krugman tsipras

FANCULO KRUGMAN E PIKETTY - GLI ECONOMISTI 'PRAGMATICI' RUGGISCONO PER VOCE DI COCHRANE: "L'UNICA SOLUZIONE È CESTINARE LE IDEE DI TSIPRAS, COMMISSARIARE LE BANCHE GRECHE E MODERNIZZARE IL PAESE" - LEZIONI DAL CRAC DI PUERTO RICO

Marco Valerio Lo Prete per “il Foglio

 

JOHN COCHRANEJOHN COCHRANE

E’ nell’interesse della Grecia rimanere nell’euro. Se il premier Alexis Tsipras pensa di cambiare valuta per rilanciare lo sviluppo del paese, preservando lo status quo economico e sociale al suo interno, è vittima di un’illusione. “Come una persona che, insoddisfatta dell’ampiezza della casa in cui abita, decidesse semplicemente di cambiare nome all’unità di misura, abbandonando il consueto metro quadrato”.

 

John H. Cochrane, Senior fellow della Hoover Institution e già professore della Booth School of Business dell’Università di Chicago, per analizzare l’attuale crisi che investe l’Eurozona utilizza un approccio tanto pragmatico da apparire a volte sfrontato. Diffida dell’eccesso di moralismo che fa capolino qui e lì nel dibattito economico e politico del nostro Vecchio continente, e suggerisce all’Europa di far fallire lo stato greco nel caso non accettasse le riforme, tenendone magari in vita le banche per evitare di perdere un pezzo dell’Eurozona.

 

JOHN COCHRANE JOHN COCHRANE

Se invece la Grecia alla fine uscisse davvero, allora, con buona pace del premio Nobel Paul Krugman, il piccolo paese assomiglierebbe “più a Cuba che alla Svizzera”. Nella sua conversazione con il Foglio, Cochrane premette di essere “un economista, non un prete”, e di non amare perciò le categorie di “giusto” e “ingiusto”.

 

Un riferimento all’eccessivo ricorso a categorie morali da parte di creditori e debitori, con la leadership tedesca che spesso confonde “debito” e “colpa”, e quella greca che bolla come “terroristi” i creditori. “E’ cosa saggia, negli affari pubblici, ragionare su causa ed effetto, su come funzionano i meccanismi economici. Una volta che si conoscono tutte le possibili soluzioni, allora si potrebbe pure valutare con criteri morali quale sia la strada preferita. Ma da economista mi concentro sul primo punto.

 

Anche l’Europa, mi pare, non ha un eccellente pedigree nell’utilizzo di argomenti morali come guida delle politiche pubbliche. Lo stesso vale per gli Stati Uniti”. Cochrane, che di tanto in tanto scrive anche per il Wall Street Journal, dice che concentrarsi sul debito pubblico della Grecia, oggi superiore al 170 per cento del pil, equivale a “focalizzarsi sul tema sbagliato. Il pagamento degli interessi sul debito, oggi, non è così ingente per il paese.

 

PIKETTY STIGLITZ KRUGMANPIKETTY STIGLITZ KRUGMAN

Né ad Atene è stato mai chiesto di ripagare tutto il suo debito questa estate! Dovrà essere ripagato lentamente, via via che il paese tornerà a crescere. Il tema vero è che la Grecia ha bisogno di liberalizzare la sua economia e di prendere sul serio le riforme strutturali. Come d’altronde deve fare l’Italia”, aggiunge l’economista che ha un blog personale intitolato “The grumpy economist”, cioè “l’economista scontroso”, ma che invece pare decisamente affabile, oltre che buon conoscitore del nostro idioma per il fatto di aver vissuto cinque anni a Firenze in gioventù, al seguito del padre Eric (professore di Storia italiana).

 

KRUGMAN TSIPRASKRUGMAN TSIPRAS

“La Grecia farebbe bene a rimanere nell’Unione europea e a continuare a utilizzare l’euro come sua valuta. Per questo i creditori dovrebbero favorirne lo sviluppo, premendo per le riforme e non per aumenti dell’imposizione fiscale a breve termine. Piccolo problema: Atene non pare così interessata a seguire un piano simile”. Il risultato di questo stallo, che potrebbe risolversi con il vertice dei capi di governo fissato per domenica, è che “la Grecia già oggi però è essenzialmente fuori dall’euro. Le banche sono chiuse, l’economia è ferma, e nel momento in cui gli istituti di credito riapriranno i cittadini correranno a ripulire i conti dei loro depositi in euro.

 

Perciò, prima che riaprano, o la Grecia dovrà essere inondata di liquidità in euro, e allora dovrà aver sottoscritto un accordo. Oppure dovrà pagare i depositanti con una nuova dracma che varrà quasi nulla”. Nella situazione attuale, l’Europa ha decisamente meno da perdere da una cosiddetta “Grexit” di quanto non abbia da perdere la Grecia stessa. “Il paese è piccolo, per gli altri stati membri verrebbe semplicemente a mancare un pozzo in cui finiscono soldi pubblici.

 

TSAKALATOS VAROUFAKIS 4TSAKALATOS VAROUFAKIS 4

In caso di un compromesso al ribasso sulle riforme, invece, l’azzardo morale crescerebbe ovunque. La Grecia, da parte sua, fuori dalla moneta unica costituirebbe un caso di scuola di sottosviluppo, una lezione per gli altri stati membri. Dunque, meglio rimanere nell’euro”.

 

L’Europa – si sostiene spesso – dovrebbe reagire al campanello d’allarme greco andando verso un’unione fiscale vera e propria, sul modello degli Stati Uniti. Cochrane, dal suo ufficio a Stanford, scherza sull’America “che appare così grande e forte quando vista dall’Europa, e ne sono felice”.

 

Poi però ricorre a un esempio per spiegare che la vera differenza tra i due continenti è un’altra: “Il territorio statunitense del Portorico è sull’orlo del fallimento, ma i portoricani non fanno la fila di fronte alle banche per paura che i loro depositi vengano convertiti dal dollaro a un’altra valuta meno preziosa. L’aspetto peculiare degli Stati Uniti è che non abbiamo banche pubbliche, né banche colme di titoli del debito pubblico e che quindi sarebbero costrette a fallire nel caso uno stato non riuscisse più a saldare i propri debiti. Abbiamo un sistema bancario unico per tutto il paese”, dice Cochrane.

 

tsipras   renzi   merkel tsipras renzi merkel

“Il peccato originale dell’Europa è che non ha un’integrazione bancaria completa. I regolatori europei ancora considerano i titoli del debito pubblico come liberi da ogni rischio, ne incentivano così l’acquisto da parte delle banche, e i governi europei se ne approfittano per lasciar riempire i bilanci bancari dei loro titoli. Se ogni cittadino greco potesse depositare i suoi soldi in banche pan-europee che avessero diversificato gli investimenti in tutto il continente, slegate dai governi locali, allora ci sarebbe una crisi del debito sovrano senza corsa agli sportelli e crisi finanziarie annesse”.

 

L’economista, a quanti sostengono che non ci può essere moneta unica senza unione fiscale, risponde che “per un migliaio di anni in Europa è stata utilizzata la stessa moneta, l’oro, senza unione fiscale”. L’elemento cruciale non è nemmeno l’unione bancaria in sé, ma il fatto che “le banche private siano schermate dai default sovrani, aspetto che l’attuale unione bancaria europea non garantisce. I cittadini greci non possono depositare i propri risparmi in una banca tedesca, a meno che non siano ricchi a sufficienza da avere una casa e un indirizzo in Germania.

 

GRECIA - CORSA AGLI SPORTELLI BANCOMATGRECIA - CORSA AGLI SPORTELLI BANCOMAT

E se una banca greca fallisce, un istituto italiano non potrebbe acquisirla, non potendosi liberare dei bond governativi greci e quindi offrire depositi sicuri ai cittadini locali”. Si può condividere la moneta unica e lasciare separati i bilanci pubblici, insomma, “soltanto se si accetta di lasciar fallire gli stati sovrani”, è il ragionamento di Cochrane. La crisi greca è andata troppo in là per applicare questo principio? Cochrane non ne è convinto: “Per mantenere comunque il paese nella moneta unica, l’Europa potrebbe scegliere di prendere in gestione le banche greche, assegnare quelle insolventi a qualche grande istituto internazionale che possa gestire le sue nuove sussidiarie elleniche al di fuori della normativa locale”.

GRECIA - BANCOMAT CHIUSIGRECIA - BANCOMAT CHIUSI

 

A quel punto si potrà “lasciar marcire l’attuale Pubblica amministrazione greca, facendola fallire, negandole di fatto la possibilità di indebitarsi sul mercato dei capitali finché non accetterà un nuovo programma di aiuti condizionati”.

 

Addio Tsipras, salviamo solo le tue banche per mantenere integra la moneta unica: come linea da tenere non sarà popolarissima, ma per l’economista è l’unica possibile. D’altronde una rottura completa dei negoziati e l’uscita dall’euro di Atene – che secondo Simon Nixon del Wall Street Journal sarebbero a questo punto più coerenti con il pensiero di Tsipras di quanto non lo sarebbe un compromesso – per Cochrane equivarrebbero a “un disastro”. “I problemi del paese non dipendono da una valuta troppo forte. Dipendono da una regolazione asfissiante, dalla corruzione, in generale dalle difficoltà che s’incontrano per avviare e gestire un’impresa privata. Non esiste in natura un tasso di cambio al quale i dipendenti pubblici greci possano produrre Porsche ed esportarle verso Stoccarda”.

 

BANCHE GRECIABANCHE GRECIA

Cochrane, in caso di uscita, prevede piuttosto l’istituzione di un sistema con “due valute”: “Le dracme per pagare i dipendenti pubblici e i pensionati. E poi gli euro che tutti quelli che potranno – dagli albergatori ai ristoratori, passando per gli esportatori – cercheranno di arraffarsi. Settore pubblico e pensionati saranno dunque impoveriti, e coesisteranno con un mercato nero dominato da euro in contanti. E tutto questo assomiglia più a Cuba, al Venezuela, al massimo all’Argentina, non certo alla Svizzera. Dubito che le persone si azzufferanno per comprare le dracme e investire in Grecia, come succede col franco svizzero”.

 

BANCHE GRECIABANCHE GRECIA

Tutto ciò sarebbe disastroso per il popolo greco, insiste l’economista, ma certo “conterrebbe un’utile lezione per l’Europa e per l’America – conclude Cochrane – La lobby dei Krugman, degli Stiglitz, dei Piketty in questi mesi ha cantato a voce così alta le meraviglie di un’uscita dall’euro e di una svalutazione, che sarebbe utile ricordare ancora una volta quanto è dannoso un isolamento di questo tipo. Sembra che il fantasma di Adam Smith debba risorgere almeno una volta nel corso di ogni generazione, per mostrarci la Germania dell’est contrapposta a quella occidentale, poi la Corea del nord a fronte della Corea del sud, e oggi la Grecia. Ricordandoci quanto siano terribili certi regimi economici”.

murale pro dracmamurale pro dracmagrexit dracma barca isolagrexit dracma barca isolavaroufakis sulla dracmavaroufakis sulla dracma

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…