marchisio pallavicino

“MARCHISIO, CHE DELUSIONE! BATISTUTA TIRCHIO, SEEDORF PRESUNTUOSO. E QUELLA VOLTA CON RONALDO E I VIADOS BRASILIANI...” – IL PROCURATORE CARLO PALLAVICINO SVELA RETROSCENA DI MERCATO. IL TRADIMENTO DI MARCHISIO E DI BENNY CARBONE (“MI SVENDETTE PER UNA MACCHINA”). LA FURIA DI CRAGNOTTI PER RUI COSTA, LA LITE CON LOTITO CHE FECE SALTARE IL PASSAGGIO DI MAZZARRI ALLA LAZIO - "QUANDO RONALDO SCELSE L’INTER. USCIMMO DI CASA E TROVAMMO…" - LA STILETTATA A ICARDI E WANDA

Pasquale Guarro per www.calciomercato.com

 

pallavicino

Da anni mi interrogo sulla sua vera natura e mi struggo per non esserne ancora venuto a capo. L’anima di Carlo Pallavicino è una camera di specchi esposta ad est, rimbalza il sole in ogni direzione e ti disorienta.  Malinconico, ipocondriaco, a volte afflitto. Ma anche spassoso, brillante, di sicuro emotivo. Carlo Pallavicino è mosso esclusivamente dalla passione che lo consuma, ma che allo stesso tempo lo riattizza. 

 

- “Signor Pallavicino, voglio farle un’intervista“. 

 

- “Mi prende in un momento particolare, questa volta le dico di si. Ma solo se me la fa in diretta su Instagram”. 

 

- “Non sono bravo in queste cose, preferirei un’intervista tradizionale…”. 

 

“No, solo su Instagram. Venerdì alle 18.”. 

 

Ovviamente alle 18 ero solo come un cane, disperato perché gli utenti iniziavano a collegarsi e Pallavicino non riusciva ad accedere. Improvvisamente appare: “Scusa ma ho dovuto chiedere a mia figlia perché non riuscivo ad entrare nonostante le sue istruzioni.C'è stato qualche passaggio a vuoto”. 

 

marchisio

Benvenuto Carlo, vorrei raccontare la sua storia ai più giovani. È quello che con Branchini ha portato in Italia Ronaldo, Careca, Rui Costa. Ha concluso trattative indimenticabili e prima faceva il giornalista, come ha fatto?

“Una serie di situazioni fortuite. Avevo 24 anni e attraverso un amico in comune conobbi Giovanni Branchini. Ci ritrovammo a lanciare insieme la Branchini Associati che soprattutto per merito suo, grande manager che arrivava dal pugilato, ha avuto e ha tuttora grande fortuna. Era un momento di grande cambiamento per il mondo del pallone, i calciatori ebbero improvvisamente bisogno di un agente per trattare i loro contratti che, fino a poco tempo prima, li tenevano legati a vita ai club. La famosa legge 91 che entrò in vigore negli anni 80 e cambiò tutto consentendo lo svincolo dei calciatori a fine contratto. Si aprì un mondo e io giornalista sportivo fin da ragazzino mi ci infilai come in un luna park. Eravamo in quaranta in tutta Italia, niente i cellulari figuriamoci internet, cose che oggi sembrano indispensabili, eppure il mercato si faceva lo stesso”. 

pallavicino ronaldo

 

Qualche trattativa è stata sul punto di saltare proprio per l’assenza di dispositivi oggi indispensabili?

“Ricordo quella di Rui Costa al Milan, anche se in realtà,  seppur diversi da quelli di oggi, i cellulari già esistevano. Era con noi dai tempi del Benfica. Ho avuto la fortuna, io tifoso viola, di stargli accanto a Firenze durante tutta l’epopea di Batistuta, che divenne suo grande amico. Il trasferimento al Milan mi fece quindi un grande effetto. La Fiorentina quell’anno era di fronte alla possibilità di fallire e aveva l'obbligo di vendere Rui Costa e Toldo. Per il portoghese chiedevano 80 miliardi di lire.

 

marchisio

Col figlio di Tanzi e Branchini prendemmo insieme un aereo, viaggiammo con un volo privato verso Faro per convincere Rui ad accettare il Parma. Erano pronti a dargli una cifra incredibile, 10 miliardi di lire di ingaggio. Tentarono in tutte le maniere di prenderlo, sembrava fatta, ma il ragazzo aveva in testa il Milan perché l'allenatore della Fiorentina, Terim, aveva firmato per i rossoneri e con lui a Firenze si era trovato benissimo.

 

Peccato che il Milan non fosse del tutto convinto perché ai tempi Berlusconi era presidente del consiglio e riteneva impopolare spendere 80 miliardi per un giocatore. Così per Rui Costa si aprì solo un’altra prospettiva rispetto al Parma, era quella della Lazio. Prenotai un treno alle 5.30 del mattino per arrivare a Roma in tempo dove mi aspettava Cragnotti alla Cirio per concretizzare nero su bianco il trasferimento di Rui Costa alla Lazio. Andai a letto molto presto, staccai il cellulare e il giorno dopo lo riaccesi in treno solo a pochi chilometri da Roma, ero a Orvieto. Fu così che mi ritrovai 40 messaggi in segreteria, tutti di Rui Costa e Branchini che mi chiamavano per dirmi che nella notte Galliani era riuscito a convincere in extremis Berlusconi a tirare fuori i soldi.

benito carbone

 

Da un lato ero contento per Rui Costa, ma dall’altro ero abbastanza disperato per la sorte che mi attendeva perché stavo per arrivare alla Cirio da Cragnotti a dargli una pessima notizia. Invece che dirgli, «Eccoci qua, compiliamo il contratto e nel pomeriggio arriverà il calciatore dal Portogallo», dovevo dirgli «Eccomi qua, Rui Costa ha accettato di andare al Milan». Certo, una trattativa che rese tutti felici, ma in quell’istante mi trovai in una situazione che un procuratore non sogna di vivere. Non la presero benissimo alla Lazio“. 

 

Come un tradimento. Immagino che qualche volta anche lei si è sentito tradito…

“All’epoca il rapporto con i calciatori era vissuto non dico come un fidanzamento ma quasi. Li prendevi da ragazzini e li portavi a fine carriera. Ma volte i fidanzamenti possono anche concludersi in maniera cruenta.

 

Claudio Lotito Foto Mezzelani GMT 14

Adesso che sono passati 25 anni mi fa anche una certa tenerezza ricordare la sofferenza che provai quando Benito Carbone mi lasciò. Lo presi nelle giovanili del Torino, un piccolo fuoriclasse. Stavamo costruendo insieme un bel percorso, immedesimazione totale con la sua carriera, Reggina, Casertana, Under 21, Torino, infine Napoli, dove era andato via Zola e lui si apprestava a diventare il nuovo numero 10. Li accadde una cosa clamorosa: comprò una macchina e prima ancora di fare l’assicurazione gliela rubarono.

 

 

Arrivò negli spogliatoi a Soccavo disperato e lì trovò Cannavaro e Taglialatela che gli dissero di calmarsi e che avrebbero provato a sentire il loro procuratore, napoletano, che avrebbe provato a dargli una mano. In effetti l’auto fu ritrovata ma il pegno fu che dovette cambiare agente. Praticamente mi svendette per una macchina. La presi malissimo, non avevo ancora 30 anni, ero un ragazzo ingenuo e non gli parlai per tanto tempo. Lui poi capì di aver fatto una cosa non troppo elegante e tornò col nostro gruppo, da quel momento in poi lo seguì Branchini e ebbe una bellissima carriera andando all’Inter e poi anche in Inghilterra”. 

 

Le va di fare un gioco? Le dico 6 aggettivi che lei deve associare ad altrettanti calciatori avuti in carriera.

SERGIO CRAGNOTTI

“Va bene”

Generoso. 

“Sebastiao Lazaroni è veramente la persona in assoluto cui sono più legato nella storia del calcio. Un fratello maggiore, al pari di Giovanni, o quasi”. 

 

Presuntuoso

“Ci sono stati del presuntuosi sani nella vita. Una presunzione sana l’ha sempre avuta Paulo Sousa. Ma forse Seedorf in assoluto, anche se l’ho conosciuto meno degli altri perché lo seguiva in toto Branchini, lo respiravo. Si direi Seedorf”. 

 

Tirchio

“Ci sarebbe da scrivere un libro. Sono tutti tirchi e vanno capiti perché spesso vengono da un’infanzia sofferta. Magari sputtanano i soldi in investimenti assurdi. Poi però se c’è da andare al ristorante, Dio ci liberi. Ecco, un calciatore che non è stato mio ma che faceva storicamente un po’ fatica a pagare poteva essere Batistuta. Diciamo che al momento di pagare la pizza Rui era più lesto”. 

 

Permaloso

lotito

“Una persona cui ho voluto un gran bene, Eugenio Corini. Un altro calciatore preso da ragazzo, al Brescia, e che poi portammo alla Juventus, alla Samp, al Napoli, al Piacenza. Un carattere speciale, sensibilissimo. Però era un po’ permaloso, nel senso che si offendeva facilmente.

 

Con noi ce l’aveva un po’ perché contavamo in procura anche Albertini. Lui sosteneva non si potessero avere due calciatori nello stesso ruolo. È sempre stata una cosa di Eugenio, cui voglio veramente un bene incredibile, molto bizzarra e mi ha sempre colpito perché noi, in fondo, abbiamo sempre dato il 100% a tutti, al di là del ruolo”.

 

Opportunista.

“Spiace dirlo, ma Claudio Marchisio con me si è comportato malissimo. L’ho preso quando era nelle giovanili della Juventus e l’ho accompagnato durante l’intero percorso di crescita, fino a fargli firmare due rinnovi milionari. Giunti al terzo, col contratto praticamente pronto e dopo aver litigato a più riprese con Marotta per garantirgli l’ingaggio migliore possibile, mi chiama e mi liquida con una telefonata. Senza alcun motivo. Si limitò a dirmi che da quel momento in avanti lo avrebbe seguito suo padre”.

 

Concludiamo con telentuoso. 

“Ovviamente il Fenomeno”. 

 

Quali aneddoti conservi sul brasiliano?

mazzarri

“La firma segreta con l’Inter mentre era al Barcellona. Venne con i blaugrana a giocare la semifinale di ritorno di Coppa delle Coppe contro la Fiorentina. Quella sera, con Branchini e i suoi agenti brasiliani organizzammo direttamente dagli spogliatoi del Franchi un trasferimento a casa mia sul Lungarno (al mattino dopo avrebbe volato da Peretola per il ritiro del Brasile) in modo che nessuno potesse riconoscerlo.

 

Tre macchine separate (mi dette una mano anche mia moglie) Ronnie nella mia seduto dietro imbacuccato. Arrivammo a casa e iniziammo a cenare proponendo a Ronaldo le tre squadre che lo volevano: l’Inter, la Lazio e il Glasgow Rangers (solo per la Champions). Scelse i nerazzurri, Moratti era scatenato e lo aveva già conosciuto quando giocava al PSV. Facemmo la notte in bianco in casa aspettando l’ora per andare a prendere l’aereo. Tutto perfetto, fino a quel momento. All'alba usciamo di casa e ci troviamo davanti al portone alcuni viados brasiliani che frequentavano la zona. A quel punto accadde il pandemonio, iniziarono ad urlare il nome di Ronaldo e noi ci infilammo frettolosamente in auto per scappare. Menomale che i viados non avvertirono i giornalisti, ma tutta la macchinazione rischiò di saltare incredibilmente all’ultimo”. 

 

Come saltò anche Mazzarri alla Lazio. 

mazzarri cairo

“Anche qui è trascorso del tempo e si può raccontare. Lui voleva lasciare la Samp e gli piaceva da pazzi l’idea di allenare la Lazio. Organizzai un incontro a Roma nella casa di un dirigente della Lazio, amico di Lotito. Doveva essere segretissimo. Già l’idea di trovarci a Roma preoccupava Mazzarri. Il problema fu poi che il tutto avvenne in una zona centralissima, vicino a Piazza Mazzini, dove una volta c'era la Rai. La cosa fu clamorosa perché Lotito si presentò come sempre con tre ore di ritardo, ma anche perché era previsto che un suo autista ci prelevasse a Roma Nord per fare un percorso semi nascosto e lasciarci direttamente nel portone di casa. Invece partì tutto male, l’autista ci parcheggiò a 1 km da questa casa che dovemmo raggiungere a piedi in mezzo alla gente che lo riconosceva e lo salutava.

 

A Mazzarri si gonfiò il collo dalla tensione. Arrivati, aspettammo veramente tre ore Lotito. La situazione era diventata esplosiva, Mazzarri iniziò ad agitarsi, temeva non arrivasse e un po’ caricava di tensione anche me. Così quando arrivò Lotito io mi scagliai contro di lui e gliene dissi di tutti i colori. Lui senza fare una piega si rigirò allibito iniziando a urlarmi di tutto. Mazzarri a quel punto non sapendo che fare si rinchiuse in un minuscolo terrazzino, imbarazzatissimo anche lui.

ronaldo

 

Non aveva ancora neanche stretto la mano a Lotito che già era scoppiato il finimondo. Poi ci mettemmo a tavolino e parlammo due ore. Mazzarri provò a convincere Lotito a prenderlo: vinciamo lo scudetto, mi creda. Ma quando le cose iniziano male difficilmente vanno in porto. E così fu”.

 

Siamo arrivati al termine, grazie per averci raccontato tutti questi aneddoti nell’esclusiva intervista su Instagram, come voleva lei. 

“Si, la ringrazio, Instagram mi piace quasi come a Wanda Nara. A proposito, ma come fanno i calciatori di oggi a lasciare che le mogli si postino mezze nude e si mettano pure a fare le agenti?”.

 

 

gabriel batistuta foto di bacco( (4)gabriel batistuta foto di bacco (3)

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”