alitalia benetton atlantia

CONTRIBUENTI, PREPARATE GLI SPICCIOLI PER ALITALIA – COMUNQUE VADA A FINIRE LA TELENOVELA ALITALIA, SARANNO GLI ITALIANI A METTERE MANO AL PORTAFOGLIO: LA COMPAGNIA IN AMMINISTRAZIONE STRAORDINARIA HA GIÀ BRUCIATO 220 MILIONI E PER TENERLA IN PIEDI SERVE UN MILIARDO – FS BUSSA ALLA PORTA DEI BENETTON, PROPRIETARI DI FIUMICINO, MA ATLANTIA HA GIÀ PERSO UN SACCO DI SOLDI E HA RIFIUTATO – GUZZETTI E LE FONDAZIONI CONTRO L'INTERVENTO DI CDP

Ettore Livini per “la Repubblica”

 

alitalia

La telenovela Alitalia si avvicina al redde rationem con due sole certezze: il salvataggio della compagnia rischia di dividere la maggioranza e di aggravare il " caso Tria". E comunque vada a finire, i contribuenti italiani dovranno rimettere mano al portafoglio. Il conto preciso per la collettività - già ora a quota 220 milioni, i soldi pubblici bruciati finora per far volare la compagnia in amministrazione straordinaria - lo scopriremo nelle prossime settimane.

 

ALITALIA

Le Fs devono presentare entro il 30 aprile l' offerta per la società. Per tenerla in piedi serve un miliardo. L' unico investitore privato disponibile è al momento l' americana Delta, con un cip di 100- 150 milioni. Il resto - di riffa o di raffa - rischia di versarlo lo Stato: 300 milioni potrebbero spenderli le Fs ( controllate dal Tesoro). Il governo è pronto a entrare nel capitale trasformando in azioni un po' dei 900 milioni del prestito ponte garantito alla compagnia.

danilo toninelli gianfranco battisti

 

Quanti? Il Tesoro vorrebbe ridurre al minimo l' esborso per evitare indagini Ue per aiuti di Stato. Il vice- premier Luigi Di Maio - che sul salvataggio Alitalia (senza licenziamenti) si è speso molto e non vuole rischi in campagna elettorale - spinge invece per un investimento corposo.

 

Benetton fiumicino

Sullo sfondo della partita aleggia poi il fantasma di Atlantia. Gli advisor di Fs hanno bussato alla cassaforte della famiglia Benetton - proprietaria di Fiumicino - proponendole di entrare nell' operazione. La prima risposta è stata " no": Atlantia ha investito due volte in Alitalia perdendo 230 milioni e l' ex compagnia di bandiera garantisce oggi "solo" il 28% del traffico al Leonardo Da Vinci.

luciano benetton e oliviero toscani

 

La porta di Treviso però non si è chiusa del tutto: i rapporti con il governo gialloverde sono scesi ai minimi termini - con tanto di minaccia di ritiro della concessione di Autostrade - dopo la tragedia del Ponte Morandi. E un " aiutino" su Alitalia - sussurrano i palazzi romani - potrebbe aiutare a rasserenare il clima.

Un "do ut des" che nessuno - ovviamente - espliciterà mai ma che rischia di avvelenare (se mai si materializzerà) i rapporti gialloverdi.

 

Come sta Alitalia

Alitalia - malgrado il buon lavoro dei commissari - continua a perdere. E tanto, specie in un periodo in cui i rivali macinano profitti. Il 2018 si è chiuso con una perdita operativa dimezzata a 154 milioni.

I RISULTATI DI ALITALIA GRAFICO DEL SOLE 24 ORE

 

I ricavi a lungo raggio sono cresciuti del 9%, i costi del leasing aereo sono stati ridotti di 62 milioni, per la stagione estiva sono stati venduti 5 milioni di biglietti. Ma «la gestione straordinaria non può andare avanti all' infinito » , ha spiegato Luigi Discepolo, perché la compagnia continua a bruciare soldi dei cittadini.

 

Fs aveva chiesto di spostare al 31 maggio - dopo le elezioni europee - i termini per l' offerta ma la troika di commissari ha detto no, allungando i tempi solo al 30 aprile. « È fondamentale prendere una decisione finale - ha spiegato Discepolo- se no per legge la compagnia finisce in liquidazione».

 

NEVE ROMA FIUMICINO

In cassa a fine febbraio c' erano 486 milioni (più 193 di depositi a Iata & C.). Quanto basta per arrivare a fine anno - ad aprile 2018 ce n' erano 800 - ma non molto oltre. I tempi per la vendita insomma - considerati i circa 6 mesi necessari per l' ok antitrust - sono stretti. « Bisogna prendere decisioni fondamentali su rinnovo flotta e rotte», spiega Discepolo. E i commissari vogliono muoversi solo d' intesa con i potenziali compratori.

 

Il rebus di Delta

Il problema, contrariamente alla retorica imperante nel governo, non è salvaguardare gli interessi italiani e i collegamenti con l' estero. Il traffico aereo nel Paese, malgrado la crisi di Alitalia, non ha mai smesso di crescere (185 milioni di passeggeri lo scorso anno contro i 129 del 2009): oggi l' ex compagnia di bandiera è il quinto vettore sulle rotte internazionali con l' 8,1% del mercato, dietro Ryanair ( 22%), Easyjet (12,6%), Iag (9,5%) e Lufthansa (8,7%).

DELTA AIRLINES

 

La compagnia però resta " appetibile", come assicura Discepolo e il fatto che al tavolo con Fs si sia seduta Delta, la compagnia più grande del mondo, ne è in fondo una conferma. L' obiettivo dell' aerolinea usa è chiaro: difendere l' investimento in Air France (di cui controlla l' 8,8%) fermando Lufthansa in Italia. Come? Il rischio, dicono i pessimisti, è che entri in Alitalia solo per trasformarla in "fornitore" di passeggeri a lungo raggio per il partner parigino.

 

DELTA AIRLINES1

La presenza dello stato nel capitale, replicano fonti politiche, serve proprio ad evitare questo rischio. Il problema però è che i patti vanno scritti ora, momento in cui il potere negoziale tricolore non è propriamente altissimo. L' intervento massiccio di soldi pubblici ( al netto delle sinergie con Fs, tutte ancora da dimostrare) potrebbe essere solo transitorio, è il mantra dell' esecutivo. Delta potrebbe fare come in Aeromexico, entrando con il 10% per poi salire al 49%. E una quota, anche se non subito, potrebbero prenderla i cinesi di China Eastern, soci Air France e partecipati da Delta.

 

Il peso della politica

DI MAIO VOLA IN ECONOMY

Le possibili resistenze di Tria ("per Alitalia serve una soluzione di mercato", continua a ripetere) non sono l' unico problema della maggioranza. Il dossier della compagnia è stato negli ultimi 12 mesi seguito da Di Maio. La Lega per un po' ha sponsorizzato la soluzione Lufthansa, che però chiede 5mila esuberi circa e non vuole lo Stato nel capitale.

SALVINI ALITALIA

 

Riaprire ora ai tedeschi è impossibile per questioni di tempo. Il Carroccio ha preferito così evitare scontri con i grillini, limitandosi ad affiancare a Di Maio il sottosegretario alle infrastrutture Armando Siri per accelerare la pratica. Il problema per Matteo Salvini resta: una fetta dell' elettorato leghista - specie gli imprenditori del nord - non vede di buon occhio il salvataggio pubblico di Alitalia.

 

GIUSEPPE GUZZETTI

Le Fondazioni bancarie - fondamentali per il piano di privatizzazioni del governo - si sono messe di traverso a un intervento della Cdp nella partita («sarebbe pericoloso» ha detto il presidente di Cariplo Giuseppe Guzzetti). E l' Alitalia, come ha dimostrato Berlusconi nel 2009, è un tema capace di ribaltare anche competizioni elettorali che sembravano scontate…

Ultimi Dagoreport

massimo martinelli azzurra francesco gaetano caltagirone guido boffo roberto napoletano

FLASH! – MISTERO BOFFO! È DURATO APPENA UN ANNO GUIDO BOFFO ALLA DIREZIONE DE “IL MESSAGGERO”, CHE SARÀ AFFIDATA AD INTERIM AL DIRETTORE EDITORIALE MASSIMO MARTINELLI – BOFFO FU UNA SCELTA DI AZZURRA CALTAGIRONE, IN BARBA A PAPÀ CALTARICCONE – ALLA SCADENZA, ESATTAMENTE DOPO UN ANNO, IL CONTRATTO DI BOFFO NON È STATO RINNOVATO – NEL CUORE DI CALTA C’È IL RITORNO DI ROBERTO NAPOLETANO, ATTUALE DIRETTORE DE “IL MATTINO” DI NAPOLI, ALTRO QUOTIDIANO DEL GRUPPO CALTAGIRONE…

antonio tajani matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL PRANZO DEI VELENI È SERVITO: LUNEDÌ A PALAZZO CHIGI SONO VOLATI PIATTI E BICCHIERI TRA I TRE CABALLEROS DEL GOVERNO - MELONI E TAJANI HANNO MESSO ALL’ANGOLO IL "PATRIOTA" TRUMPUTINIANO SALVINI, ACCUSANDOLO DI SABOTARE L'ESECUTIVO CON LE SUE POSIZIONI ANTI-EUROPEE E GLI ATTACCHI A MATTARELLA SUL CODICE ANTI-MAFIA DEL PONTE DELLO STRETTO – QUANDO SONO ARRIVATI I RISULTATI DELLE COMUNALI, CON LA DEBACLE DEL CENTRODESTRA, "IL TRUCE" DELLA LEGA E' PARTITO ALL'ATTACCO, INCOLPANDO LA ''GIORGIA DEI DUE MONDI'' (COLLE OPPIO E GARBATELLA) PER LA SCONFITTA A GENOVA: SE NON AVESSE CONVINTO BUCCI A LASCIARE LA POLTRONA DI SINDACO DI GENOVA PER CORRERE PER LA PRESIDENZA DELLA REGIONE LIGURIA (STOPPANDO IL LEGHISTA RIXI), IL SINDACO SAREBBE RIMASTO AL CENTRODESTRA. A QUEL PUNTO, SI E' SVEGLIATO TAJANI CHE HA RICORDATO A ENTRAMBI CHE SENZA I VOTI DI CLAUDIO SCAJOLA OGGI CI SAREBBE IL PD DI ANDREA ORLANDO ALLA REGIONE LIGURIA…

benjamin netanyahu matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT – QUANTO POTRÀ DURARE IL SILENZIO IMBARAZZATO E IMBARAZZANTE DI GIORGIA MELONI DI FRONTE AI 50MILA MORTI DI GAZA? LA DUCETTA NON VUOLE SCARICARE NETANYAHU PER NON LASCIARE A MATTEO SALVINI LA "PRIMAZIA" DEL RAPPORTO CON "BIBI". MA ANCHE PER NON IRRITARE LA POTENTE COMUNITÀ EBRAICA ITALIANA, STORICAMENTE PENDENTE A DESTRA – ORMAI ANCHE URSULA VON DER LEYEN E ANTONIO TAJANI (NON CERTO DUE CUOR DI LEONE) CONDANNANO LE STRAGI NELLA STRISCIA CON PAROLE DURISSIME: “AZIONI ABOMINEVOLI” – ANCHE LA POPOLAZIONE ISRAELIANA VUOLE SFANCULARE “BIBI”, COME STA FACENDO GIÀ TRUMP, CHE NEI GIORNI SCORSI HA ATTACCATO LA CORNETTA IN FACCIA A SEMPRE PIÙ IN-GAZATO PREMIER ISRAELIANO (OGGI HA RIVELATO DI AVERGLI "DETTO DI NON ATTACCARE L'IRAN")

andrea orcel castagna fazzolari meloni milleri caltagirone giuseppe giovanbattista giorgia giancarlo giorgetti

DAGOREPORT - IL GARBUGLIO DEL SUPER RISIKO BANCARIO SPACCA NON SOLO LA FINANZA MILANESE (DUELLO UNICREDIT-INTESA) MA STA FACENDO DERAGLIARE ANCHE IL GOVERNO DI DESTRA-CENTRO -GONG! OGGI È ANDATO IN SCENA UN PESANTISSIMO SHOWDOWN TRA MELONI, CHE È FAVOREVOLE AD APERTURE SUL GOLDEN POWER A UNICREDIT SULL’OPERAZIONE BANCO BPM CON TAJANI SOSTENITORE INDEFESSO DEL LIBERO MERCATO, E LA LEGA DI SALVINI CHE È PRONTA A FAR CADERE IL GOVERNO PUR DI NON MOLLARE IL “SUO” BANCO BPM A UNICREDIT - OGGI, ARMATO DI BAZOOKA, È SCESO IN CAMPO IL MINISTRO DELL’ECONOMIA, GIANCARLO GIORGETTI. INCALZATO DAI CRONISTI SULLE POSSIBILI APERTURE DEL GOVERNO ALLE PRESCRIZIONI DEL GOLDEN POWER APPLICATE ALLA BANCA DI ORCEL, L’ECONOMISTA DI CAZZAGO È SBOTTATO COME UN FIUME IN PIENA: “SE CI FOSSE IL MINIMO DISALLINEAMENTO (CON MELONI), NON CI SAREBBE UNA MINACCIA DI DIMISSIONI, MA LE DIMISSIONI STESSE. NON SI ANNUNCIANO LE DIMISSIONI, LE SI DANNO…”

donald trump zelensky vladimir putin russia ucraina

DAGOREPORT - TRUMP STREPITA MA NON COMBINA UN CAZZO – ZELENSKY PROPONE UN INCONTRO A TRE CON IL TYCOON E PUTIN MA NESSUNO LO CONSIDERA: PUTIN SI CHIAMA FUORI (“SOLO DOPO ACCORDI SPECIFICI”). E IL TYCOON? NON VUOLE UN INCONTRO DIRETTO CON PUTIN PERCHE', IL MOLTO PROBABILE BUCO NELL'ACQUA, SAREBBE L'ENNESIMA CONFERMA DELLA SUA INCAPACITA' DI RISOLVERE LA CRISI UCRAINA. LUI, CHE PRIMA DELLE ELEZIONI DICEVA “PORTERÒ LA PACE IN 24 ORE”, E A PIU' DI QUATTRO MESI DALL’INSEDIAMENTO SI RITROVA CON I DRONI E I MISSILI RUSSI CHE MARTELLANO PIÙ CHE MAI KIEV...

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – UCCI UCCI, SENTO AVVICINARSI GLI ANGELUCCI! IN ALLARME PER LA DECRESCITA INFELICE DEI LORO TRE QUOTIDIANI, ALESSANDRO SALLUSTI AVREBBE I GIORNI CONTATI ALLA DIREZIONE DE “IL GIORNALE” - GIA’ CADUTO IN DISGRAZIA CON MARINA BERLUSCONI, REO DI AVER SOSTITUITO “PAPI” CON GIORGIA, ORA GIAMPAOLO ANGELUCCI AVREBBE IN MENTE DI RIMPIAZZARE IL BIOGRAFO DELLA DUCETTA CON QUEL RAMPANTISSIMO “BEL AMI” DEL POTERE CHE SI CHIAMA TOMMASO CERNO: SENZA FARE UN PLISSE’, DA DIRETTORE DELL’’’ESPRESSO” E DEPUTATO DEL PD BY RENZI, OGGI E’ ALLA GUIDA DE “IL TEMPO”, TALMENTE SCHIERATO CON LA DESTRA CHE VEDE I FASCISTI A SINISTRA… (VIDEO STRACULT!)