matteo salvini giovanni tria

VOLETE SAPERE PERCHÉ SALVINI HA FATTO HARAKIRI? LA CAUSA PRINCIPALE È LA MANOVRA 2020 E VE LO CONFERMA UN ANTI-SOVRANISTA (FUBINI): ''L'IMPOSTAZIONE CHE TRIA HA DATO AI CONTI PUBBLICI FA CAPIRE PERCHÉ IL LEADER DELLA LEGA ABBIA APERTO LA CRISI PRIMA DI AFFRONTARE LA SESSIONE DI BILANCIO. SOLO PER MANTENERE IL DEFICIT ATTORNO AL 2% DEL PIL SERVE UNA STRETTA DA 15 MILIARDI DI EURO. COSÌ UN’ECONOMIA PARALIZZATA DA OLTRE UN ANNO DOVREBBE SUBIRE UN COLPO IL DOPPIO PIÙ PESANTE DI QUANTO MAI FATTO NEGLI ANNI DI RIPRESA 2014-2018''

FEDERICO FUBINI

Federico Fubini per www.corriere.it

 

È una strada lunga, stretta e non è facile immaginare cosa nasconda dietro la prossima curva. Prima che qualcuno si prenda la responsabilità di intraprenderlo, il percorso che fra sei settimane dovrebbe portare l’Italia alla Legge di bilancio sembra già l’opposto di quel che è diventata la politica in un’estate di rivolgimenti. Quest’ultima ha girato su se stessa, mutevole e sovrabbondante di parole, mentre la manovra finanziaria continua in silenzio a sovrastare i partiti come una montagna: scalabile solo da chi saprà tenere il passo in salita.

GIOVANNI TRIA MATTEO SALVINI

 

Il Movimento 5 Stelle e il Partito democratico ne hanno parlato in questi giorni, benché per ora non un solo numero sia stato messo nero su bianco. La loro intesa al momento si limita ad alcuni punti di principio e nessuno riguarda la parte ripida del percorso.

 

Le due forze concordano nel cercare di ridurre il cosiddetto cuneo fiscale — la differenza fra il costo del lavoro per il datore e quanto intasca il dipendente — e nel farlo a favore di quest’ultimo: lo sgravio dovrebbe andare tutto al lavoratore, non all’impresa. Gli stati maggiori di Pd e M5S concorrono anche nel sostenere misure più decise sugli investimenti e nel mantenere «quota 100», che pure può costare quasi 20 miliardi in tre anni (ma l’ex premier Matteo Renzi vorrebbe cancellare le pensioni anticipate volute dalla Lega).

I NUMERI DI QUOTA 100

 

Poi c’è la parte in salita della Legge di stabilità. Su questa a quanto pare le due forze non si sono ancora confrontate, ma conoscono entrambe il punto di partenza: con l’attuale costo in interessi del debito e un utilizzo parziale di «quota 100» e reddito di cittadinanza», il deficit è diretto al 1,6% del prodotto lordo (Pil) nel 2020. Sarebbe un netto calo dal circa 2% di quest’anno. Ovviamente a patto che non ci siano altri interventi e dunque da gennaio aumentino Iva e accise per 23 miliardi di euro. Poiché però M5S e Pd hanno promesso di non far salire le imposte indirette su Iva e accise (lo stesso dicono tutti i partiti in parlamento) il deficit in realtà è diretto in area 3% del Pil. Troppo per riuscire a evitare una procedura europea sui conti e una probabile sanzione dei mercati.

 

salvini tria

Giovanni Tria ha già delineato con la sua squadra il profilo di una manovra per correggere la rotta. Il ministro dell’Economia uscente si prepara a lasciare il suo schema in eredità al prossimo governo. Ma quel dispositivo, visto nei dettagli, fa capire perché il leader della Lega Matteo Salvini abbia deciso di aprire la crisi prima di affrontare la sessione di bilancio. Solo per mantenere il deficit attorno al 2% del Pil Tria ha dovuto pensare a una stretta da 15 miliardi di euro.

 

Circa nove miliardi verrebbero maggiori entrate: qualcosa dalla lotta all’evasione e dal taglio di sussidi nocivi per l’ambiente, molto riduzioni lineari — poco ma per tutti — su un portafoglio da 35 miliardi di deduzioni e detrazioni di cui godono decine di milioni di italiani (gli sgravi su carburante per autotrasporto o agricoltura sarebbero limati meno). Altri sei miliardi verrebbero invece da tagli di spesa: ai ministeri, ma anche alla sanità e agli enti locali.

 

luigi di maio giuseppe conte matteo salvini giovanni tria

Così un’economia paralizzata da oltre un anno dovrebbe subire una stretta il doppio più pesante di quanto mai fatto negli anni di ripresa 2014-2018, solo per impedire al deficit di salire. È l’eredità dei bonus degli anni di Renzi e dell’anno di Lega e M5S, coperta fino a ieri dalla promessa incredibile di far salire l’Iva. Del resto un intervento del genere non basterebbe neanche per avviare alcunché di quanto vorrebbero M5S o Pd: né tagli al cuneo, né investimenti, né impegno su scuola o sanità.

giulia bongiorno claudio durigon matteo salvini massimo caravaglia conferenza stampa quota 100

 

Sarebbe una manovra avvertita da milioni di italiani come un aumento netto di tasse (in realtà, una riduzione di sgravi) per tenere il Paese fermo. Anche per questo serpeggia già fra Pd e M5S la tentazione di seguire un’altra strada: negoziare con Bruxelles un netto aumento del deficit, anche oltre la soglia del 2,4% del Pil su cui l’anno scorso si giocò la partita (perso) con la Commissione Ue. La frenata in Europa, la minaccia della Brexit e la guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina sono argomenti che l’Italia può usare per evitare giri di vite troppo forti.

 

ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 8

Ursula von der Leyen, futura presidente della Commissione, ha già fatto capire però qual è la via maestra: fatti concreti contro l’evasione o per una giustizia in tempi certi e rapidi. Se l’Italia migliorasse sui quei fronti, di colpo i decimali di deficit peserebbero meno anche a Bruxelles. Ma è davvero un grande «se».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…