nicola zingaretti che guevara

ZINGARETTI RESUSCITA IL PCI, AMMAZZA IL PD E CHIUDE I POLITICI IN CONVENTO - IL SEGRETARIO SI GIOCA TUTTO SULL'EMILIA: SE BONACCINI VINCE, CAMBIA NOME AL PARTITO E RE-IMBARCA LA DITTA BERSANIANA E QUEL CHE RIMANE DELLA SINISTRA ESTREMA - SE PERDE, SI DIMETTE E MANDA IL PAESE ALLE ELEZIONI - LA REAZIONE NEL PARTITO AL CAMBIO DI NOME

 

1. ZINGARETTI RIAPRE LA DITTA E PORTA IL PD ALL'ALA ESTREMA

Laura Cesaretti per ''il Giornale''

 

Oggi il Pd si chiude in convento: un seminario a porte chiuse nell' abbazia di Contigliano (Rieti), presenti dirigenti, parlamentari e ministri, per discutere «l' agenda della seconda parte della legislatura», e provare a riaffermare un proprio ruolo - per ora poco visibile - nella scombiccherata alleanza giallorossa.

 

Sul conclave dem, però pesa l' incognita Emilia Romagna, e la grande paura di una sconfitta che farebbe saltare tutti i giochi, la leadership Pd e, probabilmente, anche il governo Conte.

Nicola Zingaretti a 'Mezz'ora in piu''

 

«Se Bonaccini perdesse, Nicola Zingaretti dovrebbe dimettersi, e resistere alla spinta del voto sarebbe impossibile: in primavera si andrebbe alle urne», spiega un dirigente.

E pesa anche l' iniziativa del segretario Zingaretti, che con un' intervista a Repubblica giudicata «estemporanea» dai meno severi e definita più seccamente «velleitaria e confusa» da un esponente di governo Pd, ha lanciato l' idea di una sorta di «rifondazione» del partito, fino a far ipotizzare un cambio di nome (non più «partito» ma solo «Democratici») e la «apertura a nuovi soggetti».

 

Le Sardine, evocate nell' intervista, per ora non sembrano scaldarsi molto: «È troppo presto per partecipare alla nascita di un nuovo Pd», dice il loro portavoce Santori. «Impostazione condivisibile, i partiti non devono mettere il cappello sui movimenti», replica conciliante Zingaretti.

 

Allo stato, comunque, gli unici pronti ad attaccarsi con sollievo alla cima di salvataggio lanciata dal Nazareno sono gli scissionisti di Leu, il partitino fondato da D' Alema e Bersani: «Zingaretti indica la strada giusta, una nuova sinistra popolare», si appassiona il bersaniano Fornaro.

 

Più prosaicamente, Loredana De Petris spiega che «se si cambia la legge elettorale, con lo sbarramento al 5%, per noi diventa più facile spiegare perché rientriamo nel Pd».

dalema bersani

L' ipotesi del ritorno degli ex suscita ovviamente reazioni negative nell' anima moderata e riformista dei Dem, che temono «una riedizione fuori tempo del Pci». Il ministro della Difesa Guerini ammonisce: «È normale che un moderno centrosinistra contenga anime diverse. Il problema non è andare verso sinistra o verso il centro: è evitare di andare all' indietro».

 

Ai molti dirigenti dem che son saltati sulla sedia leggendo l' intervista, e hanno chiamato Zingaretti per avere spiegazioni, il segretario ha spiegato che è stato il quotidiano di Largo Fochetti a «forzare» le sue dichiarazioni, ricamandoci sopra. «La solita smania di Repubblica, che pretende di eterodirigere il partito», lamentano nel Pd.

 

orlando dalema bersani boldrini pisapia

Dove in molti, però, sono convinti che il vero obiettivo dell' ipotesi di «rifondazione dem» non sia tanto quello di recuperare i rottami di Leu, ma quello di «provare a costruire il partito di Conte». Il Pd, secondo il disegno attribuito a Bettini e Franceschini, proverebbe ad assorbire il dissenso M5s, a cominciare dal fantomatico gruppo dell' ex ministro Fioramonti, per creare un «campo allargato» pronto ad offrire la premiership all' azzimato ex avvocato del popolo, magari attraverso primarie più o meno addomesticate.

 

Ma il voto in Emilia Romagna potrebbe travolgere i piani più astuti e le aspirazioni di tutti gli attori politici. A cominciare da quelle di Zingaretti, che in caso di vittoria aspira a farsi riconfermare segretario da un congresso in tempi brevi, emancipandosi dalla tutela delle correnti che lo appoggiano. E magari ad entrare nel governo, dimettendosi da presidente del Lazio e togliendo a Franceschini la guida della delegazione dem nell' esecutivo.

 

 

2. ZINGARETTI CAMBIA NOME AL PD

Da www.ilfattoquotidiano.it

 

loredana de petris

A 13 anni di distanza dalla nascita del Partito democratico, Nicola Zingaretti ne ha annunciato la fine: “Vinciamo in Emilia-Romagna, e poi cambio tutto: sciolgo il Pd e lancio il nuovo partito…”. L’attuale segretario lo ha spiegato sulle pagine di Repubblica, parlando di una decisione ormai già presa: “Convoco il congresso, con una proposta politica e organizzativa di radicale innovazione e apertura“, ha detto Zingaretti. “Non penso a un nuovo partito, ma a un partito nuovo, un partito che fa contare le persone ed è organizzato in ogni angolo del Paese”.

 

Una svolta non rinviabile perché “l’Italia sta gradualmente tornando a uno schema bipolare“, la nuova legge elettorale porta a dover “costruire il soggetto politico dell’alternativa” e il Pd ha bisogno di essere più inclusivo: “Dobbiamo rivolgerci però alle persone, e non alla politica ‘organizzata’. Dobbiamo aprirci alla società e ai movimenti che stanno riempiendo le piazze in queste settimane. Non voglio lanciare un’opa sulle Sardine, ci mancherebbe altro, rispetto la loro autonomia: ma voglio offrire un approdo a chi non ce l’ha…”, ha raccontato Zingaretti, facendo riferimento anche ad altre parti della sinistra, come ad esempio i sindaci ‘civici’ Beppe Sala e Antonio Decaro.

NICOLA ZINGARETTI

 

La svolta annunciata dal segretario ha raccolto i consensi di molti esponenti del Pd, con la richiesta però che il cambiamento non sia “fuffa”, come ha detto Matteo Orfini, o non si trasformi in “un’operazione di facciata”, usando le parole del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, intervenuto dal palco dell’evento in corso a Milano, ‘Nord Face. Lavoro, sviluppo, ambiente: il Nord per l’Italia‘, dove Zingaretti era seduto in prima fila. “Sarà un percorso interessante e credo utile per il nostro paese e per il nostro partito”, ha commentato invece il capogruppo del Pd alla Camera, Graziano Delrio. Così come positivo è anche il vicesegretario Andrea Orlando: “È necessario ragionare su come rifondare il partito”.

 

“Non è detto che tutte le anime che Nicola evoca siano disponibili ad entrare nel Pd per come lo vedono oggi, in una realtà diversa magari lo sarebbero”, ha detto Sala, spingendo verso la strada che porta a un nuovo partito. “È il momento del coraggio perché così noi potremmo accontentarci di essere un partito del 20%, ma credo che sia accontentarsi troppo”, ha aggiunto il primo cittadino di Milano. Parlando a margine dell’evento, Zingaretti ha aperto anche alla questione del cambio di nome: “Questo lo decideremo – ha risposto – Non credo che si debba partire né dai nomi, né dalle formule organizzative”. Il cambio di nome del Pd “non mi pare il punto di partenza, mi pare piuttosto l’esito eventuale di un percorso che sappiamo come inizia ma non possiamo definire quale sia la conclusione”, ha aggiunto anche Orlando.

 

GRAZIANO DELRIO

Le reazioni dei dem: “Sì all’apertura verso la società”

Per il vice, la svolta annunciata “diventa ancora più urgente nel momento in cui nella società si manifestano movimenti che vanno interpretati e ai quali bisogna dare una risposta”. “Non credo – ha rimarcato Orlando – che ci sia niente di particolarmente nuovo rispetto a quello che abbiamo detto nel corso dei mesi precedenti, ci siamo dati anche delle regole che consentono dei percorsi che partono dalle idee piuttosto che dalla competizione sulle persone”. “Sì all’apertura verso la società – ha aggiunto, interpellato sull’apertura verso nuovi soggetti come le Sardine – siamo un partito che ha avuto un momento di forte crisi. Questa crisi è stata affrontata, abbiamo avuto alcune iniziali risposte, ma bisogna andare oltre le risposte che siamo riusciti a realizzare fino a qui”.

 

È ottimista anche Delrio: “Il segretario vuole dire che c’è bisogno di una ridefinizione dei nostri obiettivi, una maggiore apertura alla società, una maggiore attenzione ai problemi della società e anche una maggiore attenzione a una nuova classe dirigente. Quindi sarà un percorso interessante e credo utile per il nostro paese e per il nostro partito”, ha commentato. Mentre a chiedere concretezza è il parlamentare democratico Orfini: “Voglio prendere sul serio questa svolta. Ma perché non sia solo fuffa, c’è bisogno di chiarezza su alcuni punti”, ha scritto su Facebook. “Oggi c’è un popolo che scende in campo e si mobilita contro la destra, ma non si riconosce e a volte nemmeno vota i partiti del centrosinistra. Se vogliamo dargli rappresentanza non possiamo chiedergli di entrare in ciò che rifiutano. Ma dobbiamo riplasmare il nuovo soggetto politico su di loro, su quel popolo”.

 

Il colloquio di Zingaretti con Repubblica

BEPPE SALA BONACCINI

Il primo passo indicato da Zingaretti per cominciare la sua sfida è la vittoria in Emilia-Romagna il prossimo 26 gennaio: “Il Pd sta facendo la campagna elettorale per Bonaccini in splendida solitudine”, ha detto il segretario. Che invece ha lamentato lo stallo nella maggioranza: “Non possiamo fare melina fino al 26 gennaio, non possiamo fare ogni giorno l’elenco delle cose sulle quali non c’è accordo”. Anche per questo, ha sostenuto, c’è bisogno di un “partito nuovo”, per usare le sue parole.

 

“Io lo dico ogni giorno a Conte e a Di Maio: un’alleanza è come un’orchestra, il giudizio si dà sull’esecuzione dell’opera, non sulla fuga di un solista che casomai dà pure fastidio alle orecchie. Non è il tempo di distruggere ma di costruire. E quella che va costruita subito è una visione e poi un’azione comune, su pochi capitoli chiari: come creare lavoro, cosa significa green new deal, come si rilancia la conoscenza, come si ricostruiscono politiche industriali credibili nell’era digitale“.

 

Temi e proposte generiche per un nuovo Pd: “Si può dire quello che si vuole, ma questo salto di qualità lo può fare solo il nostro partito”, è stato il messaggio di Zingaretti. “Il Pd è salvo, oggi non è più il partito debole, isolato e sconfitto del 4 marzo 2018. Abbiamo retto l’urto di due scissioni e oggi i sondaggi ci danno al 20%”, ha continuato il segretario, rivendicando il lavoro fatto dopo lo strappo di Matteo Renzi, che nel frattempo ha fondato Italia Viva. “Siamo l’unico partito nazionale dell’alleanza, l’unico che si presenta ovunque alle elezioni, l’unico sul quale si può cementare il pilastro della resistenza alle destre“, ha rivendicato Zingaretti.

 

bonaccini casadei

Il suo Pd, ha detto il segretario, non è subalterno al M5s perché “la linea unitaria sta pagando, come dimostrano i sondaggi”. Proprio per questo, è il suo ragionamento, a sinistra è il momento giusto per un rinnovamento: “Non dobbiamo essere pigri: io ho scommesso tutto su unità e apertura. Ho vinto il congresso dell’anno scorso nello spirito di ‘Piazza Grande’, lontano dagli schemini politici e vicino alle persone, nel nome dell’apertura e dell’allargamento, del noi e non dell’io, di una politica ragionata e non urlata. Dopo 12 anni ho voluto cambiare lo statuto proprio perché nel Pd non c’era neanche più il congresso, ma solo la scelta del segretario. Ora non è più così. Ma ora dobbiamo portare fino in fondo quel processo di cambiamento… “.

 

Ultimi Dagoreport

francesca albanese carlotta vagnoli valeria fonte

DAGOREPORT - COS’HANNO IN COMUNE L’INDECENTE ASSALTO DEI PRO-PAL ALLA REDAZIONE DELLA “STAMPA” E IL "FEMMINISMO" BY CARLOTTA VAGNOLI E VALERIA FONTE? MOLTISSIMO: LA VIOLENZA, L’IDEOLOGIA TOSSICA, L’ACCONDISCENDENZA DI UNA CERTA STAMPA E DI QUEL MONDO EDITORIAL-GIORNALISTICO CHE HA TOLLERATO E SOSTENUTO, CON IMBARAZZANTE CONFORMISMO, QUALUNQUE NEFANDEZZA - E' UNA SVEGLIA PER CHI HA ALLISCIATO E POMPATO ACRITICAMENTE LA GALASSIA MOVIMENTISTA, CONVINTO CHE FOSSE LA PARTE GIUSTA DELLA STORIA - NON ERA NECESSARIO ARRIVARE ALL’IRRUZIONE DEI PRO-PAL E ALL’INCHIESTA DELLA PROCURA DI MONZA SU VAGNOLI-FONTE, PER CAPIRE QUANTA VIOLENZA SI NASCONDESSE DIETRO CERTI “ATTIVISTI” E I LORO METODI...

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...