paolo maldini

VAI PAOLINO! IL RITORNO DI MALDINI DECISIVO PER RESUSCITARE IL MILAN – MOLTO PIU’ DI UN SEMPLICE DIRETTORE DELL’AREA TECNICA, IL VECCHIO "CUORE DI DRAGO" ROSSONERO E’ STATO QUELLO CHE HA TRASFERITO ALLA SQUADRA E AL CLUB IL DNA VINCENTE DEL MILAN BERLUSCONIANO – LA CONFERMA DI PIOLI (QUANDO GAZIDIS SI ERA INVAGHITO DI RANGNICK), GLI ACQUISTI MIRATI, IL FUTURO (PAOLINO HA IL CONTRATTO IN SCADENZA A FINE GIUGNO) - I MALDINI SONO LA PRIMA FAMIGLIA ITALIANA A VINCERE UNO SCUDETTO CON TRE GENERAZIONI DIVERSE 

Da www.corrieredellosport.it

 

 

massara maldini

Col senno di poi, e con il più inatteso degli scudetti appuntati sul petto, viene quasi da sorridere a pensare ai lunghi anni in cui il Milan arrancava in zone plebee della classifica, mentre Paolo Maldini, la sua icona più riconoscibile e rispettata a livello globale, svernava pigramente sulle spiagge della Florida.

 

Lui, sommessamente, nelle rare interviste concesse durante il suo lungo esilio dal calcio, faceva notare che il crepuscolare Milan di Berlusconi e Galliani mancava di visione strategica, di conoscenza delle cose di campo. Che il club fosse privo di uomini-Milan, legati al club e al suo sbiadito incanto.

 

Sembravano discorsi di comodo, di chi può permettersi il lusso di giudicare senza dover affondare le braccia nel fango. Non ha esperienza dirigenziale, si diceva di Maldini. Per non citare, non ne vale la pena, commenti ancor meno lusinghieri. Oggi, nell’esaltazione per il 19esimo scudetto della storia rossonera, sappiamo che non era così: che quel Milan era effettivamente senza bussola e senza direzione, e che Paolo Maldini conosceva abbastanza le stelle per rimetterlo in rotta.

massara paolo maldini pioli gazidis

 

 

Elliott, Leonardo e il ritorno al Milan

Superfluo dire che nulla è stato semplice, nel percorso che ha portato Paolo Maldini dallo status di ex fenomeno della difesa a quello di rampante dirigente sportivo (o, per rispettarne il titolo ufficiale, “Direttore dell’Area Tecnica”). Il 5 agosto 2018, giorno ufficiale del Ritorno del Re a Milanello, Maldini era solo il braccio destro di Leonardo. Era l’ondivago brasiliano, e non l’ex capitano, l’uomo forte di Elliott, il fondo che aveva appena salvato il Milan dal patatrac cinese.

 

paolo maldini

Leonardo, come sappiamo, non è durato molto. Il tempo di imbastire qualche operazione onerosa ma poco fortunata – vedi Higuain e Caldara quell’estate, e quindi Paquetà e Piatek nel gennaio successivo – e a maggio 2019 è già tempo di far ritorno alla corte parigina di Al Khelaifi. Un periodo che Maldini, nella sua biografia, ricorda con gusto dolceamaro: “Mi sentivo inadatto, dovevo imparare un lavoro nuovo. Leonardo mi ha insegnato tanto, ma ho iniziato a sentirmi davvero calato nel ruolo solo dopo che Leo se n’è andato”.

 

Al posto del brasiliano, Ivan Gazidis, nel frattempo nominato CEO da Elliott, sceglie un altro personaggio dall’indiscutibile pedigree milanista, l’uomo Fifa Zvonimir Boban, nominato Chief Football Officer. “Con Zorro ci completavamo”, racconta Maldini, “lui seguiva gli attaccanti e io i difensori”. Ma anche la partnership con il croato non è destinata a durare a lungo.

 

Il breve interregno di Boban, l’ombra di Ragnick, il lockdown

La stagione 2019-20, infatti, parte col piede sbagliato. Il nuovo tecnico scelto dal duo milanista, Marco Giampaolo (presumibilmente, l’unica scelta improvvida di Maldini finora), non riesce a plasmare una squadra comunque rafforzata da diversi acquisti interessanti, da Theo Hernandez a Rafael Leao, passando per Ismail Bennacer. E dopo l’esonero di Giampaolo, a inizio ottobre, nemmeno la scelta di Stefano Pioli sembra scuotere una squadra anestetizzata dalle sconfitte. Il Milan arranca a metà classifica e il 22 dicembre tocca il punto più basso della gestione-Elliott, con il 5-0 rimediato a Bergamo dall’Atalanta di Gasperini.

 

maldini e nesta

Sembrano esserci tutte le premesse per un nuovo ribaltone. Ed è esattamente ciò che stava preparando Gazidis, intenzionato a cooptare il guru Ralf Rangnick, stratega del Lipsia targato Red Bull. Le voci corrono e lo scoop finisce sui giornali. Boban e Maldini si sentono scavalcati, la scelta del tecnico dovrebbe ricadere sotto la loro responsabilità. Paolo mastica amaro ma lo fa in silenzio, Boban è più mercuriale, non si trattiene e il 29 febbraio 2020 accusa apertamente Gazidis:

 

“Non avvisare me e Maldini su Rangnick è stato irrispettoso e inelegante, non da Milan”. L’epilogo è scritto: Boban viene sollevato dall’incarico il giorno 7 marzo con un gelido comunicato. Il giorno dopo, il Milan perde in casa per 2-1 contro il Genoa tra i fischi di un San Siro depresso come non mai. Il gol rossonero porta la firma di Zlatan Ibrahimovic, tornato a gennaio a Milanello dopo 8 anni, senza produrre la svolta sperata. E poi, il lockdown.

 

Ibrahimovic, Pioli e la nascita del Milan di Paolo Maldini

maldini e massara foto mezzelani gmt006

Di come il Milan sia risorto dalle sue ceneri proprio nel momento più tragico, a livello planetario, da almeno un ventennio a quella parte, si sono riempite e si riempiranno decine di pagine. Quando il mondo, e con esso il calcio, poté rimettere il naso fuori di casa, tre mesi più tardi, del balbettante Milan del decennio precedente non c’è praticamente più traccia. Trascinato da un Ibra che sembra aver fermato il tempo, i rossoneri infilano 9 vittorie e 3 pareggi nelle 12 gare di campionato post-lockdown e qualificazione all’Europa League conquistata in una torrida notte di fine luglio proprio a Reggio Emilia, proprio contro il Sassuolo.

 

Quella sera, a sorpresa, il Milan annuncia la permanenza di Stefano Pioli sulla panchina rossonera, con tanti saluti a Rangnick, per lo stupore dello stesso Ibrahimovic a bordocampo (“Pioli resta? Non lo so, qui ci sono novità tutti i giorni, però sta lavorando bene… ma è vero che Pioli resta?”). Ma il tecnico parmigiano non era l’unico sulla graticola. Anche il futuro di Paolo Maldini, dopo il burrascoso addio di Boban, sembrava segnato. Ma la cavalcata estiva dei rossoneri convince la proprietà e Gazidis a tornare sui propri passi: Pioli e Maldini restano. E mai scelta fu più azzeccata.

 

daniel maldini

Coadiuvato da Frederic Massara, arrivato sottotraccia l’anno prima in sostituzione di Boban, e da Geoffrey Moncada, capo scout rossonero classe ’87 e scopritore, tra gli altri, di un Kylian Mbappé allora 12enne, Maldini, ormai plenipotenziario dell’area sportiva, mette in cantiere numerose operazioni di mercato “poca spesa, tanta resa”. Arrivano giocatori giovanissimi e/o misconosciuti come Sandro Tonali, Alexis Saelemakers, Brahim Diaz e Pierre Kalulu, e poi ancora Fikayo Tomori a gennaio. La stagione 2020-21 si concluderà con il ritorno in Champions League dopo sette, interminabili anni di assenza e, soprattutto, con la rinnovata consapevolezza che la squadra di Pioli ha ancora enormi margini di miglioramento. E, nel mentre, vengono appianate definitivamente le antiche divergenze con Gazidis: “Ero pronto a lasciare se fosse arrivato Rangnick. Poi però le cose sono cambiate. Se confronto le idee sportive che avevo quando sono arrivato con quelle che ho adesso, mi rendo conto che è cambiato il mondo. Ho visioni totalmente diverse, ed è così grazie anche al confronto con la proprietà, con persone diverse da me”.

paolo maldini

 

Maldini e un futuro sempre più rossonero

L’occhio al bilancio è sempre vigile, anche perché bisogna fare i conti con i danni economici prodotti dalla pandemia e con la spada di Damocle del fair play finanziario. A tal punto che, di fronte a richieste contrattuali a troppi zeri, perfino titolarissimi come Gigio Donnarumma e Hakan Calhanoglu vengono accompagnati alla porta senza troppi piagnistei.

 

Qui, forse più che in ogni altro aspetto, si rivela la vera cifra stilistica del Paolo Maldini dirigente. Schiena dritta di fronte a desiderata ritenuti irragionevoli: prima di tutto viene il rispetto per gli equilibri dello spogliatoio (a cui, chiaramente, non sono estranei gli aspetti salariali) e, soprattutto, prima di tutto viene il club.

 

daniel paolo cesare maldini

I tifosi apprezzano e si schierano compattamente dalla parte di Maldini e delle società. La quale, peraltro, completa l’opera nel migliore dei modi, andando a pescare in Ligue 1 Mike Maignan, destinato rapidamente a imporsi come il portiere dal miglior rendimento dell’intera Serie A. Niente male, dal momento che era chiamato a sostituire l’MVP di Euro 2020. E la colonia francese, su imbeccata di Moncada, si popola ulteriormente con gli arrivi di Giroud e Bakayoko dal Chelsea, di Florenzi dal PSG, oltre che di Yacine Adli, acquistato con un anno di anticipo. Il resto è storia recente, anzi contemporanea.

maldini

 

E quella futura? Come Massara, Maldini ha il contratto in scadenza a fine giugno. Di rinnovo non si parla, almeno non a microfoni accesi. C’era uno scudetto da vincere e, soprattutto, le voci attorno a un possibile cambio di proprietà sconsigliavano prese di posizioni pubbliche. Ma, con Elliott o senza, un Milan che voglia ripartire senza il suo nume tutelare sembra una prospettiva che oltrepassa ogni sentimento e ogni ragione.

maldini e massara foto mezzelani gmt004paolo maldini riccardo silva 2daniel maldini con zlatan ibrahimovicgazidis maldinidaniel maldinidaniel maldinidaniel maldinidaniel maldinimaldini e massara foto mezzelani gmt005

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…