIGI DE MAGISTRIS CON VAROUFAKIS

Il che, avverte, evidenzia «un momento di fascismo» che lo trova «molto preoccupato».

Quando irruppe senza cravatta a Bruxelles il 6 febbraio 2015 provocò parecchie pieghe di apprensione sui volti del consiglio Ecofin. «Un ambiente disperatamente senza immaginazione», ricorda. La stampa lo trattò da rockstar mentre picconava il «Minotauro globale», sinché Tsipras si convinse di aver bisogno un negoziatore più tradizionale.

Fine della corsa. Da allora il professore s' è dato alla politica fondando l' aggregazione social-liberista Diem 25 e si è concesso generosamente a decine di platee. Giovedì è a Mantova al «Festivaletteratura» col suo «Adulti nella stanza» (La Nave di Teseo).

 

varoufakis a roma diem25

Professore, il sottotitolo del suo libro è «La mia battaglia contro l' establishment europeo». Ha vinto o perso?

«Una sconfitta. Avevo un solo obiettivo e l' ho mancato. Mi battevo per la fine dell' insolvenza permanente e la bancarotta della Grecia. Ho fatto il mio meglio. Ho fallito».

 

Come l' ha presa?

«La storia è fatta di sconfitte importanti. Questa lo è stata».

 

Giorni fa si è celebrato l' addio di Atene alla «Troika». Lei la pensa diversamente, vero?

FAZIO VAROUFAKIS

«Non siamo usciti dal terzo programma; siamo entrati nel quarto. Sono fatti. È chiaro che il debito non era e non è sostenibile. È scaduto in termini temporali un prestito. È stato sostituito da nuovi pagamenti da affrontare e interessi da pagare. Oltre a ciò, abbiamo stretti vincoli di austerità».

 

In sintesi?

«È la combinazione fra un debito insostenibile e un' austerità impraticabile. Siamo entrati in una spirale fatale, con un passivo impossibile da gestire e le banche sull' orlo del fallimento. E così le aziende. Alcune pagano il 75% dei loro profitti in tasse mentre nella vicina Bulgaria ne versano un quinto. Veda lei se siamo fuori dal programma, mentre l' Ue annuncia la sua vittoria».

 

VAROUFAKIS COI GENITORI

Sorpreso?

«Mi sembrano i romani che dicevano di avere tutto sotto controllo mentre si ritiravano davanti ai visigoti».

 

Come valuta lo stato di salute dell' Unione europea?

«Siamo in crisi dal 2008 e si sta ripetendo quanto accaduto fra le due guerre mondiali.

LA CAMICIA DI VAROUFAKIS

L' establishment liberale e democratico fa finta di nulla. Il risultato è una frammentazione del continente come ai tempi di Weimar. I soli ad aver capito che occorre uno spirito internazionale sono le banche, straordinarie nell' unirsi, e i fascisti, nuovi o vecchi, come sempre solidali fra loro. Si era già visto con Franco, Hitler e Mussolini. L' ultradestra, i razzisti e gli xenofobi si uniscono sempre magnificamente. Come i banchieri che vogliono essere salvati dai governi. Destra tradizionale, liberali e sinistra sono invece a pezzettini».

 

adolf hitler con la famiglia goebbels

E l' Italia, in questo?

«Mi colpisce la gravità delle parole usate dal governo. Salvini alimenta la xenofobia. E' un "momento fascista". Parla a un popolo che appartiene a una nazione orgogliosa, più produttiva e forte della Grecia, che esporta in tutto il mondo, che ha in deficit in surplus da vent' anni eppure si ritrova con il potere di acquisto in calo. Promette alle persone "vi farò parte di qualcosa di più grande". Ma i suoi argomenti sono preoccupanti. C' è chi ha dimenticato che Mussolini inizialmente parlava di protezione sociale e di pensione. Però poi ha eliminato i sindacati e il dialogo politico. E ha fatto una guerra che non aveva mai promesso».

 

Lei dice che, come Fitch, bisogna vedere cosa faranno.

«Ho studiato a fondo i testi fascisti fra le due guerre. Nel Goebbels degli Anni Venti ci sono pagine anche brillanti. Il modo in cui contesta il capitalismo potrebbe essere il mio.

Solo che le conclusioni fanno venire i capelli diritti. E' una doppia narrativa, una tragedia che stiamo rivivendo».

 

conte di maio salvini

L' Italia è così?

«Il governo ha molti argomenti validi, la critica delle autostrade privatizzate e l' Europa assente sui migranti. Ma, come Goebbels negli Anni Venti, arriva a tesi incendiarie e misantrope che suggeriscono sgomento e orrore».

 

Cosa succederà all' Europa dopo il voto di maggio?

«La sola forza politica che cresce sono i nazionalisti internazionalisti. Diem 25 lo ha previsto. Per questo siamo nati. Lo diciamo dal 2016: il socialismo per pochi e il rigore per tutti stanno provocando la disintegrazione dell' Europa e alimentano i nazionalisti. I blocchi democratici liberali sono complici».

 

E Diem 25?

matteo salvini viktor orban 4

«Non siamo nati per correre alle elezioni. Ora, però, è inevitabile. Dobbiamo tentare di ridare speranza e creare un "new deal" in cui la gente trovi che un senso per le loro vite».

 

Il futuro è una catastrofe?

«Non voglio fare il profeta di disgrazie non indulgerò in previsioni. Vedo però che l' economia italiana non è sostenibile nella struttura attuale dell' euro e nessuno ha idea di come l' Italia possa essere pienamente integrata nell' Eurozona. Se uscisse, sarebbe la fine dell' euro. Una calamità che porterebbe una divisione fra Nord e Sud e alla stagnazione. Ovvero il terreno ideale per far crescere il fascismo».

 

Pessimista?

«No. Mi sento vicino a Gramsci. Ho l' ottimismo della volontà».

 

 

Ultimi Dagoreport

jackie kennedy e gianni agnelli a ravello nel 1962

JOHN KENNEDY E’ STATO IL PIÙ INFEDELE PUTTANIERE DEL XX SECOLO MA SUA MOGLIE JACQUELINE S’ATTACCAVA COME UN’IDROVORA A OGNI AUGELLO A PORTATA DI MANO (DAI DUE COGNATI ROBERT E TED PASSANDO PER SINATRA, BEATTY, MARLON BRANDO E VIA CHIAVANDO) - L’8 AGOSTO 1962, TRE GIORNI DOPO LA MORTE DI MARYLIN MONROE, JACKIE (INCAZZATA PER LE INDISCREZIONI SULLA LIAISON TRA IL MARITO E L’ATTRICE) RAGGIUNSE RAVELLO, SULLA COSTIERA AMALFITANA: FU ACCOLTA COME UNA REGINA DALL’ALLUPATISSIMO GIANNI AGNELLI – PER JACKIE, RAVELLO FECE RIMA CON PISELLO E LA VACANZA DIVENNE UN’ALCOVA ROVENTE (“LA VACANZA PIÙ BELLA DELLA SUA VITA”, RIPETEVA) AL PUNTO DA TRATTENERSI PIU’ DEL PREVISTO FINCHÉ NON PIOMBARONO 007 AMERICANI A PRELEVARLA COME UN ALMASRI QUALUNQUE PER RIPORTARLA A WASHINGTON DAL MARITO CORNUTO E INCAZZATO - LA VORACE JACKIE IMPARÒ A FARE BENE I POMPINI GRAZIE ALL'ATTORE WILLIAM HOLDEN: “ALL'INIZIO ERA RILUTTANTE, MA UNA VOLTA PRESO IL RITMO, NON SI FERMAVA PIÙ” –PER RIPICCA CI FU ANCHE UNA LIASON MARELLA AGNELLI-JOHN KENNEDY (CONFIDENZA DI INFORMATISSIMA SOCIALITE) - VIDEO

edmondo cirielli maria rosaria campitiello paolo di maio

“INUTILE FRUSTARE UN CIUCCIO MORTO, CAMBIA SPACCIATORE” – A PARLARE NON È UN HATER ANONIMO MA UN VICEMINISTRO DELLA REPUBBLICA: EDMONDO CIRIELLI, ESPONENTE DI SPICCO DI FRATELLI D'ITALIA E NUMERO DUE DI TAJANI AGLI ESTERI, CHE SBROCCA SU FACEBOOK E INSULTA IL SINDACO DI NOCERA INFERIORE, PAOLO DI MAIO – A FAR ANDARE FUORI GIRI CIRIELLI È STATO UN POST DEL PRIMO CITTADINO SU ALCUNI INCARICHI DELLA COMPAGNA AL MINISTERO DELLA SALUTE, MARIA ROSARIA CAMPITIELLO – LA VIOLENTISSIMA REPRIMENDA DI CIRIELLI: “NELLA VITA PRIVATA NON HAI MAI FATTO NIENTE DI BUONO" - COME MAI CIRIELLI SE L’È PRESA COSÌ TANTO? FORSE SENTE LA SUA CANDIDATURA A GOVERNATORE DELLA CAMPANIA CHE SI ALLONTANA? O TEME UNA SCONFITTA BRUCIANTE, ASSAI PROBABILE SE IL CENTROSINISTRA RITROVA L’UNITÀ?

igor taruffi elly schlein

DAGOREPORT - QUALCUNO DICA A ELLY SCHLEIN CHE STA AFFONDANDO IL PD! - NON SOLO TOSCANA E UMBRIA, DALLA CAMPANIA ALLA SICILIA FINO ALLA PUGLIA, SI MOLTIPLICANO I PROBLEMI SUI “TERRITORI” - A FINIRE NEL MIRINO LO “SPICCIAFACCENDE” DI ELLY, IGOR TARUFFI, RESPONSABILE ORGANIZZAZIONE DEL NAZARENO. DOVE C’È LUI, C’È CASINO, VISTA LA SUA PROPENSIONE A SALVAGUARDARE I CACICCHI FEDELI ALLA MIGLIORE ALLEATA DEL GOVERNO MELONI - IN SUO SOCCORSO È ARRIVATO ANCHE IL BERSANIANO NICO STUMPO CHE NON RIESCE AD EVITARE I PASTICCI CHE "LO STRATEGA IN VERSIONE PIZZICAGNOLO" TARUFFI COMBINA A CAUSA DELLA SCARSA CONOSCENZA DELLE REGOLE E DELLE DIVERSE REALTA’ LOCALI. E PER LA PRIMA VOLTA…

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...