“A 71 ANNI MI SPAVENTA SOLTANTO LA PENSIONE” – VELASCO IS BACK! “NON POSSIAMO ESSERE QUELLI STANCHI, MA QUELLI CHE SUPERANO I PROBLEMI” – “COME NELL’89 QUANDO PRESI LA NAZIONALE MASCHILE, LE GIOCATRICI DEVONO DARE DISPONIBILITÀ INCONDIZIONATA ALL’AZZURRO: NON SI DEVE QUINDI ESSERE CONDIZIONATI DA PROGRAMMI, FERIE, RIMBORSI SPESE. TUTTI SONO IMPORTANTI E NESSUNO È IMPRESCINDIBILE” – IL DUALISMO EGONU- ANTROPOVA E LA POLEMICA COL SUO EX CLUB BUSTO ARSIZIO…

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Mattia Chiusano per la Repubblica - Estratti

 

 

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Solo una cosa può togliergli il sorriso, torcendolo in una smorfia: la vittoria di Javier Milei in Argentina. Per il resto Julio Velasco è felice, a 71 anni ha bevuto l’ennesimo elisir di giovinezza, sembra un altro se stesso e non la versione invecchiata dell’uomo dalla chioma scurissima che appare nei video d’epoca delle grandi vittorie, degli anni in cui si parlava di Generazione dei fenomeni e Occhi di tigre. Ora le metafore sono altre: «L’unica cosa che mi spaventa è la pensione», «Non si allena un esercito in un hotel 5 stelle», e ancora «non possiamo essere quelli stanchi, ma quelli che superano i problemi».

 

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Dei Fenomeni però qualcosa è rimasto, e uno gli sarà molto vicino: un vice impegnato in A1 con Novara come Lorenzo Bernardi, che insieme a Massimo Barbolini (Scandicci) sarà il suo sguardo laser sul campionato. Velasco già sogna una foto a Parigi con Giani, ct della Francia, e De Giorgi, tecnico dei campioni del mondo, per un flash che insieme a Bernardi saprà di anni Novanta. Voleva la nazionale femminile, l’ha avuta. Lo sapevano nel suo club, la Uyba Busto Arsizio che ha reagito con un comunicato durissimo contro la federazione, subito dopo aver chiesto le dimissioni del tecnico a poche ore dalla firma ufficiale fino al 2025 (Mondiale compreso, dopo le Olimpiadi).

 

Ora si scopre che Velasco aveva espresso questo desiderio alla federazione già la scorsa primavera, quando lasciò il settore giovanile della Fipav e Mazzanti era saldo sulla panchina delle azzurre. Quando arriverà il momento, sarò pronto, disse congedandosi: il momento è arrivato. Con tutte le suggestioni che l’unione tra un mito settantunenne che non va sui social e la generazione Egonu può risvegliare.

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A partire dalla domanda più attesa: che ne sarà della divina Paola, panchinara agli Europei e assente alle qualificazioni olimpiche fallite? Se gli assenti hanno sempre torto, stavolta la poca presenza della parola Egonu nei discorsi di Velasco indica una tendenza. Per sintetizzare: l’Italia ha due opposti formidabili, ma la ventenne Ekaterina Antropova non può trasformarsi in schiacciatrice quando ci saranno partite da svuotare i polsi.

 

«È importante avere una riserva forte, anche nel caso di calo di rendimento della titolare». Egonu è quindi rafforzata nel nuovo corso azzurro, se non fosse che sulla nazionale velaschiana incombe un principio a cui tutte dovranno attenersi: «Come nell’89 quando presi la nazionale maschile, i giocatori devono dare disponibilità incondizionata all’azzurro: non si deve quindi essere condizionati da programmi, ferie, rimborsi spese. Tutti sono importanti e nessuno è imprescindibile».

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L’accenno alle ferie fa pensare al lungo periodo che si concesse Paola Egonu all’inizio della scorsa estate, quando saltò la Nations League «che invece va onorata, perché è l’unica possibilità che abbiamo di giocare partite che contano». Per soffrire, e formarsi come gruppo, seguendo i principi della nuova antichissima guida: «Bisognerà adattarsi, parlate con i vostri nonni che hanno ricostruito l’Italia dopo la guerra, non tutti sono finiti dallo psicologo e qualcuno è diventato ricco». La ricchezza in questo caso ha una forma arrotondata: «La pallavolo per le femmine è come il calcio per i maschi: se arriverà la prima medaglia olimpica il movimento farà un salto enorme». 

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