Estratti da fanpage.it
Angela Carini infila i guantoni e sale di nuovo sul ring a Seregno (in Brianza) per i campionati italiani in programma dal 3 all'8 dicembre. L'ultima volta lo aveva abbandonato in lacrime, disfatta, impaurita e schiacciata dalla pressione: quei 45 secondi alle Olimpiadi di Parigi sembrano un'eternità per lo strascico di chiacchiere e polemiche che l'hanno accompagnata prima e dopo il breve incontro con Imane Khelif.
L'algerina, la cui identità sessuale è stata messa pesantemente in discussione e che in Francia ha conquistato la medaglia d'oro, è tornata di recente sull'episodio assolvendo l'italiana per quel "combattimento farsa" condizionato dalle sollecitazioni sulle spalle dell'avversaria. Non era colpa sua se al primo pugno a segno e ben assestato aveva ceduto e se n'era tornata all'angolo visibilmente provata.
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La verità di Angela Carini sull'incontro con Imane Khelif
"In quel momento per me s'era fermato il mondo – ha ammesso Carini -. Ero in ginocchio e piangevo perché stavo chiedendo scusa a mio padre che non c’è più. Avrei voluto regalargli la medaglia olimpica ma in quell'istante ho capito che il mio sogno era sfumato dopo aver fatto tanti sacrifici".
È solo l'incipit del racconto che fa, ribaltando la narrazione della vicenda da parte di chi l'ha trattata con "disumanità per la telecronaca che è stata fatta durante quel match" e di quanti preferiscono "parlare male di me" perché non sanno che "il coraggio sta già nel salire sul ring quando tutto il mondo ti sta guardando. E su Imane non ho altro da aggiungere né giudizi da dare".
Finora Carini s'è tenuta tutto dentro, adesso mette le cose a posto. A cominciare dalla versione circolata con insistenza sul suo conto: non è stata mal consigliata, peggio. "La verità è non lo ha fatto proprio nessuno. La sera prima dell'incontro ero con mio fratello". Sul quadrato è arrivata in queste condizioni, con la sensazione di essere sola davanti a qualcosa di troppo grande anche per le sue spalle.
La delusione più profonda: lasciata sola dalle compagne di nazionale
Ed è finita con poca gloria. "Due colpi mi hanno mandata ko, soprattutto il secondo che mi ha preso alla mascella. In quel momento ho sentito il bisogno di fermarmi". Nel corredo accessorio di quell'esperienza c'è ancora un aspetto che pure l'ha segnata: sentirsi isolata dalle proprie compagne di nazionale che non le hanno teso una mano. "Nessuna di loro mi ha detto una frase di incoraggiamento. È questa è la cosa che mi ha fatto più male. Ma adesso non fanno più parte della mia vita".
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